Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

lunedì 16 dicembre 2024

Stefano Manzini

STEFANO MANZINI – Consapevolezze
Music Force / Egea Music
Genere: Cantautore
Supporto: EP – 2024





Libertà è consapevolezza, libertà è un percorso artistico da intraprendere, lasciando alle spalle ogni freno inibitorio. Come ha avuto modo di raccontare il Banco Del Mutuo Soccorso negli anni ’70, siamo nati liberi, anche se la società nel tempo ci ha imposto delle restrizioni, resta il fatto che la libertà si manifesta nell'ardire del pensiero, nella scelta consapevole, e nell'incessante ricerca di se stessi.
La musica che maggiormente si presta a esprimere i concetti più o meno forbiti è il cantautorato. La storia è piena di cantautori, qui in Italia soprattutto vede il massimo splendore negli anni ’70, poi un brusco stop. Oggi sembra tornare l’interesse attorno a questo stile e alla voglia di fare musica, per questo accolgo con grande piacere un nuovo nome nel panorama, Stefano Manzini.
Inizia a cantare alla tenera età di sei anni nel coro della sua scuola elementare, ed è qui che scocca la scintilla. Studia canto moderno alla Music and Art International di Chieti per poi passare all’Accademia Musicale città di Pianella (Pe). E’ nel 2020 che inizia a produrre singoli con l’aiuto dell’amico compositore Vincenzo Di Nicolantonio e gli arrangiamenti di Elio Depasquale. Dopo alcune date live, Manzini si sente pronto per realizzare il primo album solista composto di cinque canzoni intitolato “Consapevolezze”.
La bellissima fotografia di Paolo Marchegiani (Contesto Creative) che accompagna il disco, esprime al meglio il concetto di viaggio nella consapevolezza, nella libertà, nell’amore, attraverso un binario che indica la strada da percorrere.
“Comunque Vada” è una ballata aperta da un arpeggio semplice mirato allo stato emotivo dell’ascoltatore. Una storia d’amore in cui la giovane voce del cantautore lancia un appello alla lei di turno. Il brano ha le caratteristiche della canzone italiana melodica con tanto di crescendo annesso. “Comunque Vada” è altamente radiofonica e può raggiungere un pubblico vastissimo.
“Fiaba (Allo Specchio)” gode di un ritornello ricco di deja vu che tuttavia funziona per caratteristiche riconducibili alla musica italiana anni ‘90/’00.
Torna la ballata in “Lasciare Andare” dove Manzini è ottimo interprete. Le parole sono sentite, la doppia voce uomo donna dona profondità all’ascolto incentrato inizialmente su voce e piano. Il brano è stato scritto nel 2022.
Uno sguardo a cosa è la vita in “Sei Parte Della Storia”, un punto di vista intimo in cui il cantautore paragona la vita a una canzone. Lo stile a questo punto è ben definibile, mentre l’EP si chiude con la versione “Intimate Session” di “Comunque Vada”, e il piano ricopre il ruolo principale.
“Consapevolezze” è un primo passo per farsi conoscere e la Music Force pone a Manzini questa finestra nel mondo della musica. Questi sono interessanti brani diretti, liberi, dove passare felicemente venti minuti in compagnia di buona musica italiana. MS

 

 



Versione Inglese:


STEFANO MANZINI - Consapevolezze
Music Force / Egea Music
Genre: Songwriter
Support: EP - 2024


Freedom is awareness, freedom is an artistic path to take, leaving behind any inhibiting brakes. As Banco Del Mutuo Soccorso had it to say in the 1970s, we are born free, even if society over time has imposed restrictions on us, the fact remains that freedom manifests itself in the boldness of thought, in conscious choice, and in the relentless pursuit of self.
The music that best lends itself to expressing the more or less forbidding concepts is songwriting. History is full of singer-songwriters, here in Italy especially seeing its heyday in the 1970s, then an abrupt stop. Today there seems to be a return of interest around this style and the desire to make music, so I welcome with great pleasure a new name to the scene, Stefano Manzini.
He began singing at the tender age of six in his elementary school choir, and that's where the spark was ignited. He studied modern singing at Music and Art International in Chieti and then moved on to the Music Academy City of Pianella (Pe). It was in 2020 that he began producing singles with the help of his friend composer Vincenzo Di Nicolantonio and arrangements by Elio Depasquale. After a few live dates, Manzini feels ready to release his first solo album consisting of five songs entitled “Consapevolezze”.
The beautiful photography by Paolo Marchegiani (Contesto Creative) that accompanies the album best expresses the concept of a journey into awareness, freedom, and love, through a track that points the way forward.
“Comunque Vada” is a ballad opened by a simple arpeggio aimed at the listener's emotional state. It is a love story in which the young singer-songwriter's voice makes an appeal to the she on duty. The song has the characteristics of the melodic Italian song complete with an attached crescendo. “Comunque Vada” is highly radio-friendly and can reach a very wide audience.
“Fiaba (Allo Specchio)” enjoys a refrain full of deja vu that nevertheless works for characteristics traceable to 90s/'00s Italian music.
The ballad returns in “Lascia Andare” where Manzini is an excellent performer. The words are heartfelt, the dual male-female vocals give depth to the listening centered initially on voice and piano. The track was written in 2022.
A look at what life is all about in “Sei Parte Della Styoria”, an intimate viewpoint in which the singer-songwriter compares life to a song. The style at this point is well defined, as the EP closes with the “Intimate Session” version of “Comunque Vada”, and the piano plays the main role.
“Consapevolezze” is a first step in making itself known, and Music Force gives Manzini this window into the world of music. These are interesting straightforward, free tracks where one can happily spend twenty minutes in the company of good Italian music. MS


sabato 14 dicembre 2024

Red Sand

RED SAND - Paint't Box
Oskar
Genere: Neo Prog
Supporto: Bandcamp / vinile / cd – 2024




