Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
lunedì 30 settembre 2024
Zolder Ellipsis
ZOLDER ELLIPSIS – Il Libro Dei Tropi
ZOLDER ELLIPSIS – Il Libro Dei Tropi
domenica 29 settembre 2024
Faro
FARO – Nu-Man
Andromeda Relix
Distribuzione: Ma.Ra.Cash
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd / Digital– 2024
Il
genere Metal Progressive sta donando agli ascoltatori differenti soluzioni, non
più soltanto relegate ai maestri Dream Theater o Queensryche, tanto per restare
nel continente delle origini, bensì muta in differenti stili e forme. Ciò
accade in tutto il mondo grazie alla contaminazione di generi apparentemente
incongruenti, c’è chi osa di più e chi meno, tuttavia si denota una volontà di
spostare le coordinate di questo DNA. Il discorso è valido anche per l’Italia,
sempre attenta a ogni tipo di fenomeno, anche il più intricato.
Il
caso dei Faro non esula da questo preambolo, pur avendo loro alle spalle due
album apprezzati da critica e pubblico, il duo Rocco De Simone (voce, tastiere)
e Angelo Troiano (chitarra, tastiere) aprono il proprio stile a nuove
soluzioni. Questo è l’approccio giusto per entrare a pieno merito nel termine
Metal Progressive, ossia cercare sempre qualcosa di differente, suonare ciò che
si sente al momento e per il proprio piacere.
Il
progetto nasce fra Chieti e Pescara nel 2007 da un’idea di De Simone,
inizialmente trio, oggi lo troviamo in duo con la presenza di altrettanti
special guest, Giacomo Pasquali (basso), e Andrea Giovannoli (batteria).
“Nu-Man” è il titolo del nuovo album formato da ben quattordici canzoni, tutte
della durata media di quattro minuti per oltre un’ora di musica. Il concetto
approcciato per la stesura dei brani riguarda un viaggio nella nostra epoca in
cui le incertezze e le speranze si alternano portando l’essere umano al centro
della vita. Un nuovo essere ibrido e super tecnologico incapace di provare
emozioni, ma perfetto sotto altri punti di vista. Così descrivono i Faro al
riguardo: “L’Umanesimo lentamente lascia il posto al Transumanesimo. Siete
pronti per entrare in una nuova epoca?”. Noi si, per questo facciamo partire la
prima traccia intitolata “Isaac”. In essa si manifestano immediatamente le
sonorità dure che lasciano spazio a elementi di quiete, come il Metal Prog
insegna. Gli arrangiamenti elettronici donano all’insieme ampiezza sonora. Le
atmosfere spaziano dal malinconico alla pacatezza, approfondite dallo stile
canoro di De Simone, ponderato oltre che gotico nell’approccio, un esempio giunge
da “Crystal Cage”. Immaginate i Depeche Mode fare Heavy Metal e otterrete
“Paradox”, con qualche scheggia di Queensryche. I quasi tre minuti di “Inside”
sono introspettivi oltre che curati nelle coralità vocali. Il disco scorre
senza troppi momenti di stanca, la sezione ritmica apporta interessanti
passaggi su cui soffermarsi, sempre precisi e mai banali.
“Cradle”
ha la carta vincente nella strofa, sostenuta dalla scelta vocale, “Protective”
invece osa di più con le armonie della chitarra mentre il doppio pedale fa
comparsa al servizio della potenza. Altra prova della malleabilità della voce
di De Simone proviene da “Knots”, canzone ricca di sfumature armoniche di
facile presa emotiva. La dolcezza di “The Mirror” si affaccia nel sound più
moderno del genere con eleganza per poi lasciare spazio a “Appearances”,
canzone più vicina al significato del termine stesso. Lo stile Faro a questo
punto è ben definito e personale. “Blow” è movimento lento nello spazio, mentre
“Room 39”è ispirata da una bella donna di nome Virginia. ”Red Thread” non si
discosta da quanto ascoltato in precedenza, così “Human”. Conclude “Touch” con
classe.
Questo
Progressive Metal non è del tutto scontato, pur non avendo all’interno passaggi
complessi è una via di mezzo che probabilmente potrebbe avvicinare un nuovo
pubblico a questo genere che prosegue il proprio cammino verso il futuro. MS
FARO - Nu-Man
Andromeda Relix
Distribution: Ma.Ra.Cash
Genre: Progressive Metal
Support: cd / Digital- 2024
The Metal Progressive genre is giving listeners
different solutions, no longer just relegated to the masters Dream Theater or
Queensryche, just to stay on the continent of origins, but mutating into
different styles and forms. This is happening all over the world thanks to the
contamination of seemingly incongruent genres; there are those who dare more
and those who less, nevertheless there is a willingness to shift the
coordinates of this DNA. The argument also applies to Italy, which is always
attentive to all kinds of phenomena, even the most intricate.
The case of Faro is not exempt from this preamble,
although they have two critically and publicly appreciated albums behind them,
the duo Rocco De Simone (vocals, keyboards) and Angelo Troiano (guitar, keyboards)
open their style to new solutions. This is the right approach to enter fully
into the term Metal Progressive, that is, always looking for something
different, playing what you feel at the moment and for your own pleasure.
The project was born between Chieti and Pescara in
2007 from an idea of De Simone, initially a trio, today we find him as a duo
with the presence of as many special guests, Giacomo Pasquali (bass), and
Andrea Giovannoli (drums). “Nu-Man” is the title of the new album consisting of
no less than fourteen songs, all with an average duration of four minutes for
more than an hour of music. The concept approached for the writing of the songs
concerns a journey through our era in which uncertainties and hopes alternate
bringing the human being to the center of life. A new hybrid and
super-technological being incapable of feeling emotions, but perfect in other
respects. This is how Lighthouse describes it, “Humanism slowly gives way to
Transhumanism. Are you ready to enter a new era”? We are, which is why we play
the first track entitled “Isaac.” In it, the harsh sounds are immediately
apparent, giving way to elements of stillness, as Metal Prog teaches.
Electronic arrangements give the whole sound amplitude. Atmospheres range from
melancholy to quiet, deepened by De Simone's singing style, thoughtful as well
as gothic in approach, an example comes from “Crystal Cage”. Imagine Depeche
Mode doing heavy metal and you get “Paradox”, with some splinters of
Queensryche. The nearly three minutes of “Inside” are introspective as well as
carefully crafted vocal choruses. The record flows without too many tired
moments, the rhythm section bringing interesting passages to dwell on, always
precise and never dull.
“Cradle” has the trump card in the verse, supported by
the vocal choice, ‘Protective’, on the other hand, dares more with guitar
harmonies while the double pedal makes an appearance in the service of power.
More evidence of the malleability of De Simone's voice comes from “Knots”, a
song rich in harmonic nuances of easy emotional grip. The sweetness of “The
Mirror” enters the more modern sound of the genre with elegance and then gives
way to “Appearances”, a song closer to the meaning of the term itself. Faro's
style at this point is well defined and personal. “Blow” is slow movement in
space, while ‘Room 39 ’is inspired by a beautiful woman named Virginia. “Red
Thread” does not deviate from what has been heard before, so does ”Human”.
“Touch” concludes with class.
