THE
ROOTWORKERS – Don’t Beat A Dead Horse
Bloos
Records
Genere:
Delta Blues / Psichedelia
Supporto: CD / LP / Digital – 2025
Senza
il Blues non saremmo qui oggi a parlare di Rock e di tutto ciò che ne è
derivato. La base inizia dal canto degli afro-americani durante la raccolta del
cotone nei primi del '900, per poi svilupparsi musicalmente grazie anche a
Robert Johnson, sempre nello stesso periodo.
Il
Delta Blues è stato il fattore scatenante che ha visto suddividersi in
differenti ramificazioni, che andranno dal Rhythm 'n' Blues degli anni '40 al
definitivo Rock And Roll dei '50; il resto è storia moderna.
Dunque,
mai dimenticarsi da dove veniamo, e se esistono artisti oggi che ancora si
addentrano in queste sonorità, seppur arricchite da componenti moderne, è più
che positivo! Se poi il Blues si contamina con la Psichedelia, il Garage e il
Soul, allora il risultato diventa molto interessante e trascinante. È questo il
caso dei marchigiani The Rootworkers, formatisi nel 2019 ad Appignano (MC) con
Enrico Palazzesi (voce, chitarra), Andrea Ballante (chitarra), Lorenzo Cespi
(basso), ed Enrico Bordoni (batteria, tastiere). L'esordio discografico risale
al 2022 con l'EP "Attack, Blues, Release"; a seguire, un buon numero
di date live che amalgamano la band, assegnandogli una spiccata personalità e
intesa.
Il
17 ottobre 2025 l'esordio dal titolo "Don’t Beat A Dead Horse", nove
brani compatti e curati in cui i The Rootworkers si gettano nella formula
canzone senza freni inibitori.
Il
titolo dell'album è un'espressione idiomatica americana, dove si consiglia di
non insistere su ciò che oramai non si può più recuperare; qui però il significato
viene capovolto, invece di "arrendersi", si esorta a tirar fuori lo
spirito critico.
Nel
disco, quindi, si tratta di rapporti interpersonali, a iniziare da "Love
Don’t Pay The Rent", dove anche un trasloco diventa un'occasione per
crescere e scoprire nuove amicizie. La voce graffiante di Palazzesi conduce
l'ascolto verso luoghi frequentati da Led Zeppelin, Jack White ed altri ancora.
Il ritmo lento ben si inserisce nel contesto, in cui la chitarra si lancia in
assolo dal sentore vintage. Il crescendo è sicuramente galeotto.
Molto
divertente "Unstoppable Pleasure", soprattutto tanta storia dentro,
un inno a chi ti accompagna nella vita ascoltando Blues, un vero e proprio
tributo. Ruvido e diretto.
"Catfish
Blues" è un pezzo di Robert Petway, bene reinterpretato con forte
personalità. Il Blues in crescendo è contagioso, tanto che convincere la band a
eseguire il brano in tutti i concerti è stato facile. Splendido il botta e
risposta fra le chitarre.
Scende
il ritmo e ci si ritrova in un contesto psichedelicamente onirico in
"Desert", movimento fluttuante con un cantato più sofferto.
Riflessioni esistenziali ben si legano con l'andamento sonoro, dove il basso
ricopre un ruolo rilevante.
Quando
una cosa finisce, c'è sempre un inizio, e va affrontato per le corna. Questa
volta la band in "It’s Gone (And It’s Alright)" si incammina in un
nuovo sentiero, quello del Psych-Reggae, un contesto particolarmente divertente
dove la chitarra elettrica sale in cattedra. Una volta acquisita la
consapevolezza dei propri mezzi, serve personalità per affrontare le vicende
della vita, e i The Rootworkers lo raccontano in "Proud Of My Life (Don’t
Ask Me Why)". Ma la botta giunge con "Not My Cup Of Tea", una
canzone energica dove si alza molta polvere, quella della strada del Mississippi
che va da Memphis a Vicksburg. Una volta giunti alla meta, il meritato riposo;
ma durante il sonno i musicisti vengono colti dagli spiriti del Blues e la
Psichedelia fa ritorno in "Devil On My Bed".
Per
concludere, un vecchio singolo della band rivisitato in chiave Black: Dead
Flower Blues (Alt. Take).
Chi
ha il Blues nel sangue può permettersi di suonare qualsiasi cosa; i The
Rootworkers preferiscono restare relegati alla navicella madre, apportando però
suoni robusti e distorti, prossimi all'Hard Rock. Un disco che non avrà mai
tempo, non invecchierà e non ringiovanirà; sarà per sempre un esempio di Blues!
Complimenti ai The
Rootworkers. MS.
Versione Inglese:


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