Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

lunedì 30 settembre 2024

Zolder Ellipsis

ZOLDER ELLIPSIS – Il Libro Dei Tropi
Lizard Records – Open Mind
Genere: Jazz, Rock, Avantgarde, Prog Rock
Supporto: cd – 2024





Ogni musicista ha il proprio modo di esprimere la sua arte attraverso un approccio del tutto personale, questo consente di distinguerlo dalla massa. Generalmente chi esula dalle regole non è di facile collocazione, ma questo non è un problema per chi ascolta o produce, la musica in definitiva è musica e basta. Quando un prodotto è fuori target, si tende a inserirlo nel mondo del Progressive in senso generico e il gioco è fatto. Non male neppure il termine Avantagarde, questo permette a chi si approccia a quel determinato disco di comprendere di non trovarsi avanti a un suono convenzionale. Di certo non siamo al cospetto di un prodotto di massa, sappiamo bene che l’ascoltatore medio oggi non ha intenzione di soffermarsi troppo su suoni astrusi, per questo chi compone tutto ciò, ha un pubblico definito di nicchia.
Per concepire questa musica viene in soccorso l’improvvisazione, sulla quale successivamente ci si lavora sopra per smussare e aggiungere nuove soluzioni. Questo è il modus operandi del progetto Zolder Ellipsis del tastierista americano Tom Aldrich.
“Il Libro Dei Tropi” è il secondo album in studio, dove il termine troping è “l’uso di una parola o di un’espressione modificata dal significato originale a un altro”, a testimonianza di quanto detto.
Con Aldrich, partecipano Sean Moran (chitarra), Chad Langford (basso, voce), Ivo Bol (synths e samplers), Pierre Aeternus (batteria), e la scrittrice Esther Mugambi (voce), autrice dei testi che ispirano quest’opera.
Cosa ci si deve attendere da “Il Libro Dei Tropi” si può intuire, ma non indovinare al primo colpo, in quanto le soluzioni sono così diversificate fra loro che solo l’ascolto può rivelare. Rispetto l’album precedente si appone un approccio più moderno, la musica degli Zolder Ellipsis acquisisce dunque un nuovo elemento.
Sin da “Sketch A” si possono captare queste situazioni al limite della dissonanza, come se fossero due motivi differenti uno sopra l’altro. La batteria di Pierre Aeternus disegna un percorso in cui la chitarra sembra sfuggire, ma la cosa più interessante è che tutto ciò non disturba, bensì accalappia l’attenzione in attesa di nuove sorprese, le quali giungono immediatamente da “Night Crossing”, e sfido chiunque nel non pensare di trovarsi di fronte a una diversa band. Tastiere e chitarra dialogano come due comari rendendo il brano vivo fra mondi di Frank Zappa e Gentle Giant. Una tregua giunge dagli arpeggi iniziali di “Passed The Storm”, qui le melodie sono presenti privandosi di quella veste nervosa che ha aleggiato sino ad ora. La chitarra elettrica diventa Rock in “Feel Like A Man” e qui si è in pieno contesto Prog Rock, e scusate se mi ripeto, ma per intenderci sto parlando nuovamente di Zappa, Gentle Giant e questa volta anche King Crimson.
Tortuosi movimenti di chitarra confermano l’amore per Fripp e soci anche in “BIP” per poi passare nuovamente a qualcosa di completamente diverso (come dicevano i Monty Python negli anni ’70), e allora le belle armonie di “Brunette” aprono il campo a istanti riflessivi e curati. Qui la chitarra elettrica si esprime al meglio in assolo toccanti e tecnici Personalmente lo ritengo fra i brani più belli dell’intero album assieme all’eterea “Lydian Riff”, altro contesto per la chitarra, questa volta acustica. Ritorna il Prog Rock con “Undertow” assieme al sentore di anni ’70, una bellissima sensazione che di certo non stona nel contesto. Il basso apre “The Purge”, canzone di matrice Jazz impreziosita dalla bella e calda voce di Esther Mugambi. Se vogliamo dare il premio “pezzo più Prog Rock dell’album”, questo spetta a pieno titolo a “Grind And Meridian” che fino all’ultimo se la batte con la suite conclusiva di quindici minuti intitolata “Sketch C (Quell)” dove la sperimentazione si sposa con la rumoristica.
Ritengo “Il Libro Dei Tropi” un ulteriore passo in avanti nella crescita della band, un disco in cui soffermarsi ad ascoltare con attenzione, senza aver paura delle destabilizzazioni, perchè anche queste fanno parte del Progressive Rock. MS






Versione Inglese:


ZOLDER ELLIPSIS – Il Libro Dei Tropi
Lizard Records - Open Mind
Genre: Jazz, Rock, Avantgarde, Prog Rock
Support: cd - 2024


Every musician has his own way of expressing his art through an entirely personal approach, this allows him to stand out from the crowd. Generally those who fall outside the rules are not easy to place, but this is not a problem for the listener or producer; music is ultimately music and that's it. When a product is off target, one tends to place it in the Progressive world in a generic sense and that's it. The term Avantagarde is not bad either, this allows those who approach that particular record to understand that they are not ahead of a conventional sound. Certainly we are not in the presence of a mass product, we know very well that the average listener today is not going to dwell too much on abstruse sounds, which is why those who compose this have a defined niche audience.
To conceive of this music, improvisation comes to the rescue, on which we later work to smooth it out and add new solutions. This is the modus operandi of American keyboardist Tom Aldrich's Zolder Ellipsis project.
“The Book Of Tropes” is the second studio album, where the term troping is ‘the use of a word or expression changed from its original meaning to another,’ a testament to the above.
Joining Aldrich are Sean Moran (guitar), Chad Langford (bass, vocals), Ivo Bol (synths and samplers), Pierre Aeternus (drums), and writer Esther Mugambi (vocals), author of the lyrics that inspire this work.
What is to be expected from “The Book Of Tropes” can be guessed, but not guessed at first, as the solutions are so diverse from each other that only listening can reveal. Compared to the previous album a more modern approach is affixed, the music of Zolder Ellipsis thus acquires a new element.
Right from “Sketch A” one can pick up on these borderline dissonance situations, as if they were two different motifs on top of each other. Pierre Aeternus' drums draw a path in which the guitar seems to escape, but the most interesting thing is that all this does not disturb, but rather grabs the attention in anticipation of new surprises, which come immediately from “Night Crossing”, and I challenge anyone in not thinking that they are in front of a different band. Keyboards and guitar converse like two comrades making the song alive between worlds of Frank Zappa and Gentle Giant. A reprieve comes from the opening arpeggios of “Passed The Storm”, here the melodies are present depriving themselves of the nervousness that has hovered until now. The electric guitar becomes Rock in “Feel Like A Man” and here you are in the full Prog Rock context, and sorry to repeat myself, but to be clear I am again talking about Zappa, Gentle Giant and this time also King Crimson.
Tortuous guitar movements confirm the love for Fripp and co. in “BIP” as well and then switch again to something completely different (as Monty Python used to say in the '70s), and then the beautiful harmonies of “Brunette” open the field to thoughtful and curated moments. Here the electric guitar is at its best in touching and technical solos I personally consider it among the most beautiful tracks on the entire album along with the ethereal “Lydian Riff”, another context for guitar, this time acoustic. Prog Rock returns with “Undertow” along with a whiff of the 70s, a beautiful feel that certainly doesn't clash in context. The bass opens “The Purge,” a jazzy song embellished by Esther Mugambi's beautiful and warm voice. If we want to give the “most Prog Rock piece on the album” award, this rightfully belongs to “Grind And Meridian”, which to the very end fights it out with the fifteen-minute concluding suite entitled “Sketch C (Quell)” where experimentation marries with noise.
I consider “The Book Of Tropes” a further step forward in the band's growth, a record in which to linger and listen carefully, without being afraid of destabilizations, because these are also part of Progressive Rock. MS


 


domenica 29 settembre 2024

Faro

FARO – Nu-Man
Andromeda Relix
Distribuzione: Ma.Ra.Cash
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd / Digital– 2024





