Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

martedì 27 febbraio 2024

RosGos

ROSGOS – No Place
Beautiful Losers Records
Genere: Art Rock – New Wave - Progressive Rock
Supporto: cd – 2024




Il dolore, il tormento, la violenza, l’amore, tutti stati d’animo che graffiano la nostra esistenza, lasciandoci cicatrici profonde. Queste argomentazioni sono spesso trattate nel mondo musicale del Rock, soprattutto in quello ricercato, perché proprio nell’Art-Rock la musica e i testi vanno in simbiosi fra loro, generando sensazioni e immagini che riescono a modellare lo spirito.
Le argomentazioni, se approfondite, richiedono un discorso ampio, ed è per questo che il musicista lombardo Maurizio Vaiani (cantante degli Jenny’s Joke) in arte RosGos, si adopera in una trilogia iniziata con “Lost In The Desert” nel 2020 e proseguita con “Circles” (2022). Dopo tanta oscurità, il nuovo “No Place” rimanda a uno spiraglio di luce, la quale però ricade su un “non posto”, lasciando l’ascoltatore sospeso in una dissolvente realtà.
La musica, pur nella semplice proposizione, è palpabile, una solidificazione che genera il nostro cervello durante l’ascolto aiutato da note velate spazianti dalla New Wave al Prog.
Il disco è anticipato dal video “My Cure”, dove sotto l’occhio del mirino c’è il rapporto di coppia, analizzato nel lato più cruento del suo essere.
L’artista spiega così “No Place”: “I dolori che hanno generato ed accompagnato questo pellegrinaggio non sono dimenticati. Sono invece accettati, assimilati ed incisi nella carne. Forse siamo Approdati, come suggerisce il titolo, in un non-luogo in cui trovare la pace”.
Il concept è suddiviso in dieci brani ed il succitato singolo ha l’onere di aprire il percorso. Si denota immediatamente una buona qualità della registrazione, effettuata ai Bbunker Studio sotto la produzione di Toria. Il pezzo spazia nella New Wave raffinata, la martellante nenia che fa da leitmotiv, si circonda di psichedelia donando al tutto quella sensazione di leggerezza.
Le atmosfere sono genericamente malinconiche, come anche nel caso di “Doll”, canzone arrangiata con cura dove le chitarre elettriche sono le uniche a grattare l’ascolto.
In suoni eterei vicini al mondo No Man si palesano in “Bleeding Souls”, mentre il cantato è riflessivo e pacato. La forza di questa musica si basa su melodie semplici ed immediate. Note fragili come una bolla di cristallo.
Il lato maggiormente Rock di RosGos fuoriesce con “Unexpressed Love”, un tuffo negli anni ’80. Un arpeggio di chitarra si avvale di un suono carillon, e la successiva “The Slide” è un'altra piccola coccola per l’udito. La luce s’intravede come un piccolo spiraglio nel buio in questo “non posto”.
Atmosfere sornione si fanno avanti in “Among Your Dreams”, Vaiani sembra sempre più Tim Bowness (No Man) e quando sopraggiungono voci telefoniche appare alle spalle pure l’ombra di Steven Wilson. Lo scenario è prossimo nella successiva “Dance With Me”, fra le canzoni che ho maggiormente apprezzato, per cura e classe.
Una puntata nel Rock di matrice americana giunge grazie a “Shelter”, seppur sempre legata a suoni malinconici.
Il pezzo più ritmato del disco è la title track, mentre il più lungo è il conclusivo “I Still Need You” grazie ai quasi sette minuti di cui è composto. Qui c’è tutto il bagaglio culturale di RosGos.
Vaiani è un artista ispirato, la sua musica sembra non voler disturbare, piuttosto sa fondersi con le tematiche trattate attraverso l’intelligenza di colui che ha basi solide, dettate sicuramente dall’esperienza e dai molti ascolti nel tempo. Non bisogna sempre gridare per uscire dalla mischia e RosGos sa come defilarsi da quest’attuale mondo sonoro composto sempre più d’ immondizia sonora. MS 





Versione Inglese:


ROSGOS - No Place
Beautiful Losers Records
Genre: Art Rock - New Wave - Progressive Rock
Support: cd - 2024


Pain, torment, violence, love, all states of mind that scratch our existence, leaving deep scars. These arguments are often dealt with in the musical world of Rock, especially in the researched one, because precisely in Art-Rock music and lyrics go symbiotically together, generating feelings and images that manage to shape the spirit.
Arguments, if delved into, require a broad discourse, which is why Lombard musician Maurizio Vaiani (lead singer of Jenny's Joke) aka RosGos, from Lombardy, is working on a trilogy that began with "Lost In The Desert" in 2020 and continued with "Circles" (2022). After much darkness, the new "No Place" hints at a glimmer of light, which, however, falls on a "no place," leaving the listener suspended in a dissolving reality.
The music, even in its simple proposition, is palpable, a solidification that generates our brains while listening aided by veiled notes ranging from New Wave to Prog.
The album is anticipated by the video "My Cure", where under the eye of the viewfinder is the relationship of a couple, analyzed in the grittier side of its being.
The artist explains "No Place" as follows, "The sorrows that generated and accompanied this pilgrimage are not forgotten. Instead, they are accepted, assimilated and engraved in the flesh. Perhaps we have LANDED, as the title suggests, in a non-place in which to find peace".
The concept is divided into ten tracks and the aforementioned single has the burden of opening the track. One immediately denotes good recording quality, made at Bbunker Studio under Toria's production. The track ranges in refined New Wave, the pounding dirge acting as a leitmotif, surrounds itself with psychedelia giving the whole thing that light feeling.
The atmospheres are generically melancholic, as also in the case of "Doll", a carefully arranged song where electric guitars are the only ones scratching the listening.
In ethereal sounds close to the No Man world become apparent in "Bleeding Souls", while the singing is reflective and calm. The strength of this music relies on simple and immediate melodies. Notes as fragile as a crystal bubble.
The more Rock side of RosGos emerges with "Unexpressed Love", a dip into the 1980s. A guitar arpeggio makes use of a music box sound, and the following "The Slide" is another little pampering for the ear. Light is glimpsed as a small glimmer in the darkness in this "not place."
Sly atmospheres come forward in "Among Your Dreams", Vaiani sounds more and more like Tim Bowness (No Man), and when telephone voices come over, the shadow of Steven Wilson appears behind him as well. The scenario is next in the following "Dance With Me", among the songs I enjoyed most, for care and class.
A wager in American-style Rock comes thanks to "Shelter", though still linked to melancholic sounds.
The most rhythmic piece on the record is the title track, while the longest is the concluding "I Still Need You" thanks to its nearly seven minutes. RosGos entire cultural background is here.
Vaiani is an inspired artist, his music seems not to want to disturb, rather he knows how to merge with the themes dealt with through the intelligence of one who has a solid foundation, surely dictated by experience and many listens over time. One does not always have to shout to get out of the fray, and RosGos knows how to defile himself from this current sound world composed more and more of 'sonic garbage. MS



lunedì 26 febbraio 2024

Mr Bison

MR BISON - Echoes From The Universe
Heavy Psych Sounds
Genere: Progressive Stoner
Supporto: cd 2024




