CARILLON – 2.0
Andromeda Relix
Genere: Rock
Supporto: CD – 2025
Voglio
subito tranquillizzare tutti coloro che esprimono il parere “Oggi il Rock è
morto”, frase che sento dire da numerosi anni e che non ne ravviso il
riscontro. Sarebbe il caso invece di andare ad approfondire l’argomento, magari
proprio navigando nel web oppure comprando le riviste specializzate, allora
probabilmente ci si avvicinerebbe alla realtà. A proposito di realtà, ne
abbiamo una qui in Italia che da anni si prodiga al riguardo: loro sono i
veronesi Carillon.
Composti
da Luigi De Stefano (chitarra, compositore), Patty Simon (voce, testi) e da due
turnisti alla ritmica nei live e registrazioni, Stefano Albiero (basso),
Cristian Casarotto (batteria), Klandelion (tastiere) e Amos Castelnovo
(batteria), partecipano a numerosi contest che spaziano da Sanremo Rock al
Vicenza Rock Contest, quest’ultimo vinto nel 2022. Un altro riconoscimento
conseguito è il “Premio Radio Voice”, e la lista è ancora più lunga.
Esordiscono
discograficamente nel 2014 con “Il Grande Brivido” (Andromeda Relix) e
replicano nel 2022 con “Rumore E Silenzio” (Andromeda Relix).
Il
Rock proposto è contaminato da differenti generi con orientamento verso il
Mainstream.
Il
nuovo album, intitolato 2.0, è composto da dodici canzoni accompagnate da un
libretto esaustivo con immagini e testi a cura di Angela Busato (KraKen
Promotion).
E
subito Rock sia: l’inizio spetta a “Perduti Orgogli”, sferzante ed elegante,
interpretato dalla bella voce della carismatica Patty Simon. Il ritmo è
sostenuto, le melodie di base sono facilmente orecchiabili e non può neppure
mancare il rigido assolo di chitarra a spezzare l’andamento. Le carte sono già
in tavola. Sentita nell’interpretazione la sorniona “Il Sogno E L’Incubo”,
canzone dove gli anni fine ’80 sono tenuti in seria considerazione.
Con
“Sbagliata” la voce si fa grossa, graffiante il riff trascinante al confine con
l’Hard Rock. Difficile restare fermi durante l’ascolto; il pezzo sicuramente ha
una riuscita live eccellente.
Il
lato più ricercato e sperimentale viene da “Silente”, canzone all’inizio
chitarra arpeggiata e voce recitante, vetrina per le doti di Patty. Strappi
Hard squarciano l’ascolto per alternarsi al pacato, uno dei momenti più
interessanti del disco. C’è del Post‑Punk
nascosto; confesso che ho avuto richiami nella mia mente a Nina Hagen, specialmente
nel finale.
Le
acque si placano in “Sono Nata”, la formula canzone si palesa al meglio attraverso
un ritornello forte e pungente nel testo autobiografico.
Con
“Il Grido E L’Odio” ritorna il perfetto equilibrio fra posatezza e vigorosità,
un classico andamento accalappiante in cui la formazione dimostra di essere
coesa. Anche il basso fa buona presenza di sé in “Sarai”, dove ancora una volta
gli anni ’80 sembrano non essere poi così distanti. Un andamento morbido in cui
i testi di Simon sono al centro dell’attenzione.
Giocosa
e divertente “Masochista” grazie a un andamento vocale prossimo al rap. Ancora
una volta i Carillon non sono scontati, e l’ascolto diventa davvero fluido.
Ci
si sofferma ad osservare la “Luna” con la soave voce di Patty, un fotogramma
che scalda il cuore. L’anima gentile del duo è a nudo in tutte le sue forme.
Alexander
Wyrd è l’ospite in “Sabbie Mobili”, una altalena fra voce maschile e femminile
in cui si esalta la valenza di questa formula sempre funzionale. Altra piccola
perla si intitola “L’Inizio Della Fine”, dove gli arpeggi della chitarra di
Luigi De Stefano disegnano ambientazioni plumbee. Il disco si conclude con la
versione recitata di “Il Grido E L’Odio”, supportata dalle tastiere di
Klandelion. Tanta atmosfera da godere ad occhi chiusi.
Questo
Rock è fresco, mai banale, amante delle buone melodie ma anche attento alla
contaminazione per un risultato assolutamente caleidoscopico. Non basta un
ascolto spensierato, perché a volte sa stupire. “2.0” è un disco che consiglio
anche durante un bel viaggio in auto; è sicuramente di ottima compagnia. MS
Versione Inglese:

Gentile Massimo, vorrei chiederti se conosci una band dal nome Accauno, che musicalmente non rientrano appieno nel prog tout court, ma hanno anche influenze new wave e di quel rock anni 90 chiamato alternativo (personalmente amavo i C.S.I.) credo abbiamo realizzato 3 lavori fino ad ora. Una mia curiosità, mi spinge a chiederti se ti sono mai piaciuti i Litfiba degli anni 80, almeno fino al 1988. Giacché è in procinto la loro reunion per celebrare il loro doppio lavoro 17 RE. Personalmente li considero molto validi, anche se Renzulli alla chitarra non è certo un fenomeno. Ma ritengo Aiazzi e soprattutto Maroccolo al basso un buon esecutore, anche e soprattutto nel suo periodo con l'ultimo album dei CCCP e poi i grandi C.S.I.
RispondiEliminaUn salutone.
Ciao Ivano, si li conosco e li ho recensiti: https://nonsoloprogrock.blogspot.com/search?q=accauno I litfiba mi sono piaciuti molto, i primi album li ho tutti, fino a Lacio Droom. Sono una costola importante del nostro Rock ed hanno influenzato migliaia di band italiane. "17 Re" è stupendo! Buona giornata.
RispondiEliminaForse intendevi fino all' album "Spirito" in cui era presente il brano "Lascio Drom" che comunque uscì come singolo. Personalmente preferisco i Litfiba anni 80, già da "Pirata" in poi non li ho più sopportati. Anch'io ho tutti i loro dischi degli 80, compreso il loro primo vero album che è "Eneide di Kripton" disco strumentale dark wave quasi prog. È anche vero che li ho visti nel periodo di "Terremoto tour" e a 16 anni nel live di "Spirito". Però il mio vero amore nei 90, oltre al metal, al grunge degli Alice in Chains (Layne buon'anima) e al Death metal, erano i C.S.I. che sicuramente era la migliore band italiana di quel periodo.
Elimina