Il genere Metal Progressive sta donando agli ascoltatori differenti soluzioni, non più soltanto relegate ai maestri Dream Theater o Queensryche, tanto per restare nel continente delle origini, bensì muta in differenti stili e forme. Ciò accade in tutto il mondo grazie alla contaminazione di generi apparentemente incongruenti, c’è chi osa di più e chi meno, tuttavia si denota una volontà di spostare le coordinate di questo DNA. Il discorso è valido anche per l’Italia, sempre attenta a ogni tipo di fenomeno, anche il più intricato.
Il caso dei Faro non esula da questo preambolo, pur avendo loro alle spalle due album apprezzati da critica e pubblico, il duo Rocco De Simone (voce, tastiere) e Angelo Troiano (chitarra, tastiere) aprono il proprio stile a nuove soluzioni. Questo è l’approccio giusto per entrare a pieno merito nel termine Metal Progressive, ossia cercare sempre qualcosa di differente, suonare ciò che si sente al momento e per il proprio piacere.
Il progetto nasce fra Chieti e Pescara nel 2007 da un’idea di De Simone, inizialmente trio, oggi lo troviamo in duo con la presenza di altrettanti special guest, Giacomo Pasquali (basso), e Andrea Giovannoli (batteria). “Nu-Man” è il titolo del nuovo album formato da ben quattordici canzoni, tutte della durata media di quattro minuti per oltre un’ora di musica. Il concetto approcciato per la stesura dei brani riguarda un viaggio nella nostra epoca in cui le incertezze e le speranze si alternano portando l’essere umano al centro della vita. Un nuovo essere ibrido e super tecnologico incapace di provare emozioni, ma perfetto sotto altri punti di vista. Così descrivono i Faro al riguardo: “L’Umanesimo lentamente lascia il posto al Transumanesimo. Siete pronti per entrare in una nuova epoca?”. Noi si, per questo facciamo partire la prima traccia intitolata “Isaac”. In essa si manifestano immediatamente le sonorità dure che lasciano spazio a elementi di quiete, come il Metal Prog insegna. Gli arrangiamenti elettronici donano all’insieme ampiezza sonora. Le atmosfere spaziano dal malinconico alla pacatezza, approfondite dallo stile canoro di De Simone, ponderato oltre che gotico nell’approccio, un esempio giunge da “Crystal Cage”. Immaginate i Depeche Mode fare Heavy Metal e otterrete “Paradox”, con qualche scheggia di Queensryche. I quasi tre minuti di “Inside” sono introspettivi oltre che curati nelle coralità vocali. Il disco scorre senza troppi momenti di stanca, la sezione ritmica apporta interessanti passaggi su cui soffermarsi, sempre precisi e mai banali.
“Cradle” ha la carta vincente nella strofa, sostenuta dalla scelta vocale, “Protective” invece osa di più con le armonie della chitarra mentre il doppio pedale fa comparsa al servizio della potenza. Altra prova della malleabilità della voce di De Simone proviene da “Knots”, canzone ricca di sfumature armoniche di facile presa emotiva. La dolcezza di “The Mirror” si affaccia nel sound più moderno del genere con eleganza per poi lasciare spazio a “Appearances”, canzone più vicina al significato del termine stesso. Lo stile Faro a questo punto è ben definito e personale. “Blow” è movimento lento nello spazio, mentre “Room 39”è ispirata da una bella donna di nome Virginia. ”Red Thread” non si discosta da quanto ascoltato in precedenza, così “Human”. Conclude “Touch” con classe.
Questo Progressive Metal non è del tutto scontato, pur non avendo all’interno passaggi complessi è una via di mezzo che probabilmente potrebbe avvicinare un nuovo pubblico a questo genere che prosegue il proprio cammino verso il futuro. MS 





Versione Inglese:


FARO - Nu-Man
Andromeda Relix
Distribution: Ma.Ra.Cash
Genre: Progressive Metal
Support: cd / Digital- 2024


The Metal Progressive genre is giving listeners different solutions, no longer just relegated to the masters Dream Theater or Queensryche, just to stay on the continent of origins, but mutating into different styles and forms. This is happening all over the world thanks to the contamination of seemingly incongruent genres; there are those who dare more and those who less, nevertheless there is a willingness to shift the coordinates of this DNA. The argument also applies to Italy, which is always attentive to all kinds of phenomena, even the most intricate.
The case of Faro is not exempt from this preamble, although they have two critically and publicly appreciated albums behind them, the duo Rocco De Simone (vocals, keyboards) and Angelo Troiano (guitar, keyboards) open their style to new solutions. This is the right approach to enter fully into the term Metal Progressive, that is, always looking for something different, playing what you feel at the moment and for your own pleasure.
The project was born between Chieti and Pescara in 2007 from an idea of De Simone, initially a trio, today we find him as a duo with the presence of as many special guests, Giacomo Pasquali (bass), and Andrea Giovannoli (drums). “Nu-Man” is the title of the new album consisting of no less than fourteen songs, all with an average duration of four minutes for more than an hour of music. The concept approached for the writing of the songs concerns a journey through our era in which uncertainties and hopes alternate bringing the human being to the center of life. A new hybrid and super-technological being incapable of feeling emotions, but perfect in other respects. This is how Lighthouse describes it, “Humanism slowly gives way to Transhumanism. Are you ready to enter a new era”? We are, which is why we play the first track entitled “Isaac.” In it, the harsh sounds are immediately apparent, giving way to elements of stillness, as Metal Prog teaches. Electronic arrangements give the whole sound amplitude. Atmospheres range from melancholy to quiet, deepened by De Simone's singing style, thoughtful as well as gothic in approach, an example comes from “Crystal Cage”. Imagine Depeche Mode doing heavy metal and you get “Paradox”, with some splinters of Queensryche. The nearly three minutes of “Inside” are introspective as well as carefully crafted vocal choruses. The record flows without too many tired moments, the rhythm section bringing interesting passages to dwell on, always precise and never dull.
“Cradle” has the trump card in the verse, supported by the vocal choice, ‘Protective’, on the other hand, dares more with guitar harmonies while the double pedal makes an appearance in the service of power. More evidence of the malleability of De Simone's voice comes from “Knots”, a song rich in harmonic nuances of easy emotional grip. The sweetness of “The Mirror” enters the more modern sound of the genre with elegance and then gives way to “Appearances”, a song closer to the meaning of the term itself. Faro's style at this point is well defined and personal. “Blow” is slow movement in space, while ‘Room 39 ’is inspired by a beautiful woman named Virginia. “Red Thread” does not deviate from what has been heard before, so does ”Human”. “Touch” concludes with class.
This Progressive Metal is not entirely predictable, while not having complex passages within it is a middle ground that could probably bring a new audience closer to this genre as it continues its journey into the future. MS






sabato 28 settembre 2024

JC Cinel

JC CINEL – Where The River Ends
Andromeda Relix
Distribuzione: Black Widow Records
Genere: Virtuoso – Hard Rock
Supporto: cd – 2024