La band toscana di Cecina Mr Bison ritorna all’attenzione del pubblico dopo quattro anni da “Seaward”, inanellando il quinto album da studio. La mutazione sonora cui si stanno prestando oggi è ancor più marcata rispetto il passato, lasciando maggiore spazio a interventi di stampo Progressivo pur rimanendo legati all’appendice Stoner Rock. I suoni sono quindi tendenzialmente robusti, ma le coralità e gli effetti sostenuti fanno di questo sound una caratteristica davvero personale nell’ambito.
Immaginate per alcuni momenti, con molta fantasia, di vedere impegnati gli Yes nel campo Stoner, non tanto per la tecnica strumentale che non richiede grandi elucubrazioni, tanto per le soluzioni vocali. Con “Echoes From The Universe” i punti sonori sono piuttosto prossimi a band come King Crimson, Pink Floyd, e Motorpsycho, mentre le tematiche si fondono in un concept riguardante la forte volontà dell’individuo nel voler andare incontro al proprio destino forzando gli eventi con il proprio libero arbitrio. La maturazione cui mi riferisco riguarda soprattutto la capacità odierna di fondere il passato con il presente, il tutto attraverso uno sguardo verso il futuro. Il quartetto è composto da Matteo Barsacchi (chitarra, basso, synth), Matteo Sciocchetto (chitarra, basso, voce), Lorenzo Salvadori (batteria), e Davide Salvadori (chitarra acustica, synth, Hammond, Mellotron, basso).
Sette i brani che formano il concept per un totale di quaranta minuti di musica.
I cinque minuti di “The Child Of The Night Sky” sono rappresentativi per la qualità sia sonora sia stilistica della band che sa manifestarsi coesa e perfettamente oliata in tutti i propri reparti, tramite cambi di tempo e numerosi effetti eco. La robustezza del suono è avvicendata da una scelta melodica della composizione efficace tanto da rimanere facilmente impressa nella memoria.
 “Collision” mostra a sorpresa un lato quasi Folk dell’andamento sonoro, un riff massiccio presta il fianco alle buone capacità vocali dei componenti, ma i giochi diventano seri nei sette minuti di “Dead In The Eye”, sorniona con un incedere Pinkfloydiano prossimo a “Obscured By Clouds” (Pink Floyd). Il crescendo sonoro funziona, facendo del pezzo un alto gradino della scala “Echoes From The Universe”.
L’inizio di “Fragments” sposa la causa King Crimson grazie ad un arpeggio ripetuto di chitarra elettrica, il pezzo è profondo, quello che posso definire strumentalmente più impegnato rispetto quanto ascoltato sino ad ora, qui il lato Prog è evidente. Suono di campana e sornioni movimenti introspettivi rende “The Promise” un altro bel mix fra passato e presente per poi lanciarsi in un pachidermico ritmo supportato da un muro sonoro elettrico che a metà del brano muta in un sostenuto incedere psichedelico. Facile restare irretiti da “The Veil”, ancora una volta la scelta dei motivi basilari orecchiabili porta a casa il successo dell’intento. Il disco si conclude con “Staring At The Sun” qui sono i Porcupine Tree a comparire durante l’inizio, ma l’andazzo muta sostanzialmente intrecciando ritmiche e riff in una sorta di finale pirotecnico, proprio come accade nei fuochi d’artificio.
“Echoes From The Universe” dei Mr Bison è un disco decisamente scorrevole, e nel suo campo oserei dire anche elegante, a testimonianza che anche noi in Italia possiamo dire onorevolmente la nostra su quest’argomento. Solo i miei complimenti. MS





Versione Inglese:


MR BISON - Echoes From The Universe
Heavy Psych Sounds
Genre: Progressive Stoner
Support: cd 2024


Cecina's Tuscan band Mr Bison returns to the public's attention after four years since "Seaward", ringing out their fifth studio album. The sonic mutation to which they are lending themselves today is even more pronounced than in the past, leaving more room for Progressive-sounding interventions while remaining tied to the Stoner Rock appendage. The sounds thus tend to be robust, but the chorality and sustained effects make this sound a truly personal feature in the field.
Imagine for a few moments, very imaginatively, seeing Yes engaged in the Stoner field, not so much for the instrumental technique, which does not require great lucubration, as for the vocal solutions. With "Echoes From The Universe", the sonic points are rather close to bands such as King Crimson, Pink Floyd, and Motorpsycho, while the themes coalesce into a concept concerning the strong will of the individual in wanting to go to his own destiny by forcing events with his own free will. The maturation I am referring to is mainly about today's ability to merge the past with the present, all through a look toward the future. The quartet consists of Matteo Barsacchi (guitar, bass, synth), Matteo Sciocchetto (guitar, bass, vocals), Lorenzo Salvadori (drums), and Davide Salvadori (acoustic guitar, synth, Hammond, Mellotron, bass).
Seven tracks make up the concept for a total of forty minutes of music.
The five minutes of "The Child Of The Night Sky" are representative for both sonic and stylistic quality of the band that knows how to manifest itself cohesive and perfectly oiled in all its departments through tempo changes and numerous echo effects. The robustness of the sound is approached by a melodic choice of composition effective enough to easily stick in the memory.
 "Collision" surprisingly shows an almost Folk side of the sonic progression, a massive riff lending its side to the good vocal abilities of the components, but the games get serious in the seven minutes of "Dead In The Eye", sly with a Pinkfloydian procession close to "Obscured By Clouds" (Pink Floyd). The sonic crescendo works, making the piece a high rung on the "Echoes From The Universe" ladder.
The beginning of "Fragments" espouses the King Crimson cause thanks to a repeated electric guitar arpeggio, the piece is deep, what I can call instrumentally more committed than what I have heard so far, here the Prog side is evident. Bell sounds and sly introspective movements makes "The Promise" another fine mix of past and present and then launches into a pachydermic rhythm supported by an electric wall of sound that changes into a sustained psychedelic procession halfway through the song.
Easy to be ensnared by "The Veil", once again the choice of basic catchy motifs drives home the success of the intent. The record concludes with "Staring At The Sun" here it is Porcupine Tree that appears during the beginning, but the pacing changes substantially intertwining rhythms and riffs in a kind of pyrotechnic finale, just as happens in fireworks.
"Echoes From The Universe" by Mr. Bison is a decidedly smooth record, and in its field I dare say even elegant, proving that even we in Italy can honorably say our piece on this subject. Only my compliments. MS