Ho sempre guardato al Canada con un occhio attento in ambito Rock Prog e dintorni, qui si sono palesate numerose sorprese attraverso band coraggiose e innovative. Hanno rivisitato generi con forte personalità, se non addirittura divenire veri e propri precursori come per esempio i Rush o i Voivod. Anche nel Prog Rock molte sono le sorprese, una di queste si chiama Red Sand.
Fondati nel Quebec nel 2003 dal chitarrista Simon Caron, fans di David Gilmour (Pink Floyd), Andy Latimer (Camel) e Steven Rothery (Marillion), rilasciano negli anni ben dieci album di rispettabile Neo Prog.
Gli albori sono debitori alle band sopra citate, ma anche agli IQ e Pendragon, per poi spostarsi nel tempo verso un sound maggiormente personale. Iniziano con la formazione a quintetto per poi sfumare a trio composto di Michel Renaud (voce), Simon Caron (chitarre, basso, tastiere) e Perry Angelillo (batteria).
Musica semplice, diretta, spesso di classe e raffinata nelle melodie sempre in cattedra, specialmente durante gli assolo di chitarra che fanno sicuramente la gioia di estimatori di Pink Floyd e Marillion.
Musica colorata, non a caso il titolo “Paint’t Box”, ma non basta una scatola di colori, serve soprattutto avere idea di cosa rappresentare e colorare, perché disegnare un falso, è più semplice che creare un qualcosa di nuovo, ecco quindi che i Red Sand si adoperano del loro pur restando in uno stile oramai noto sin dagli anni ’80. Il disco si avvale di sei brani, fra i quali la suite finale di trentuno minuti in cui la classe della band fuoriesce in tutto il suo splendore.
I primi cinque pezzi scorrono molto bene, brevi, intensi, con assolo di chitarra che scaldano il cuore, in una volata passano, “Wake Up the Child”, “Us”, “Breaking Wings”, e “Poland”, ma il piatto forte è “Tie”.
L’equilibrio fra tastiere e chitarra è un altro elemento del sound Red Sand, così lo stesso vale per il passato e il presente.
Arpeggi, cambi di ritmo, parti strumentali (spesso in modalità IQ), qui ci sono tutte le prerogative che il Neo Prog ha saputo insegnare nel tempo.
Più di mezz’ora che vola come fossero dieci minuti, questo la dice lunga sulla sostanza di questa imperiale composizione.
Se vado a cercare quel qualcosa che si può aggiustare, è sicuramente l’equilibrio dei suoni nelle parti più pacate e la timbrica della ritmica, non che non vadano bene, dico che non rispecchia molto il mio gusto personale, così la voce che spesso rimane dietro la strumentazione, ma sono dettagli, la sostanza è ben altra.
Invito tutti all’ascolto di “Paint’t Box”, non soltanto gli amanti del genere in esame perché qui trattasi di musica totale. Dico altresì che questo stesso anno i Red Sand rilasciano un bonus di brani scritti nel 2021 per l’album “The Sound Of The Seventh Bell”, altro bel disco che potrete scoprire così come i precedenti, e allora noterete davvero l’evoluzione descritta di questa band. MS







Versione Inglese:


RED SAND - Paint't Box
Oskar
Genre: Neo Prog
Support: bandcamp / vinyl / cd - 2024


I have always looked at Canada with a keen eye in and around Rock Prog, here numerous surprises have emerged through brave and innovative bands. They have revisited genres with strong personalities, if not even becoming true forerunners like for example Rush or Voivod. Also in Prog Rock many are the surprises, one of them is called Red Sand.
Founded in Quebec in 2003 by guitarist Simon Caron, fans of David Gilmour (Pink Floyd), Andy Latimer (Camel) and Steven Rothery (Marillion), they release no less than ten albums of respectable Neo Prog over the years.
The beginnings are indebted to the aforementioned bands, but also to IQ and Pendragon, and then shift over time to a more personal sound. They began with a quintet lineup and then faded to a trio consisting of Michel Renaud (vocals), Simon Caron (guitars, bass, keyboards) and Perry Angelillo (drums).
Simple, straightforward, often classy and refined music in the melodies always in the cathedra, especially during the guitar solos that are sure to delight admirers of Pink Floyd and Marillion.
Colorful music, not coincidentally the title “Paint't Box”, but it is not enough to have a box of colors, it is necessary above all to have an idea of what to represent and color, because drawing a fake, is easier than creating something new, so here the Red Sand make an effort of their own while remaining in a style now known since the 80s. The disc makes use of six tracks, including the final thirty-one-minute suite in which the band's class comes out in all its glory.
The first five pieces flow very well, short, intense, with heart-warming guitar solos, in a sprint they go, “Wake Up the Child”, “Us”, “Breaking Wings”, and “Poland”, but the highlight is “Tie”.
The balance between keyboards and guitar is another element of the Red Sand sound, so is the past and present.
Arpeggios, rhythm changes, instrumental parts (often in IQ mode), here are all the prerogatives that Neo Prog has been able to teach over time.
More than half an hour flying by like it was ten minutes, that says a lot about the substance of this imperial composition.
If I go looking for that something that can be fixed, it is definitely the balance of the sounds in the quieter parts and the timbre of the rhythmic, not that they are not good, I say that it does not reflect much my personal taste, so the vocals that often remain behind the instrumentation, but these are details, the substance is quite another.
I invite everyone to listen to “Paint't Box”, not only lovers of the genre under consideration because this is total music here. I also say that this same year Red Sand releases a bonus of songs written in 2021 for the album “The Sound Of The Seventh Bell”, another beautiful record that you can discover as well as the previous ones, and then you will really notice the described evolution of this band. MS

 

 




giovedì 12 dicembre 2024

Moongarden

MOONGARDEN - Christmas Night 2066
Maracash Records / AMS Records
Genere: Symphonic Prog
Supporto: cd – 2023




Sono poche le band di Rock Progressivo Italiano moderno che possono vantare oggi una discografia così estesa composta di dieci album in studio, i mantovani Moongarden sono fra di loro. La band oggi sestetto, si basa su due colonne portanti principali che fanno riferimento ai nomi di Cristiano Roversi (tastiere, mellotron), e Davide Cremonini (chitarre). La storia comincia nell’ormai lontano 1993, molte date live e tanti altri riconoscimenti, soprattutto da parte della critica di settore in quanto la musica Prog sinfonica proposta è sempre agiata su alti livelli compositivi e tecnici. Tuttavia i Moongarden hanno anche loro nel proprio istinto, il piacere di creare melodie gradevoli ben miscelate all’insegnamento dei maestri del passato come Genesis e Pink Floyd su tutti.  Sono passati cinque lunghi anni dal bellissimo “Align Myself To The Universe”, ma il tempo e il Covid non hanno scalfito la volontà e il piacere di suonare ancora ottima musica, per questo ritroviamo la band con “Christmas Night 2066” e la solita splendida copertina realizzata dall’ormai icona del settore Ed Unitsky.
Il sestetto si completa con Simone Baldini Tosi (voce, violino), Dimitri Sardini (chitarre), Mirko Tagliasacchi (basso), e Mattia Scolfaro (batteria).
Nonostante il titolo dell’album, qui l’argomento non è incentrato sul Natale, bensì su un concept riguardante una famiglia impegnata in un’ipotetica guerra con tutto ciò che ne consegue, soprattutto sulla lotta di una madre costretta a subire il forte dolore della perdita del figlio. Nelle note di copertina si può leggere “Facciamo finta che sia Natale”, tutto questo apporta alla lettura del concept un dolore aggiunto che esalta all’ennesima potenza la stupidità della guerra oltre la mancanza di una felicità naturale che solo una famiglia riesce a dare, soprattutto in certi momenti. Questo apporta al sound dell’album un filo di malinconia particolare esaltata maggiormente dalla bella voce di Simone Baldini Tosi.
La versione deluxe del lavoro, contiene materiale aggiuntivo proveniente da cinque anni di collaborazioni di varia natura, Mangala Vallis, con Simone Rossetti, Il Porto Di Venere, e Saro Cosentino, oltre a cover dei Genesis.
Da rilevare immediatamente la robustezza dei suoni che riempiono l’ascolto durante gli undici brani del concept, tutto ciò è soprattutto per merito delle tastiere di Roversi, Mellotron compreso.
L’intro di “After All” mette in chiaro l’accaduto attraverso il greve incedere impreziosito da coralità vocali e un violino di sottofondo alle tastiere davvero struggente, così la rude “The Armageddon Parade” può iniziare la narrazione degli eventi. “God's Will” con il portamento pone un macigno sullo stato d’animo. Il sound possiede arrangiamenti moderni che possono richiamare alla mente passaggi cari a band come Porcupine Tree o The Pineapple Thief (in alcuni brevi casi) a testimonianza della volontà di progredire nel settore senza paletti o preconcetti. Il Progressive Rock in teoria dovrebbe essere questo, adeguarsi ai tempi, ed è a mio modo di vedere, la carta giusta per lasciare attivo l’interesse. Il collage dei brani tutti intersecati fra di loro, pone vivo l’ascolto che scivola via senza improvvisi stop monotoni, così come è adeguata la scelta di alternare partiture strumentali a momenti cantati. Le chitarre richiamano a tratti quelle di Steve Hackett (Genesis), perché le radici non si scordano mai, così come sparuti passaggi nel Neo Prog Marillioniano anni ’80. Un brano toccante su note di pianoforte s’intitola “Just You And Me”, piccola gemma sonora, e il concept si chiude in crescendo emotivo con “Building A New World” e “After All It's Christmas”, vetrina per le capacità balistiche della band che sa esibirsi con classe.
Il 2023 si conclude in bellezza con quest’album che di sicuro spaccherà il pubblico in due fazioni, quelli che lo riterranno troppo malinconico e quelli che invece godranno a pieno di queste toccanti atmosfere. Badate che in fin dei conti loro si chiamano “Il giardino della luna”, non della terra! MS 





