Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
domenica 18 aprile 2021
giovedì 15 aprile 2021
Marco Sonaglia
MARCO SONAGLIA – Ballate Dalla
Grande Recessione
Vrec / Audioglobe distribuzione
Genere: Cantautore
Supporto: cd – Spotify – 2021
Oramai
Marco Sonaglia è un nome radicato nel mondo del cantautorato italiano, quello
più impegnato come soleva essere negli anni ’70 nel momento del massimo
splendore. Chi non dovesse essere ancora a conoscenza della musica del
cantautore marchigiano, è consigliabile iniziare l’approfondimento a partire dal
suo primo album “Il Pittore E’ L'unico Che Sceglie I Suoi Colori” del 2012, e a
seguire l’ottimo “Il Vizio Di Vivere” (2015).
Sonaglia
è sempre attento al sociale, al folk, agli avvenimenti storici e con una
cultura al riguardo davvero invidiabile, si supporta di influenze artistiche
derivanti da musicisti quali Francesco Guccini, Fabrizio De Andrè, Nomadi, Modena City Ramblers, Claudio Lolli, Massimo
Bubbola, The Gang e molti altri ancora, in breve la crema del parterre in
questione. Infatti vado a sottolineare che il cantautore ed insegnante Marco
Sonaglia apre nella sua carriera anche i concerti di Claudio Lolli, Massimo
Bubola e Modena City Ramblers.
In
questo interminabile periodo restrittivo il settore musicale è quello che ha
subito più danni dalla pandemia, forzando l’arresto delle esibizioni live e
presentazioni varie. Una condizione davvero penalizzante e proibitiva per chi
ne fa un mestiere e deve pur vivere, dire anche che in tempi migliori non è che
si sia mai navigato in grandi mari. Tuttavia questa condizione porta molti
artisti, cantautori in primis, a riflettere e creare nuovo materiale con
relativa calma e maggiore ponderatezza, approfondendo al meglio argomenti seguendo
con attenzione gli avvenimenti quotidiani. Si può con certezza affermare che
per fortuna questa pandemia giunge in un momento di buona levatura tecnologica,
dove internet comunque sia ci tiene uniti ed in contatto, questo anche per
presentare e vendere nuovi dischi. Ma non è tutto oro quello che luccica,
questa snervante situazione “di reclusione” porta ad un inevitabile mutamento
mentale sino a mostrare un lato differente del nostro essere, quello che non ti
aspetti, aggressivo, basato su una crescita esponenziale dettata soltanto da
informazioni sbagliate lette qua e là nella suddetta tecnologia mediatica. Un
divenire “leone da tastiera” spaventato da tutto ciò che è potenzialmente
dietrologia rendendo l’individuo insicuro e quindi aggressore prima di aggredito.
Ed ecco che un cantautore sagace e pungente, analizzatore di fatti come
Marco Sonaglia ne trae ispirazione creando “Ballate Dalla Grande Recessione”,
perché di questo si sta trattando: Recessione.
L’album
è anticipato dal singolo “Primavera A Lesbo”, una ballata in stile francese con
la collaborazione del suo amico Salvo Lo Galbo, giornalista e poeta. Nel disco
suonano Paolo Bragaglia (tastiere ed elettronica), Julius Cupo (violoncello) e quindi
Marco Sonaglia (voce e chitarra), mentre i testi sono scritti da Salvo Lo
Galbo.
Dieci
le ballate contenute, ad iniziare proprio da “Primavera A Lesbo”, dove il
cantante da voce a migliaia di profughi maltrattati e pestati che fuggono
nell’isola dai bombardamenti delle dittature baathiste e panturchiste. Qui
vengono falciati anche dalla morte per denutrizione sotto lo sguardo
indifferente (e complice) del mondo. Arpeggio malinconico e voce perentoria,
una sferzata a questo sistema malato dove i musicali anni ’70 sembrano
risiedere ancora nel quotidiano. La descrizione dei fatti è quantomeno
chirurgica, tanto da far trovare l’ascoltatore partecipe con la fantasia nei
luoghi narrati.
In
ambienti sociali come questi descritti nel disco, non possono mancare neppure i
riferimenti a Cuba, al capitalismo durante e dopo Castro, argomenti sempre cari
a questo tipo di cantautorato in senso generale. Il brano è reso
particolarmente folk grazie all’uso dell’armonica a bocca. Una ballata è
dedicata a Stefano Cucchi (“Ballata Per Stefano”) ed il suono diviene
maggiormente duro grazie alla chitarra elettrica distorta, come una lama
scalfisce sotto le parole sottolineandole. La musica è solo un evidenziatore ai
testi anche per “Ballata Per Claudio”, essenziali note malinconiche gettate giù
in diretta nel giorno della morte del grande cantautore Lolli. Un omaggio
sentito da parte di Sonaglia ad un collega a cui deve moltissimo. “Ballata
Della Vecchia Antropofoga” narra della società capitalistica e del suo
cannibalismo, l’artista è immerso in questa descrizione sociale dove una
riflessione è quantomeno obbligatoria.