 

sabato 24 febbraio 2024

Semiramis

SEMIRAMIS - La Fine Non Esiste
VM / BFT
Genere: Rock Progressivo Italiano
Supporto: cd / Digital – 2024




E’ proprio vero, la fine non esiste, la considerazione è comprovata dalla storica band romana Semiramis, che dopo cinquanta anni dall’uscita del loro unico album “Dedicato A Frazz” (Trident – 1973), prosegue il cammino sonoro da dove l’hanno lasciato.
Un solo disco ma incastonato nell’albo dei grandi classici del Rock Progressivo Italiano. Nonostante l’allora giovane età, la band capitanata da Paolo Faenza (batteria, vibrafono) e dai fratelli Zarrillo, Michele e Maurizio, compone un Rock in bilico fra lo sperimentale, il sound mediterraneo e il classico Prog proveniente dai maestri inglesi. Quest’album è croce e delizia per i collezionisti, poiché la prima stampa ha raggiunto costi davvero proibitivi, per fortuna oggi con internet si ha la possibilità di ascoltare tutto o reperire ristampe a prezzi decisamente abbordabili.
Nel 2013 a sorpresa i Semiramis si ritrovano, e nel 2017 registrano “Frazz Live”, un fulmine a ciel sereno che lascia presagire una ritrovata vena artistica che potrebbe sfociare in voglia di comporre nuovo materiale. La certezza non c’è, tanto è vero che passano ben sei anni dopo la momentanea illusione, ma per nostra fortuna la riunione risulta essere galeotta.
Muta tuttavia la formazione, sempre con Faenza in cattedra supportato da ottimi artisti del circuito Progressivo romano come Ivo Mileto (basso), Emanuele Barco (chitarre elettriche), Marco Palma (chitarre acustiche), Giovanni Barco (voce), e Daniele Sorrenti (tastiere, organi, synth, flauto).
“Dedicato A Frazz” è un concept album, “La Fine Non Esiste” ci va vicino, perché l’argomento è unico riguardante la possibilità di osare, l’andare oltre la normalità, ma nei sei brani che compongono il disco i personaggi e le storie sono differenti fra loro. Un messaggio positivo che ci spinge a dare sempre il meglio di noi stessi e oltre.
L’opera in questione è cantata in italiano e si apre con “In Quel Secondo Regno” dall’incedere Hard Prog solo in apparenza, perché in breve successione si denotano accenni di Gentle Giant e Orme. Buona è la prova vocale di Barco, altresì non si può rimanere indifferenti dinanzi all’assolo della chitarra elettrica. Un pezzo che da solo racconta un decennio di stile sonoro, e lo fa con visione moderna, in un perfetto equilibrio fra passato e presente.
“Cacciatore Di Ansie” attraverso il suono del pianoforte, apre ad arie dall’ampio respiro, la tecnica dei componenti si pone in vetrina grazie a cambi umorali, comunque attenta a non perdersi in inutili elucubrazioni. Narrazione e parti cantate impreziosiscono le melodie. Il finale sfocia nel Neo Prog stile IQ.
Una dolce aria di tastiere inizia “Donna Dalle Ali D’Acciaio” per poi inoltrarsi nella formula canzone semplice e immediata. Tanti anni ’70 e sentieri adiacenti ai Pooh nella memoria di chi ascolta. Segue “Non Chiedere A Un Dio”, un mix sonoro denso di magia, con assolo altisonante di chitarra elettrica e l’immancabile cambio di tempo.
Con “Tenda Rossa” i tempi dispari si susseguono come da copione Prog, un percorso stilistico dalla spiccata personalità da godere obbligatoriamente ad alto volume.
Il pezzo maggiormente articolato giunge nel finale, “Sua Maestà Il Cuore” è semplicemente un fuoco d’artificio.
Questo, signore e signori, è l’immortale Progressive Rock Italiano, la fine non esiste e non ci sarà mai fino a che esisteranno artisti come i Semiramis. Ai giovani intraprendenti di oggi, consiglio di prendere in mano questo testimone: innamoratevi del volersi bene. MS






Versione Inglese:


SEMIRAMIS – La Fine Non Esiste
VM / BFT
Genre: Italian Progressive Rock
Support: cd / Digital - 2024