Versione Inglese:


MOONGARDEN - Christmas Night 2066
Maracash Records / AMS Records
Genre: Symphonic Prog
Support: cd - 2023


There are few modern Italian Progressive Rock bands today that can boast such an extensive discography consisting of ten studio albums, Mantua's Moongarden are among them. The band today a sextet, is based on two main pillars that refer to the names of Cristiano Roversi (keyboards, mellotron), and Davide Cremonini (guitars). The story begins in the now distant 1993, many live dates and many other recognitions, especially from the critics of the sector as the proposed symphonic Prog music is always comfortable on high compositional and technical levels. However, Moongarden also have in their instincts, the pleasure of creating pleasing melodies well mixed with the teaching of past masters such as Genesis and Pink Floyd above all.  It has been five long years since the beautiful "Align Myself To The Universe", but time and Covid have not nicked the will and pleasure of still playing great music, which is why we find the band again with "Christmas Night 2066" and the usual stunning cover artwork by the now industry icon Ed Unitsky.
The sextet is completed with Simone Baldini Tosi (vocals, violin), Dimitri Sardini (guitars), Mirko Tagliasacchi (bass), and Mattia Scolfaro (drums).
Despite the title of the album, the subject matter here is not about Christmas, but rather a concept about a family engaged in a hypothetical war with all that entails, especially the struggle of a mother forced to endure the severe pain of losing her son. In the liner notes it can be read "Let's pretend it's Christmas", all of which brings to the reading of the concept an added pain that exalts to the nth degree the stupidity of war as well as the lack of a natural happiness that only a family can provide, especially at certain times. This brings to the sound of the album a particular thread of melancholy enhanced more by the beautiful voice of Simone Baldini Tosi.
The deluxe version of the work, contains additional material from five years of various collaborations, Mangala Vallis, with Simone Rossetti, Il Porto Di Venere, and Saro Cosentino, as well as Genesis covers.
Immediately noteworthy is the robustness of the sounds that fill the listening experience throughout the eleven tracks of the concept, all of which is mainly due to Roversi's keyboards, Mellotron included.
The intro of "After All" makes it clear what has happened through the heavy pacing embellished by choral vocals and a truly poignant keyboards background violin, so the rough "The Armageddon Parade" can begin the narrative of events. "God's Will" with poise places a boulder on the mood. The sound possesses modern arrangements that may call to mind passages dear to bands such as Porcupine Tree or The Pineapple Thief (in some brief instances) testifying to a willingness to progress in the field without stakes or preconceptions. Progressive Rock in theory should be this, adapting to the times, and it is in my view, the right card to leave interest active. The collage of songs all intersecting with each other sets the listening alive, which slips away without sudden monotonous stops, just as the choice of alternating instrumental scores with sung moments is appropriate.
The guitars at times recall those of Steve Hackett (Genesis), because roots are never forgotten, as are sparse passages into 1980s Marillionian Neo Prog. A touching track on piano notes is titled "Just You And Me", a small sonic gem, and the concept closes in emotional crescendo with "Building A New World" and "After All It's Christmas", a showcase for the band's ballistic abilities that they know how to perform with class.
2023 ends on a high note with this album that is sure to split audiences into two factions, those who will find it too melancholy and those who will fully enjoy these touching atmospheres. Mind you, after all, they are called Garden of the Moon, not Earth! MS







martedì 10 dicembre 2024

Twenty Four Hours'

TWENTY FOUR HOURS’ – Free Rock Project
Autoproduzione
Genere: Free Rock
Supporto: cd – 2025





