DAVID GILMOUR - Luck And Strange
Sony Music
Genere: Virtuoso chitarra
Supporto: cd / lp – 2024
Nel
parlare del chitarrista David Gilmour, si rischia inevitabilmente di cadere nel
retorico, altresì nel banale, tanta è la fama e la magniloquenza espressa nei
lavori eseguiti assieme ai Pink Floyd e nella carriera solista. Credo che
possiamo considerarlo fra i dieci chitarristi Rock più influenti nella faccia
della terra.
Ma
da dove deriva tutta questa sostanza esecutiva? Viene scontato dire dalla
passione per lo strumento del ragazzo di Cambridge sin dai tempi della sua
tenera età, poi dalla personalità comandata a bacchetta dal cuore, non a caso
lo stile è perfettamente riconoscibile grazie alle note sostenute e ragionate,
mai buttate lì a caso. Ma la chiave di lettura di quest’album è quella del
Blues. Avere le basi nella musica Rock, persino in quella moderna, fa
nettamente la differenza, e Gilmour è un vero Bluesman. Apparentemente non
esagera mai, non si getta in inutili elucubrazioni, bensì bada al sodo, e lo fa
con tale verve che una cosa difficile appare addirittura banale. Considerate le
quattro note in croce messe nell’intro del pezzo “Shine On You Crazy Diamond”,
hanno fatto la storia della musica, ma saremo noi veramente capaci di farle
suonare in quella maniera? Ecco un'altra chiave di lettura della musica di
David, le pause, la meditazione fra una nota e l’altra e la melodia diventa
spaziale, eterea, si vola in alta quota.
Con
la fine dei Pink Floyd, Gilmour intraprende il percorso solista senza strafare,
nella sua casa in campagna immersa nel verde e nell’acqua assieme alla sua
numerosa e bella famiglia capitanata da Polly Samson, donna dal
carattere marcato, scrittrice e anche autrice dei testi di questo nuovo album
intitolato “Luck And Strange”.
Tutto
ciò avviene dopo nove anni dall’uscita del precedente “Rattle That Lock”, un
disco che sicuramente non ha lasciato un grande segno nella storia del Rock, ma
che in alcuni momenti si è saputo fare apprezzare con dignità. Quando il nome di
un artista è altisonante, ci si attende sempre un capolavoro, ma sappiamo bene
che dopo una lunghissima carriera, questo è praticamente impossibile, tutto o
quasi si è già dato nel tempo.
In “Luck And Strange” suonano due figli di
David, Romany all’arpa e voce, e Gabriel sempre al microfono.
Difficile
trattenere le lacrime di un fans pinkfloydiano all’ascolto della canzone “Luck
And Strange” (nella versione bonus track registrata durante la jam session),
questo pezzo registrato nel 2007, vede alle tastiere il defunto amico dei Pink
Floyd, Richard Wright. Nei brani la voce è sempre soave, inconfondibile, così l’incedere
ritmico delle canzoni che sanno passare dagli arpeggi acustici meditativi a
stacchi importanti dal risultato enfatico, si sa come l’artista si muove.
Questo
è semplicemente Blues.
Ed
ecco un titolo che fa sobbalzare, “The Piper’s Call”, perché incastonato nella
memoria del titolo di debutto “The Piper At The Gates Of Dawn”, ma musicalmente
non ha nulla a che vedere. In questo singolo transitano schegge sonore
derivanti dal sound Pink Floyd sia metà anni ’70 sia ’90. Assolo finale come
sempre strepitoso. Il tema centrale di tutto l’album è il tempo che passa, l’invecchiamento
e certi riferimenti alla morte, come nella breve strumentale “Vita Brevis”.
“A Single Spark” è semplice, più Pop che
altro, forse meno palpabile degli altri frangenti, anche se contenente l’assolo
di chitarra più lungo del disco. Cover del brano dei The Montgolfier Brothers è
“Between Two Points” cantata da Romany Gilmour, ma per giungere a un vero e
proprio brano Rock, bisogna attendere “Dark And Velvet Nights”, dal classico
incedere Floyd ultimo periodo, nata da una poesia di Polly regalata a David per
l’anniversario del loro matrimonio. Segue “Sings”, dove il mellotron suona lo
stesso tema di “Strawberry Fields Forever” dei Beatles e stranamente privo di
assolo di chitarra.
La
canzone che maggiormente mi ha emozionato è “Scattered”, decisamente dal sound
Pink Floyd, tanti i richiami alla band madre, dallo sgocciolamento delle
tastiere in modalità “Echoes” e le soluzioni in stile “High Hopes”, ma è ancora
una volta l’assolo di chitarra a farmi alzare il pelo sulle braccia (chi ha
detto “Comfortably Numb”?).
Quando
si è grandi, ci sono sempre i “fenomeni” che ti aspettano al varco per dirti di
ritirarti, che le idee sono finite, che la musica è sempre la stessa, e tanti
altri mille motivi a vanvera, salvo poi gli stessi idolatrare artisti
semisconosciuti di una pochezza imbarazzante. Ecco, io NON mi rivolgo a questi
Brancaleone del Rock, tanto non serve, piuttosto a chi ama semplicemente
ascoltare la musica: “Luck And Strange” è un album gradevole, ben confezionato oltre
che ottimamente suonato, dai riflessi antichi e moderni. Per chi ama il tocco
di Gilmour c’è solo di che godere. La capacità è quella descritta, ossia di far
passare semplice ciò che non lo è, ma Gilmour non ha bisogno di una recensione
di Massimo Salari, per cui…Ho già detto troppo. MS
Versione Inglese:
Ottimo lavoro come sempre! Bravissimo Massimo !!!!
RispondiEliminaGrazie mille Paolo!
Elimina