THE WASHING PLANCK – GaSosTuForGy
Cassis Records
Genere:
Sperimentale / Progressive Rock
Supporto:
CD / LP / Bandcamp – 2025
La
musica si pone come scopo primario l’emozione: quando un ascoltatore resta
colpito, il suo scopo è raggiunto. Essa può essere melodica, allegra da
ballare, oppure heavy e oscura per le anime più dure. Insomma, con il tempo
l’evoluzione ci ha donato molteplici scelte. I media continuano imperterriti a
proporre ciò che viene imposto dai contratti, ma oggi, grazie soprattutto a
Internet, si ha la possibilità di ricercare quello che si vuole. Di certo non
possiamo più dire che ora non ci sia nulla di valido, basta cercare tra le
infinite proposte per scoprire un nuovo interesse. Serve tempo e dedizione,
questo è vero, ma spesso è ripagato.
Ho
fatto questo preambolo perché anch’io amo navigare alla ricerca di nuove
sensazioni, solo che dalla musica, oggi come oggi, voglio qualcosa in più. Non
mi basta l’emozione, ma amo essere stupito. Mi trovo bene nel filone del
Progressive Rock, ma anche nella sperimentazione, perché in qualche caso ho
gradito le sorprese.
Certamente
non sto parlando di musica da canticchiare o fischiettare, bensì di un
propellente per viaggiare con la mente.
E
quindi mi imbatto nel duo di Monza, The Washing Planck, formato da Domenico
Diano (sintetizzatori, sassofono, basso elettrico) e Matteo Mariano
(sintetizzatori, chitarra elettrica, programmazione). Mariano è sound designer
del progetto Macrogramma e collabora con ROHS! Records, mentre Diano è un polistrumentista
e fa parte della Retro‑Prog
band The Grand Socks.
In
questo nuovo lavoro intitolato “GaSosTuForGy” (abbreviazione di Grand Socks
Through the Forbidden Gateway) si
mettono in campo elettronica in stile berlinese, texture ambient, timbri
etnici elaborati, droni e improbabili tocchi funky.
Solitamente,
quando si adoperano molteplici stili, si rischia di formare un agglomerato
sonoro senza capo né coda; a questo punto entrano in ballo le capacità
compositive e strumentali degli artisti che, se elevate, possono davvero donare
grandi sorprese.
I
The Washing Planck, attraverso questi otto brani, dimostrano di avere tutte le
carte in regola per accompagnarci in un trip sonoro dove, dietro ogni angolo,
ci attende una sorpresa.
Questa,
in definitiva, più che una recensione vuole essere un consiglio d’ascolto,
perché, in tanta materia, sarebbe davvero un peccato svelare ogni passaggio;
dico soltanto che le parti di sax sono perfettamente incastonate nel contesto
elettronico e il connubio, molto spesso, apre scenari giganteschi in cui
perdersi.
Molto
spesso si adopera il termine “musica per la mente”, qui più indovinato che mai.
“GaSosTuForGy”
è quello che personalmente vado cercando nella musica di oggi: un lavoro che mi
estrani dalla realtà, mi sorprenda e che comunque abbia una base storica su cui
reggersi. Non mancano infatti richiami al passato e accostamenti al Prog, e la
suite “Project B (Part 1‑5)”
ne svela alcuni.
Un
recensore, al termine, consiglia l’ascolto a un determinato genere di pubblico,
in questo caso lascio tutto alla vostra curiosità. Posso dare qualche indizio,
questo sì: Jean‑Michel
Jarre, Porcupine Tree psichedelici, ma direi che basta così.
A voi, i The Washing Planck. MS
Versione Inglese:

Caro Massimo,
RispondiEliminaLa mia compagna, credendo di farmi felice, mi ha regalato l' ultima uscita degli Spock' s Berad anche perché è uno dei quei prodotti prog più facili da trovare. Devo purtroppo confidarti che a parte i primissimi lavori, non ho ho mai apprezzato questa band come la maggior parte del Prog statunitense, ovviamente tranne 2-3 nomi dei 90. È un disco che a parte il pezzo di apertura, è una accoglienza di suoni senza né capo né coda, specialmente la suite dove i vari momenti sono così brutti e neanche tenuti insieme da un tema portante. La voce è buona anche se non qualche volta diventa troppo AOR, genere che ho sempre detestato. Per me la band è finita da tempo. E invece di continuare con questo accanimento terapeutico è meglio farla finita qui. Eppure con le composizioni quasi tutte ad opera di Okomuto, mi sarei aspettato certo in tripudio di tastiere che c'è, ma non con questo livello sterile.
Forse il tuo giudizio sarà differente, ma era meglio se mi avesse regalato un cappellino per l'inverno già arrivato anche qui.
Ti saluto.
Perdonami, ma volevo precisare che a parte i 2-3 nomi del Prog statunitense anni 90 perché gli Spock' s Berad a loro fanno parte. Non volevo assolutamente dire che non apprezzi il prog americano dei 70, con i vari: Pentwater, Cathedral, Happy the Man e tanti altri fin troppo sconosciuti. Una doverosa precisazione.
RispondiEliminaCiao Ivano, no guarda, anche per me la band ha già dato tutto. Infatti questo ultimo lavoro mi sembra un riassunto delle puntate precedenti. Indiscutibile la qualità dei musicisti, in più ti dico che se qualcuno non li conosce e si approccia loro con questo lavoro, potrebbero anche gridare al miracolo. Per farti capire meglio, da uno a dieci gli potrei dare sei. Sufficienza sicura, ma non altro. Poi si la scena americana è buona (io amo gli Echolyn), però se facciamo la proporzione numero abitanti e dischi epocali, beh, sono in deficit rispetto a molte altre nazioni. Questo è solo il mio parere personale in base ai miei gusti musicali, intendiamoci, non la verità. Buona giornata Ivano.
EliminaInfatti caro Massimo hai centrato il punto, dato il numero di abitanti e i molteplici spazi dove suonare, e lo studio della musica se paragonati alla nostra disgraziata Italia (soprattutto di questi tempi ma non voglio fare comizi politici) gli Stati Uniti sono in vero declino in ambito progressivo. Molto meglio dal Messico in giù. L' adorazione per gli Echolyn è reciproca, come il mio amore per i Discipline, anche loro non certo in grande forma come in passato. Alcune nuove band si sono affacciate e anche di buon valore. Speriamo bene. Ma per fortuna che c'è l'Europa e non solo per il Prog.
RispondiEliminaCiao.