ERGOT
PROJECT - A Family Secret
AMS
RECORDS / BTF
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: Digital / CD – 2025
Ne
è passato di tempo da quel 2016, quando la band Ergot Project rilasciò
"Beat-Less", una rivisitazione in chiave heavy-electro-prog di famosi
brani dei Beatles.
Ergot
Project è il progetto del polistrumentista e compositore Christian Marras
(Chapman stick, chitarre, synth, loop e programmazioni), sorto nel 2014, ed è
principalmente un collettivo aperto a molteplici espressioni artistiche.
Questa
volta, per la riuscita del secondo album da studio intitolato “A Family
Secret”, si avvale di artisti noti nell’ambito come Pat Mastellotto (King
Crimson, O.R.k., Stick Men), Manuel Attanasio (voce) e Roberto Schirru (synth).
Noto
che questo è un periodo in cui vanno molto di moda i concept album e anche
Marras ha un argomento molto interessante da trattare, tanto che anche io
personalmente ricordo con stupore, negli anni ’70, l’incredibile storia di
Billy Milligan, un caso assurdo di personalità multipla. L’uomo statunitense è
stato capace di vivere, o meglio, d’interpretare ben 24 persone
contemporaneamente con la convinzione di essere ognuno di loro, il tutto
cambiando voci e ricordandosi le singole vite dei protagonisti. Una storia
senza precedenti che ha scatenato un ginepraio di problemi legali. Se vogliamo,
è una storia oltre che fantastica anche inquietante e quale musica può
rispecchiare al meglio questa sorta di schizofrenia se non quella nevrotica e
nervosa dei maestri King Crimson?
“A
Family Secret” nei suoi dieci brani porta in scena un’allegoria delle
molteplici voci interiori che abitano ciascun individuo di Milligan: paure,
desideri, conflitti e fragilità.
L’immancabile
introduzione del disco spetta a “A Con Man”, inizialmente narrato per poi
lanciarsi in un mondo Rock dal ritmo sincopato e un andamento in modalità Muse
con Chapman stick in cattedra. Ancor più greve e insistente nella cadenza “I
Hope I Didn’t Hurt Anybody” tanto da trasformare l’ascolto in un loop emotivo
inquietante, grazie anche all’ottima interpretazione vocale di Attanasio.
“Do
Not R.I.P” mette in evidenza la fuga da se stessi e dalla società. La chitarra
elettrica emana suoni insistiti di sottofondo, mentre le voci si sdoppiano in
un ambito di personalità disturbata. Una gabbia sonora che ben interpreta il
concetto di base. Monolitico il lavoro di Marras. Con “A Perfect Gentleman” la
voce si allontana e diventa riflessiva, altro tassello della mente malata di
Milligan, un labirinto senza uscita in cui i suoni drammatici frustano la mente
in una sorta di stato di dolore.
“Rage”
cambia leggermente atmosfera; ovviamente il basso resta in evidenza, tuttavia i
suoni programmati donano al tutto un’ambientazione differente, mentre la voce
muta proprio come se fosse dentro un'altra personalità. La breve “Again” è
complice altresì di un andamento ancora una volta drammatico e il lamento questa
volta si accosta nuovamente al mondo dei Muse più melodici, o, se vogliamo
essere più precisi, dei predecessori Radiohead, per poi passare a “On The
Spot”. Il ritmo sale leggermente, non la cadenza che resta relegata
all’incedere compatto ascoltato sino ad ora.
Un
fischio inizia “The One Who Stands In The Corner” e qui veramente la voce
sembra essere quella di Tom Yorke. Una ballata disperata in cui l’andamento
apporta l’ascoltatore in un paesaggio onirico.
In
questo album sento personalmente la mancanza di assolo importanti, quelli che
riescono a spezzare l’ascolto, ma probabilmente l’intento dell’autore è proprio
questo: non staccare mai la spina da quella cadenza insistita che è fotografia
della situazione psichica di Milligan. Ciò accade anche in “The Sweetest Lullaby Ever” e in
“The Tenth”.
“A
Family Secret” è quindi un disco che, se vogliamo, è alienante, dove le melodie
sposano l’incertezza dell’essere e lo fanno con minuzia di dettagli oltre che
di stati d’animo inquietanti. Un percorso per i più oscuri di voi che amano
essere destabilizzati. MS
Versione Inglese:


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