CARMINE
CAPASSO & FRIENDS – The Best Is Yet To Come
Ma.Ra.Cash
Records
Genere:
Rock / Rock Progressivo
Supporto: Digital – 2025
Vi
dico subito che generalmente non recensisco album di cover, tantomeno se escono
in formato digitale, al quale non attribuisco molta importanza rispetto a
quanto faccio per un CD o un vinile. La mia non vuole essere una critica nei
confronti della musica liquida; sono consapevole che bisogna adeguarsi ai
tempi, alla velocità e alla praticità delle cose. È solo che amo ancora stare
seduto davanti al mio stereo... Tutto qui (c'è chi ha detto boomer, immagino).
Nel
caso di Carmine Capasso, però, devo inevitabilmente fare un'eccezione, perché
quando un lavoro è fatto con la testa e soprattutto con il cuore, non può
essere ignorato.
Come
nello stile del suo amico Marco Bernard, il chitarrista campano,
per la realizzazione di questo album si supporta di un numero consistente di
special guest.
"The
Best Is Yet To Come" vede al proprio interno scorrere ben sedici canzoni
che spaziano fra differenti stili sonori, dall'Hard Rock al Progressive Rock,
passando per il cantautorato, il Rock e il Neo Prog. Sono canzoni che hanno
fatto parte della formazione stilistica di Capasso, scelte non a caso, per
questo "Il bello deve ancora venire".
Colui
che siede spesso alla batteria vicino a Capasso è Ovidio Catanzano, così come
alle tastiere Costantino Taglialatela.
L'apertura
spetta a "Lady" di Beck, Bogert & Appice, dove un certo Jeff Beck
con la sezione ritmica dei Vanilla Fudge disegna una piccola parte del Rock.
Qui Antonio Colaruotolo suona il basso e il pezzo è da brividi! Carmine Capasso
mette in mostra le sue doti tecniche.
"We
All Need Some Light" è della super band Prog Rock Transatlantic, una
ballata che solo un Neal Morse (ex Spock's Beard) ispirato può scrivere assieme
a Roine Stolt (The Flower King, Kaipa), Mike Portnoy (Dream Theater) e Pete
Trewavas (Marillion). Al basso Roberto De Rosa. L'assolo di Capasso è pressoché
perfetto.
Con
"White Room" dei Cream si fa un balzo nel tempo a quel "Wheels
Of Fire" pubblicato nel 1968. Il basso qui viene suonato da Tony Alemanno.
Il pezzo acquista freschezza elargita con grande rispetto dell'originale; il
discorso è analogo per "Badge".
Un
balzo nell'Hard Rock con "Bad Reputation" dei Thin Lizzy, un
movimento dove la ritmica ricopre un ruolo primario. Tuttavia, è la chitarra
eterna protagonista di questo intramontabile stile sonoro, qui con tanta
materia dentro!
Uno
dei maggiori punti di riferimento per Carmine è Ivan Graziani, la chitarra Rock
italiana per eccellenza (non nascondo che è anche il mio). "Il
Chitarrista" è nomen omen. Splendidamente eseguita, mi ha emozionato
molto, perché Ivan è il poeta di provincia e Capasso ne ha assorbito bene la
sua lezione stilistica.
Altro
capolavoro è "Starless" dei King Crimson. Capite bene che andare a
suonare certi mostri sacri può essere un'arma a doppio taglio, ma non per chi
ha nelle mani la sapienza della materia. Questo è un ulteriore motivo per cui
mi sono sentito di fare una recensione a questo disco di cover. Antonio
Liccardi alla batteria, Dino Fiore al basso, Ivan Santovito alle tastiere
mellotron e Marek Arnold al sax eseguono il brano come meglio non potrebbero.
Brividi!
Si
passa al tecnico con "Light Years" (Chick Corea Elektric Band),
divertimento allo stato puro, per poi tornare all'Hard Rock dei Deep Purple,
questa volta analizzati attraverso la ballata "Soldier Of Fortune",
una coccola per il cuore.
Viene
dato spazio anche al Rock più moderno ma con una base storica importante,
quella dei Beatles. La band chiamata in causa è Oasis, ed il brano è
"Don't Look Back In Anger", un classico senza tempo.
Un
maestro della musica Heavy Metal mondiale è Ronnie James Dio; Capasso di lui va
ad eseguire "Holy Driver", un pezzo che ogni metallaro degno di
questo appellativo non deve disconoscere! Cantato alla perfezione e suonato
come pochi sanno ripetere, il brano è uno dei migliori riusciti di tutto
l'album, vuoi per intensità che per tecnica. Sep Sarno è alle tastiere, Ralf
Reiche al basso e Many Stürner alla voce.
Successivamente
si cambia genere, passando per il Neo Prog di "Kayleigh", tratto dal
monumentale "Misplaced Childhood" dei Marillion. Impressionante
l'interpretazione di Alessandro Corvaglia, pressoché perfetta, così come tutta
l'esecuzione fedele al brano originale.
Ritorno
all'Hard Rock mondiale attraverso uno dei brani più iconici, quell'"Hells
Bells" che non solo ha dato successo agli AC/DC, ma anche a un genere
intero. Many Stürner è al microfono e i brividi scorrono inevitabilmente sulla
pelle! E rimanendo in tema, ci spostiamo dall'Australia all'America con i Kiss
(R.I.P. Ace Frehley) e l'indimenticabile "Detroit Rock City" che
tanti fan ha fatto sognare. Davide Schiavi ne è perfetto vocalist.
Ed
è la volta di "Anthem" dei canadesi Rush, presente anche nel secondo
disco del doppio album "Moby Dick" di Marco Bernard. Una performance
qui cantata ancora una volta da Davide Schiavi, molto coerente all'originale.
Il
disco si conclude con "Land Of Confusion" dei Genesis, non il solito
brano Prog estrapolato dalla discografia immensa della band dei tempi che
furono, piuttosto del periodo più recente. Ancora una volta Corvaglia mostra il meglio di se.
Concludendo,
"The Best Is Yet To Come" documenta tutte le basi poliedriche con cui
Carmine Capasso ha basato la sua passione per la musica e la chitarra. Oserei
dire che sono più che solide, anche perché coincidono con le mie e spero anche
con quelle di molti di voi. Dategli
un ascolto perché merita! MS.
Versione Inglese:


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