ARIANUOVA
- Volevo Andare Altrove
Lizard
Records
Genere:
Progressive Rock
Supporto:
cd / digital – 2025
Probabilmente
i più ferrati di voi sull'argomento Progressive Rock Italiano già conoscono il
nome di Daniele Olia, membro fondatore della band savonese Qirsh, autrice di
due ottimi album come "Sola Andata" (Lizard – 2013) e "Aspera
Tempora Parte I" (2020 Lizard).
Olia
forma oggi un'altra band, gli Arianuova, avvalendosi di musicisti come Luca
Bonomi (batteria), Massimo Zanon (voce), e Michele Spinoni (chitarra).
"Volevo
Andare Altrove" è un concept su un argomento che più o meno ci accomuna
tutti: chi, una volta nella vita, non ha pensato di andare via e di partire per
un posto anche senza meta? Credo ognuno di noi. Attorno a questo desiderio si
descrivono moltissime emozioni. Il Progressive Rock sposa a pieno la causa,
essendo un genere molto malleabile e ricco di sonorità, ma questo da solo non
basta, serve necessariamente una buona fantasia e una capacità compositiva di
certo non effimera. Ecco quindi che l'esperienza di Daniele Olia si palesa nei
otto brani del disco con consapevolezza e eleganza fra classicismi (organo,
archi, piano, chitarre acustiche), momenti Rock ed elettronici addizionati da
effetti vocali. La lezione del passato è pienamente assorbita, soprattutto
quella degli anni '70 (in primis Pink Floyd), ma anche gli anni '80 della New
Wave.
Molto
curato ed esaustivo sull'argomento trattato è il libretto che accompagna il
supporto ottico su progetto grafico di Olia stesso contenente testi, immagini
evocative e descrizioni, tutti ingredienti che qualificano maggiormente il
prodotto finale.
Il
Progressive Rock degli Arianuova si basa soprattutto sulle tastiere, esse sono
sia protagoniste delle melodie che tappeto alla struttura del brano, un poco
come accadeva alla musica delle Orme e lo strumentale iniziale "Rota
Fortunae" ne è subito la prova. Sono quelle sonorità senza tempo che non
riesci a collocare in un contesto ben definito. Poi giunge "La Strada
Buona" ad apportare il sound in un ottica ben definita, fra formula
canzone tradizionale e cura per le parti vocali. Andare altrove, la volontà di partire;
una ricerca nell'Io in cui adottare una scelta perché si sente il bisogno di
aria nuova.
La
chitarra elettrica di Spinoni tesse atmosfere grevi in "Rainbow
Bridge", in attesa delle tastiere che non tardano ad ampliare il sound. La
cadenza vocale si ripete medesima al brano precedente, ma è il finale Hard Rock
a sorprendere e a regalare emozioni forti su una batteria e un andamento alla
"One Of These Days" (Pink Floyd).
Non
disdegnano soluzioni ipnotiche e psichedeliche come in "Downfall",
qui si dipanano dialoghi tratti da servizi tv, ed è musica cinemantica. La
ritmica semplice e diretta di Bonomi pulsa in continuazione e sopra di essa si
esprimono tutti gli strumenti.
Ritornano
i Pink Floyd sulle arie di "La Quiete Dopo La Tempesta", brano che
alza non di poco le qualità della band, in un continuo cambio strumentale a
tessere la struttura melodica. Il temporale coglie di sorpresa e le chitarre
elettriche si intersecano con i fulmini, ma il sole non tarda a fare sua
presenza. Arpeggi di chitarra e effetti di tastiere sottolineano la sua venuta,
sembra quasi di ammirare le gocce d'acqua scolare lentamente dalle foglie per
poi tuffarsi sul terreno. Il finale di chitarra elettrica è gioia per gli
estimatori sia dei Genesis che della band di Gilmour. Tanta materia e storia in
otto minuti abbondanti di grosse emozioni.
"La
Commedia E' Finita" riporta il tiro verso la canzone, ma è un momento,
Olia rilancia in scorribande questa volta dal retrogusto Neo Prog, Mellotron
compreso.
In
un disco di Progressive Rock che si rispetti c'è la suite, non una regola
ferrea ma generica, e qui s'intitola "L'Orologio Che Andava
All'Indietro". Facilmente intuibile il territorio in cui si va a parare,
dopo cambi umorali come nei fuochi d'artificio il finale è roboante, la band
spara tutte le cartucce a disposizione per un risultato ampiamente emozionante.
L'album
si conclude con il richiamo sonoro "Fortunae Rota Volvitur", quasi un
requiem sinfonico su cui meditare.
"Volevo
Andare Altrove" è un disco che sorprende, ma soprattutto emoziona, e lo fa
con il rispetto della storia ma anche con la consapevolezza dei propri mezzi.
Questo è il Prog Italiano, orgoglio mondiale per chi fa ancora della musica un
credo, e qui però siamo rimasti davvero in pochi, per questo motivo... Spargiamo
il verbo e facciamo conoscere anche gli Arianuova perché lo meritano e bene ci
rappresentano. MS
Versione Inglese:
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Ciao Massimo, mi rifaccio vivo qui sul Tuo bellissimo blog perché,come forse avrai notato(oppure no,ma che importa?😊), non sono più presente(cacciato) da quel social che non ho neppure voglia di nominare talmente è tanto il disgusto per il livello infimo di ignoranza raggiunto da tantissimi profili e commenti in esso contenuti!
RispondiElimina...Ennesima ottima proposta quella degli Arianuova a dimostrazione che il prog(in tutte le sue sfaccettature e provenienze) è più vivo che mai.
Altresì vorrei sollecitarti a scandagliare un po' di Francia(con l'ennesimo lavoro del 2024 dei teatrali Magnesis ed il terzo album fresco di stampa degli Esthesis) nonché il terzo "sforzo",tra mille difficoltà, degli ucraini Obiymy Doschu, malinconico,elegiaco e pur dotato di una carica emotiva pazzesca!
A risentirci a presto, un abbraccio Mio Caro Amico!
Ciao grande Mario! Che bello risentirti! Certo che ci avevo fatto caso e la cosa mi è dispiaciuta moltissimo. Bene hai fatto a rintracciarmi nel blog. Si, il Prog in Italia è ancora in buone mani, giovani leve portano avanti la bandiera con meritato orgoglio. Vorrei recensire chissà quante cose, anche la Francia, ma come avrai intuito sto portando avanti i dischi che mi mandano e il tempo per me purtroppo è risicato. Vedremo. Un grandissimo abbraccio.
RispondiElimina🤗💙
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