This Progressive Metal is not entirely predictable,
while not having complex passages within it is a middle ground that could
probably bring a new audience closer to this genre as it continues its journey
into the future. MS
sabato 28 settembre 2024
JC Cinel
JC
CINEL – Where The River Ends
Andromeda
Relix
Distribuzione:
Black Widow Records
Genere: Virtuoso – Hard Rock
Supporto: cd – 2024
Nell’underground
italico esistono band di buona fattura, che nulla hanno da invidiare a certe
straniere. Non tutte però ricevono la giusta attenzione, ma alcune si, una di
queste si chiama Wicked Minds, dove JC Cinel ne è il chitarrista.
Autore,
cantante, esecutore, JC Cinel è poliedrico sia nell’approccio compositivo sia
stilistico, abbracciando differenti stili che variano dall’Hard Rock al Prog
passando per il sound orientale.
“Where
The River Ends” è il quarto album da solista e l’ottavo in carriera se
consideriamo i Wicked Minds e la Jimi Barbiani Band. Sono serviti ben sette
anni per realizzare queste dodici canzoni, dentro tutta l’anima e l’amore di JC
per la musica in generale e soprattutto una vetrina per la cura dei particolari
che impreziosiscono ogni singolo brano.
Il
cantato ricopre il punto centrale del progetto, ben studiato e armonico, ma è
la musica a far parlare i fatti. Con lui suonano diversi ospiti, Davide Dabusti
(chitarra), Andrea Toninelli (chitarra), Daniele Tosca (basso), Marco Lazzarini
(batteria), Marcello Baio (batteria), Roberto Tassone (batteria), Paolo
“Apollo” Negri (tastiere), e Gianni Grecchi (basso).
“City
Lights” trasmette energia solare mista a polvere, quella della strada in cui
questa musica prende vita, magari in America. Non distante il concetto per
“Oblivion”, un ritmo che farà la gioia degli estimatori di band come Led
Zeppelin e Uriah Heep. Spazio anche per il sound Lynyrd Skynyrd con “Feel Like
Prisoners”. La ricerca strutturale viene a galla attraverso
“Mindmaze/Red-Handed”, un brano che si apre con arpeggi di chitarra per poi
passare all’elettrico con eleganza.
C’è
anche profumo di passato fra le note, non invasivo ma presente, e poi i riff
che ti entrano in testa, quelli che ogni rocker vuole sentire quotidianamente.
Si può ballare in “Asylum 22”, un macigno sonoro ruffiano e intrigante come una
bella donna che ti fa le moine. Qui i Led Zeppelin sono in cattedra.
Il
brano più lungo dell’album con i suoi quasi nove minuti s’intitola “Burning
Flame”, ammaliante e a tratti folclorico. I cambi di ritmo hanno la capacità di
far volare il tempo, quasi vorremmo non terminassero mai, un poco come succede
con alcune suite nel Progressive Rock. Si torna all’Hard Rock tradizionale con
“How Far We Shine” e non manca neppure la scena per le doti balistiche di JC
Cinel, i tre minuti acustici di “Karakal (Lost In Shangri.la)” sono una
finestra per il cuore.
C’è
l’Hard & Blues e giunge nella semi ballata “Strangers”, una cura per la
melodia davvero notevole. Funzionale anche il ritornello. Effetti aprono “Thank
God I Was Alone”, pezzo adrenalinico, dove la voglia di un whiskey parte in
automatico.
Martellante
“Wich Side Are You On” ed è fra i frangenti più duri dell’album che si conclude
con la title track di otto minuti “Where The River”, una vera gemma sonora che
fa da riassunto alla carriera di quest’artista da seguire anche in tour che
vedrà toccare oltre il nostro paese, anche la Francia, il Belgio, e l’Olanda.
E’
bello imbattersi nel 2024 in un album come questo, perché lascia acceso
l’interesse su questo genere che oltre essere immortale è altresì positivo. MS
JC CINEL - Where The River Ends
Andromeda Relix
Distribution: Black Widow Records
Genre: Virtuoso - Hard Rock
Support: cd - 2024
In the Italian underground there are some good bands,
which have nothing to envy to some foreign ones. However, not all of them
receive the proper attention, but some do; one of them is called Wicked Minds,
where JC Cinel is the guitarist.
Author, vocalist, performer, JC Cinel is multifaceted
in both compositional and stylistic approach, embracing different styles
ranging from Hard Rock to Prog via Eastern sound.
“Where The River Ends” is his fourth solo album and
the eighth in his career if we consider Wicked Minds and the Jimi Barbiani
Band. It took a good seven years to make these twelve songs, inside all JC's
soul and love for music in general and above all a showcase for the attention
to detail that embellishes each song.
The singing covers the central point of the project,
well-researched and harmonious, but it is the music that does the talking.
Several guests play with him, Davide Dabusti (guitar), Andrea Toninelli
(guitar), Daniele Tosca (bass), Marco Lazzarini (drums), Marcello Baio (drums),
Roberto Tassone (drums), Paolo “Apollo” Negri (keyboards), and Gianni Grecchi
(bass).
“City Lights” conveys solar energy mixed with dust,
that of the street where this music comes to life, perhaps in America. Not far
off is the concept for “Oblivion”, a rhythm that will delight admirers of bands
like Led Zeppelin and Uriah Heep. Space is also made for the Lynyrd Skynyrd sound
with “Feel Like Prisoners”. Structural research comes to the surface through
“Mindmaze/Red-Handed”, a song that opens with guitar arpeggios and then
elegantly switches to electric.
There is also a scent of the past among the notes,
unobtrusive but present, and then the riffs that get into your head, the ones
every rocker wants to hear daily. You can dance along to “Asylum 22”, a sonic
boulder as pandering and intriguing as a beautiful woman mooning you. Here Led
Zeppelin is in the cathedra.
The longest track on the album at nearly nine minutes
is titled “Burning Flame”, bewitching and at times folkloric. The tempo changes
have the ability to make time fly, almost wishing they would never end, a
little like what happens with some suites in Progressive Rock. It's back to
traditional Hard Rock with “How Far We Shine”, and there's no shortage of scene
for JC Cinel's ballistic prowess either; the three-minute acoustic “Karakal
(Lost In Shangri.la)” is a window to the heart.
There is Hard & Blues and it comes in the
semi-ballad “Strangers,” a truly remarkable care for melody. The chorus is also
functional. Effects open “Thank God I Was Alone”, an adrenaline-fueled piece
where the craving for a whiskey starts automatically.
Hammering “Wich Side Are You On” and it is among the
hardest bangs of the album that ends with the eight-minute title track “Where
The River”, a true sonic gem that sums up this artist's career to follow also
on tour that will see besides our country, also touch France, Belgium, and
Holland.
It is good to come across an album like this in 2024,
because it leaves the interest in this genre that besides being immortal is
also positive. MS
venerdì 27 settembre 2024
Odessa
ODESSA
– Stazione Getsemani XXV
Lizard
Records – Open Mind
Distribuzione:
Ma.Ra.Cash Records
Genere:
Hard Prog
Supporto: cd – 2024
Recensire
gli Odessa per me è sempre una grande emozione, perché li ho seguiti sin dai
primi passi avvenuti nel 1998, e vederli crescere in maniera esponenziale è un
piacere davvero forte. La band di Lorenzo Giovagnoli nel tempo è stata avara di
realizzazioni, solo tre album sino a oggi, ma tutte di estrema qualità. L’Hard
Prog proposto è valorizzato dalla splendida voce di Lorenzo, il quale molto
spesso si eleva su alte vette, tentando approcci prossimi a Demetrio Stratos
(Area). Il debutto discografico porta proprio il titolo di “Stazione Getsemani”
(Mellow Records) ed è del 1999, seguono “L’Ultimo Giorno” (2009 – Lizard
Records) e “L’Alba Della Civiltà” (2022 – Lizard Records). Interessante
l’attività live della band che vede toccare nazioni come la Francia, il Messico
nonché una collaborazione con Ian Paice dei Deep Purple, oltre che molte date
in Italia.