“Musica in libertà”, sembra una frase scontata ma se lo andiamo ad approfondire in questi tempi moderni allora noteremo che così non è. Se un futuro artista si avvicina alla musica, è perché di base da giovane ha vissuto l’esperienza dell’innamoramento per questo o per quell’artista, nei casi più singolari l’amore è stato trasmesso dai propri genitori, a loro volta musicisti o fortissimi appassionati. E’ questo il caso della famiglia Lippe, dove in un ambiente familiare si poteva ascoltare John Coltrane e Ornette Coleman tanto per fare due nomi.
Certa musica ti segna dentro, poi nel tempo si cresce, ci si dedica ad altri ascolti e si trova un equilibrio personale stabilito soprattutto dalla personalità del singolo. Paolo Lippe (Sintetizzatori) è componente fondatore della band Crossover Prog Twenty Four Hours’ assieme al fratello Marco (batteria), e con gli amici Ruggero Condò (Sax) e Antonio Paparelli (chitarra nel terzo movimento “Scherzo Ripetitivo E Tempestoso”) durante il periodo pandemico si ritrovano a suonare a briglia sciolta il Free Rock.
I Twenty Four Hours’ sono usciti anche quest’anno con l’ottimo “Rubbish” e Marco con “Il Paradiso Non E’ Altrove” assieme ai suoi Nirnaeth, tuttavia resta nel loro DNA questa musica ascoltata da giovani e nel periodo di restrizione non c’è nulla di meglio che dare fuoco alle polveri gettandosi anima e corpo in una scorribanda di libertà Rock. Ecco quindi che dopo sette album in studio dove il Prog la fa da padrone, i Twenty Four Hours’ aprono le finestre della mente per cambiare l’aria consumata della stanza.
Il disco si divide in tre movimenti e una traccia nascosta ma, attenzione, essa non risiede nel solito punto finale del disco, e non vorrei rovinare la sorpresa dicendovelo, sarete voi a doverla scoprire.
Questo progetto sperimentale esce in edizione cd limitata e successivamente sarà anche nelle piattaforme digitali.
Per fare musica in libertà serve un approccio live, ecco quindi che la batteria, i synth e il sax sono registrati in presa diretta fra sovraincisioni e voci caratteristiche di ambulanti della Bari passata catturati live.
Nel “First Movement (Vulìt L’Ueiv’) – Allegro Atipico Con Brio” si colgono espressamente le caratteristiche musicali dei singoli artisti che all’unisono viaggiano dimostrando una buona intesa oltre a una cultura musicale non indifferente. In undici minuti sopra una ritmica lineare, il sax disegna variazioni sul tema in forma prossima al Jazz, mentre i Synth rilasciano arrangiamenti che impreziosiscono l’andamento. Non molto distante neppure l’approccio psichedelico al Rock. Questo è frutto di un mix fra il passato e il presente musicale.
Più ricercato “Second Movement (E’ La Vera Pasta Gialla) – Andante Tumultuoso”, l’inizio onirico con il sax in lontananza si trasforma in un gioco sul pentagramma nel quale i musicisti si lanciano in un colloquio quasi disarmonico. E’ un crescendo coinvolgente dove voci si sovrappongono alla musica in un caos controllato e qui…. Lascio a voi la sorpresa.
La musica vissuta con allegria e ironia è una delle prerogative che scaturiscono dalle note del “Third Movement – Scherzo Ripetitivo E Tempestoso (Including Finale Sommesso)”, trip sonoro.
Queste sonorità sono contagiose, come una risata in mezzo ad una stanza senza un motivo, inizia una persona e ci si trova tutti a ridere senza conoscere il perché. La musica se sentita con il cuore (specialmente quella primordiale per la nostra esperienza) porta a risultati incredibili e ci fa passare il tempo come meglio non si potrebbe. Grazie Twenty Four Hours’ e alla famiglia Lippe! MS







Versione Inglese:


TWENTY FOUR HOURS' - Free Rock Project
Self-production
Genre: Free Rock
Support: cd - 2025


“Music in freedom”, sounds like an obvious phrase but if we go into it in these modern times then we will notice that this is not so. If a future artist approaches music, it is because basically as a young person he or she experienced falling in love with this or that artist, in the most singular cases the love was passed on by one's parents, themselves musicians or strong fans. Such was the case with the Lippe family, where in a family environment one could listen to John Coltrane and Ornette Coleman just to name two.
Certain music marks you inside, then over time you grow, devote yourself to other listening and find a personal balance established mainly by the personality of the individual. Paolo Lippe (Synthesizers) is a founding member of the Crossover Prog band Twenty Four Hours' together with his brother Marco (drums), and with friends Ruggero Condò (Sax) and Antonio Paparelli (guitar in the third movement “Scherzo Ripetitivo E Tempestoso”) during the pandemic period they found themselves playing Free Rock at loose rein.
Twenty Four Hours' came out again this year with the excellent “Rubbish” and Marco with “Il Paradiso Non E’ Altrove” together with his Nirnaeth, however it remains in their DNA this music listened to when they were young and in the period of restriction there is nothing better than to set fire to the powders by throwing themselves body and soul into a raid of Rock freedom. So here it is that after seven studio albums where Prog rules the roost, Twenty Four Hours' open the windows of the mind to change the worn air in the room.
The record is divided into three movements and one hidden track but, mind you, it does not reside in the usual end point of the record, and I do not want to spoil the surprise by telling you, you will have to discover it.
This experimental project is being released as a limited CD edition and later will also be on digital platforms.
To make music in the wild you need a live approach, so here the drums, synths and sax are recorded live between overdubs and characteristic voices of hawkers from Bari's past captured live.
In “First Movement (Vulìt L'Ueiv') - Allegro Atipico Con Brio” the musical characteristics of the individual artists are explicitly grasped as they travel in unison, demonstrating a good understanding as well as a not inconsiderable musical culture. In eleven minutes over a linear rhythm, the sax draws variations on the theme in a form close to Jazz, while the Synths release arrangements that embellish the trend. The psychedelic approach to Rock is not far behind either. This is the result of a mix between the musical past and present.
More searching “Second Movement (E’ La Vera Pasta Gialla) - Andante Tumultuoso”, the dreamy beginning with sax in the distance turns into a play on the staff in which the musicians launch into an almost disharmonious conversation. It is an engaging crescendo where voices overlap the music in a controlled chaos and here.... I leave the surprise to you.
Music experienced with cheerfulness and irony is one of the prerogatives that flow from the notes of “Third Movement – Scherzo Ripetitivo E Tempestoso (Including Finale Sommesso)”, a sound trip.
These sounds are infectious, like a laugh in the middle of a room for no reason, one person starts and we all find ourselves laughing without knowing why. Music when heard from the heart (especially primal music for our experience) brings about incredible results and makes us pass the time as best we could. Thank you Twenty Four Hours' and the Lippe family! MS







domenica 8 dicembre 2024

Tacet Tacet Tacet

TACET TACET TACET – Fickle
Gross Diskos / Attenuation Circuit / SlowRecords
Light Item / Bloody Sound
Peyote Press
Genere: Ambient
Supporto: cd / cassetta / Bandcamp - 2024