It's really true, the end does not exist, the consideration is proven by the historic Roman band Semiramis, which after fifty years since the release of their only album "Dedicato A Frazz" (Trident - 1973), continues the sonic journey from where they left off.
A single record but set in the roll of the great classics of Italian Progressive Rock. In spite of their then young age, the band led by Paolo Faenza (drums, vibraphone) and the Zarrillo brothers, Michele and Maurizio, composes Rock poised between experimental, Mediterranean sound and classic Prog coming from the English masters. This album is a cross and delight for collectors, as the first pressing reached really prohibitive costs, luckily today with the Internet you have the possibility to listen to everything or find reissues at definitely affordable prices.
In 2013, surprisingly, Semiramis found themselves again, and in 2017 they recorded "Frazz Live", a bolt from the blue that hinted at a newfound artistic vein that could result in a desire to compose new material. The certainty is not there, so much so that a good six years pass after the momentary illusion, but fortunately for us, the reunion turns out to be galeactic.
However, the lineup changes, still with Faenza in the chair supported by excellent artists from the Roman Progressive circuit such as Ivo Mileto (bass), Emanuele Barco (electric guitars), Marco Palma (acoustic guitars), Giovanni Barco (vocals), and Daniele Sorrenti (keyboards, organs, synth, flute).
"Dedicato A Frazz" is a concept album, "La Fine Non Esiste" comes close, because the topic is unique concerning the possibility of daring, of going beyond normality, but in the six tracks that make up the album the characters and stories are different from each other. A positive message that urges us to always give our best and beyond.
The work in question is sung in Italian and opens with "In Quel Secondo Regno" with a Hard Prog procession only in appearance, because in short succession hints of Gentle Giant and Orme are denoted. Good is Barco's vocal test, likewise one cannot remain indifferent before the electric guitar solo. A piece that alone tells a decade of sonic style, and does so with modern vision, in a perfect balance between past and present.
"Cacciatore Di Ansie" through the sound of the piano, opens to wide-ranging tunes, the technique of the components is showcased through mood changes, however careful not to get lost in unnecessary lucubration. Narration and singing parts embellish the melodies. The finale blurs into IQ-style Neo Prog.
A sweet air of keyboards begins "Donna Dalle Ali D'Acciaio" and then moves forward into the simple and immediate song formula. Lots of 70s and Pooh-adjacent paths in the listener's memory. This is followed by "Non Chiedere A Un Dio”, a sonic mix thick with magic, with soaring electric guitar solo and the ever-present tempo change.
With "Tenda Rossa”, odd times follow one another as per the Prog script, a stylistic journey with a distinct personality to be enjoyed compulsorily at high volume.
The most articulate piece comes in the finale, "Sua Maestà Il Cuore" is simply a firework.
This, ladies and gentlemen, is the immortal Italian Progressive Rock, the end does not exist and never will as long as artists like Semiramis exist. To the enterprising young people of today, I advise them to take up this baton: fall in love with loving each other. MS

 




martedì 20 febbraio 2024

L'Uovo Di Colombo

L’UOVO DI COLOMBO – Schiavi Del Tempo
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Rock progressivo
Supporto: cd / Bandcamp – 2024




In questo periodo storico stiamo assistendo a un ritorno di vecchie glorie del Progressive Rock Italiano, non soltanto di grandi nomi, ma anche di band cosi dette allora “minori”, non certo per la qualità del prodotto realizzato, bensì per una meno fortunata produzione e distribuzione.
Per esempio stiamo per godere della musica dei Semiramis, autori di quel “Dedicato A Frazz” che molto è stato apprezzato, e oggi è la volta del L’Uovo Di Colombo.
Dopo cinquant’anni dall’uscita del disco omonimo, la band di Elio Volpini (chitarra, basso e voce, unico componente originale rimasto) si presenta con quest’album composto di dieci canzoni, fra inediti e rivisitazioni.
Con lui suonano Stefano Vicarelli (Tastiere), Sabrina Scriva (Basso) e Lucrezio De Seta (Batteria), mentre fanno apparizione anche importanti special guest dell’ambito come Antonio e Agostino Marangolo, Carlo Pennisi, Fabio Cerrone, Pino Ballarini, Luciano Regoli e tanti altri ancora.
Come narrato nell’album del 1973, L’Uovo Di Colombo tratta della nascita di una nuova vita, un’esistenza che pone speranza per un futuro migliore, questo è analizzato tramite testi graffianti e misteri, ma poi tutto volge al termine, dove noi siamo gli artefici del nostro destino. Ma sarà veramente la fine? Il disco mi lascia con il dubbio, è stato uno “Scherzo” come ci racconta l’ultimo brano. Il tempo ha saputo valorizzare questo lavoro Rock al momento non apprezzato a dovere, così oggi ritorna in parte con una nuova veste, ben registrato e arrangiato, ma tranquilli, trattasi sempre di Rock Progressivo DOC.
“Sorvolando l'Arabia Saudita” sono otto minuti abbondanti di musica ricercata ma non logorroica o esageratamente sperimentale, le linee iniziali seguono un percorso nato con il Jazz e una ritmica sofisticata mentre la chitarra elettrica disegna le melodie basi da seguire a occhi chiusi. Il sax di Antonio Marangolo (Flea, Goblin) completa l’opera.
Personalmente già sono appagato dall’ascolto dello strumentale, questo per sottolineare la qualità eccelsa della composizione mentre nella mia memoria si rivelano gruppi come Perigeo, Bella Band, Agorà, Arti & Mestieri e altri.
Tratto dal debutto giunge uno dei momenti più belli dell’album, “Anja”, con un tappeto di tastiere che faranno scorrere i brividi sulla pelle dei vecchi nostalgici di questa musica intramontabile. Tanta storia all’interno, un testimone passato di mano in mano dopo cinque decenni. Molto dolce l’andamento e comunque ricco di cambi umorali con un finale imperioso al confine del Neo Prog.
Ancora Jazz Prog strumentale sopraffino, a tratti adiacente al mondo Area quello dell’inedito “Beneath The Geyser”. Un altro classico s’intitola “Io”, un equilibrato dosaggio fra Rock e Jazz, con un cantato coinvolgente, qui nuovamente le tastiere si lanciano in scale ripide e giocose.
“I Want Your Wife” strizza l’occhio al mercato internazionale e non soltanto per la lingua inglese, piuttosto per l’andamento opportunamente orecchiabile.
Un caldo suono di basso dialoga con la chitarra acustica in “French Picadores” morbido esempio di come si può apprezzare il Jazz senza estremismi attraverso la melodia. Altro movimento Rock ricercato s’intitola “Amazzone A Piedi”, questo ha tutte le caratteristiche del sound L’Uovo Di Colombo oltre che la splendida voce di Luciano Regoli (Raccomandata Ricevuta Ritorno). Altro momento emozionante giunge da “L’Indecisione”, brano apripista del disco omonimo. Rimangono l’apparentemente improvvisata “South East Wind”, e “L’Ultimo Volo” con Marcello Sirignano ospite al violino.
“Schiavi Del Tempo” è una bella considerazione da parte di Elio Volpini & company, in effetti probabilmente o inconsciamente lo sono pure io, soprattutto dopo aver ricevuto certezze come dall’ascolto di quest’album che sicuramente già si fa spazio fra le migliori uscite di questo 2024. Musica fatta con cuore e mente, ma soprattutto… Sapienza. Bentornati! MS



Ascolto: https://maracashrecords.bandcamp.com/album/schiavi-del-tempo


Versione inglese:

L’UOVO DI COLOMBO – Schiavi Del Tempo
Ma.Ra.Cash Records
Genre: Progressive Rock
Support: cd / Bandcamp - 2024