Rispetto
all’esordio, gli Odessa hanno una formazione differente, oggi composta da Lorenzo
Giovagnoli (voce e tastiere), Giulio Vampa (chitarra e cori), Valerio De
Angelis (basso e cori), Marco Fabbri (batteria e cori), e Gianluca Milanese (flauto).
Per i venticinque anni del debutto “Stazione Getsemani” giunge a Marina
Montobbio l’idea di far risuonare il disco alla band, e Giovagnoli non si fa
pregare due volte, vista la nuova line up e l’esperienza annosa alle spalle. Tutto è curato nei minimi particolari,
compresa la splendida copertina tratta dalla tela di Silvano Braido intitolata “Indifferenza
Per La Crocifissione”. Il libretto interno è impreziosito dalle belle foto
realizzate da Francesco Renne.
Quando
l’artwork si fonde con la musica, diventa un valore aggiunto al prodotto
finale, l’associazione immagine/band sono una formula rodata che ha condotto
spesso a miti temporali. E’ un sistema che moltissime band hanno portato avanti
negli anni, e aggiungo anche con giusta causa.
Da
rilevare lo sforzo professionale di Giorgio Brugnone per il mix finale e Loris
Furlan per la riuscita del prodotto.
Spetta
a “Esilio” a far sentire la freschezza apportata alla nuova veste, mentre la
voce di Giovagnoli sembra maturare ulteriormente. Il sound ha il suo tiro
vintage, spezzato dall’intermezzo Jazz dove è impossibile mantenere fermo il
piede. Ogni strumento è protagonista in un modo o in un altro, a conferma
dell’amalgama raggiunta. Il solo di chitarra di matrice Gilmour (Pink Floyd) è
ficcante, mentre il flauto non è altro che la ciliegina sulla torta. Tanta
storia in poco più di cinque minuti.
La
tecnica fuoriesce prepotentemente in “Di Buio E Luce (Pt1)”, da ascoltare con
attenzione in tutti i passaggi umorali. Nel disco ci sono richiami al passato,
due classici immortali del Prog Italiano, “Alzo Un Muro Elettrico” dei Rovescio
Della Medaglia e “Caronte” dei Trip, entrambi riveduti con forte personalità. Personalmente
il brano che ho apprezzato di più è “L’Incontro (Stratosfera, L’Angelo)”, con
l’intro da brivido a ricordare Demetrio Stratos.
Questa
nuova veste è una chicca che nessun amante del Prog classico deve mancare, se
consideriamo poi che di per se l’originale è già un’opera intensa.
Come
dice Lorenzo Giovagnoli: “Solo la bellezza potrà salvarci dall’orrore dei nostri
giorni”, è vero e sottolineo. Godiamoci quindi “Stazione Getsemani XXV”, perché
aiuta a farci stare bene. MS
ODESSA – Stazione Getsemani XXV
Lizard Records - Open Mind
Distribution: Ma.Ra.Cash Records
Genre: Hard Prog
Support: cd - 2024
Reviewing Odessa for me is always a great emotion,
because I have followed them since their first steps occurred in 1998, and to
see them grow exponentially is a really strong pleasure. Lorenzo Giovagnoli's
band over time has been stingy with accomplishments, only three albums to date,
but all of extreme quality. The proposed Hard Prog is enhanced by the splendid
voice of Lorenzo, who very often rises to high heights, attempting approaches
close to Demetrio Stratos (Area). The debut record bears the very title of “Stazione
Getsemani” (Mellow Records) and was released in 1999, followed by “L'Ultimo
Giorno” (2009 - Lizard Records) and “L'Alba Della Civiltà” (2022 - Lizard
Records). The band's live activity is interesting, with the band touching
nations such as France, Mexico as well as a collaboration with Ian Paice of
Deep Purple, as well as many dates in Italy.
Compared to the debut, Odessa has a different lineup,
now consisting of Lorenzo Giovagnoli (vocals and keyboards), Giulio Vampa
(guitar and backing vocals), Valerio De Angelis (bass and backing vocals),
Marco Fabbri (drums and backing vocals), and Gianluca Milanese (flute).
For the twenty-fifth anniversary of the debut
“Gethsemane Station” comes Marina Montobbio's idea to make the band resonate
with the record, and Giovagnoli doesn't beg twice, given the new line up and
the years of experience behind it.
Everything is taken care of down to the last detail, including the
stunning cover artwork taken from Silvano Braido's canvas entitled “Indifferenza
Per La Crocifissione”. The inner booklet is embellished with beautiful photos
taken by Francesco Renne.
When the artwork merges with the music, it becomes an
added value to the final product, the image/band association are a proven
formula that has often led to time myths. It is a system that many bands have
carried on over the years, and I would add with just cause.
The professional effort of Giorgio Brugnone for the
final mix and Loris Furlan for the success of the product should be noted.
It's up to “Esilio” to make the freshness brought to
the new look, while Giovagnoli's voice seems to mature further. The sound has
its vintage pull, broken up by the Jazz interlude where it is impossible to
keep your foot still. Every instrument is a protagonist in one way or another,
confirming the amalgam achieved. The Gilmour-esque (Pink Floyd) guitar solo is
punchy, while the flute is nothing but icing on the cake.
So much history in just over five minutes.
The technique comes out powerfully in “Di Buio E Luce
(Pt1)”, to be listened to carefully in all the mood passages. There are
callbacks to the past in the album, two immortal classics of Italian Prog,
“Alzo Un Muro Elettrico” by Rovescio Della Medaglia and “Caronte” by Trip, both
revised with strong personality. Personally, the track I enjoyed the most is
“L'Incontro (Stratosfera, L'Angelo)”, with the chilling intro reminiscent of
Demetrio Stratos.
This new version is a treat that no lover of classic
Prog should miss, if we then consider that in itself the original is already an
intense work.
As Lorenzo Giovagnoli says, “Only beauty can save us
from the horror of our days,” is true and I emphasize. So let us enjoy “Stazione
Getsemani XXV,” because it helps to make us feel good. MS
mercoledì 25 settembre 2024
Yang
YANG
- Rejoice!
Cuneiform
Records
Genere:
Heavy Prog
Supporto: digital / cd – 2024
C’è
modo e modo di approcciare alla musica.
I
gusti personali sono inconfutabili, piuttosto potremmo approfondire l’argomento
“qualità” per ore ed ore perché qualsiasi sia il genere musicale ascoltato,
bisogna avere l’obbiettività e la cultura per entrarne nei contesti per poterlo
giudicare. La musica non serve soltanto per distrarre, far ballare, o da
sottofondo. Capisco bene che diventa anche irritante cercare di focalizzare uno
stile in un determinato genere, ma per chi scrive recensioni questo è utile
oltre che inevitabile a far comprendere al lettore (che non sta ascoltando), di
cosa si tratta.
Ebbene,
il Progressive Rock ci ha insegnato molte cose al riguardo, non a caso il
pubblico che lo segue da sempre è altamente esigente e selettivo. Tutto questo
per anticiparvi come ci si deve avvicinare alla musica dei francesi Yang.