Fra le cose che scopriamo prima di venire al mondo sono i suoni del battito cardiaco di nostra madre che ci segnano per sempre a nostra insaputa. E cosa è il battito se non un ritmo scandito? Questo può rallentare o aumentare secondo lo stato emotivo, potremmo definirlo già musica? Probabilmente no, in quanto privo di melodia di fondo, per quest’argomento lascio il campo agli esperti, ma quello che sono sicuro di affermare è che si crea comunque un ambiente. La musica Ambient in fin dei conti è proprio questo, un suono che circonda, possa essere più o meno velato, psichedelico, martellante…Resta comunque un atavico compagno di viaggio dell’esistenza.
Francesco Zedde, in arte Tacet Tacet Tacet, nella sua musica ama trascinare l’ascoltatore in questi territori. Poliedrico musicista italiano di origini marchigiane residente a Utrecht, nei Paesi Bassi, prende le redini del progetto nel 2015 e il suo nome è ispirato alla celebre composizione di John Cage, “4’33”.
Ha inoltre collaborato con artisti del calibro di Mark Stewart (Pop Group), Lili Refrain, Dj DNA e Jonathan Uliel Saldanha (HHY). È anche l’organizzatore di Discomfort Dispatch, un festival transnazionale dedicato alla musica improvvisata, che ha ospitato oltre 350 artisti provenienti da tutto il mondo.
“Fickle” è il prodotto dei suoi esperimenti, in cui i suoni fluttuano per poi insediarsi nella nostra mente, scavando dentro gli angoli più reconditi e primitivi di essa. Sei movimenti in cui lasciarsi trasportare a partire da “Gamble”.
Essendo molti strumenti naturali, l’impatto Ambient prende maggiormente il significato del suo essere. Fondamentale per la riuscita di questa musica è stato l’impatto emotivo che Zedde ha avuto durante un viaggio in Islanda, la natura ha fatto il resto. Per chi fosse a conoscenza, lo stile proposto ha legami con artisti come Ólafur Arnalds, Celer, Murcof, Tim Hecker e Ben Frost.
Il disco è registrato in diversi punti dell’Europa e contiene amici di viaggi sonori come Jacopo Mittino, conosciuto come 52 Hearts Whale, e Rea Dubach voce nel brano “Recurrence”.
Il singolo che è estratto per primo s’intitola “Unfocus”, qui le batterie elettroniche e tratti di tensione riportano al concetto espresso in precedenza, ossia come risiedere dentro il liquido amniotico. Caos controllato.
Il secondo singolo estratto s’intitola “Pertinence” in cui i quasi sette minuti di suoni dimostrano come si può sperimentare pur rimanendo sempre in un campo melodico. Se si chiudono gli occhi durante l’ascolto, la sensibilità emotiva aumenta vertiginosamente.
Tuttavia non ha un senso vero e proprio una descrizione brano per brano, qui è come trovarsi in un trip unico.
L’ambient può tranquillizzare o allo stesso tempo destabilizzare, questo risiede nella nostra sensibilità d’animo forgiata dalle singole esperienze di vita, ognuna fra di noi differente dall’altra. Proprio per questo è difficile marcare un percorso netto su cui essere tutti d’accordo, ma ciò che è inopinabile è la potenza di comunicazione trasmessa, di sicuro durante l’ascolto la nostra mente e il nostro cuore non saranno lì con le mani in mano. Potere della musica e della vita. MS


  



Versione Inglese:


TACET TACET TACET - Fickle
Gross Diskos / Attenuation Circuit / SlowRecords
Light Item / Bloody Sound
Peyote Press
Genre: Ambient
Support: cd / cassette / Bandcamp - 2024


Among the things we discover before we come into the world are the sounds of our mother's heartbeat that mark us forever without our knowledge. And what is the heartbeat if not a paced rhythm? This can slow down or increase according to the emotional state, could we call it music already? Probably not, as it lacks an underlying melody, for this topic I leave the field to the experts, but what I am sure to say is that an ambience is created anyway. Ambient music at the end of the day is just that, a sound that surrounds, may it be more or less veiled, psychedelic, pounding...It still remains an atavistic companion of existence.
Francesco Zedde, aka Tacet Tacet, in his music likes to drag the listener into these territories. A multifaceted Italian musician of Marche origins living in Utrecht, Netherlands, he took the reins of the project in 2015 and his name is inspired by John Cage's famous composition, “4'33”.
He has also collaborated with the likes of Mark Stewart (Pop Group), Lili Refrain, DJ DNA and Jonathan Uliel Saldanha (HHY). He is also the organizer of Discomfort Dispatch, a transnational festival dedicated to improvised music, which has hosted more than 350 artists from around the world.
“Fickle” is the product of his experiments, in which sounds float and then settle into our minds, delving inside the innermost and most primitive corners of it. Six movements in which to be transported starting with “Gamble”.
Being many natural instruments, the Ambient impact takes more of the meaning of its being. Fundamental to the success of this music was the emotional impact Zedde had during a trip to Iceland, nature did the rest. For those in the know, the proposed style has ties to artists such as Ólafur Arnalds, Celer, Murcof, Tim Hecker, and Ben Frost.
The record is recorded at different points in Europe and contains friends from sonic journeys such as Jacopo Mittino, known as 52 Hearts Whale, and Rea Dubach vocals on the track “Recurrence”.
The single that is extracted first is titled “Unfocus,” here electronic drums and stretches of tension bring back to the concept expressed earlier, which is like residing inside amniotic fluid. Controlled chaos.
The second single extracted is titled “Relevance” in which the nearly seven minutes of sounds demonstrate how one can experiment while still remaining in a melodic field. If you close your eyes while listening, the emotional sensitivity increases dramatically.
However, a track-by-track description makes no real sense; here it is like being on a unique trip.
Ambient can soothe or at the same time destabilize, this lies in our soul sensitivity forged by individual life experiences, each among us different from the other. This is precisely why it is difficult to mark a clear-cut path on which we can all agree, but what is inopinable is the power of communication conveyed, for sure while listening our minds and hearts will not be there with their hands full. Power of music and life. MS







sabato 7 dicembre 2024

Prank + Giorgio Li Calzi

PRANK + GIORGIO LI CALZI - Prank + Giorgio Li Calzi
Machiavelli Music
Genere: Jazz – Post Prog – New Wave
Supporto: cd – 2024