Nell’underground italico esistono band di buona fattura, che nulla hanno da invidiare a certe straniere. Non tutte però ricevono la giusta attenzione, ma alcune si, una di queste si chiama Wicked Minds, dove JC Cinel ne è il chitarrista.
Autore, cantante, esecutore, JC Cinel è poliedrico sia nell’approccio compositivo sia stilistico, abbracciando differenti stili che variano dall’Hard Rock al Prog passando per il sound orientale.
“Where The River Ends” è il quarto album da solista e l’ottavo in carriera se consideriamo i Wicked Minds e la Jimi Barbiani Band. Sono serviti ben sette anni per realizzare queste dodici canzoni, dentro tutta l’anima e l’amore di JC per la musica in generale e soprattutto una vetrina per la cura dei particolari che impreziosiscono ogni singolo brano.
Il cantato ricopre il punto centrale del progetto, ben studiato e armonico, ma è la musica a far parlare i fatti. Con lui suonano diversi ospiti, Davide Dabusti (chitarra), Andrea Toninelli (chitarra), Daniele Tosca (basso), Marco Lazzarini (batteria), Marcello Baio (batteria), Roberto Tassone (batteria), Paolo “Apollo” Negri (tastiere), e Gianni Grecchi (basso).
“City Lights” trasmette energia solare mista a polvere, quella della strada in cui questa musica prende vita, magari in America. Non distante il concetto per “Oblivion”, un ritmo che farà la gioia degli estimatori di band come Led Zeppelin e Uriah Heep. Spazio anche per il sound Lynyrd Skynyrd con “Feel Like Prisoners”. La ricerca strutturale viene a galla attraverso “Mindmaze/Red-Handed”, un brano che si apre con arpeggi di chitarra per poi passare all’elettrico con eleganza.
C’è anche profumo di passato fra le note, non invasivo ma presente, e poi i riff che ti entrano in testa, quelli che ogni rocker vuole sentire quotidianamente. Si può ballare in “Asylum 22”, un macigno sonoro ruffiano e intrigante come una bella donna che ti fa le moine. Qui i Led Zeppelin sono in cattedra.
Il brano più lungo dell’album con i suoi quasi nove minuti s’intitola “Burning Flame”, ammaliante e a tratti folclorico. I cambi di ritmo hanno la capacità di far volare il tempo, quasi vorremmo non terminassero mai, un poco come succede con alcune suite nel Progressive Rock. Si torna all’Hard Rock tradizionale con “How Far We Shine” e non manca neppure la scena per le doti balistiche di JC Cinel, i tre minuti acustici di “Karakal (Lost In Shangri.la)” sono una finestra per il cuore.
C’è l’Hard & Blues e giunge nella semi ballata “Strangers”, una cura per la melodia davvero notevole. Funzionale anche il ritornello. Effetti aprono “Thank God I Was Alone”, pezzo adrenalinico, dove la voglia di un whiskey parte in automatico.
Martellante “Wich Side Are You On” ed è fra i frangenti più duri dell’album che si conclude con la title track di otto minuti “Where The River”, una vera gemma sonora che fa da riassunto alla carriera di quest’artista da seguire anche in tour che vedrà toccare oltre il nostro paese, anche la Francia, il Belgio, e l’Olanda.
E’ bello imbattersi nel 2024 in un album come questo, perché lascia acceso l’interesse su questo genere che oltre essere immortale è altresì positivo. MS





Versione Inglese:


JC CINEL - Where The River Ends
Andromeda Relix
Distribution: Black Widow Records
Genre: Virtuoso - Hard Rock
Support: cd - 2024


In the Italian underground there are some good bands, which have nothing to envy to some foreign ones. However, not all of them receive the proper attention, but some do; one of them is called Wicked Minds, where JC Cinel is the guitarist.
Author, vocalist, performer, JC Cinel is multifaceted in both compositional and stylistic approach, embracing different styles ranging from Hard Rock to Prog via Eastern sound.
“Where The River Ends” is his fourth solo album and the eighth in his career if we consider Wicked Minds and the Jimi Barbiani Band. It took a good seven years to make these twelve songs, inside all JC's soul and love for music in general and above all a showcase for the attention to detail that embellishes each song.
The singing covers the central point of the project, well-researched and harmonious, but it is the music that does the talking. Several guests play with him, Davide Dabusti (guitar), Andrea Toninelli (guitar), Daniele Tosca (bass), Marco Lazzarini (drums), Marcello Baio (drums), Roberto Tassone (drums), Paolo “Apollo” Negri (keyboards), and Gianni Grecchi (bass).
“City Lights” conveys solar energy mixed with dust, that of the street where this music comes to life, perhaps in America. Not far off is the concept for “Oblivion”, a rhythm that will delight admirers of bands like Led Zeppelin and Uriah Heep. Space is also made for the Lynyrd Skynyrd sound with “Feel Like Prisoners”. Structural research comes to the surface through “Mindmaze/Red-Handed”, a song that opens with guitar arpeggios and then elegantly switches to electric.
There is also a scent of the past among the notes, unobtrusive but present, and then the riffs that get into your head, the ones every rocker wants to hear daily. You can dance along to “Asylum 22”, a sonic boulder as pandering and intriguing as a beautiful woman mooning you. Here Led Zeppelin is in the cathedra.
The longest track on the album at nearly nine minutes is titled “Burning Flame”, bewitching and at times folkloric. The tempo changes have the ability to make time fly, almost wishing they would never end, a little like what happens with some suites in Progressive Rock. It's back to traditional Hard Rock with “How Far We Shine”, and there's no shortage of scene for JC Cinel's ballistic prowess either; the three-minute acoustic “Karakal (Lost In Shangri.la)” is a window to the heart.
There is Hard & Blues and it comes in the semi-ballad “Strangers,” a truly remarkable care for melody. The chorus is also functional. Effects open “Thank God I Was Alone”, an adrenaline-fueled piece where the craving for a whiskey starts automatically.
Hammering “Wich Side Are You On” and it is among the hardest bangs of the album that ends with the eight-minute title track “Where The River”, a true sonic gem that sums up this artist's career to follow also on tour that will see besides our country, also touch France, Belgium, and Holland.
It is good to come across an album like this in 2024, because it leaves the interest in this genre that besides being immortal is also positive. MS





venerdì 27 settembre 2024

Odessa

ODESSA – Stazione Getsemani XXV
Lizard Records – Open Mind
Distribuzione: Ma.Ra.Cash Records
Genere: Hard Prog
Supporto: cd – 2024




Recensire gli Odessa per me è sempre una grande emozione, perché li ho seguiti sin dai primi passi avvenuti nel 1998, e vederli crescere in maniera esponenziale è un piacere davvero forte. La band di Lorenzo Giovagnoli nel tempo è stata avara di realizzazioni, solo tre album sino a oggi, ma tutte di estrema qualità. L’Hard Prog proposto è valorizzato dalla splendida voce di Lorenzo, il quale molto spesso si eleva su alte vette, tentando approcci prossimi a Demetrio Stratos (Area). Il debutto discografico porta proprio il titolo di “Stazione Getsemani” (Mellow Records) ed è del 1999, seguono “L’Ultimo Giorno” (2009 – Lizard Records) e “L’Alba Della Civiltà” (2022 – Lizard Records). Interessante l’attività live della band che vede toccare nazioni come la Francia, il Messico nonché una collaborazione con Ian Paice dei Deep Purple, oltre che molte date in Italia.
Rispetto all’esordio, gli Odessa hanno una formazione differente, oggi composta da Lorenzo Giovagnoli (voce e tastiere), Giulio Vampa (chitarra e cori), Valerio De Angelis (basso e cori), Marco Fabbri (batteria e cori), e Gianluca Milanese (flauto). Per i venticinque anni del debutto “Stazione Getsemani” giunge a Marina Montobbio l’idea di far risuonare il disco alla band, e Giovagnoli non si fa pregare due volte, vista la nuova line up e l’esperienza annosa alle spalle.  Tutto è curato nei minimi particolari, compresa la splendida copertina tratta dalla tela di Silvano Braido intitolata “Indifferenza Per La Crocifissione”. Il libretto interno è impreziosito dalle belle foto realizzate da Francesco Renne.
Quando l’artwork si fonde con la musica, diventa un valore aggiunto al prodotto finale, l’associazione immagine/band sono una formula rodata che ha condotto spesso a miti temporali. E’ un sistema che moltissime band hanno portato avanti negli anni, e aggiungo anche con giusta causa.
Da rilevare lo sforzo professionale di Giorgio Brugnone per il mix finale e Loris Furlan per la riuscita del prodotto.
Spetta a “Esilio” a far sentire la freschezza apportata alla nuova veste, mentre la voce di Giovagnoli sembra maturare ulteriormente. Il sound ha il suo tiro vintage, spezzato dall’intermezzo Jazz dove è impossibile mantenere fermo il piede. Ogni strumento è protagonista in un modo o in un altro, a conferma dell’amalgama raggiunta. Il solo di chitarra di matrice Gilmour (Pink Floyd) è ficcante, mentre il flauto non è altro che la ciliegina sulla torta. Tanta storia in poco più di cinque minuti.
La tecnica fuoriesce prepotentemente in “Di Buio E Luce (Pt1)”, da ascoltare con attenzione in tutti i passaggi umorali. Nel disco ci sono richiami al passato, due classici immortali del Prog Italiano, “Alzo Un Muro Elettrico” dei Rovescio Della Medaglia e “Caronte” dei Trip, entrambi riveduti con forte personalità. Personalmente il brano che ho apprezzato di più è “L’Incontro (Stratosfera, L’Angelo)”, con l’intro da brivido a ricordare Demetrio Stratos.
Questa nuova veste è una chicca che nessun amante del Prog classico deve mancare, se consideriamo poi che di per se l’originale è già un’opera intensa.
Come dice Lorenzo Giovagnoli: “Solo la bellezza potrà salvarci dall’orrore dei nostri giorni”, è vero e sottolineo. Godiamoci quindi “Stazione Getsemani XXV”, perché aiuta a farci stare bene. MS 