In this historical period we are witnessing a return of old glories of Italian Progressive Rock, not only of big names, but also of so called then "minor" bands, certainly not because of the quality of the product made, but rather because of a less fortunate production and distribution.
For example, we are about to enjoy the music of Semiramis, authors of that much appreciated "Dedicated To Frazz", and today it is the turn of L'Uovo Di Colombo.
Fifty years after the release of the album of the same name, Elio Volpini's band (guitar, bass and vocals, the only remaining original member) comes up with this album consisting of ten songs, including unreleased and revisited.
Playing with him are Stefano Vicarelli (Keyboards), Sabrina Scriva (Bass) and Lucrezio De Seta (Drums), while important special guests of the field such as Antonio and Agostino Marangolo, Carlo Pennisi, Fabio Cerrone, Pino Ballarini, Luciano Regoli and many others also make appearances.
As narrated in the 1973 album, L'Uovo Di Colombo deals with the birth of a new life, an existence that poses hope for a better future, this is analyzed through scratchy lyrics and mysteries, but then it all comes to an end, where we are the architects of our own destiny. But will it really be the end?
The record leaves me with the doubt, was it a "Joke" as the last track tells us. Time has been able to enhance this under-appreciated Rock work at the time, so today it returns in part with a new look, well recorded and arranged, but rest assured, it is still DOC Progressive Rock.
"Sorvolando l'Arabia Saudita" is a good eight minutes of music that is researched but not logorrheic or overly experimental, the opening lines follow a path born with Jazz and sophisticated rhythm while the electric guitar draws the basic melodies to follow with eyes closed. The sax of Antonio Marangolo (Flea, Goblin) completes the work.
Personally I am already gratified by listening to the instrumental, this is to emphasize the sublime quality of the composition while in my memory bands such as Perigeo, Bella Band, Agora, Arti & Mestieri and others are revealed.
Taken from the debut comes one of the album's finest moments, "Anja", with a carpet of keyboards that will send shivers down the skin of old nostalgics of this timeless music. So much history inside, a baton passed from hand to hand after five decades. Very smooth going and still full of mood changes with an imperious ending bordering on Neo Prog.
More over-the-top instrumental Jazz Prog, at times adjacent to the Area world that of the unreleased "Beneath The Geyser".
Another classic is entitled "Io", a balanced dosage of Rock and Jazz, with an engaging vocal, here again the keyboards launch into steep and playful scales.
"I Want Your Wife" winks at the international market, and not only because of the English language, rather because of the appropriately catchy progression.
A warm bass sound dialogues with acoustic guitar in "French Picadores" soft example of how to appreciate Jazz without extremism through melody. Another sought-after Rock movement is entitled "Amazzone A Piedi", this one has all the characteristics of the L'Uovo Di Colombo sound as well as the splendid voice of Luciano Regoli (Raccomandata Ricevuta Ritorno). Another exciting moment comes from "L'Indecisione", the album's self-titled opener. That leaves the seemingly improvised "South East Wind", and "L'Ultimo Volo" with Marcello Sirignano guesting on violin.
"Slaves Of Time" is a fine consideration from Elio Volpini & company, in fact I probably or unconsciously am as well, especially after receiving certainty as from listening to this album that surely already makes its place among the best releases of this 2024. Music made with heart and mind, but above all... Wisdom. Welcome back! MS

 




sabato 17 febbraio 2024

K.A.B.

K.A.B. - Pause Reflect
Autoproduzione
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd /digital – 2023




Probabilmente certa musica non prende campo come dovrebbe perché va a toccare corde dell’animo in cui ci sentiamo fragili. Non c’è nulla che spaventa di più che guardarsi dentro e scoprire veramente chi siamo. L’egoismo fa parte del genere umano e questo riesce a tamponare molte delle pecche del nostro carattere che non vogliamo vedere, mascherando il nostro vero io. Anche l’essere aggressivo è un’arma di distrazione dell’animo, attaccare per primo per paura di essere attaccati. Certe argomentazioni non hanno mai fine, diverse volte approfondite da saggi, oppure dalla musica stessa, quella per la mente. L’introspezione porta spesso a sonorità eteree ma anche rudi, secondo il concetto che si vuole esprimere, resta il fatto che alcuni passaggi si fissano nella storia della musica, così come hanno fatto certe band come ad esempio i Pink Floyd o i più recenti Porcupine Tree.
Il viaggio dentro di noi è dunque un argomento molto trattato dai musicisti ma allo stesso tempo arma a doppio taglio in quanto oggi il pubblico quando ascolta musica non vuole pensare troppo, piuttosto distrarsi.
Ma quando si ha l’intenzione di affrontare questo percorso sonoro, possono scaturire piacevolissime sorprese, com’è capitato a me con il debutto di Kevin Button proveniente da Coventry. Ho scoperto un artista malinconico, visionario, ma soprattutto anticonformista grazie al progetto K.A.B. in cui suona tutti gli strumenti. Assieme a lui partecipano anche Tibz Adeniyi (cori), Rowan Aldridge (basso), Cherise Cheney (cori), James Cheney (chitarre, cori), Ellie Gibson (cori), John Griffiths (batteria), Joel Julian (cori, chitarra), Joshua *Falconer* Manley (cori, voce narrante), Nicola Nicholson (tastiere, archi), Rich Taylor (cori, voce narrante) e Sheridan White (cori).
In questo debutto formato da otto canzoni, Button incanala i suoi pensieri e le contemplazioni attraverso una fusione d’influenze che variano da artisti del calibro di Biffy Clyro, Steven Wilson, ai Metallica, creando un bellissimo mix che offre una riflessione esteticamente gradevole sulle complessità della vita.
“Pause / Reflect / Transform” parte in un imbuto di suoni penetranti quanto sospesi, per addentrare l’ascoltatore in uno stato d’animo adeguato al contesto. Voce, echi, note sostenute, arpeggi alla Porcupine Tree lasciano anche il campo a una chitarra elettrica dal sound tipicamente Gilmouriano (Pink Floyd) anni ’70. Coralità e suoni Hard seguono per un crescendo emotivo a condurre in quel limbo mentale costruito sulla suddetta fragilità.
“Break These Chains” è più canzone, quasi un sospiro di sollievo per aver intravisto uno spiraglio di sole, ma le nuvole sono sempre nei dintorni. Rock alternativo di grande impatto in "Hypocrites", movimento che sfida i giudizi sociali, una ribellione al sistema oppressivo che ci rende mentalmente castrati.
In “The Prisoners Voyage” ci si addentra nel mondo psichedelico, dieci minuti che fanno del brano uno dei passaggi più interessanti dell’intero album. L’ascolto prosegue fluido e senza punti di stanca.
“Pause Reflect” è un disco coraggioso ma soprattutto solido che farà sicuramente la gioia degli appassionati di questo nuovo genere denominato Post Prog Moderno. MS