Chi ha il Jazz nel proprio DNA, può permettersi di suonare musica stilisticamente differente, tanto che capita a volte di non saperla neppure collocare in un contesto specifico. Ma serve veramente darle un marchio? Forse sì, per chi sta per esempio leggendo una recensione, diciamo che è una scorciatoia per fare intendere un suono specifico. Ma questo ai musicisti non interessa più di molto, preferendo soltanto il termine “musica”. Ciò che conta veramente è la creatività a briglia sciolta, senza paletti di sorta, ricercare, provare e comunicare ciò che si sente al momento.
Prank e Giorgio Li Calzi agiscono a Torino, e tramite quest’album omonimo tendono a stupire l’ascoltatore con innesti a loro familiari come il Prog alla King Crimson, il Jazz, la New Wave anni ‘80, la musica africana, il Postcore e molto altro. Certo che letta così può fare intendere un polpettone inascoltabile, in realtà ha un suo perché, per questo suggerisco sin da subito un metodo di ascolto attento e concentrato.
Prank è un trio che si forma nel 2018 con Enrico Degani (chitarra), Federico Marchesano (basso) e Dario Bruna (batteria) nei locali del CLG Ensemble di Chivasso, centro diurno nel quale Dario Bruna conduce gruppi e attività di musicoterapia con musicisti disabili. Giorgio Li Calzi è un trombettista e compositore. Realizza quindici album e collabora con numerosi artisti come Wolfgang Flür dei Kraftwerk, Tiziana Ghiglioni, Lalli e Pietro Salizzoni e altri ancora. Dal 2018 la Città di Torino lo nomina alla guida del Torino Jazz Festival.
L’incontro fra queste due realtà porta alla realizzazione di “Prank + Giorgio Li Calzi”, un disco fuori dalle regole, come si poteva immaginare. Il prodotto esce solo in digitale ed è anticipato dai singoli “Touching Hands” e “Fat man Vs Bodybuilder”.
I brani sono sette ed è proprio “Fat man Vs Bodybuilder” a mostrare il territorio in cui questi artisti agiscono. Chitarre elettriche manifestano un riff metallico in cui il basso e la batteria costruiscono una base ritmica possente creatrice di un’atmosfera greve sulla quale la tromba elettrica sorprende per fantasia. Il Jazz contemporaneo è una delle armi in possesso dei Prank, adoperandolo con libertà creativa. L’insistenza dei giri armonici possono far pensare a un modus operandi alla King Crimson, compreso di sound nervoso. Anche nei momenti più pacati, come per esempio in “Cattedrale”, brano incentrato su scale crescenti, si ha la sensazione di trovarsi in bilico fra Prog e Jazz. In tutto ciò la tromba ricopre nuovamente un ruolo centrale, gli arrangiamenti elettronici compiono il resto. La cover “Ghost Rider” dei Suicide spiega al meglio la provenienza di questo stile sempre supportato dal ritmo incalzante in cui resta difficile poter restare immobili durante l’ascolto.
Bellissima “Ulrich Seidl”, qui si mette a nudo l’anima più tenera degli artisti in campo. Le atmosfere diventano rarefatte lasciando in mente un vago sentore di anni ’70. Sono sempre i giri armonici ripetuti su differenti scale a fare da bandolo della matassa, “Umbratile” ne è un altro esplicativo esempio. “Touching Hands” è un abbraccio suadente per lo stato d’animo, giocando in prossimità del Post Rock. Anche in questo caso le melodie sono funzionanti per immediatezza emotiva.
“Prismatica” conclude l’album senza nulla togliere o aggiungere a quanto detto.
Prank e Giorgio Li Calzi sono musicisti rari, in tempi dove l’omologazione sembra essere obbligatoria, per cui se anche voi amate trasgredire le regole del music business, fanno proprio al caso vostro. Buon ascolto. MS






Versione Inglese:


PRANK + GIORGIO LI CALZI - Prank + Giorgio Li Calzi
Machiavelli Music
Genre: Jazz - Post Prog - New Wave
Support: cd - 2024


Those who have Jazz in their DNA can afford to play music that is stylistically different, so much so that it sometimes happens that they don't even know how to place it in a specific context. But does it really need to be given a label? Perhaps yes, for those who are, for example, reading a review, let's say it's a shortcut to make a specific sound meant. But that doesn't matter much to musicians anymore, preferring only the term “music”. What really matters is creativity on the loose, with no stakes whatsoever, researching, rehearsing and communicating what one feels at the moment.
Prank and Giorgio Li Calzi operate out of Turin, and through this self-titled album they tend to surprise the listener with such familiar grafts as King Crimson-esque Prog, Jazz, 80s New Wave, African music, Postcore and more. Of course read like this it may make one think of an unlistenable meatloaf, in reality it has its point, which is why I suggest from the outset a careful and concentrated method of listening.
Prank is a trio formed in 2018 with Enrico Degani (guitar), Federico Marchesano (bass) and Dario Bruna (drums) on the premises of the CLG Ensemble in Chivasso, a day care center in which Dario Bruna leads groups and music therapy activities with disabled musicians. Giorgio Li Calzi is a trumpeter and composer. He makes fifteen albums and collaborates with numerous artists such as Wolfgang Flür of Kraftwerk, Tiziana Ghiglioni, Lalli and Pietro Salizzoni, and others. Since 2018, the City of Turin has appointed him to lead the Torino Jazz Festival.
The meeting between these two realities leads to the creation of “Prank + Giorgio Li Calzi”, a record that is as out of the box as one could imagine. The product is released only digitally and is anticipated by the singles “Touching Hands” and “Fat man Vs Bodybuilder”.
There are seven tracks and it is “Fat man Vs Bodybuilder” that shows the territory in which these artists operate. Electric guitars manifest a metallic riff in which the bass and drums build a mighty rhythmic base creating a raw atmosphere over which the electric trumpet surprises with imagination. Contemporary jazz is one of the weapons in Prank's possession, employing it with creative freedom. The insistence of harmonic turns may suggest a King Crimson-like modus operandi, including nervous sound.
Even in the quieter moments, as for example in “Cathedral”, a song centered on rising scales, there is a sense of being poised between Prog and Jazz. In all this the trumpet again plays a central role, the electronic arrangements doing the rest. The cover “Ghost Rider” by Suicide best explains the origin of this style always supported by the pressing rhythm in which it remains difficult to be able to stand still while listening.
Beautiful “Ulrich Seidl”, here the tenderest soul of the artists on the field is laid bare. The atmospheres become rarefied leaving a vague hint of the 1970s in mind. It is always the harmonic turns repeated on different scales that act as the bandole of the skein, “Umbratile” being another explanatory example. “Touching Hands” is a persuasive embrace for the mood, playing in close proximity to Post Rock. Again, the melodies are workable for emotional immediacy.
“Prismatica” concludes the album without taking away from or adding to what has been said.
Prank and Giorgio Li Calzi are rare musicians in times where homologation seems to be compulsory, so if you also like to transgress the rules of the music business, they are right for you. Happy listening. MS






venerdì 6 dicembre 2024

Nicola Alesini - Saro Cosentino

NICOLA ALESINI / SARO COSENTINO - More Cities
M.P. & Records
Distribuzione: G.T.MUSIC
Genere: Electronic / Jazz / Ambient
Supporto: cd – 2024