(Versione del brano originale dell'anno 1999)

Versione Inglese:


ODESSA – Stazione Getsemani XXV
Lizard Records - Open Mind
Distribution: Ma.Ra.Cash Records
Genre: Hard Prog
Support: cd - 2024


Reviewing Odessa for me is always a great emotion, because I have followed them since their first steps occurred in 1998, and to see them grow exponentially is a really strong pleasure. Lorenzo Giovagnoli's band over time has been stingy with accomplishments, only three albums to date, but all of extreme quality. The proposed Hard Prog is enhanced by the splendid voice of Lorenzo, who very often rises to high heights, attempting approaches close to Demetrio Stratos (Area). The debut record bears the very title of “Stazione Getsemani” (Mellow Records) and was released in 1999, followed by “L'Ultimo Giorno” (2009 - Lizard Records) and “L'Alba Della Civiltà” (2022 - Lizard Records). The band's live activity is interesting, with the band touching nations such as France, Mexico as well as a collaboration with Ian Paice of Deep Purple, as well as many dates in Italy.
Compared to the debut, Odessa has a different lineup, now consisting of Lorenzo Giovagnoli (vocals and keyboards), Giulio Vampa (guitar and backing vocals), Valerio De Angelis (bass and backing vocals), Marco Fabbri (drums and backing vocals), and Gianluca Milanese (flute).
For the twenty-fifth anniversary of the debut “Gethsemane Station” comes Marina Montobbio's idea to make the band resonate with the record, and Giovagnoli doesn't beg twice, given the new line up and the years of experience behind it.  Everything is taken care of down to the last detail, including the stunning cover artwork taken from Silvano Braido's canvas entitled “Indifferenza Per La Crocifissione”. The inner booklet is embellished with beautiful photos taken by Francesco Renne.
When the artwork merges with the music, it becomes an added value to the final product, the image/band association are a proven formula that has often led to time myths. It is a system that many bands have carried on over the years, and I would add with just cause.
The professional effort of Giorgio Brugnone for the final mix and Loris Furlan for the success of the product should be noted.
It's up to “Esilio” to make the freshness brought to the new look, while Giovagnoli's voice seems to mature further. The sound has its vintage pull, broken up by the Jazz interlude where it is impossible to keep your foot still. Every instrument is a protagonist in one way or another, confirming the amalgam achieved. The Gilmour-esque (Pink Floyd) guitar solo is punchy, while the flute is nothing but icing on the cake.
So much history in just over five minutes.
The technique comes out powerfully in “Di Buio E Luce (Pt1)”, to be listened to carefully in all the mood passages. There are callbacks to the past in the album, two immortal classics of Italian Prog, “Alzo Un Muro Elettrico” by Rovescio Della Medaglia and “Caronte” by Trip, both revised with strong personality. Personally, the track I enjoyed the most is “L'Incontro (Stratosfera, L'Angelo)”, with the chilling intro reminiscent of Demetrio Stratos.
This new version is a treat that no lover of classic Prog should miss, if we then consider that in itself the original is already an intense work.
As Lorenzo Giovagnoli says, “Only beauty can save us from the horror of our days,” is true and I emphasize. So let us enjoy “Stazione Getsemani XXV,” because it helps to make us feel good. MS

 








mercoledì 25 settembre 2024

Yang

YANG - Rejoice!
Cuneiform Records
Genere: Heavy Prog
Supporto: digital / cd – 2024




C’è modo e modo di approcciare alla musica.
I gusti personali sono inconfutabili, piuttosto potremmo approfondire l’argomento “qualità” per ore ed ore perché qualsiasi sia il genere musicale ascoltato, bisogna avere l’obbiettività e la cultura per entrarne nei contesti per poterlo giudicare. La musica non serve soltanto per distrarre, far ballare, o da sottofondo. Capisco bene che diventa anche irritante cercare di focalizzare uno stile in un determinato genere, ma per chi scrive recensioni questo è utile oltre che inevitabile a far comprendere al lettore (che non sta ascoltando), di cosa si tratta.
Ebbene, il Progressive Rock ci ha insegnato molte cose al riguardo, non a caso il pubblico che lo segue da sempre è altamente esigente e selettivo. Tutto questo per anticiparvi come ci si deve avvicinare alla musica dei francesi Yang.
Dopo lo scioglimento della storica band francese Philharmonie nel 1998, il chitarrista Frederic L'Epée si prende un periodo di riflessione per poi decidere di fondare un suo progetto, e questo avviene nel 2002 prendendo il nome di Yang. La band oggi è completata da Laurent James (chitarre, voce), Nico Gomez (basso, cori), Volodia Brice (batteria) e l’ospite Carla Kihlstedt alla voce. Il faro illuminante per lo stile proposto è Robert Fripp (King Crimson), e ecco i paletti di riferimento per poter comprendere al meglio questa fenomenale musica proposta: Fusion, Rock, Hard Rock, Progressive Rock, e Jazz!
Avete già intuito cosa vi dovete attendere da “Rejoice!”, quinto album in studio formato da ben tredici tracce. La fantasia compositiva è davvero sorprendente, come il gruppo ci ha abituato da anni, ma in questo nuovo lavoro muta l’approccio, se vogliamo, maggiormente orecchiabile e comunque saturo di mutazioni rispetto al passato. Preferisco questa volta non addentrarmi nel percorso brano per brano, questo lo lascio alla vostra curiosità, perché ci sono dentro tante di quelle sterzate che serve un pubblico davvero attento e competente per affrontare questo viaggio.
Immaginate di fondere i Gentle Giant con i King Crimson ed ecco “Step Inside”, oppure potete navigare nel Rock duro e di classe di “Concretion”. Potete perdervi anche nelle dolci arie di “La Quatrième Mort/La Vie Lumineuse” cantate da Carla Kihlstedt, o nelle elucubrazioni stilistiche di “Fire And Ashes”, ma direi che già basta così.
Attraverso “Rejoice!” ci s’imbatte nello stupore, una spolverata alla nostra volontà di ascoltare, magari in cuffia e a volume alto, per questo ringrazio di cuore la band che mi ha dato la possibilità di mettermi nuovamente alla prova, visto che negli ultimi tempi la cristallizzazione dei generi ha portato in me anche un calo d’interesse verso questo settore.
Non sono io che mi sono stancato di ascoltare la musica, ma è la musica di oggi a darmi poco pane per la mente, questo è ciò che ne traggo alla fine delle tredici tracce. Risorto. MS

 



Versione Inglese: 



YANG - Rejoice!
Cuneiform Records
Genre: Heavy Prog
Support: digital / cd - 2024


There is a way and a way to approach music.
Personal tastes are irrefutable, rather we could delve into the topic “quality” for hours and hours because whatever genre of music you listen to, you have to have the objectivity and culture to get into the contexts to be able to judge it. Music is not just for distraction, dancing, or background. I fully understand that it also becomes irritating to try to focus a style in a particular genre, but for those who write reviews this is useful as well as inevitable to make the reader (who is not listening), understand what it is all about.
Well, Progressive Rock has taught us many things in this regard, and it is no coincidence that the audience that has always followed it is highly demanding and selective. All this is to anticipate how one should approach the music of French Yang.
After the disbandment of the historic French band Philharmonie in 1998, guitarist Frederic L'Epée took a period of reflection and then decided to found his own project, which he did in 2002 by taking the name Yang. The band today is completed by Laurent James (guitars, vocals), Nico Gomez (bass, backing vocals), Volodia Brice (drums) and guest Carla Kihlstedt on vocals. The illuminating beacon for the proposed style is Robert Fripp (King Crimson), and here are the reference stakes in order to best understand this phenomenal proposed music: Fusion, Rock, Hard Rock, Progressive Rock, and Jazz!
You have already guessed what you should expect from “Rejoice!”, a fifth studio album consisting of no less than thirteen tracks. The compositional imagination is truly amazing, as the band has accustomed us to for years, but in this new work the approach changes, if you will, more catchy and still saturated with mutations than in the past. I prefer this time not to go into the track-by-track path, this I leave to your curiosity, because there are so many of those swerves in it that it takes a really attentive and knowledgeable audience to go through this journey.
Imagine merging Gentle Giant with King Crimson and you have “Step Inside”, or you can navigate the classy hard rock of “Concretion”. You can also lose yourself in the sweet tunes of “La Quatrième Mort/La Vie Lumineuse” sung by Carla Kihlstedt, or in the stylistic lucubrations of “Fire And Ashes”, but I would say that's enough already.
Through “Rejoice!” we encounter astonishment, a dusting off of our willingness to listen, perhaps on headphones and loudly, for which I sincerely thank the band that has given me the opportunity to test myself again, since in recent times the crystallization of genres has also brought in me a waning of interest in this area.
It is not me who has grown tired of listening to music, but it is today's music that gives me little bread for thought, this is what I draw from it at the end of the thirteen tracks. Resurrected. MS