Dopo
lo scioglimento della storica band francese Philharmonie nel 1998, il
chitarrista Frederic L'Epée si prende un periodo di riflessione per poi
decidere di fondare un suo progetto, e questo avviene nel 2002 prendendo il
nome di Yang. La band oggi è completata da Laurent James (chitarre, voce), Nico
Gomez (basso, cori), Volodia Brice (batteria) e l’ospite Carla Kihlstedt alla voce.
Il faro illuminante per lo stile proposto è Robert Fripp (King Crimson), e ecco
i paletti di riferimento per poter comprendere al meglio questa fenomenale
musica proposta: Fusion, Rock, Hard Rock, Progressive Rock, e Jazz!
Avete
già intuito cosa vi dovete attendere da “Rejoice!”, quinto album in studio
formato da ben tredici tracce. La fantasia compositiva è davvero sorprendente,
come il gruppo ci ha abituato da anni, ma in questo nuovo lavoro muta
l’approccio, se vogliamo, maggiormente orecchiabile e comunque saturo di
mutazioni rispetto al passato. Preferisco questa volta non addentrarmi nel
percorso brano per brano, questo lo lascio alla vostra curiosità, perché ci
sono dentro tante di quelle sterzate che serve un pubblico davvero attento e
competente per affrontare questo viaggio.
Immaginate
di fondere i Gentle Giant con i King Crimson ed ecco “Step Inside”, oppure
potete navigare nel Rock duro e di classe di “Concretion”. Potete perdervi
anche nelle dolci arie di “La Quatrième Mort/La Vie Lumineuse” cantate da Carla
Kihlstedt, o nelle elucubrazioni stilistiche di “Fire And Ashes”, ma direi che
già basta così.
Attraverso
“Rejoice!” ci s’imbatte nello stupore, una spolverata alla nostra volontà di
ascoltare, magari in cuffia e a volume alto, per questo ringrazio di cuore la
band che mi ha dato la possibilità di mettermi nuovamente alla prova, visto che
negli ultimi tempi la cristallizzazione dei generi ha portato in me anche un
calo d’interesse verso questo settore.
Non
sono io che mi sono stancato di ascoltare la musica, ma è la musica di oggi a
darmi poco pane per la mente, questo è ciò che ne traggo alla fine delle
tredici tracce. Risorto. MS
YANG - Rejoice!
Cuneiform Records
Genre: Heavy Prog
Support: digital / cd - 2024
There is a way and a way to approach music.
Personal tastes are irrefutable, rather we could delve
into the topic “quality” for hours and hours because whatever genre of music
you listen to, you have to have the objectivity and culture to get into the
contexts to be able to judge it. Music is not just for distraction, dancing, or
background. I fully understand that it also becomes irritating to try to focus
a style in a particular genre, but for those who write reviews this is useful
as well as inevitable to make the reader (who is not listening), understand
what it is all about.
Well, Progressive Rock has taught us many things in
this regard, and it is no coincidence that the audience that has always
followed it is highly demanding and selective. All this is to anticipate how
one should approach the music of French Yang.
After the disbandment of the historic French band
Philharmonie in 1998, guitarist Frederic L'Epée took a period of reflection and
then decided to found his own project, which he did in 2002 by taking the name
Yang. The band today is completed by Laurent James (guitars, vocals), Nico
Gomez (bass, backing vocals), Volodia Brice (drums) and guest Carla Kihlstedt
on vocals. The illuminating beacon for the proposed style is Robert Fripp (King
Crimson), and here are the reference stakes in order to best understand this
phenomenal proposed music: Fusion, Rock, Hard Rock, Progressive Rock, and Jazz!
You have already guessed what you should expect from
“Rejoice!”, a fifth studio album consisting of no less than thirteen tracks.
The compositional imagination is truly amazing, as the band has accustomed us
to for years, but in this new work the approach changes, if you will, more
catchy and still saturated with mutations than in the past. I prefer this time
not to go into the track-by-track path, this I leave to your curiosity, because
there are so many of those swerves in it that it takes a really attentive and
knowledgeable audience to go through this journey.
Imagine merging Gentle Giant with King Crimson and you
have “Step Inside”, or you can navigate the classy hard rock of “Concretion”.
You can also lose yourself in the sweet tunes of “La Quatrième Mort/La Vie
Lumineuse” sung by Carla Kihlstedt, or in the stylistic lucubrations of “Fire
And Ashes”, but I would say that's enough already.
Through “Rejoice!” we encounter astonishment, a
dusting off of our willingness to listen, perhaps on headphones and loudly, for
which I sincerely thank the band that has given me the opportunity to test
myself again, since in recent times the crystallization of genres has also
brought in me a waning of interest in this area.
It is not me who has grown tired of listening to
music, but it is today's music that gives me little bread for thought, this is
what I draw from it at the end of the thirteen tracks. Resurrected. MS
lunedì 23 settembre 2024
Aliante
ALIANTE – Anime Invisibili
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Rock Progressivo
Supporto: cd – 2024
Con
la formazione intatta rispetto al precedente album intitolato “Destinazioni
Oblique”, ritornano a distanza di due anni gli Aliante di Coltano con “Anime Invisibili”.
Davide
Capitanio (chitarra elettrica e acustica, effetti), Michele Lenzi (tastiere,
fagotto, chitarra acustica, flauto), Alfonso Capasso (basso, effetti), e Jacopo
Giusti (batteria acustica ed elettronica, didgeridoo), dopo tre album in
studio, mantengono intatte le caratteristiche del sound primordiale con cui
hanno iniziato a incidere nel 2017, ossia quel Rock Progressivo caro sia agli
ascoltatori più vintage, sia alle nuove generazioni amanti delle sonorità più attuali.
Quindi, di base durante l’ascolto si possono evincere contaminazioni
provenienti da band come Orme, Genesis, Pink Floyd e dalla scena di Canterbury,
con Camel e Greenslade in prevalenza.
“Anime
Invisibili” è una lunga suite completamente strumentale divisa in quattro
movimenti per un totale di quarantacinque minuti di musica.
Il
primo movimento intitolato “Sopravvissuti” mette in vetrina nei dodici minuti
di musica, le capacità compositive della band, una tecnica strumentale invidiabile
e soprattutto un amalgama che funziona alla perfezione. Le tastiere di Michele
Lenzi, fra effetti e assolo descrivono la melodia cara al Neo Prog anni ‘80/’90,
non a caso la sezione ritmica di Capasso e Giusti è proveniente dal gruppo
Egoband, in attività proprio negli anni ’90. Immancabili gli stacchi improvvisi
nei movimenti maggiormente riflessivi, in un’escalation di suoni e sensazioni
come soltanto il Progressive Rock sa fare. La cultura dei musicisti consente
loro di sostituire le parole con gli strumenti, tanta è la capacità espressiva
dei suoni. Musica vibrante dall’energia positiva.
La
batteria inizia la seconda parte “L’Eco Delle Ombre”, qui il sound è
prettamente vintage, dove schegge di Orme impregnano l’ascolto per poi passare
la staffetta ai Marillion periodo anni ’80. La chitarra si lancia in un bell’assolo
elettrico profondo, oltre che narrativo della scena immaginifica proposta.
Altra sottolineatura doverosa è per il flauto di Lenzi, perfettamente
incastonato nel contesto.
