SOLO
– The Importance Of Words
(Songs
Of Love, Anti‑Capitalism
And Mental Illness)
Autoproduzione
Genere: Alternative Rock
Supporto: Linktree
https://linktr.ee/iiisoloiii – 2024
La
nostra vita è come un enorme puzzle in cui, ogni volta, aggiungiamo un
tassello: quello dell’esperienza. Tutto ciò che ci circonda è un’influenza; poi
sta a noi filtrare le cose attraverso la personalità. Sono scelte.
Si
cresce mangiando cibi differenti, conoscendo persone, ascoltando tanta musica,
eccetera, tutte cose che plasmano la nostra esistenza e che conducono verso
l’Io a sé stante. Sebbene la società di oggi tenda a omologarci tutti come un
codice a barre, alcuni artisti sono ancora liberi da restrizioni e, per
fortuna, sentono la necessità di esprimersi non attraverso un unico genere
sonoro, bensì attraverso differenti stili, proprio come il suddetto puzzle.
Resto
sempre affascinato quando mi imbatto in lavori come questo del debuttante Solo,
una musica di non facile collocazione, praticamente quella che dona più
emozioni e un’attenzione all’ascolto mirata. Giuseppe Galato si trova dietro al
logo “Solo”; mi piace anche il nome che si è prefisso, come se fosse fuori
dagli schemi, una mosca bianca.
Se
guardiamo la copertina di “The Importance Of Words”, notiamo il modus operandi
e l’insieme di tasselli che compongono le immagini, ma soprattutto le parole,
tra riflessioni personali e analisi della società in cui viviamo
(Pier Paolo Pasolini docet).
Ho
sempre fatto una riflessione con me stesso riguardo all’argomento societario:
se un alieno dovesse venire oggi sulla Terra e, basandosi sui testi delle
canzoni di moltissimi artisti, farsi un’idea, sarebbe davvero drammatica su
queste forme di vita autodistruttive che popolano il globo.
Ma
veniamo alla musica: i generi che vengono toccati sono la Psichedelia, il
Grunge, l’Indie Pop, l’Art Rock, lo Shoegaze, l’Elettronica e molto altro
ancora! Ciò potrebbe far pensare a un artista ancora alla ricerca del proprio
stile, in realtà per trattare argomenti molto differenti tra loro, è necessaria
una musica variegata, atta allo scopo.
Le
esperienze sonore di Solo provengono dai Beatles, dai Pink Floyd, dai Muse del
primo periodo, dai Radiohead più chitarristici, dai Nirvana, da Karlheinz
Stockhausen, da Pierre Schaeffer, da Edoardo Bennato e dalle marce bandistiche.
Per la realizzazione dell’album, il polistrumentista si avvale della collaborazione
dei batteristi David Garofalo e Nico Saturno e dei cantanti Nobody (bassista
dei The Bordello Rock ’n’ Roll Band) e Alidavid.
Sono
addirittura cinque i singoli estratti dal disco, che gli permettono di
comparire in numerose piattaforme, programmi radio (Rai Radio 3), su La Stampa,
passando per Metal Hammer e altre riviste del settore.
Anticipo
che “The Importance Of Words” è molto curato negli arrangiamenti e nei suoni
con effetto 3D, veri e propri valori aggiunti all’opera.
Fa
subito vetrina di sé la Psichedelia orecchiabile con il brano iniziale “Don’t
Shoot The Piano Player (it’s all in your head)”. Immaginate lo sgangherato
Magical Mystery Tour cantato da Syd Barrett (Pink Floyd).
Non
può mancare l’amore come argomento; in questa società si ha sempre più bisogno
di questo atavico sentimento. Qui “Summer Fading (late love song)” è un esempio
di come una semplice formula canzone possa diramarsi in qualcosa di più
corposo. Si palesano dei déjà‑vu,
ma ben camuffati da arrangiamenti e da un’efficace effetistica.
Serve
rabbia per trattare argomenti come il consumismo, il cambiamento climatico e lo
sfruttamento del lavoro; ecco quindi il Grunge di “Hypocrisy (it’s all I see)”.
Alidavid presta la sua opera in “What’s The Topic Of
The Day? (forget the rest)”, con il tono della propaganda
degli anni ’40; il pezzo non è un brano musicale vero e proprio, ma piuttosto
una finta pubblicità, dove viene venduto (torniamo alla società dei consumi) un
prodotto chiamato Topic Of The Day. Argomento? Internet e i social, ammalianti
e manipolatori delle menti.
“Propaganda
In My Eyes, Again (you’re erased)” vede il ritorno del Grunge con l’aggiunta
del Punk. Noi oggi siamo bravi a insegnare il non sapere; la politica lo sa
bene e porta a trattare le idee banalizzandole, se non addirittura a
distorcerne il significato. Qualcuno direbbe mala tempora currunt.
Cambia
lo scenario sonoro attraverso l’Indie Pop di “Something (you don’t need)”, che
vede Solo duettare con Nobody. È intrigante il fuggire e il riprendersi delle
voci, come in un gioco libero e arioso. Ma non pago dei numerosi stili sonori,
ecco che l’artista si getta a capofitto sugli oscillatori sinusoidali nello
strumentale “Emotional (e)states”, Elektronische Musik cara a musicisti come
Karlheinz Stockhausen. Per godere al meglio della resa sonora, è consigliato
l’ascolto in cuffia.
Stordimento
e perdita dell’uso della parola, dati dalla confusione generata da stimoli
esterni negativi, sono l’argomento di “Look Out (consumerism will consume you)”,
un vero e proprio tuffo nella discografia dei Radiohead più psichedelici.
Rumoristico “It’s Propaganda Time! (rejoice!)”, breve introduzione alla
conclusiva “In The End (nothing matters)”; come in una chiusura di un cerchio,
si torna agli anni ’60 e ai Beatles… Il viaggio è concluso.
Molta
carne al fuoco in questo debutto di Solo, magari è alla ricerca di sé stesso,
ma anche no. La personalità è dare voce a tutto il proprio essere, e qui ne
abbiamo un bell’esempio.
L’album
uscirà su Pendrive, con un sacco di contenuti inediti che non saranno reperibili
online, tra cui due bonus disc (contenenti versioni alternative, remix e
bootleg), video e immagini. MS
Versione Inglese:


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