 

 




lunedì 23 settembre 2024

Aliante

ALIANTE – Anime Invisibili
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Rock Progressivo
Supporto: cd – 2024




Con la formazione intatta rispetto al precedente album intitolato “Destinazioni Oblique”, ritornano a distanza di due anni gli Aliante di Coltano con “Anime Invisibili”.
Davide Capitanio (chitarra elettrica e acustica, effetti), Michele Lenzi (tastiere, fagotto, chitarra acustica, flauto), Alfonso Capasso (basso, effetti), e Jacopo Giusti (batteria acustica ed elettronica, didgeridoo), dopo tre album in studio, mantengono intatte le caratteristiche del sound primordiale con cui hanno iniziato a incidere nel 2017, ossia quel Rock Progressivo caro sia agli ascoltatori più vintage, sia alle nuove generazioni amanti delle sonorità più attuali. Quindi, di base durante l’ascolto si possono evincere contaminazioni provenienti da band come Orme, Genesis, Pink Floyd e dalla scena di Canterbury, con Camel e Greenslade in prevalenza.
“Anime Invisibili” è una lunga suite completamente strumentale divisa in quattro movimenti per un totale di quarantacinque minuti di musica.
Il primo movimento intitolato “Sopravvissuti” mette in vetrina nei dodici minuti di musica, le capacità compositive della band, una tecnica strumentale invidiabile e soprattutto un amalgama che funziona alla perfezione. Le tastiere di Michele Lenzi, fra effetti e assolo descrivono la melodia cara al Neo Prog anni ‘80/’90, non a caso la sezione ritmica di Capasso e Giusti è proveniente dal gruppo Egoband, in attività proprio negli anni ’90. Immancabili gli stacchi improvvisi nei movimenti maggiormente riflessivi, in un’escalation di suoni e sensazioni come soltanto il Progressive Rock sa fare. La cultura dei musicisti consente loro di sostituire le parole con gli strumenti, tanta è la capacità espressiva dei suoni. Musica vibrante dall’energia positiva.
La batteria inizia la seconda parte “L’Eco Delle Ombre”, qui il sound è prettamente vintage, dove schegge di Orme impregnano l’ascolto per poi passare la staffetta ai Marillion periodo anni ’80. La chitarra si lancia in un bell’assolo elettrico profondo, oltre che narrativo della scena immaginifica proposta. Altra sottolineatura doverosa è per il flauto di Lenzi, perfettamente incastonato nel contesto.
“Orange Blue 7” spazia nella mente con eco di suoni e percussioni di fondo, solo un contesto momentaneo, perché l’ascoltatore viene successivamente catapultato nel Canterbury sound soprattutto grazie all’uso delle chitarre. Questa musica, nonostante l’usura del tempo, sembra non voler mai smettere di sorprendere, tutto ciò accade quando esiste il lavoro di squadra fra mente e cuore. Siamo al confine di un trip.
Chiudono i quindici minuti di “Nuit Dans Le Desert”, e qui viene spontaneo usare un aggettivo inflazionato, ossia un caleidoscopio sonoro fatto di differenti forme e colori mutanti a ogni movimento, ma così è veramente!
Il Progressive Rock è stato spesso associato al termine “Musica per la mente”, e così lo è anche nel caso degli Aliante, che con “Anime Invisibili” toccano le sinapsi del cervello creando immagini e situazioni da sognare assieme a loro.
Da sottolineare la buona qualità della registrazione, ciliegina sulla torta. Un disco che un fans del genere non deve assolutamente perdere. MS






Versione Inglese:


ALIANTE – Anime Invisibili
Ma.Ra.Cash Records
Genre: Progressive Rock
Support: cd - 2024


With the lineup intact from the previous album entitled “Destinazioni Oblique”, Coltano's Aliante return two years later with “Anime Invisibili”.
Davide Capitanio (electric and acoustic guitar, effects), Michele Lenzi (keyboards, bassoon, acoustic guitar, flute), Alfonso Capasso (bass guitar, effects), and Jacopo Giusti (acoustic and electronic drums, didgeridoo), after three studio albums, keep intact the characteristics of the primordial sound with which they started recording in 2017, namely that Progressive Rock dear to both the most vintage listeners and the new generations who love more current sounds. Thus, basic while listening, one can evince contaminations from bands such as Orme, Genesis, Pink Floyd and the Canterbury scene, with Camel and Greenslade predominating.
“Anime Invisibili” is a long, fully instrumental suite divided into four movements for a total of forty-five minutes of music.
The first movement entitled “Sopravvissuti” showcases in the twelve minutes of music, the band's compositional skills, enviable instrumental technique, and above all an amalgam that works to perfection.
Michele Lenzi's keyboards, between effects and solos describe the melody dear to 80s/'90s Neo Prog, not by chance the rhythm section of Capasso and Giusti comes from the group Egoband, active precisely in the 90s. Inevitable are the sudden breaks in the more reflective movements, in an escalation of sounds and sensations as only Progressive Rock can do. The musicians' culture allows them to replace words with instruments, such is the expressive capacity of the sounds. Vibrant music with positive energy.
The drums start the second part “L'Eco Delle Ombre”, here the sound is purely vintage, where splinters of Orme impregnate the listening and then pass the relay to 80s-period Marillion. The guitar launches into a beautiful deep electric solo, as well as narrative of the imaginative scene proposed. Another dutiful highlight is for Lenzi's flute, perfectly set in context.
“Orange Blue 7” sweeps through the mind with echoes of background sounds and percussion, only a momentary context, because the listener is later catapulted into the Canterbury sound mainly through the use of guitars.
This music, despite the wear and tear of time, never seems to want to stop surprising, all of which happens when there is teamwork between mind and heart. We are on the edge of a trip.
The fifteen-minute “Nuit Dans Le Desert” closes, and an overused adjective comes naturally here, namely a sonic kaleidoscope made of different shapes and colors mutating with each movement, but so it really is!
Progressive Rock has often been associated with the term “Music for the mind”, and so it is also in the case of Aliante, who with “Invisible Souls” touch the synapses of the brain by creating images and situations to dream with them.
Worth noting is the good quality of the recording, icing on the cake. A record that a fan of the genre should definitely not miss. MS

 

 




venerdì 20 settembre 2024

Teodicea

TEODICEA – Il Mondo Esausto
M.P. & Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Rock Progressive
Supporto: cd – 2024