Versione Inglese:



K.A.B. - Pause Reflect
Self-production
Genre: Modern Post Prog
Support: cd /digital - 2023


Probably some music does not take the field as it should because it goes to touch soul strings where we feel fragile. There is nothing more frightening than looking inside and truly discovering who we are. Selfishness is part of humankind, and this manages to buffer many of the flaws in our character that we don't want to see, masking our true selves. Being aggressive is also a weapon of distraction of the soul, attacking first for fear of being attacked. Certain arguments never end, several times deepened by essays, or by music itself, that for the mind. Introspection often leads to ethereal but also rough sounds, depending on the concept one wants to express, the fact remains that some passages become fixed in the history of music, as did certain bands such as Pink Floyd or the more recent Porcupine Tree.
Thus, the journey within ourselves is a subject much dealt with by musicians but at the same time a double-edged sword in that today the audience when listening to music does not want to think too much, rather to be distracted.
But when one has the intention to tackle this sonic path, very pleasant surprises can result, as happened to me with the debut of Kevin Button from Coventry. I discovered a melancholic, visionary, but above all nonconformist artist thanks to the K.A.B. project in which he plays all the instruments. Also participating with him are Tibz Adeniyi (backing vocals), Rowan Aldridge (bass), Cherise Cheney (backing vocals), James Cheney (guitars, backing vocals), Ellie Gibson (backing vocals), John Griffiths (drums), Joel Julian (backing vocals, guitar), Joshua *Falconer* Manley (backing vocals, narrator), Nicola Nicholson (keyboards, strings), Rich Taylor (backing vocals, narrator) and Sheridan White (backing vocals).
In this eight-song debut, Button channels his thoughts and contemplations through a fusion of influences ranging from the likes of Biffy Clyro, Steven Wilson, to Metallica, creating a beautiful mix that offers an aesthetically pleasing reflection on the complexities of life.
"Pause / Reflect / Transform" starts off in a funnel of sounds that are as piercing as they are suspenseful, to ease the listener into a mood appropriate to the context. Vocals, echoes, sustained notes, and Porcupine Tree-esque arpeggios also give way to a typically Gilmourian (Pink Floyd) 1970s-sounding electric guitar. Chorality and Hard sounds follow for an emotional crescendo to lead into that mental limbo built on the aforementioned fragility.
"Break These Chains" is more song, almost a sigh of relief at a glimmer of sunshine, but the clouds are always around. Hard-hitting alternative rock in "Hypocrites", a movement that challenges social judgments, a rebellion against the oppressive system that makes us mentally castrated.
In "The Prisoners Voyage" we enter the psychedelic world, ten minutes that make the track one of the most interesting passages on the entire album. The listening continues smoothly and without any tired points.
"Pause Reflect" is a brave but above all solid record that will surely delight fans of this new genre called Modern Post Prog. MS






mercoledì 14 febbraio 2024

Queensryche: La storia del Metal Prog

 QUEENSRYCHE

Di Massimo Salari




La Storia dell'Heavy Metal non può fare a meno di menzionare fra i propri capisaldi i Queensryche.
 
Cinque ragazzi di Seattle, che rispondono al nome di Geoff Tate (voce), Eddie Jackson (basso), Chris De Garmo (chitarra), Michael Witton (chitarra) e Scott Rockenfield (batteria), danno vita a questo ambizioso progetto che andrà a sfidare le dure leggi dell'Heavy Metal. Amanti della sperimentazione, hanno saputo evolversi anno dopo anno sfidando la pazienza stessa dei propri fans. Sempre attenti ai problemi sociali e politici i nostri si avvicinano ad un certo Metal che non esiteremo definire celebrale. “Operation: Mindcrime” rispecchia in pieno questo concetto con forti riferimenti alla società moderna e posizioni polemiche nei confronti di chi gestisce il potere, CIA, media e quant'altro.




 Ma facciamo un passo indietro e cominciamo dagli esordi datati 1983, con un look improbabile i Queensryche esordiscono producendo il mini-lp “Queensryche” uscito su etichetta EMI, esso deve molto al suono dei maestri Iron Maiden che, mai come in questo periodo, spopolano fra i fans del genere. Questo piccolo capolavoro contiene perle quali “Queen Of The Reich”, loro cavallo di battaglia e brano di punta per lungo tempo, e la dolce “The Lady Wore Black”. Da questo mini LP si estraggono due video, “Queen Of The Reich” e “Prophecy”. Il brano è molto bello, Heavy Metal al 100% con i sostenuti acuti di Geoff in evidenza, ma il video con il look pacchiano del gruppo ancora oggi lascia molto a desiderare, si denota molta inesperienza. “Queen Of The Reich” gira in diverse compilation come ad esempio in “Metal Power” (EMI-1985) e persino nella video compilation “Kerrang”. Questo mini LP li promuove a "Band dell'anno" e il successivo Lp “The Warning” (EMI),


 

disco dal grande contenuto compositivo, li conferma. La produzione è buona, sopra i livelli medi del periodo, e canzoni come “Take Hold Of The Flame” fanno scorrere più di un brivido sulla pelle. Merito sia dell’immensa ugola del cantante ma pure del songwriting decisamente superlativo. Giusto dosaggio fra melodie intrise di arpeggi chitarristici e pezzi Metal tecnicamente perfetti. Incominciano nello stesso periodo le tournée importanti come in Giappone nel quale i nostri girano il video “Live In Tokyo” (1985), edito dalla EMI.  




 
Nel 1986 avviene la prima svolta stilistica, è l'anno di “Rage For Order” (EMI). 