Alesini e Cosentino hanno nuove storie da raccontare.
Dopo aver parlato nel 2021 di città nell’ottimo album “Cities”, ritornano all’attenzione con questo nuovo album intitolato “More Cities” contenente sei brani. Per chi non conoscesse il duo, posso dire che Nicola Alesini (sax soprano e tenore, clarinetto, loop elettronici) è sanremese, maestro di strumenti a fiato, ricercatore di nuove sonorità e amante del Jazz, mentre Cosentino (basso fretless, chitarre, tastiere, batteria, moog) nasce a Roma ma si trasferisce a Milano negli anni ’70 per suonare musica acustica della tradizione popolare nord-americana e Blues. Nel 1979 crea l’ensemble Saro Cosentino Entertainment Blues Band. Numerose e importanti le collaborazioni realizzate nel tempo con musicisti del calibro di Franco Battiato, Morgan, Milva, Alice, Mino Di Martino, Ivano Fossati, Peter Gabriel, Peter Hammill Tony Levin, Gavin Harrison e molti altri ancora.
Sotto l’attenta visione di Vannuccio Zanella per M.P. & Records, affidano l’artwork che accompagna il supporto ottico alla grafica Ondemedie. All’interno del libretto si possono leggere frasi in latino che fanno parte di una poesia scritta dall’imperatore Adriano e come descritto nelle note che accompagnano il prodotto “Adriano viaggiò in tutti gli angoli dell’immenso impero e da ogni città visitata portò con sé esperienza e ricchezza interiore”. Questo è ciò che i due strumentisti vogliono trattare in quest’opera sonora, ossia “un viaggio immaginario che tocca città meravigliose ma sfregiate da una storia iniqua e spesso senza pace”.
Immaginario, scenario, suono, e cultura sono gli ingredienti di “More Cities”, un album che vuole trasportare l’ascoltatore in queste località a partire da “Gaza”. Il ritmo e le melodie conducono suadentemente nelle strade tanto da sembrare di sentirne addirittura gli odori, in un contesto sottolineato dalla sovrapposizione di fiati impegnati in un crescendo coinvolgente. Alcuni di voi potrebbero riscontrare affinità con i Napoli Centrale.
Il sax insiste ed è protagonista in “Jaipur”, qui sono le percussioni e l’elettronica a tenere alto il groove, mentre gli arrangiamenti formati dai fiati in sordina donano un senso di serenità e calore. Non servono le parole per descrivere scenari quando si coglie l’essenza dei luoghi.
Si vola in Armenia con “Erevan”, qui si sperimenta maggiormente grazie all’uso di programmazione elettronica di fondo. La musica inizialmente è introspettiva per poi lasciare spazio all’intervento della ritmica in bilico fra Jazz e Ambient.
I sette minuti di “Petra” hanno echi psichedelici che conducono a una ritmica spazzolata in cui sembra di provare la sensazione del sole giordano batterci sul viso. Ovviamente i fiati sono sempre in cattedra.
Ed è la volta di “Tallinn”, capitale dell’Estonia, con i suoi colori e il Mar Baltico in primo piano, le note ne descrivono tutte le caratteristiche e il segreto sta nel lasciarsi trasportare dall’ascolto. Per concludere si passa in Croazia grazie a“(Leaving) Pòla”, composizione tenera e molto Jazz, una vera e propria coccola sonora.
In definitiva, ancora una volta Nicola Alesini e Sauro Cosentino ci propongono una colonna sonora per un viaggio attraverso paesi e città in cui è bello perdersi fra le strade e i luoghi, ma finché seguiremo il loro suono, sapremo sempre fare ritorno. Gustosissimo e di classe. MS 







Versione Inglese:


NICOLA ALESINI / SARO COSENTINO - More Cities.
M.P. & Records
Distribution: G.T.MUSIC
Genre: Electronic / Jazz / Ambient
Support: cd - 2024


Alesini and Cosentino have new stories to tell.
After talking in 2021 about cities in the excellent album “Cities”, they return to attention with this new album entitled “More Cities” containing six tracks. For those unfamiliar with the duo, I can say that Nicola Alesini (soprano and tenor sax, clarinet, electronic loops) is from San Remo, a master of wind instruments, a researcher of new sounds and a lover of jazz, while Cosentino (fretless bass, guitars, keyboards, drums, moog) was born in Rome but moved to Milan in the 1970s to play acoustic music of the North American folk tradition and Blues. In 1979 he created the ensemble Saro Cosentino Entertainment Blues Band. Numerous and important collaborations made over time with musicians of the caliber of Franco Battiato, Morgan, Milva, Alice, Mino Di Martino, Ivano Fossati, Peter Gabriel, Peter Hammill Tony Levin, Gavin Harrison and many others.
Under the careful vision of Vannuccio Zanella for M.P. & Records, they entrust the artwork accompanying the optical medium to Ondemedie graphics. Inside the booklet one can read Latin phrases that are part of a poem written by Emperor Adriano and as described in the notes accompanying the product “Adriano traveled to all corners of the immense empire and from every city he visited he brought with him experience and inner wealth”. This is what the two instrumentalists want to deal with in this sound work, namely “an imaginary journey that touches wonderful cities but scarred by an iniquitous and often peaceless history”.
Imagery, scenery, sound, and culture are the ingredients of “More Cities”, an album that aims to transport the listener to these locations starting with “Gaza”. The rhythm and melodies persuasively lead into the streets so much so that you seem to even smell them, in a context underscored by overlapping horns engaged in an engaging crescendo. Some of you may find affinities with Napoli Centrale.
The sax insists and takes center stage in “Jaipur”, here it is the percussion and electronics that keep the groove going, while the arrangements formed by the muted horns give a sense of serenity and warmth. Words are not needed to describe scenery when capturing the essence of places.
We fly to Armenia with “Yerevan”, here there is more experimentation through the use of electronic background programming. The music is initially introspective and then gives way to the intervention of the rhythmic interplay hovering between Jazz and Ambient.
The seven-minute “Petra” has psychedelic echoes that lead to a brushed rhythmic beat in which we seem to feel the sensation of the Jordanian sun beating down on our faces. Of course, the horns are always in the lead.
And it's the turn of  “Tallinn”, the capital of Estonia, with its colors and the Baltic Sea in the foreground, the notes describe all its characteristics and the secret is to let yourself be carried away by listening. To conclude, we move on to Croatia thanks to“(Leaving) Pòla”, a tender and very jazzy composition, a real sound cuddle.
All in all, once again Nicola Alesini and Sauro Cosentino offer us a soundtrack for a journey through countries and cities where it is nice to get lost among the streets and places, but as long as we follow their sound, we will always know how to return. Tasty and classy. MS






mercoledì 4 dicembre 2024

The Samurai Of Prog

THE SAMURAI OF PROG (Featuring Marco Grieco) – The Time Machine
Seacrest Oy / Ma.Ra.Cash Records
Genere: Prog Rock / Symphonic Rock
Supporto: cd – 2024