Per molti artisti e ascoltatori di oggi, l’amore rivolto a un certo tipo di musica anni ’70 non si è mai sopito. L’Italia specialmente si è saputa distinguere per qualità nell’ambito Rock Progressivo, grazie alle sonorità mediterranee che hanno saputo aggiungere solarità alle composizioni rendendole di gran lunga melodiche rispetto a quelle di altre nazioni. Di certo la tecnica non è da meno, specialmente se andiamo a considerare il lato più Jazz delle contaminazioni, ecco quindi che il Rock cosiddetto “colto” ha sempre un qualcosa d’interessante da elargire. Questo preambolo sta a significare che se una cosa è fatta bene, dura nel tempo.
Una band recente che si è saputa fare apprezzare non soltanto in Italia, porta il nome di Aliante. Si forma a Coltano nel 2017 e immediatamente da in pasto al pubblico l’album “Forme Libere” (2017 - M.P. Records) con il quale si mette subito in buona luce. Infatti, la musica proposta raccoglie il meglio del Prog italiano, ed è completamente strumentale. Alle tastiere ha suonato Enrico Filippi sino al secondo album intitolato “Sul Confine” (2019 - M.P. & Records), per poi lasciare e intraprendere nuove avventure sonore. Il suo risultato odierno porta il nome di Teodicea, un trio completato da Giacomo Putrino (batteria e percussioni) e Jacopo Morandi (basso).
Teodicea è una branca della filosofia teologica che studia il rapporto tra la giustizia di Dio e la presenza nel mondo del male, un messaggio forte per descrivere la strada musicale da intraprendere. Essa si adopera come una colonna sonora cinematografica grazie soprattutto alla cura degli arrangiamenti, mentre i suoni di questo debutto intitolato “Il Mondo Esausto” vanno a raccontare, attraverso le note, le sensazioni che proviamo quotidianamente nella vita. Proprio per questo le nove composizioni dell’album sono pregne di cambi umorali, variabili dall’euforia alla frustrazione.
La copertina di Luca Di Pietro descrive perfettamente le arie che si possono incontrare durante l’ascolto, un trasporto che solleva anima e corpo. L’artwork è opera di OndemediE.
Le prime note di “777” mettono immediatamente in evidenza le tastiere e quell’amore atavico a cui ho fatto riferimento in precedenza per questa musica intramontabile di nome Prog Rock, qui assolutamente di matrice Genesis e Orme.
I più ferrati di voi sobbalzeranno alla lettura del titolo del secondo brano, ossia “Gioia E Risoluzione”, un chiaro richiamo a quel “Gioia E Rivoluzione” degli intramontabili Area, in realtà nulla a che fare strumentalmente con esso. Un dolce pianoforte apre per poi lasciare spazio al refrain più ritmato e successivamente al ruggente Hammond. La melodia di base è davvero accattivante.
La batteria di Putrino introduce “L’Ineluttabile”, altro tuffo nel passato con sfumature malinconiche e intramontabili. L’incedere crescente fa spaziare la fantasia verso differenti stati d’animo, unici per ognuna della nostra personalità ed esperienza. E si entra nell’introspezione attraverso “Weltschmerz”, brano toccante che allo stesso tempo riesce a stampare nella mente un refrain ipnotico; ottima vetrina per le qualità dell’insieme. L’ascolto acquista ampiezza attraverso “Ripresa Di Coscienza” un disegno in acquarello, dove i colori sembrano sbiaditi dal tempo. Moody Blues? Procol Harum? Non saprei, questi i nomi che mi sono tornati in mente durante l’ascolto.
Il basso in arpeggio di Morandi apre “Intro 442”, una sorta di ninna nanna che sembra ispirata dai Marillion era Fish. In “Lofoten” scorrono alcuni brividi sulla pelle, la dolcezza del piano ha un qualcosa di magico scaturito dal delicato tocco di Filippi, questo è uno dei brani che ho apprezzato maggiormente. Una puntata verso il Banco Del Mutuo Soccorso e nel Jazz non poteva mancare, ci pensa “Punto Di Fusione” a tappare la falla, mentre la conclusiva “Il Viaggio Del Moro” ancora una volta ci lancia nelle lande della fantasia eterea.
Considero “Il Mondo Esausto” una piacevole sorpresa, soprattutto per la qualità delle composizioni che toccano vari stati d’animo e differenti lassi di tempo, lasciando alla fine dell’ascolto la volontà di ripremere il tasto play. Complimenti. MS 





Versione Inglese:



TEODICEA – Il Mondo Esausto
M.P. & Records
Distribution: G.T. Music
Genre: Progressive Rock
Support: cd - 2024

For many artists and listeners today, the love directed toward a certain kind of 70s music has never died down. Italy especially has been able to distinguish itself for quality in the Progressive Rock sphere, thanks to the Mediterranean sounds that have been able to add sunniness to the compositions making them far more melodic than those of other nations. Certainly the technique is not to be outdone, especially if we go to consider the more Jazz side of the contaminations, so here is that the so-called “cultured” Rock always has something interesting to bestow. This preamble stands to mean that if something is done well, it lasts.
A recent band that has been able to make itself appreciated not only in Italy bears the name Aliante. It formed in Coltano in 2017 and immediately fed to the public the album “Forme Libere” (2017 - M.P. Records) with which it immediately put itself in a good light. In fact, the music on offer gathers the best of Italian Prog, and is completely instrumental. On keyboards Enrico Filippi played until the second album entitled “Sul Confine” (2019 - M.P. & Records), and then left and embarked on new sound adventures. His achievement today bears the name Teodicea, a trio completed by Giacomo Putrino (drums and percussion) and Jacopo Morandi (bass).
Teodicea is a branch of theological philosophy that studies the relationship between God's righteousness and the presence in the world of evil, a strong message to describe the musical path to take. It is employed as a cinematic soundtrack thanks mainly to the care of the arrangements, while the sounds of this debut entitled “Il Mondo Esausto” go to tell, through notes, the feelings we experience daily in life. For this very reason, the album's nine compositions are filled with mood changes, varying from euphoria to frustration.
The cover artwork by Luca Di Pietro perfectly describes the tunes one may encounter while listening, a transport that lifts body and soul. The artwork is by OndemediE.
The first notes of “777” immediately bring out the keyboards and that atavistic love I referred to earlier for this timeless music named Prog Rock, here absolutely Genesis and Orme-esque.
The more fervent of you will jolt at the reading of the title of the second track, namely “Gioia E Risoluzione”, a clear reference to that “Gioia E Rivoluzione” by the timeless Area, actually nothing to do instrumentally with it.
A gentle piano opens and then gives way to the more rhythmic refrain followed by the roaring Hammond. The basic melody is really catchy.
Putrino's drums introduce “L’Ineluttabile”, another dip into the past with melancholy, timeless overtones. The rising pacing makes the imagination sweep to different moods, unique to each of our personality and experience. And we enter introspection through “Weltschmerz,” a touching track that at the same time manages to print a hypnotic refrain in the mind; an excellent showcase for the qualities of the whole. Listening gains breadth through “Riprendere Di Conscienza” a watercolor drawing, where the colors seem faded by time. Moody Blues? Procol Harum? I don't know, these were the names that came to mind while listening.
Morandi's arpeggio bass opens “Intro 442”, a kind of lullaby that seems inspired by Marillion era Fish. In “Lofoten” some chills run over the skin, the sweetness of the piano has something magical triggered by Filippi's delicate touch, this is one of the tracks I enjoyed the most. A punt toward Banco Del Mutuo Soccorso and into jazz could not be missed, “Punto Di Fusione” takes care of plugging the hole, while the concluding “Il Viaggio Del Moro” once again launches us into the moors of ethereal fantasy.
I consider “Il Mondo Esausto” a pleasant surprise, especially for the quality of the compositions that touch on various moods and different time lapses, leaving at the end of the listening the desire to press the play button again. Congratulations. MS



giovedì 19 settembre 2024

Intervista a Romina Daniele

Romina Daniele – L’Arte Della Voce

(Di Massimo Salari e Romina Daniele)




Nonsolo Progrock ha avuto modo nel tempo di recensire la musica della cantante partenopea ROMINA DANIELE, un artista dall’ampio spettro. Studia la chitarra, scrive poesie, dipinge, studia storia e metodologia dell'arte, fotografia, e teorie / storia del cinema. Nel 2005 conferisce il Premio Internazionale “Demetrio Stratos per la Sperimentazione Musicale”. La sua voce potrebbe benissimo essere inserita nel contesto “Teatro Della Voce”, dove le corde vocali sono a tutti gli effetti uno strumento unico e personale da modellare a proprio piacimento. Nella sua musica esplodono teatralità, intensità, bizzarria e coraggio, intersecandosi in maniera “reticolare”. In questa intervista mettiamo a fuoco la personalità, i progetti in arrivo e… Molto altro! Buona lettura.

 

Dove sta andando Romina Daniele oggi, cosa conta di più considerando la tua storia e la tua produzione?