Ritorna
la ballata per la memoria, “Ballata Per Una Ballerina” questa volta rivolta
alla ventiseienne Lola Horovitz prigioniera deportata
nel campo di concentramento di Auschwitz dove decide di morire combattendo.
Mimmo Lucano è il destinatario per la “Ballata Dello Zero”, mentre “Ballata Per
Sacko” dona voce all’ingiustizia per l’uccisone avvenuta nel 2018 di Sacko Soumaila, sindacalista e bracciante
che cerca di dare giaciglio ai suoi colleghi in un deposito abbandonato, una
triste storia che non ha mai ricevuto giusta luce su di se. Altra morte importante,
anche se qui vista in maniera metaforica, è quella dell’articolo 18, in
“Ballata Dell’Articolo 18” l’argomentazione viene gestita in versione valzer.
La conclusiva “La mia Classe” è un amara considerazione sull’attuale classe
operaia, solo ombra di se stessa. La recessione.
Per
fortuna anche nel 2021 esistono artisti che portano alta la bandiera della
cultura nel cantautorato italiano, quelli che ci fanno pensare, riflettere e
capire.
“Ballate Dalla Grande
Recessione”, quando la musica diventa una macchina fotografica. MS
sabato 10 aprile 2021
GiuliaLuz
GIULIALUZ – Cambio Canale
Music Force / Egea Music
Genere: Cantautore
Supporto: cd – 2021
E’
bello incontrare nuovi artisti che si affacciano nel mondo del cantautorato, la
musica italiana ne ha bisogno, soprattutto in questo momento di stallo creativo
dove tutto sembra essersi standardizzato.
Con
“Cambio Canale” si fa la conoscenza di una cantante romana che ha alle spalle
un lungo periodo di onorevole gavetta, GiuliaLuz. La musica polifonica è una delle passioni, i
cori fanno parte del suo background culturale. Prima di tutto lo studio, la
cantante frequenta la Scuola Di Teatro e Musical diretta da Giampiero Ingrassia
per poi passare a differenti stage tra cui il “Musical Theatre Masterclass
Weekend” dell’American Musical Theatre Academy London. Poi passa alla scena
artistica romana proponendo pezzi propri a spettacoli teatrali fino partecipare ad alcuni musical. Non
mancano esperienze live nei locali grazie al progetto in duo, voce e chitarra
esibito sempre a Roma cantando cover di brani italiani. A seguire dal 2015 al
2020 è corista e voce anonima in molti altri progetti musicali italiani. La
gavetta come dicevo è molta e l’artista oggi si sente matura per una
esposizione nazionale.
Dietro
a GiuliaLuz c’è l’importante apporto sia produttivo che compositivo del
cantante e produttore Aleco, punta di diamante della Music Force. Il risultato
dunque è “Cambio Canale”, un disco composto da otto brani accompagnati da un
libretto interno curato, solare e colorato, contenente testi e informazioni
varie come un disco richiede.
La
solarità è ben riposta anche nella musica, lo si evince subito dall’ascolto di
“Oggi Mi Chiamo Giulia”, orecchiabile, diretta e intensa come solo noi italiani
sappiamo caricare. La voce di GiuliaLuz è bella per pulizia, equilibrata in
tutte le tonalità che variano da basse ad alte con sorprendente semplicità. Non
da meno l’importanza dell’interpretazione, qui supportata della voce di Aleco.
Un brano molto sentito dagli autori e il risultato si dimostra contagioso. La
cantante è immersa nel cantautorato italiano classico, quello che si distingue
al mondo per le dolci melodie con le quali viene strutturato. Amore per la
musica e voglia di trasmettere emozioni anche per la title track “Cambio
Canale” e guardate che scrivere canzoni melodiche non è semplice per niente
perché serve sia cultura che sensibilità, due fattori indissolubili se si vuole
giungere ad un risultato perlomeno apprezzabile.
Più
sbarazzina “Flirt”, aggressiva al punto giusto accompagnata da buoni
arrangiamenti di tastiere, qui GiuliaLuz è sempre a suo agio a dimostrazione
che la gavetta passata è stata metabolizzata in tutto e per tutto. Tornano le
arie toccanti in “Sembra Assurdo”, altra canzone che riesce a narrare storie d’amore
con sentimento e sincerità. “Sale Addosso” è il pezzo più breve dell’album con la
durata di due minuti e mezzo, qui
ritorna la giocosità solare, il mare, la spiaggia e la voglia di
ballare, il brano potrebbe benissimo risiedere nella discografia di Alex
Britti.
“Sempre
Unico” è un'altra vetrina per la voce di GiuliaLuz, tutte le caratteristiche
sono messe in luce. Gradevole anche il breve assolo di chitarra elettrica verso
il finale.
Ritorna
Aleco in “Due Cose” mentre il disco si chiude con “Ballata Del Mare”, elemento
fulcro della musica di GiuliaLuz.