“Orange
Blue 7” spazia nella mente con eco di suoni e percussioni di fondo, solo un
contesto momentaneo, perché l’ascoltatore viene successivamente catapultato nel
Canterbury sound soprattutto grazie all’uso delle chitarre. Questa musica, nonostante
l’usura del tempo, sembra non voler mai smettere di sorprendere, tutto ciò
accade quando esiste il lavoro di squadra fra mente e cuore. Siamo al confine
di un trip.
Chiudono
i quindici minuti di “Nuit Dans Le Desert”, e qui viene spontaneo usare un
aggettivo inflazionato, ossia un caleidoscopio sonoro fatto di differenti forme
e colori mutanti a ogni movimento, ma così è veramente!
Il
Progressive Rock è stato spesso associato al termine “Musica per la mente”, e
così lo è anche nel caso degli Aliante, che con “Anime Invisibili” toccano le
sinapsi del cervello creando immagini e situazioni da sognare assieme a loro.
Da
sottolineare la buona qualità della registrazione, ciliegina sulla torta. Un
disco che un fans del genere non deve assolutamente perdere. MS
Versione Inglese:
ALIANTE – Anime Invisibili
Ma.Ra.Cash Records
Genre: Progressive Rock
Support: cd - 2024
With the lineup intact from the previous album
entitled “Destinazioni Oblique”, Coltano's Aliante return two years later with
“Anime Invisibili”.
Davide Capitanio (electric and acoustic guitar,
effects), Michele Lenzi (keyboards, bassoon, acoustic guitar, flute), Alfonso
Capasso (bass guitar, effects), and Jacopo Giusti (acoustic and electronic
drums, didgeridoo), after three studio albums, keep intact the characteristics
of the primordial sound with which they started recording in 2017, namely that
Progressive Rock dear to both the most vintage listeners and the new
generations who love more current sounds. Thus, basic while listening, one can
evince contaminations from bands such as Orme, Genesis, Pink Floyd and the
Canterbury scene, with Camel and Greenslade predominating.
“Anime Invisibili” is a long, fully instrumental suite
divided into four movements for a total of forty-five minutes of music.
The first movement entitled “Sopravvissuti” showcases
in the twelve minutes of music, the band's compositional skills, enviable
instrumental technique, and above all an amalgam that works to perfection.
Michele Lenzi's keyboards, between effects and solos
describe the melody dear to 80s/'90s Neo Prog, not by chance the rhythm section
of Capasso and Giusti comes from the group Egoband, active precisely in the
90s. Inevitable are the sudden breaks in the more reflective movements, in an
escalation of sounds and sensations as only Progressive Rock can do. The
musicians' culture allows them to replace words with instruments, such is the
expressive capacity of the sounds. Vibrant music with positive energy.
The drums start the second part “L'Eco Delle Ombre”,
here the sound is purely vintage, where splinters of Orme impregnate the
listening and then pass the relay to 80s-period Marillion. The guitar launches
into a beautiful deep electric solo, as well as narrative of the imaginative
scene proposed. Another dutiful highlight is for Lenzi's flute, perfectly set
in context.
“Orange Blue 7” sweeps through the mind with echoes of
background sounds and percussion, only a momentary context, because the
listener is later catapulted into the Canterbury sound mainly through the use
of guitars.
This music, despite the wear and tear of time, never
seems to want to stop surprising, all of which happens when there is teamwork
between mind and heart. We are on the edge of a trip.
The fifteen-minute “Nuit Dans Le Desert” closes, and
an overused adjective comes naturally here, namely a sonic kaleidoscope made of
different shapes and colors mutating with each movement, but so it really is!
Progressive Rock has often been associated with the
term “Music for the mind”, and so it is also in the case of Aliante, who with
“Invisible Souls” touch the synapses of the brain by creating images and
situations to dream with them.
Worth noting is the good quality of the recording,
icing on the cake. A record that a fan of the genre should definitely not miss.
MS
venerdì 20 settembre 2024
Teodicea
TEODICEA – Il Mondo Esausto
M.P. & Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Rock Progressive
Supporto: cd – 2024
Per
molti artisti e ascoltatori di oggi, l’amore rivolto a un certo tipo di musica
anni ’70 non si è mai sopito. L’Italia specialmente si è saputa distinguere per
qualità nell’ambito Rock Progressivo, grazie alle sonorità mediterranee che
hanno saputo aggiungere solarità alle composizioni rendendole di gran lunga
melodiche rispetto a quelle di altre nazioni. Di certo la tecnica non è da meno,
specialmente se andiamo a considerare il lato più Jazz delle contaminazioni,
ecco quindi che il Rock cosiddetto “colto” ha sempre un qualcosa d’interessante
da elargire. Questo preambolo sta a significare che se una cosa è fatta bene,
dura nel tempo.
Una
band recente che si è saputa fare apprezzare non soltanto in Italia, porta il
nome di Aliante. Si forma a Coltano nel 2017 e immediatamente da in pasto al
pubblico l’album “Forme Libere” (2017 - M.P. Records) con il quale si mette subito
in buona luce. Infatti, la musica proposta raccoglie il meglio del Prog
italiano, ed è completamente strumentale. Alle tastiere ha suonato Enrico
Filippi sino al secondo album intitolato “Sul Confine” (2019 - M.P. &
Records), per poi lasciare e intraprendere nuove avventure sonore. Il suo
risultato odierno porta il nome di Teodicea, un trio completato da Giacomo
Putrino (batteria e percussioni) e Jacopo Morandi (basso).
Teodicea
è una branca della filosofia teologica che studia il rapporto tra la giustizia
di Dio e la presenza nel mondo del male, un messaggio forte per descrivere la
strada musicale da intraprendere. Essa si adopera come una colonna sonora
cinematografica grazie soprattutto alla cura degli arrangiamenti, mentre i
suoni di questo debutto intitolato “Il Mondo Esausto” vanno a raccontare,
attraverso le note, le sensazioni che proviamo quotidianamente nella vita.
Proprio per questo le nove composizioni dell’album sono pregne di cambi umorali,
variabili dall’euforia alla frustrazione.
La
copertina di Luca Di Pietro descrive perfettamente le arie che si possono
incontrare durante l’ascolto, un trasporto che solleva anima e corpo. L’artwork
è opera di OndemediE.
Le
prime note di “777” mettono immediatamente in evidenza le tastiere e
quell’amore atavico a cui ho fatto riferimento in precedenza per questa musica
intramontabile di nome Prog Rock, qui assolutamente di matrice Genesis e Orme.
I
più ferrati di voi sobbalzeranno alla lettura del titolo del secondo brano,
ossia “Gioia E Risoluzione”, un chiaro richiamo a quel “Gioia E Rivoluzione”
degli intramontabili Area, in realtà nulla a che fare strumentalmente con esso.
Un dolce pianoforte apre per poi lasciare spazio al refrain più ritmato e
successivamente al ruggente Hammond. La melodia di base è davvero accattivante.
La
batteria di Putrino introduce “L’Ineluttabile”, altro tuffo nel passato con
sfumature malinconiche e intramontabili. L’incedere crescente fa spaziare la
fantasia verso differenti stati d’animo, unici per ognuna della nostra
personalità ed esperienza. E si entra nell’introspezione attraverso “Weltschmerz”,
brano toccante che allo stesso tempo riesce a stampare nella mente un refrain
ipnotico; ottima vetrina per le qualità dell’insieme. L’ascolto acquista
ampiezza attraverso “Ripresa Di Coscienza” un disegno in acquarello, dove i
colori sembrano sbiaditi dal tempo. Moody Blues? Procol Harum? Non saprei,
questi i nomi che mi sono tornati in mente durante l’ascolto.
