Māyā
- Artifício Fantástico
Bloody
Sound
Genere:
Post-Rock / Psichedelia / Cinematic
Supporto: cd / digital – 2025
Molto
spesso si è adoperato il termine “viaggio” per descrivere l’ascolto di un
disco, nel caso dei debuttanti Māyā, lo è a tutti gli effetti. “Artifício
Fantástico” infatti, sin dalla copertina di Giacomo Giovannetti esprime al
meglio l’intento, un lungo cammino che va dai tropici ai deserti sconfinati,
dalle metropoli notturne alle foreste lussureggianti, il tutto attraverso
generi musicali come Cumbia, Calypso, Dub, Indie Elettronico Ambient e World
Music.
Trattasi
dunque di concept album, fra il desiderio di esplorare, la solitudine e la
condivisione. Si può anche parlare di viaggio interiore, dove la Psichedelia di
fondo conduce durante l’ascolto a un sogno ad occhi aperti.
I
Māyā si formano ad Ancona nel 2022 e sono Michele Alessandrini (batteria),
Francesco Balducci (chitarre, organo synth), e David Cavalloro (basso, synth).
Alessandrini è stato membro di Heat Fandango e Lush Rimbaud, di quest’ultima
band ha fatto parte anche Cavalloro.
Dieci
i viaggi che formano “Artifício Fantástico”, il primo porta il titolo di
“British Columbia”, qui le bellezze esotiche si riflettono nella purezza
dell’acqua marina attraverso un andamento solare e ritmato. La chitarra si
esprime in un loop di accordi in crescendo che lasciano spazio all’inciso
accalappiante.
Ulteriore
serenità e gioia di vivere trasuda in “Calypso Paulo”, una serata gioviale in
cui ballare sulle note di questa canzone dal profumo di mare. Il ritmo
trascinante rimane malgrado una giornata di pioggia battente anche su “Island
Rotoverb”, qui il basso di Cavalloro si lascia andare in un breve assolo.
Freschezza e giocosità al servizio del brano.
Cambio
di scenario in “Bivouac”, il sole batte forte nel deserto, dove un Relly lancia
urla di motori fra le dune. La composizione rispetto quanto ascoltato sino ora
è leggermente più articolata e rilascia sonorità passate, care a band come gli
Apache.
Si
può viaggiare anche restando seduti sul divano, basta chiudere gli occhi e
sognare di trovarsi fra i paesaggi arabi e i fumosi club di Chicago, magia
della musica onirica, quella che ti fa spaziare di luogo in luogo come accade
in “Cristina G.”. Con “Tristeza” cala un velo di oscurità, sembra di trovarsi
in un tramonto nel Grand Canyon coccolati dai suoni delicati della chitarra di
Balducci, il tutto su una base ritmica pacata e rilassante.
Ennesimo
cambio di scenario con “Rainforest Drop”, brano più lungo dell’album con i suoi
quattro minuti e mezzo di ricerca sonora a cavallo del Dub e della Psichedelia.
Esso vuole essere un passaggio nella giungla, dove la pioggia sgocciola
attraverso le foglie. Ho parlato in precedenza di divano, ma può bastare anche
una bella doccia calda per scrollarsi di dosso il caos della vita quotidiana, l’importante
è mettere in sottofondo “Steaming Hot”.
Il
fotografo Sebastiao Salgado è colui che, attraverso la propria arte fatta di
paesaggi mozzafiato, ispira il brano “Sequencia”, qui è la natura a comandare e
la musica di sottofondo ne è colonna sonora.
“Māyā
Manifesto” chiude facendoci ballare, irresistibile nell’incedere dal sentore
Afro. Qui chiaramente è la ritmica a salire in cattedra.
Quest’album
completamente strumentale apre una parentesi nella mente di chi ascolta, un
susseguirsi di piccole emozioni che mutano il nostro stato d’animo rendendolo
sicuramente più solare. C’è bisogno anche dei Māyā per dare un senso gioviale
alla nostra vita. MS
Versione Inglese:

Nessun commento:
Posta un commento