Grazie ancora una volta per il tuo interesse nel mio lavoro e nella mia prospettiva. Ho delle novità da annunciare oggi, ma per coloro che hanno perso i vostri precedenti articoli sui miei dischi, farò un’introduzione sulla mia storia e su come faccio musica e arte. Cosa conta per me maggiormente è il tra dell’atto compositivo, tra la musica, il pensiero e le tecnologie, ciò che generalmente designiamo con i nomi di multimediale e di filosofia. La mia musica è per vocalità ed elettronica, scrivo, ricerco e lavoro anche con le immagini. Sono interessata di più ad investigare intorno al significato dell’essere umano, e di meno a produrre dischi con i tempi dell’industria. Sono un’artista indipendente della punta dei pedi a quella dei capelli.

Durante gli ultimi anni ho lavorato al mio saggio epistemologico, Voce Sola, Saggio intorno al discorso vocale, i cui concetti capillari sono molto legati al mio ultimo disco Spannung (triplo cd, 3 ore, realizzato nel 2016). Dal tedesco, il titolo significa tensione, e si riferisce alla tensione della ricerca verso l’autenticità originaria dell’essere umano.
Come il cervello è ancora sconosciuto nel campo della medicina, così il suono è ancora sconosciuto in quello della fisica. E il cervello e il suono sono profondamente coinvolti nella composizione così nel canto.
Come ho sottolineato con la stessa passione della mia ricerca, “urgente e necessaria è la tensione verso l'essenzialità delle cose tutte. La voce è ciò che c'era in origine, una questione del corpo e del pensiero, centralità e fulcro, e non esistono altri luoghi o suoni del genere. Allora anche la musica è un atto essenziale riguardante l'apprensione per l'uomo e la sua produzione.
È questa una responsabilità originaria urgente e prossima, come proprio è il respiro, che esiste dinanzi alla mancanza.
L'uomo e la sua produzione, il linguaggio, la storia, la filosofia e l'arte, la scienza, la natura, mancano del loro senso autentico più proprio; perché se così non fosse, se esistessero nella struttura e non nella mancanza, la società non sarebbe strutturalmente utilitaristica, trarremmo da essa completo beneficio, non avremmo disastri e guerre al posto della dignità dell'uomo, e saremmo già sulla strada del senso originario e autentico di ciò che siamo, e che invece piuttosto, mancandoci, andiamo cercando.”
Quando realizzo un disco, esso è come una tesi alla fine di un importante capitolo della ricerca di una vita. Anche se le baso sull’improvvisazione, che è un atto puro di apertura sulla strada verso l’origine, le registrazioni sono fatte per essere la parte essenziale di un atto compositivo accurato.
 
Come ho dichiarato, producendo il mio primo disco Diffrazioni Sonore, sono sempre stata interessata all’ ”entre-deux-coup-de-dés" (con le parole di Deleuze): il fra della composizione, lavorando sui termini del rapporto tra costruzione ed esperienza sensoria, e sulla loro co-estensione.
Ricerco mentre registro e compongo, e nello stesso modo ricerco mentre scrivo. Tuttavia, nel caso di un libro, cosa ho detto per la produzione dei dischi è maggiorato: sebbene io abbia realizzato tre dischi a mio nome e tre collaborazioni - e ognuno di essi è a tutto tondo dal punto di vista dei concetti, e rappresenta un mondo a se stante -, non li ho mai considerati definitivi e conclusivi. Ogni disco ha un finale aperto, dato che è necessario proseguire sempre un po’ più a fondo con la nostra ricerca. Ogni disco, come ogni libro (ho pubblicato 2 saggi e una raccolta di poesie), è una tesi alla fine di un importante capitolo della ricerca di una vita, con un finale aperto.
Mentre stavo scrivendo il mio libro sulla voce, mi sono trovata sempre più coinvolta in un tessuto denso di connessioni e ramificazioni, e livelli, che non ho potuto evitare di affrontare. Il saggio è così diventato epistemologico e sto trattando ogni argomento con estrema attenzione.
Quando venni a Miami qualche anno fa, ho pensato che avrei potuto usare un posto rilassante per continuare a scrivere mentre mi prendevo cura della mia bambina. Poi ho lavorato con Jadys Daniele’s per molti concerti e la direzione artistica.





Cos'è di specifico Jadys Daniele’s ?

Jadys Daniele’s è un progetto di musica dal vivo che ho avviato e realizzato a Miami nel 2019, insieme a Lorenzo Marranini, co-founder per RDM Records, co-autore e ideatore del disco Absence (2016) e padre di mia figlia, che porta il nome di Romina Jadys Daniele. Quindi decidemmo di usare il nome di nostra figlia per questo ulteriore e importante progetto, che ha avuto una sede operativa per tutto l’anno 2019 in South Beach. Abbiamo realizzato una serie intensa di concerti e collaborato con molti artisti locali. Abbiamo intenzione di continuare con questo progetto più avanti. Per tutti gli interessati, è disponibile intanto il sito Jadysdanieles.com dove sono riportati molti dettagli a la sua storia.


 



Hai parlato di libri, puoi illustrarci i contenuti e come si connettono con la musica?

Lavorando alla revisione finale di questo mio libro, ho avuto l’opportunità di presentare qualcuno dei suoi argomenti con alcune interviste statunitensi rilasciate negli ultimi due anni, anche se non l’ho specificatamente menzionato. Vorrei mettere insieme alcuni passaggi, così   da fornire un quadro delle relazioni e delle referenze a cui l’analisi è chiamata a rispondere - nonostante io abbia impostato per questi passaggi, dedicati all’intervista, un linguaggio fluido fatto di parole semplici e senza citazioni.

Ciò che noi stessi siamo e che pertanto andiamo cercando, la consapevolezza e la coscienza, la conoscenza sulla vita e la morte, il divino: tutti questi sono sinonimi, alla luca della nostra ricerca che consideriamo la ricerca. Multimedialità e filosofia sono una cosa sola, con tutto ciò che c’è nel mezzo e intorno. Il primo obiettivo che bisogna avere per fare vera arte è la volontà di lavorare sulle connessioni, tra tecniche e materiali, tra livelli di percezioni e tra l'essere umano e l'universo. Imparerai le competenze e le abilità di cui avrai bisogno per essere connesso alla vocazione di fare arte.

Non ci saranno schemi o regole che altri hanno fatto per te, potresti averne bisogno per ogni evenienza, principalmente lavorando nella terra della creazione dove l'obiettivo vero e unico è afferrare la conoscenza e diffonderla per il bene di te stesso e dell'intera razza umana.Sai di essere un'energia principale in azione che utilizza le tecniche e le tecnologie per creare e comprendere, quindi per condividere e diffondere. L'azione di lavorare e creare è tutto ciò in cui ti trovi (il modo in cui lo fai) e nessun soggetto può spostarti dal percorso (le cose che puoi fare). Non ci sarà alcuno scopo finale se non quello principale, l'unico e il più importante, quello che rimane, quale essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza. L’essere umano è sulla terra con lo scopo di creare, che è la stessa cosa di pensare, dove pensare è creare pensieri e coscienza, non un'operazione meccanica del cervello. È l'essere in apertura verso il significato originario stesso. Si tratta di essere aperti sempre un pò di più alla comprensione del significato originario di ciò che siamo veramente. E condividere è per il nostro proprio bene e quello dell'umanità. Non ci sarà alcuno scopo finale se non quello principale che implica tutto, l'unico e il più importante, quello che rimane: come essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza.

Ciò che noi stessi siamo e che pertanto andiamo cercando, la consapevolezza e la coscienza, la conoscenza sulla vita e la morte, il divino, la ricerca, il senso più originario: non dobbiamo mai dimenticare che il senso più proprio di ciò che noi stessi siamo é già in noi al di qua della nostra (logica) comprensione, alla cui apertura tendiamo con la ricerca.




Muoversi in un contesto sonoro come il tuo, non è semplice farsi notare dal grande pubblico;  quali sono i più grandi ostacoli che hai incontrato, considerando il tipo di lavoro a cui ti dedichi?

