KOZMINSKI – Un Oceano Di Zeri
NOS Records
Genere: Cantautore/Alternative Rock
Supporto: Digital / CD – 2025
Davvero
il genere Rock ha una serie di diramazioni stilistiche impressionanti, se
dovessimo disegnare un albero genealogico, sarebbe un'impresa ardua. Non si
finisce mai di scoprire nuove sonorità, grazie all'estro degli artisti e agli
innesti di sonorità. Anche il cantautorato non esula da questa situazione e,
quando si miscela con l'Art Rock, diventa a sua volta molto interessante,
almeno per chi ama la musica non scontata.
I
milanesi Kozminski si adoperano in questo territorio. Sorti nel 2007,
rilasciano l'EP “Bausan” per poi dedicarsi a tempo pieno a un vero e proprio
debutto che vede luce nel 2009 attraverso l'album omonimo. Nel 2013 è la volta
di “Il Primo Giorno Sulla Luna” e dei primi successi di pubblico che li porta a
realizzare date live sia in Italia che all'estero. Si arriva quindi al 2019 con
“Sempre Più Lontani”, sei brani di Rock alternativo e, dopo cambi nella
line-up, oggi ritornano con “Un Oceano Di Zeri” e la formazione composta da
Marco Fornara (batteria), Matteo Meneghello (basso), Luca Tavecchio (voce,
chitarra), e Federico Tonioni (voce, synth, basso). In alcune canzoni partecipa
al pianoforte Giuliano Dottori (registrazioni e produzione).
I
dieci pezzi proposti non sono un vero e proprio concept, anche se parlano in
generale di quotidianità, fragilità umane, tecnologia e altro ancora, tanto da
farlo sembrare un filone unico. La band potrebbe aver preso spunti da artisti
come Wilco, Elliott Smith, Enzo Jannacci e Sinigallia, ma in realtà gode di una
personalità ben definita.
Questa
la si scorge sin dalle prime note di “L'Aldilà”, canzone fra domande
esistenziali scaturite anche al bar. La musica sostenuta dalla chitarra
elettrica attraverso un bel riff riesce ad accalappiare l'ascolto grazie a un
buon motivo melodico, in bilico fra anni '80 e '90.
“Burger
King” è amore al fast-food, l'incontro fra due ex davanti a un'insalata e la
voglia di voler ricominciare. L'andamento solare del ritmo richiama alla mia
memoria materiale del Lucio Battisti era di mezzo; reminiscenze piacevoli.
Il
singolo dell'album s'intitola “Il Computer”, un grido di allarme per la società
messa in pericolo dal forte accrescere della tecnologia alla quale non possiamo
più fare a meno. La cadenza pacata del brano questa volta riporta agli anni '90
quando Radiohead e Porcupine Tree cominciavano a sfornare i primi capolavori.
Il cantautorato è sempre in prima linea, e il pianoforte di Giuliano Dottori
accompagna con eleganza il movimento che soltanto nel finale accresce
d'intensità quasi drammatica.
Non
manca lo Shoegaze preso come stile per accompagnare “Nebbia Bastarda”, dove nel
padano si perdono i pensieri e i ricordi in un umido inverno. I Kozminski più
ruvidi ipnotizzano con un riff circolare di chitarra, canzone fra le più
elettriche di tutto l'album. Ogni pezzo è un tassello preciso di colore
differente, ma è l'insieme a fare meraviglia di sé. Si ritorna al Pop su una
storia che racconta di due sconosciuti impegnati in una fuga notturna: “Verso
Giove”. Il motivo di base è orecchiabile, e non ci si stupisce se già dal primo
ascolto risulta godibile. La ballata è dall'ampio respiro, ossia con aperture
sonore crescenti che si sbottonano strumentalmente a visionarie spazialità. E a
proposito di crescendo, “L'Attesa” si sviluppa proprio su questo modus
operandi. E poi Milano di notte, fra Campari e relazioni scarne attraverso “Rocky
Barbùn” che sottolinea come un evidenziatore lo stile della band ben definito.
Da
Milano a Torino, “Santa Giulia” narra di caffè fuori orario, giardini e un
amore rischioso con quell'andamento gentile sempre presentato dalla chitarra di
Tavecchio. Questo è uno dei brani che ho maggiormente apprezzato, per armonia e
storicità italiana al proprio interno che riguarda sia gruppi che cantautori
dagli anni '70 in poi.
La
routine quotidiana è l'argomento di “QB”, e nella ballata ritorna il pianoforte
per poi giungere alla conclusiva “L'Occhio Del Diavolo”, una elettrica corsa
con la macchina lungo il mare… Ma è soltanto nella fantasia per esorcizzare
seducenti paure.
“Un
Oceano Di Zeri” scorre piacevolmente, senza mai strafare, piuttosto badando al
sodo attraverso delle chiavi di lettura che noi italiani sappiamo ben
riconoscere oltre che esserci affezionati. È uno sguardo alla società, ai
ricordi, alle passioni e per questo si rende utile come un buon amico anche
durante il viaggio di una giornata proprio per non renderla uguale alle altre.
MS.
Versione Inglese:

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