Marco Bernard (basso Shuker) e Kimmo Pörsti (batteria e percussioni), ovvero i The Samurai Of Prog, sono un fiume in piena. Ancora calda l’uscita di “A Quiet Town (featuring Marco Grieco)” sempre del 2024, un disco come stile radicato del gruppo pieno di ospiti e tanto Prog DOC, che è già la volta di questo splendido lavoro intitolato “The Time Machine (Featuring Marco Grieco)”. La storia dei The Samurai Of Prog (soprannome di Marco Bernard) prende forma nel 2009, e inizialmente con Marco ci sono il batterista e ingegnere del suono finlandese Kimmo Pörsti e il polistrumentista/cantante residente negli Stati Uniti, Steve Unruh. Assieme realizzano una dozzina di album sempre con tanti ospiti importanti del settore. Oggi dopo diciotto album in studio alle spalle, i The Samurai Of Prog si avvalgono del contributo di Marco Grieco alle tastiere, proprio come nel precedente album.
Ci tengo particolarmente a sottolineare il rispetto che hanno per chi compra la musica, la cura dell’artwork qui per mano di Sebastiano Gentile, e della copertina di Michal Xaay Loranc, è quantomeno maniacale. Il cd è accompagnato in una custodia cartonata a tre ante da un libretto esaustivo di dodici pagine dove potrete gustare oltre agli splendidi disegni, anche le descrizioni di chi suona nel progetto brano per brano, altresì i testi. Il Prog sinfonico proposto, è sempre ricco di tastiere, sintetizzatori Moog ma anche di chitarre, flauti e violini. Questa volta il tema affrontato per il concept riguarda il viaggio nel tempo a partire dall’alba dell’umanità. Si possono incontrare personaggi storici come Leonardo da Vinci, Albert Einstein e Nelson Mandela. L'album si conclude con una riflessione fiduciosa sul futuro.
Estesa la lista di musicisti che prestano la propria arte per la riuscita finale e ve li presento brano per brano a partire dai dieci minuti della title track.  Un ticchettio di orologio scandisce il tempo della partenza, fino al sopraggiungere del violino di Maria Kovalenko. Serge Tiagniryadno narra la storia sostenuta dalle possenti chitarre di Tony Riveryman. Il brano come tradizione Prog, si dirama in più sfaccettature altalenando fasi riflessive a momenti enfatici dove il flauto di Giovanni Mazzotti ne è ciliegia sulla torta.
L’alba dei tempi è descritta in “Apes”, qui la storica chitarra di Roine Stolt (Kaipa, The Flower Kings, Transatlantic) ci regala attimi di vero e proprio godimento fisico. Il brano composto da Marco Grieco è incentrato sulle tastiere e bene arrangiato ancora una volta dal violino e dal flauto.
Epicamente malinconica “The Last Legionary” aperta dal corno francese di Marc Papeghin. La storia è cantata da Bo-Anders Sandström. Bello l’assolo di tromba di Balàzs Winkler per un Prog sinfonico a tutti gli effetti.
In “Painting Mona Lisa” partecipano Daniel Fäldt alla voce e Roberto Bucci alla chitarra, oltre che alla classica formazione completa apprezzata sino ad ora. Il flauto per un istante richiama il brano “Bouree” dei Jethro Tull, ma quello che colpisce sono le variazioni strumentali. Sicuramente uno dei frangenti più impegnati del disco.
La formula “E=MC2” di Einstein è narrata da una voce d’eccezione, quella di Clive Nolan (Pendragon, Arena, Shadowland, etc.), mentre la chitarra è affidata a Marcel Singor, ed è Neo Prog sinfonico. In questo viaggio nel tempo si passa anche attraverso l’allunaggio di “Moon”, pezzo strumentale in cui fa comparsa la chitarra elettrica di Peter Matuchniak. Il ritmo è alto, così l’incedere. I musicisti sono tutti dotati di buona tecnica strumentale, che permette loro di trovarsi a proprio agio in qualsiasi momento, anche in quello più riflessivo.
Marco Grieco si cimenta in due minuti di pianoforte dedicando a Nelson Mandela “Madiba's Life”, un movimento vivace classicheggiante che conduce alla conclusiva “Future” cantata da Christina Booth.
Per un viaggio nel tempo serve una musica senza tempo, e quale se non il Progressive Rock?
I The Samurai Of Prog si dimostrano custodi moderni di questo tesoro inestimabile per l’anima. Da non perdere. MS 







Versione Inglese:


THE SAMURAI OF PROG (Featuring Marco Grieco) - The Time Machine
Seacrest Oy / Ma.Ra.Cash Records
Genre: Prog Rock / Symphonic Rock
Support: cd - 2024


Marco Bernard (Shuker bass) and Kimmo Pörsti (drums and percussion), a.k.a. The Samurai Of Prog, are a river in flood. Still hot off the release of “A Quiet Town (Featuring Marco Grieco)” also from 2024, a record as the group's ingrained style full of guests and lots of Prog DOC, which is already the turn of this splendid work entitled “The Time Machine (Featuring Marco Grieco)”. The story of The Samurai Of Prog (Marco Bernard's nickname) takes shape in 2009, and initially with Marco are Finnish drummer and sound engineer Kimmo Pörsti and U.S.-resident multi-instrumentalist/singer Steve Unruh. Together they made a dozen albums always with many important guests from the industry. Today, after eighteen studio albums behind them, The Samurai Of Prog is joined by Marco Grieco on keyboards, just as on the previous album.
I particularly want to emphasize the respect they have for those who buy the music, the care of the artwork here at the hands of Sebastiano Gentile, and of the cover by Michal Xaay Loranc, is at least manic.
The CD is accompanied in a three-panel hardback case by an exhaustive twelve-page booklet where you can enjoy not only the beautiful drawings, but also the descriptions of those playing in the project track by track, also the lyrics. The symphonic Prog proposed, is always full of keyboards, Moog synthesizers but also guitars, flutes and violins. This time the theme addressed for the concept is about time travel from the dawn of mankind. One can meet historical figures such as Leonardo da Vinci, Albert Einstein and Nelson Mandela. The album ends with a hopeful reflection on the future.
Extended is the list of musicians who lend their art to the final achievement, and I present them to you track by track beginning with the ten-minute title track.  A ticking clock marks the time of departure until the arrival of Maria Kovalenko's violin. Serge Tiagniryadno narrates the story backed by the mighty guitars of Tony Riveryman. The song as a Prog tradition, branches into multiple facets alternating reflective phases to emphatic moments where Giovanni Mazzotti's flute is icing on the cake.
The dawn of times is described in “Apes”, here the historic guitar of Roine Stolt (Kaipa, The Flower Kings, Transatlantic) gives us moments of real physical enjoyment. The song composed by Marco Grieco focuses on keyboards and is well arranged once again by violin and flute.
Epically melancholy “The Last Legionary” opened by Marc Papeghin's French horn. The story is sung by Bo-Anders Sandström. Nice trumpet solo by Balàzs Winkler for a full-fledged symphonic Prog.
“Painting Mona Lisa” features Daniel Fäldt on vocals and Roberto Bucci on guitar, in addition to the classic full lineup appreciated so far. The flute for a moment recalls the song “Bouree” by Jethro Tull, but what is striking are the instrumental variations. Definitely one of the most committed bangs of the record.
Einstein's “E=MC2” formula is narrated by an exceptional voice, that of Clive Nolan (Pendragon, Arena, Shadowland, etc.), while the guitar is entrusted to Marcel Singor, and it is symphonic Neo Prog. In this time travel we also go through the moon landing of “Moon”, an instrumental piece in which Peter Matuchniak's electric guitar makes an appearance. The tempo is high, so is the pacing. The musicians all have good instrumental technique, which allows them to be at ease at any time, even the most reflective.
Marco Grieco takes on two minutes of piano dedicating “Madiba's Life” to Nelson Mandela, a lively classical movement that leads to the concluding “Future” sung by Christina Booth.
Time travel requires timeless music, and what if not Progressive Rock?
The Samurai Of Prog prove to be modern custodians of this priceless treasure for the soul. Not to be missed. MS