Siccome il senso piū proprio è qualcosa a cui solo possiamo tendere, rivelando se stesso in fronte alla mancanza, la risonanza del pensiero più proprio si pone davanti a noi come una certezza preesistente, che è in noi come il cuore o un altro organo sono in noi. Non si può dubitare di una tale certezza. Essa viene prima della nostra (logica) comprensione. E preesistente ed al di qua dell’ordinario di fatto è l’essenziale, al di qua del falso è il vero, al di qua dell’effimero è il durevole. Il poeta è allora gettato nel mondo con la conoscenza della differenza. Tra l’ordinario e l’essenziale, tra il vero e il falso e tra l’effimero e il durevole. Gli ostacoli e le sfide che ho trovato lungo il cammino hanno avuto a che fare con situazioni in cui qualcosa o qualcuno ha provato ad allontanarmi dalla mia stessa conoscenza intuitiva, a confondere il vero significato di creare e fare arte alla luce della mia esperienza. Di fronte a queste situazioni, ho naturalmente perso alcune opportunità sia in campo concertistico che discografico, e probabilmente qualche passaggio per così dire importante della stessa carriera. Hanno provato ad inserirmi in qualche categoria, hanno provato a vendere la mia arte. Ma nulla è più soddisfacente del sentimento e della certezza di fare bene, lungo un percorso da mantenere naturalmente tanto piū puro possibile.




Cosa ci possiamo aspettare a questo punto nella tua produzione musicale?

Il mio primo lavoro e cd, Diffrazioni Sonore, avrà presto una seconda edizione, includendo alcune tracce extra registrate all’epoca e mantenute inedite. Stiamo ancora discutendo sul formato, potrebbe trattarsi anche di un vinile.

Diffrazioni Sonore fu registrato e finito originariamente nel 2005, ed è per mia fortuna ampiamente considerato una disco di avanguardia, in cui tecniche vocali estese e improvvisazioni vocali libere incontrano un concetto concreto di composizione con i mezzi tecnologici. Continuo a considerarlo opera, ed è a tal punto significativo nella mia produzione che recentemente ho scritto: “Per il vero Diffrazioni viveva già prima del Premio Stratos, lungo quel cammino unico che ci sta direttamente davanti e che solo perché è tanto vicino viene trovato pare con difficoltà. Diffrazioni, pur trattando di musica concreta, vocalità estesa e improvvisazione, composizione elettronica della musica e, e, e… Mi riguarda tanto direttamente da toccare la mia essenza e da rendere palese ai miei occhi che tutte le considerazioni e diramazioni possibili, quando si intrecciano vicendevolmente, sono esse stesse la direzione, pertanto vasta, estesa, indeterminata e fatta di diversi punti di vista. Non che le altre mie produzioni siano meno importanti, tuttavia con il mio prossimo disco cercherò di superare Diffrazioni, perché con i successivi due non me ne ero posta l'obiettivo e non ci sono palesemente riuscita.”

Questo passo è del novembre 2021, quando Vero da Diffrazioni é stato pubblicato nel disco di autori vari Approdi III (Le avanguardie a Napoli), prodotto da Konsequenz e Girolamo De Simone. Anche se con Diffrazioni ho vinto il Premio Internazionale Demetrio Stratos per la sperimentazione musicale nel 2005, il disco è stato pubblicato solo nel 2010 con un set molto limitato di copie, dopo che il mio secondo disco, Aisthànomai, era stato già realizzato con una produzione piū ampia nel 2008. Poi, come sai, abbiamo pubblicato Spannung nel 2016. Durante gli anni al Conservatorio di Milano, e nello stesso 2010, ho registrato, con il Riccardo Sinigaglia electroacoustic ensemble, la musica per il film muto La chute de la Maison Usher (Jean Epstein, Francia, 1928). Il film è stato proiettato con improvvisazioni live a cura dell’ensemble, e ho realizzato un editing con la musica registrata che merita davvero di essere pubblicato. Come abbiamo deciso con il maestro Sinigaglia, coordineremo a breve per condividere questa straordinaria opera d’arte. Nel frattempo, potete trovare alcune informazioni e persino qualche samples, visitando il mio sito web.

E dunque i miei preziosi sostenitori possono contare sul fatto che non ho mai smesso di produrre musica a favore del percorso letterario sia pure indipendente, e sto decisamente anche lavorando ad un nuovo, quarto, disco che sarà pubblicata a mio nome. Alcuni momenti di questo lavoro sono stati fissati in immagini e alcune fotografie sono allegate qui oggi. Queste tre produzioni avranno diverse date di pubblicazione che saranno annunciate in seguito.

 



Avrai letto nel tempo recensioni o articoli che ti riguardano, come hanno approcciato i critici al tuo stile, cosa avresti voluto leggere e in caso cosa chiariresti in maniera più approfondita del tuo operato?

Vorrei trarre l’opportunità di fare una nota. Ho notato che in qualche feedback qualche volta - e ringrazio moltissimo i critici coinvolti -, il mio lavoro è stato letto come rivolto verso l’interno, avendo cura dell’uno, piuttosto che come rivolto verso l’esterno, avendo cura degli altri. Sono sicura che le argomentazioni di oggi su questa pagina già chiariscono questo punto, e che la mia ricerca fa della condivisione uno dei suoi obiettivi cruciali; tuttavia vorrei sottolineare il significato che mi sta a cuore della parola "proprio”, che spesso uso dicendo del più proprio: non si tratta di qualcosa di meramente soggettivo e di non condivisibile, bensì si tratta di qualcosa che è proprio cioè tipico, coadiuvante, della pura facoltà di conoscere, tendendo a: far sorgere una comprensione più propria e più nostra di una proprietà del tutto umana, propria e nostra. Si tratta di un’apprensione propria come proprio è il respiro, una parte del corpo, o il cervello, tale da essere autenticamente in noi compresa più originariamente come già nostra e propria. Quando diciamo “noi” non si intende noi diversi da voi, ma si intende l’umanità, dunque ciò che è più proprio dell’umanità è ciò che ci sta a cuore, ciò che c’è (nella mancanza) di più autentico e che pertanto andiamo cercando. Ciò che l’umanità ha di più autentico è per forza di cose ancora da scoprire, in una società ordinaria, un sistema socio-utilitaristico, fatta di interessi materiali, disastri e guerre, e potenti nascosti che lavorano ogni giorno per inquinare le anime. Ecco perché dico: di fronte a tutto questo, creare senso è una necessità e una responsabilità in nome dell’amore cura per l’essere umano. Ecco perché dico: l’essere umano è sulla terra con lo scopo di creare — come essere cosciente e pensante aperto alla connessione con il senso più puro e originario dell'esistenza.

 


Se Romina Daniele fosse un solo colore, quale sarebbe?

Forse ti potrà sembrare paradossale, eppure se fossi un solo colore questo colore sarebbe il bianco, essendo il frutto di una combinazione di colori additivi. Secondo il modello di teoria del colore additivo, la luce e le radiazioni elettromagnetiche creano il colore additivo, e la combinazione di tutti i colori genera la percezione del bianco. Contenendo tutti i colori, e immaginandomi con il bianco, mi verrebbe da dire che ogni ascoltatore sarà’ libero di percepirmi con il colore o la combinazione di colori che più lo assorbe nell’ascolto. È forse questo il motivo per cui quando si lavora con il colore additivo, si usano il rosso, il verde e il blu come colori primari, che pure mi stanno a cuore. Allora perché, insieme al rosso e blu teal, continuo ad usare il nero nelle mie produzioni e non il bianco?

Ebbene, il colore è un’espressione di luce. Quando quasi tutta la luce viene riflessa, vediamo il colore bianco. Altrimenti, in assenza di luce riflessa, vediamo il colore nero. D’altro lato, ogni ricerca autentica può esistere solo in forma di tensione verso l’origine essenziale ovvero nella sua propria mancanza, tale nella struttura societaria e forma mentis utilitaristica. E così, come preesistente ed al di qua dell’ordinario di fatto è l’essenziale, al di qua del falso è il vero, al di qua dell’effimero è il durevole, così al di qua dell’assenza (della percezione) di luce — il nero — è l’espressione di luce — il bianco —. In assenza del senso autentico e più proprio di ogni cosa, e che pertanto andiamo cercando, l’urgenza di una ricerca operante nell’apertura, e fatta di tensione verso l’origine, non può che essere rappresentata con i colori primari essenziali della luce che così si manifesta.



Grazie Romina per l’intervista, ma soprattutto per quello che doni con la tua arte.