Il
basso in arpeggio di Morandi apre “Intro 442”, una sorta di ninna nanna che
sembra ispirata dai Marillion era Fish. In “Lofoten” scorrono alcuni brividi
sulla pelle, la dolcezza del piano ha un qualcosa di magico scaturito dal
delicato tocco di Filippi, questo è uno dei brani che ho apprezzato
maggiormente. Una puntata verso il Banco Del Mutuo Soccorso e nel Jazz non
poteva mancare, ci pensa “Punto Di Fusione” a tappare la falla, mentre la
conclusiva “Il Viaggio Del Moro” ancora una volta ci lancia nelle lande della
fantasia eterea.
Considero
“Il Mondo Esausto” una piacevole sorpresa, soprattutto per la qualità delle
composizioni che toccano vari stati d’animo e differenti lassi di tempo,
lasciando alla fine dell’ascolto la volontà di ripremere il tasto play.
Complimenti. MS
Versione Inglese:
TEODICEA – Il Mondo Esausto
M.P. & Records
Distribution: G.T. Music
Genre: Progressive Rock
Support: cd - 2024
For many artists and listeners today, the love
directed toward a certain kind of 70s music has never died down. Italy
especially has been able to distinguish itself for quality in the Progressive
Rock sphere, thanks to the Mediterranean sounds that have been able to add
sunniness to the compositions making them far more melodic than those of other
nations. Certainly the technique is not to be outdone, especially if we go to
consider the more Jazz side of the contaminations, so here is that the
so-called “cultured” Rock always has something interesting to bestow. This
preamble stands to mean that if something is done well, it lasts.
A recent band that has been able to make itself
appreciated not only in Italy bears the name Aliante. It formed in Coltano in 2017
and immediately fed to the public the album “Forme Libere” (2017 - M.P.
Records) with which it immediately put itself in a good light. In fact, the
music on offer gathers the best of Italian Prog, and is completely
instrumental. On keyboards Enrico Filippi played until the second album
entitled “Sul Confine” (2019 - M.P. & Records), and then left and embarked
on new sound adventures. His achievement today bears the name Teodicea, a trio
completed by Giacomo Putrino (drums and percussion) and Jacopo Morandi (bass).
Teodicea is a branch of theological philosophy that
studies the relationship between God's righteousness and the presence in the
world of evil, a strong message to describe the musical path to take. It is
employed as a cinematic soundtrack thanks mainly to the care of the
arrangements, while the sounds of this debut entitled “Il Mondo Esausto” go to
tell, through notes, the feelings we experience daily in life. For this very
reason, the album's nine compositions are filled with mood changes, varying
from euphoria to frustration.
The cover artwork by Luca Di Pietro perfectly
describes the tunes one may encounter while listening, a transport that lifts
body and soul. The artwork is by OndemediE.
The first notes of “777” immediately bring out the
keyboards and that atavistic love I referred to earlier for this timeless music
named Prog Rock, here absolutely Genesis and Orme-esque.
The more fervent of you will jolt at the reading of
the title of the second track, namely “Gioia E Risoluzione”, a clear reference
to that “Gioia E Rivoluzione” by the timeless Area, actually nothing to do
instrumentally with it.
A gentle piano opens and then gives way to the more
rhythmic refrain followed by the roaring Hammond. The basic melody is really
catchy.
Putrino's drums introduce “L’Ineluttabile”, another
dip into the past with melancholy, timeless overtones. The rising pacing makes
the imagination sweep to different moods, unique to each of our personality and
experience. And we enter introspection through “Weltschmerz,” a touching track
that at the same time manages to print a hypnotic refrain in the mind; an
excellent showcase for the qualities of the whole. Listening gains breadth
through “Riprendere Di Conscienza” a watercolor drawing, where the colors seem
faded by time. Moody Blues? Procol Harum? I don't know, these were the names
that came to mind while listening.
Morandi's arpeggio bass opens “Intro 442”, a kind of
lullaby that seems inspired by Marillion era Fish. In “Lofoten” some chills run
over the skin, the sweetness of the piano has something magical triggered by
Filippi's delicate touch, this is one of the tracks I enjoyed the most. A punt
toward Banco Del Mutuo Soccorso and into jazz could not be missed, “Punto Di Fusione”
takes care of plugging the hole, while the concluding “Il Viaggio Del Moro”
once again launches us into the moors of ethereal fantasy.
I consider “Il Mondo Esausto” a pleasant surprise,
especially for the quality of the compositions that touch on various moods and
different time lapses, leaving at the end of the listening the desire to press
the play button again. Congratulations. MS
giovedì 19 settembre 2024
Intervista a Romina Daniele
Romina Daniele – L’Arte Della Voce
(Di Massimo Salari e Romina Daniele)
Nonsolo Progrock ha avuto modo nel tempo di recensire la musica della cantante partenopea ROMINA DANIELE, un artista dall’ampio spettro. Studia la chitarra, scrive poesie, dipinge, studia storia e metodologia dell'arte, fotografia, e teorie / storia del cinema. Nel 2005 conferisce il Premio Internazionale “Demetrio Stratos per la Sperimentazione Musicale”. La sua voce potrebbe benissimo essere inserita nel contesto “Teatro Della Voce”, dove le corde vocali sono a tutti gli effetti uno strumento unico e personale da modellare a proprio piacimento. Nella sua musica esplodono teatralità, intensità, bizzarria e coraggio, intersecandosi in maniera “reticolare”. In questa intervista mettiamo a fuoco la personalità, i progetti in arrivo e… Molto altro! Buona lettura.
Dove sta andando Romina
Daniele oggi, cosa conta di più considerando la tua storia e la tua produzione?
Grazie ancora una volta per il tuo interesse nel mio lavoro e nella mia prospettiva. Ho delle novità da annunciare oggi, ma per coloro che hanno perso i vostri precedenti articoli sui miei dischi, farò un’introduzione sulla mia storia e su come faccio musica e arte. Cosa conta per me maggiormente è il tra dell’atto compositivo, tra la musica, il pensiero e le tecnologie, ciò che generalmente designiamo con i nomi di multimediale e di filosofia. La mia musica è per vocalità ed elettronica, scrivo, ricerco e lavoro anche con le immagini. Sono interessata di più ad investigare intorno al significato dell’essere umano, e di meno a produrre dischi con i tempi dell’industria. Sono un’artista indipendente della punta dei pedi a quella dei capelli.
Durante gli ultimi anni ho lavorato al mio saggio
epistemologico, Voce Sola, Saggio
intorno al discorso vocale, i cui concetti capillari sono molto legati al mio ultimo
disco Spannung (triplo cd, 3 ore, realizzato nel
2016). Dal tedesco, il titolo significa tensione, e si riferisce alla tensione della ricerca verso
l’autenticità originaria dell’essere umano.
Come il cervello è ancora sconosciuto nel campo della
medicina, così il suono è ancora sconosciuto in quello della fisica. E il
cervello e il suono sono profondamente coinvolti nella composizione così nel
canto.
Come ho sottolineato con la stessa passione della mia
ricerca, “urgente e necessaria è la tensione verso l'essenzialità delle cose
tutte. La voce è ciò che c'era in origine, una questione del corpo e del
pensiero, centralità e fulcro, e non esistono altri luoghi o suoni del genere.
Allora anche la musica è un atto essenziale riguardante l'apprensione per
l'uomo e la sua produzione.