In
effetti si ha bisogno di mare, di sole, di fuggire dalla realtà e scappare
dalla reclusione che questo maledetto periodo storico ci impone. “Cambio
Canale” è assolutamente un momento in cui possiamo evadere e finalmente
sorridere, fino a sentire i raggi del sole scaldarci la pelle. Musica
contagiaci! MS
venerdì 9 aprile 2021
Nuovo album per Mirko Jymi
MIRKO JIMI Artista a 360 gradi
Ricevo dall'artista la seguente news:
Salve Amici Questo è il mio nuovo CD Moments of Reflection New, scritto arrangiato e registrato tra Roma, e Salvador De Bahia, Sao Paulo, Brasile. Un album differente dal Planets, con questo album ho voluto riabbracciare il prog anni 70- 80-90 fino ad oggi. Ma nell'album non mancano brani Ambient, Jazzrock che sono le mie radici. E che da tempo porto avanti nei miei progetti musicali. L'album uscirà in versione Digipack stampa Brasiliana. E poi spero per fine anno di stampare una tiratura in Vinile.
Qui il nuovo video:
domenica 4 aprile 2021
Khadavra
KHADAVRA - Hypnagogia
Black Widow Records
Genere: Psychedelic/Space Rock
Supporto: 2lp - 2019
Il
Mellotron, tastiera dalla personalità importante, un suono che ti getta
immediatamente dentro gli anni ’70, il tempo si piega su se stesso mentre la
fantasia di chi ascolta riesce anche a captare gli odori dei momenti vissuti.
Si, perché la musica ha anche questa capacità, di farti rivivere le sensazioni passate
come se fossero presenti in questo istante, magari ascoltando ad occhi chiusi.
Durante
si presentano luoghi, azioni, sapori e tutto quello che la musica riesce a
narrarti.
Il
sound del Progressive Rock scandinavo è ben definito, con una storia alle
spalle davvero importante, i Khadavra sono svedesi e pur essendo una band odierna
fondatasi negli anni ‘2000 ha nel proprio bagaglio culturale la storia passata,
mista fra Psichedelia e Prog, un connubio fra Pink Floyd e King Crimson. Questo
è nelle caratteristiche di moltissime altre band svedesi, il sound è subito
riconoscibile, grazie alle atmosfere oscure che molto spesso accompagnano le
note, ma come sempre sono circondate da grandi melodie.
Il
cantato in lingua madre rende l’ascolto leggermente più ostico, ma in realtà
trattasi soltanto di brevi episodi in quanto la musica è la protagonista
principale dell’intero disco. “Hypnagogia” è il secondo album della band dopo
il buon esordio del 2014 intitolato “A True Image Of The Infinite Mind”.
Il
gruppo è formato da Sebastian Eriksson (chitarra, sitar, didgeridoo, voce),
Nils Erichson (tastiere, organo da chiesa, pianoforte, chitarra, voce), Jón
Klintö (basso, corno francese) e Alexander Eriksson (batteria, percussioni,
marimba, voce). L’artwork di Sebastian Eriksson è davvero bello, Psichedelico
il giusto per rappresentare al meglio la musica contenuta nel disco. Il doppio
lp è gatefuld e ha al proprio interno un pregevole libretto con tanto di foto,
testi e disegni, anche il look della band getta l’ascoltatore indietro nel
tempo, capelli lunghi compresi (escluso il caso del tastierista Nils). E’ bello
nel 2021 incontrarsi ancora in vinili curati nei particolari e devo dire anche
nel suono che rispecchia in tutto e per
tutto quello degli anni ’70. I brani contenuti sono sei, fra mini suite e
composizioni medio lunghe.
Viene
naturale fare il paragone con band del calibro di Anglagard, Sinkadus, oppure
con i storici Trettioariga Kriget per chi li conoscesse (altrimenti consiglio
di rimediare), eppure i Khadavra hanno una magia tutta loro pur avendo molti
punti in comune con le band ora citate. Ecco, forse il termine più appropriato
è “magia”, quella che scaturisce ogni volta che un suono ti tele trasporta e aiuta
far sognare.
Non
esiste all’interno dell’intero album un brano più importante dell’altro, questo
a conferma della compattezza qualitativa delle composizioni. Se dovessi
scegliere a mio gusto personale forse nominerei “Down The Rabbithole” nei suoi
dieci minuti di Space Prog.
Esiste
sempre la musica che sa toccarti dentro, che ti fa vibrare con le proprie corde
in ogni periodo della nostra esistenza, e qui chiudo come ho aperto, grazie
soprattutto al Mellotron, strumento magico che ti rigetta addosso quintali di suoni
magniloquenti, ma tutta la band è ad alti livelli sonori, basti pensare che all’interno
ci sono anche assolo di batteria e addirittura il sitar!
Complimenti
alla ligure Black Widow Records per l’attenzione che mette nella ricerca di
gruppi più o meno underground, una scommessa che riempie il cuore dei fans di
gioia, perché il piacere del bello significa che anche oggi esiste, grazie a
Dio. MS
Iscriviti a:
Post (Atom)