Coraggiosamente i Queensryche mettono a dura prova l'amore dei fans nei propri confronti avvicinandosi ad un sound molto più ricercato, in molti brani si palesa anche l’elettronica. In questo disco quindi apprezziamo con piacere il mutamento stilistico con sprazzi di campionature e tanto di tastiere. Anche il look si modifica, lasciando i soliti indumenti in pelle per qualcosa di più stravagante e una ricerca di acconciatura molto più intrigante. Siamo al limite del Glamour. I testi parlano di un futuro prossimo con tonalità pessimistiche. Malgrado il cambiamento, lo stile Queensryche resta comunque riconoscibile, basta ascoltare “Walk In The Shadows” e la dolcissima “I Will Remember”, una canzone ruffiana, ma non abbastanza da permettere ai nostri di andare in qualche classifica importante come accade ad esempio agli Scorpions.
La parte più sperimentale è rappresentata dai brani “Gonna Get Close To You” e “Neue Regel”. La critica di allora accoglie questo disco più che positivamente, ma le vendite non sono immediatamente buone, sarà con il tempo che “Rage For Order” conquisterà il successo che giustamente si merita. Nessun disco metal, nemmeno di oggi, gode della sua freschezza tanto da renderlo attuale all’ascolto ancora per parecchio tempo a venire.




Una nuova sterzata stilistica arriva immediatamente l'anno successivo, nel 1988 con il "The Wall" dell'Heavy Metal ossia il già citato “Operation: Mindcrime” (EMI). 




Certamente questo è il disco più importante della loro carriera, quello della consacrazione definitiva. Il look ritorna in pelle ed i Queensryche mettono in chiaro il fatto che loro non prendono consigli da nessuno, né dai fans, tantomeno dalle case discografiche, fanno ciò che sentono al momento, contro ogni moda e basta. Di questo lavoro uscirà pure una versione live con tanto di VHS e cofanetto con foto, il tutto sotto il nome di “Operation: Livecrime”. I testi si schierano contro tutto ciò che è regime e controllo mentale (droghe, media ,alcool ed altro), sono forti e mirati. Immediatamente canzoni come “Revolution Calling”, “Operation: Mindcrime” ed “Eyes Of A Stranger” diventano dei veri e propri inni. Ma questo concept in se nasconde un vero e proprio gioiello dal titolo “Suite Sister Mary”, struggente canzone cantata in coppia con la brava Pamela Moore. Nella versione live in VHS possiamo godere pure delle interpretazioni al limite del recitato del bravo Geoff ma soprattutto delle immagini di sfondo che impreziosiscono tutto il concerto. Questo resta il punto massimo mai più raggiunto della creatività dei cinque ragazzi di Seattle.




 
Difficile bissare l'ispirazione che riempie “Operation: Mindcrime” ma la cosa riesce parzialmente con l'ottimo ”Empire” (EMI - 1990).



Il suono si addolcisce ed i brani diventano più commerciali, malgrado tutto il doppio lp straborda di gemme emotive come le dolcissime “Silent Lucidity” e “Anybody Listening? “. Il tutto gode di una ottima produzione che eleva alla massima potenza l'energia trasmessa dai nostri. Bella pure ”Best I Can”. Le date dal vivo confermano la buona riuscita di “Empire” con un ottimo riscontro di pubblico, ma la verità è che i nostri sono costretti a suonare sempre dei pezzi da “Operation: Mindcrime”, il che la dice lunga.





 
Dopo una meritato periodo di riposo è la volta di “Promised Land” (Emi), 



che esce nel 1994. Questo, secondo il sottoscritto, rappresenta purtroppo il capolinea del gruppo. Le atmosfere si intristiscono, brani più lenti e la meravigliosa “Someone Else?” (piano e voce) conclude non solo il CD, ma pure la loro fervida ispirazione futura. I difficili rapporti del chitarrista Chris DeGarmo con il padre si ripercuotono nel bel brano “Bridge”. Il disco è godibile nell’interezza, “Damaged”, “Out Of Mind”, “Lady Jane” e “One More Time” lo dimostrano. In alcuni tratti si cerca di ripercorrere quei sentieri futuristici e sperimentali di “Rage For Order”, come nei pezzi “I Am I” e “Dis Con Nec Ted” e, devo ammettere, pure con buoni risultati. La copertina del cd è molto bella, si apre e diventa un grande poster rappresentante un gigantesco Totem di legno che si staglia in uno squallido acquitrino, dallo sfondo apocalittico, con a monte il logo del gruppo. Al suo interno invece, oltre che ad un volto calvo di un uomo con un chiodo infilzato in fronte, troviamo i testi di tutti i brani. E’ evidente che la frivolezza non è di casa Queensryche.




 
E’ il 1997 e sotto la supervisione del produttore Peter Collins esce “Hear In The Now Frontier”.



 Disco che lascia allibiti tutti, dalla critica ai fans. C’è poi da dire che questi ultimi sono i più disposti alle nuove soluzioni, visto l’evolversi sonoro dei nostri, ma quando è troppo…. Influenze Grunge possiedono i Queensryche.




 
Il discorso cambia invece per chi li ascolta per la prima volta, il prodotto è ben curato ed i brani sono accattivanti, ma dove sono finiti i meravigliosi acuti di Tate? Per il vecchio ascoltatore è una vera e propria tortura. Ma che tristezza, loro che hanno fatto da musa ai futuri gruppi Metal e non, si sono fatti influenzare a loro volta da un genere che in fin dei conti non ha nulla di nuovo da elargire. Le composizioni sono firmate soprattutto dal chitarrista DeGarmo, il quale dopo questa ultima esperienza decide di lasciare il gruppo per dare spazio a Kally Gray. Il motivo dello split è dovuto, secondo lui, dall’evolversi del nuovo solo-project e dalla volontà di restare più vicino alla famiglia. Ritorna poi nei ranghi nel 2003 per l’uscita di “Tribe”.
 
Questa volta serve un vero e proprio periodo di riflessione, nel frattempo esce il “Greatest Hits” (1999 - EMI), con i brani veramente più belli della loro lunga carriera, assolutamente da avere! Dopo la meditazione giungono alla conclusione che il loro tracciato stilistico non è mai stato influenzato da nessuno che sia esterno al gruppo (dicono loro) e così è la volta del successivo “Q2k” (EMI 1999). A nulla sembra servita la dipartita di DeGarmo, malgrado questo disco sia stato prodotto benissimo e sia colmo di buona musica, viene sempre più influenzato dal ciclone Grunge, che sembra assoggettare tutta Seattle. Con rammarico notiamo che la voce meravigliosa di Tate è letteralmente affievolita!
 