È questa una responsabilità originaria urgente e
prossima, come proprio è il respiro, che esiste dinanzi alla mancanza.
L'uomo e la sua produzione, il linguaggio, la storia, la
filosofia e l'arte, la scienza, la natura, mancano del loro senso autentico più
proprio; perché se così non fosse, se esistessero nella struttura e non nella
mancanza, la società non sarebbe strutturalmente utilitaristica, trarremmo da
essa completo beneficio, non avremmo disastri e guerre al posto della dignità
dell'uomo, e saremmo già sulla strada del senso originario e autentico di ciò
che siamo, e che invece piuttosto, mancandoci, andiamo cercando.”
Quando realizzo un disco, esso è come una tesi alla fine
di un importante capitolo della ricerca di una vita. Anche se le baso
sull’improvvisazione, che è un atto puro di apertura sulla strada verso
l’origine, le registrazioni sono fatte per essere la parte essenziale di un
atto compositivo accurato.
Come ho dichiarato, producendo il mio primo disco Diffrazioni Sonore, sono sempre stata interessata all’
”entre-deux-coup-de-dés" (con le parole di Deleuze): il fra della
composizione, lavorando sui termini del rapporto tra costruzione ed esperienza
sensoria, e sulla loro co-estensione.
Ricerco mentre registro e compongo, e nello stesso modo
ricerco mentre scrivo. Tuttavia, nel caso di un libro, cosa ho detto per la
produzione dei dischi è maggiorato: sebbene io abbia realizzato tre dischi a
mio nome e tre collaborazioni - e ognuno di essi è a tutto tondo dal punto di
vista dei concetti, e rappresenta un mondo a se stante -, non li ho mai
considerati definitivi e conclusivi. Ogni disco ha un finale aperto, dato che è
necessario proseguire sempre un po’ più a fondo con la nostra ricerca. Ogni
disco, come ogni libro (ho pubblicato 2 saggi e una raccolta di poesie), è una
tesi alla fine di un importante capitolo della ricerca di una vita, con un
finale aperto.
Mentre stavo scrivendo il mio libro sulla voce, mi sono
trovata sempre più coinvolta in un tessuto denso di connessioni e
ramificazioni, e livelli, che non ho potuto evitare di affrontare. Il saggio è
così diventato epistemologico e sto trattando ogni argomento con estrema
attenzione.
Quando venni a Miami qualche anno fa, ho pensato che
avrei potuto usare un posto rilassante per continuare a scrivere mentre mi
prendevo cura della mia bambina. Poi ho lavorato con Jadys Daniele’s per molti
concerti e la direzione artistica.
Cos'è di specifico Jadys Daniele’s ?
Jadys Daniele’s è un progetto di musica dal vivo che ho avviato e realizzato a Miami nel 2019, insieme a Lorenzo Marranini, co-founder per RDM Records, co-autore e ideatore del disco Absence (2016) e padre di mia figlia, che porta il nome di Romina Jadys Daniele. Quindi decidemmo di usare il nome di nostra figlia per questo ulteriore e importante progetto, che ha avuto una sede operativa per tutto l’anno 2019 in South Beach. Abbiamo realizzato una serie intensa di concerti e collaborato con molti artisti locali. Abbiamo intenzione di continuare con questo progetto più avanti. Per tutti gli interessati, è disponibile intanto il sito Jadysdanieles.com dove sono riportati molti dettagli a la sua storia.
Hai parlato di libri, puoi illustrarci i contenuti e come
si connettono con la musica?
Lavorando alla revisione finale di questo mio libro, ho avuto l’opportunità di presentare qualcuno dei suoi argomenti con alcune interviste statunitensi rilasciate negli ultimi due anni, anche se non l’ho specificatamente menzionato. Vorrei mettere insieme alcuni passaggi, così da fornire un quadro delle relazioni e delle referenze a cui l’analisi è chiamata a rispondere - nonostante io abbia impostato per questi passaggi, dedicati all’intervista, un linguaggio fluido fatto di parole semplici e senza citazioni.
Ciò che noi stessi siamo e che pertanto andiamo cercando, la consapevolezza e la coscienza, la conoscenza sulla vita e la morte, il divino: tutti questi sono sinonimi, alla luca della nostra ricerca che consideriamo la ricerca. Multimedialità e filosofia sono una cosa sola, con tutto ciò che c’è nel mezzo e intorno. Il primo obiettivo che bisogna avere per fare vera arte è la volontà di lavorare sulle connessioni, tra tecniche e materiali, tra livelli di percezioni e tra l'essere umano e l'universo. Imparerai le competenze e le abilità di cui avrai bisogno per essere connesso alla vocazione di fare arte.
Non ci saranno schemi o regole che altri hanno fatto per te, potresti averne bisogno per ogni evenienza, principalmente lavorando nella terra della creazione dove l'obiettivo vero e unico è afferrare la conoscenza e diffonderla per il bene di te stesso e dell'intera razza umana.Sai di essere un'energia principale in azione che utilizza le tecniche e le tecnologie per creare e comprendere, quindi per condividere e diffondere. L'azione di lavorare e creare è tutto ciò in cui ti trovi (il modo in cui lo fai) e nessun soggetto può spostarti dal percorso (le cose che puoi fare). Non ci sarà alcuno scopo finale se non quello principale, l'unico e il più importante, quello che rimane, quale essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza. L’essere umano è sulla terra con lo scopo di creare, che è la stessa cosa di pensare, dove pensare è creare pensieri e coscienza, non un'operazione meccanica del cervello. È l'essere in apertura verso il significato originario stesso. Si tratta di essere aperti sempre un pò di più alla comprensione del significato originario di ciò che siamo veramente. E condividere è per il nostro proprio bene e quello dell'umanità. Non ci sarà alcuno scopo finale se non quello principale che implica tutto, l'unico e il più importante, quello che rimane: come essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza.
Ciò che noi stessi siamo e che pertanto andiamo cercando, la consapevolezza e la coscienza, la conoscenza sulla vita e la morte, il divino, la ricerca, il senso più originario: non dobbiamo mai dimenticare che il senso più proprio di ciò che noi stessi siamo é già in noi al di qua della nostra (logica) comprensione, alla cui apertura tendiamo con la ricerca.
Muoversi in un contesto sonoro come il tuo, non è semplice farsi notare dal grande pubblico; quali sono i più grandi ostacoli che hai incontrato, considerando il tipo di lavoro a cui ti dedichi?
Siccome il senso piū proprio è qualcosa a cui solo possiamo tendere, rivelando se stesso in fronte alla mancanza, la risonanza del pensiero più proprio si pone davanti a noi come una certezza preesistente, che è in noi come il cuore o un altro organo sono in noi. Non si può dubitare di una tale certezza. Essa viene prima della nostra (logica) comprensione. E preesistente ed al di qua dell’ordinario di fatto è l’essenziale, al di qua del falso è il vero, al di qua dell’effimero è il durevole. Il poeta è allora gettato nel mondo con la conoscenza della differenza. Tra l’ordinario e l’essenziale, tra il vero e il falso e tra l’effimero e il durevole. Gli ostacoli e le sfide che ho trovato lungo il cammino hanno avuto a che fare con situazioni in cui qualcosa o qualcuno ha provato ad allontanarmi dalla mia stessa conoscenza intuitiva, a confondere il vero significato di creare e fare arte alla luce della mia esperienza. Di fronte a queste situazioni, ho naturalmente perso alcune opportunità sia in campo concertistico che discografico, e probabilmente qualche passaggio per così dire importante della stessa carriera. Hanno provato ad inserirmi in qualche categoria, hanno provato a vendere la mia arte. Ma nulla è più soddisfacente del sentimento e della certezza di fare bene, lungo un percorso da mantenere naturalmente tanto piū puro possibile.
Cosa ci possiamo aspettare a questo punto nella tua produzione musicale?
Il mio primo lavoro e cd, Diffrazioni Sonore, avrà presto una seconda edizione, includendo alcune tracce extra registrate all’epoca e mantenute inedite. Stiamo ancora discutendo sul formato, potrebbe trattarsi anche di un vinile.
Diffrazioni Sonore fu registrato e finito originariamente nel 2005, ed è per mia fortuna ampiamente considerato una disco di avanguardia, in cui tecniche vocali estese e improvvisazioni vocali libere incontrano un concetto concreto di composizione con i mezzi tecnologici. Continuo a considerarlo opera, ed è a tal punto significativo nella mia produzione che recentemente ho scritto: “Per il vero Diffrazioni viveva già prima del Premio Stratos, lungo quel cammino unico che ci sta direttamente davanti e che solo perché è tanto vicino viene trovato pare con difficoltà. Diffrazioni, pur trattando di musica concreta, vocalità estesa e improvvisazione, composizione elettronica della musica e, e, e… Mi riguarda tanto direttamente da toccare la mia essenza e da rendere palese ai miei occhi che tutte le considerazioni e diramazioni possibili, quando si intrecciano vicendevolmente, sono esse stesse la direzione, pertanto vasta, estesa, indeterminata e fatta di diversi punti di vista. Non che le altre mie produzioni siano meno importanti, tuttavia con il mio prossimo disco cercherò di superare Diffrazioni, perché con i successivi due non me ne ero posta l'obiettivo e non ci sono palesemente riuscita.”
Questo passo è del novembre 2021, quando Vero da Diffrazioni é stato pubblicato nel disco di autori vari Approdi III (Le avanguardie a Napoli), prodotto da Konsequenz e Girolamo De Simone. Anche se con Diffrazioni ho vinto il Premio Internazionale Demetrio Stratos per la sperimentazione musicale nel 2005, il disco è stato pubblicato solo nel 2010 con un set molto limitato di copie, dopo che il mio secondo disco, Aisthànomai, era stato già realizzato con una produzione piū ampia nel 2008. Poi, come sai, abbiamo pubblicato Spannung nel 2016. Durante gli anni al Conservatorio di Milano, e nello stesso 2010, ho registrato, con il Riccardo Sinigaglia electroacoustic ensemble, la musica per il film muto La chute de la Maison Usher (Jean Epstein, Francia, 1928). Il film è stato proiettato con improvvisazioni live a cura dell’ensemble, e ho realizzato un editing con la musica registrata che merita davvero di essere pubblicato. Come abbiamo deciso con il maestro Sinigaglia, coordineremo a breve per condividere questa straordinaria opera d’arte. Nel frattempo, potete trovare alcune informazioni e persino qualche samples, visitando il mio sito web.
E dunque i miei preziosi sostenitori possono contare sul fatto che non ho mai smesso di produrre musica a favore del percorso letterario sia pure indipendente, e sto decisamente anche lavorando ad un nuovo, quarto, disco che sarà pubblicata a mio nome. Alcuni momenti di questo lavoro sono stati fissati in immagini e alcune fotografie sono allegate qui oggi. Queste tre produzioni avranno diverse date di pubblicazione che saranno annunciate in seguito.
Avrai letto nel tempo recensioni o articoli che ti riguardano, come hanno approcciato i critici al tuo stile, cosa avresti voluto leggere e in caso cosa chiariresti in maniera più approfondita del tuo operato?
Vorrei trarre l’opportunità di fare una nota. Ho notato che in qualche feedback qualche volta - e ringrazio moltissimo i critici coinvolti -, il mio lavoro è stato letto come rivolto verso l’interno, avendo cura dell’uno, piuttosto che come rivolto verso l’esterno, avendo cura degli altri. Sono sicura che le argomentazioni di oggi su questa pagina già chiariscono questo punto, e che la mia ricerca fa della condivisione uno dei suoi obiettivi cruciali; tuttavia vorrei sottolineare il significato che mi sta a cuore della parola "proprio”, che spesso uso dicendo del più proprio: non si tratta di qualcosa di meramente soggettivo e di non condivisibile, bensì si tratta di qualcosa che è proprio cioè tipico, coadiuvante, della pura facoltà di conoscere, tendendo a: far sorgere una comprensione più propria e più nostra di una proprietà del tutto umana, propria e nostra. Si tratta di un’apprensione propria come proprio è il respiro, una parte del corpo, o il cervello, tale da essere autenticamente in noi compresa più originariamente come già nostra e propria. Quando diciamo “noi” non si intende noi diversi da voi, ma si intende l’umanità, dunque ciò che è più proprio dell’umanità è ciò che ci sta a cuore, ciò che c’è (nella mancanza) di più autentico e che pertanto andiamo cercando. Ciò che l’umanità ha di più autentico è per forza di cose ancora da scoprire, in una società ordinaria, un sistema socio-utilitaristico, fatta di interessi materiali, disastri e guerre, e potenti nascosti che lavorano ogni giorno per inquinare le anime. Ecco perché dico: di fronte a tutto questo, creare senso è una necessità e una responsabilità in nome dell’amore — cura — per l’essere umano. Ecco perché dico: l’essere umano è sulla terra con lo scopo di creare — come essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza.
Se Romina Daniele fosse un solo colore, quale sarebbe?
Forse ti potrà sembrare paradossale, eppure se fossi un solo colore questo colore sarebbe il bianco, essendo il frutto di una combinazione di colori additivi. Secondo il modello di teoria del colore additivo, la luce e le radiazioni elettromagnetiche creano il colore additivo, e la combinazione di tutti i colori genera la percezione del bianco. Contenendo tutti i colori, e immaginandomi con il bianco, mi verrebbe da dire che ogni ascoltatore sarà’ libero di percepirmi con il colore o la combinazione di colori che più lo assorbe nell’ascolto. È forse questo il motivo per cui quando si lavora con il colore additivo, si usano il rosso, il verde e il blu come colori primari, che pure mi stanno a cuore. Allora perché, insieme al rosso e blu teal, continuo ad usare il nero nelle mie produzioni e non il bianco?
Ebbene, il colore è un’espressione di luce. Quando quasi tutta la luce viene riflessa, vediamo il colore bianco. Altrimenti, in assenza di luce riflessa, vediamo il colore nero. D’altro lato, ogni ricerca autentica può esistere solo in forma di tensione verso l’origine essenziale ovvero nella sua propria mancanza, tale nella struttura societaria e forma mentis utilitaristica. E così, come preesistente ed al di qua dell’ordinario di fatto è l’essenziale, al di qua del falso è il vero, al di qua dell’effimero è il durevole, così al di qua dell’assenza (della percezione) di luce — il nero — è l’espressione di luce — il bianco —. In assenza del senso autentico e più proprio di ogni cosa, e che pertanto andiamo cercando, l’urgenza di una ricerca operante nell’apertura, e fatta di tensione verso l’origine, non può che essere rappresentata con i colori primari essenziali della luce che così si manifesta.
Grazie Romina per l’intervista, ma soprattutto per quello che doni con la tua arte.