La carriera prosegue fra alti e bassi, compresa l’edizione di una seconda parte di “Operation: Mindcrime” intitolata “Operation: Mindcrime II” (2006 - Rhino Records) e a seguire :
 
“Take Cover” (2007 - Rhino Records)
“Mindcrime At The Moore” (2007 – Rhino Records)
“American Soldier” (2009 – Rhino Records)
“Dedicated To Chaos” (2011 - Roadrunner Records)
“Queensrÿche” (2013 – Century Media)
“Condition Hüman” (2015 – Century Media)
“The Verdict” (2019 – Century Media)
 
Ma il Metal Progressive elargito nella prima fase della loro carriera resta il più importante. Punto di riferimento per band a venire, compresi i Dream Theater che sono nominati da molti critici i cosiddetti padri del genere, quando invece i Queensryche hanno insegnato molto ed ancor prima di loro i canadesi Rush. Ascoltare per credere.





lunedì 12 febbraio 2024

James Netterwald

JAMES NETTERWALD – Decade Decoded
Autoproduzione
Genere: Indie Rock – Folk
Supporto: cd / Tunecore.com - 2023




Questa volta Nonsolo Progrock si occupa di una recensione particolare, dove la musica (qualunque essa sia) diventa una valvola di sfogo per il corpo e per l’anima. Chiaramente questo è un fattore comune per tutti gli artisti, ma ci sono casi in cui la passione diventa un vero scopo di vita.
Il caso di James Netterwald è emblematico. L’artista autodidatta è di Hazlet, NJ negli Stati Uniti. Da più di trent’anni scrive canzoni in modo davvero personale e le registra a casa, il tutto autofinanziandosi. Il Rock trattato spazia dagli anni ’60 ai ’90, sino a sfiorare il Grunge.
James nei testi tratta le problematiche che ha dovuto affrontare nella vita, soprattutto il bipolarismo che l’ha colpito, oltre citare hobby e interessi vari.
Ecco la musica come forma di terapia, la volontà di mettersi in gioco per le idee, la voglia di essere vivi, capiti e apprezzati.
“Decade Decoded” è il debutto ufficiale in cd ed è composto di otto canzoni.
“I Don't Even Wanna Know” è il singolo che apre il disco, molto orecchiabile per melodie. Essendo autodidatta, James si avvale del pc e quindi la ritmica risulta minimale, senza molti fronzoli. La chitarra elettrica è robusta e scarica energia al brano. Il suono non è curato per i limiti sopra citati, ma quello che conta è la sostanza, la voglia di uscire con un proprio concetto.
D’idee ce ne sono, come nella solare “1999 (defenseless)”, dove la voce viene filtrata da un vocoder. Di base si possono sentire i Beatles come riferimento, ma anche il sound più moderno di artisti come i Blackfield, “Another Gloomy Bayonne Day” ne è prova.
Netterwald mette se stesso nei brani e mostra anche una buona cultura sugli ascolti, un bagaglio storico messo in pratica nelle composizioni. Semplice e diretta “It Started Off With This Car”, peccato solo per il cantato non sempre all’altezza, ma nel complesso gradevole. Un velo di nostalgia aleggia nella dolce “Invisible To You”, canzone fra le più riuscite del disco con suoni di tastiera a simulare i fiati di una tromba, qui il Folk è più presente.
“Confusion” si apre con un suono di piano e una ritmica più impegnata, questa volta sono gli anni ’90 a fare capolino, quando gli Oasis hanno intrapreso sentieri calpestati dai Fab Four. Giocosa “Dear Therapist”, arricchita da coralità aggiunte oltre che dall’effetto voice decoded.
Di altra materia è composta “Seeds Of Self Doubt”, canzone decisamente matura e introspettiva, anche nel cantato, questa volta bene effettuato.
In chiusura un’armonica fa respirare atmosfere fra Folk e Southern Rock in “Voluntary Hostage”.
James Netterwald si è messo in gioco, senza se e senza ma, una passione che spero possa a lui portare benessere e soddisfazioni.
L’artista promuove la propria musica in modo indipendente presentando le sue canzoni alle stazioni radio universitarie di tutto il mondo e alle stazioni indipendenti come radiodowntown.ca. MS




Versione Inglese:



JAMES NETTERWALD - Decade Decoded
Self-publishing
Genre: Indie Rock - Folk
Support: cd / Tunecore.com - 2023


This time Nonsolo Progrock deals with a particular review, where music (whatever it is) becomes an outlet for body and soul. Clearly this is a common factor for all artists, but there are cases where passion becomes a real life purpose.
The case of James Netterwald is emblematic. The self-taught artist is from Hazlet, NJ in the United States. For more than 30 years he has been writing songs in a truly personal way and recording them at home, all self-financed. The Rock covered ranges from the 60s to the 90s, even touching on Grunge.
James in the lyrics deals with the issues he has had to face in life, especially the bipolarism that affected him, as well as mentioning hobbies and various interests.
Here is music as a form of therapy, a willingness to put oneself out there for ideas, a desire to be alive, understood and appreciated.
"Decade Decoded" is the official CD debut and consists of eight songs.
"I Don't Even Wanna Know" is the single that opens the record, very catchy in melodies. Being self-taught, James makes use of the pc and so the rhythmic arrangement comes across as minimal, without many frills. The electric guitar is robust and drains energy to the track. The sound is not polished because of the limitations mentioned above, but what matters is the substance, the desire to come out with a concept of one's own.
Of ideas there are, as in the sunny "1999 (defenseless)", where the vocals are filtered by a vocoder. Basically one can hear the Beatles as a reference, but also the more modern sound of artists such as Blackfield, "Another Gloomy Bayonne Day" is proof.
Netterwald puts himself into the songs and also shows a good culture about listening, a historical background put into practice in the compositions. Simple and straightforward "It Started Off With This Car", a pity only for the singing that is not always up to par, but overall enjoyable. A veil of nostalgia hovers in the sweet "Invisible To You", one of the most successful songs on the disc with keyboard sounds simulating the horns of a trumpet, here the Folk is more present.
"Confusion" opens with a more committed piano sound and rhythm, this time it is the 1990s that peeps out, when Oasis took paths trodden by the Fab Four. Playful "Dear Therapist", enhanced by added chorality as well as the decoded voice effect.
Of a different matter is "Seeds Of Self Doubt", a decidedly mature and introspective song, even in the singing, this time well effected.
In closing a harmonica makes atmospheres between Folk and Southern Rock breathe in "Voluntary Hostage".
James Netterwald has put himself out there, no ifs or buts, a passion that I hope will bring him prosperity and satisfaction.
The artist promotes his music independently by submitting his songs to college radio stations around the world and independent stations such as radiodowntown.ca. MS