Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
mercoledì 24 novembre 2021
Anima Mundi
ANIMA MUNDI – Insomnia
martedì 23 novembre 2021
Visionoir
VISIONOIR
– The Second Coming
Revalve
Records
Avantgarde - Prog Metal
Supporto: mp3 – 2021
Dietro
al nome Visionoir si cela il polistrumentista (tastiere, basso, chitarre e
batteria) Alessandro Sicur proveniente da San Daniele del Friuli. Sin da
piccolo si avvicina allo studio del
pianoforte per poi passare al basso, ma la folgorazione per la musica
Rock e sperimentale gli giunge con l’uso della chitarra elettrica. La
formazione culturale di Sicur è ampia, derivativa degli ascolti di generi come
il Progressive Rock, il Progressive Metal, la sinfonica e la psichedelia. Tutto
questo forma nell’artista un carattere deciso e ricco di forti spunti, i quali
lo aiutano a comporre musica di certo mai banale.
Il
progetto Visionoir prende forma nel 1998 e poco dopo vede rilasciare il demo’EP
"Through The Inner Gate", ma subisce un lungo stop nel tempo che vede
appunto Sicur impegnato in queste numerose altre collaborazioni. Il debutto
ufficiale quindi risale al 2017 con il titolo
di “The Waving Flame Of Oblivion" (autoproduzione), nove canzoni
che mettono in luce le caratteristiche dell’artista portandolo alla
visione/ascolto del grande pubblico grazie soprattutto a canali mediatici come
Bandcamp.
Internet
si sa, per la musica è croce e delizia.
Accasatosi nell'indipendente etichetta Revalve Records, Sicur ritorna con la sua musica in
questo nuovo album intitolato “The Second Coming”. Il disco è composto di nove
canzoni che si dilettano a sguazzare di genere in genere, toccando ogni tipo di
stile, questo per la gioia di chi crede nella musica totale. Mai banale,
sicuramente un prodotto destinato a chi non ha paura di variare e quindi ascoltatori
dalla mentalità aperta.
Dieci
sono le canzoni che compongono l’album che grazie a “Lost In A Maze” si apre
massicciamente, con tutte le caratteristiche del Metal Progressive sul tavolo e
molti Blind Guardian. Il cantato è ad opera dell’ospite Fabio Vogrig. “The
Snooping Shadow” invece ha alla voce un amico del Metal avanguardistico,
Alessandro Seravalle che ha militato nei gloriosi Garden Wall, band che dai
primi anni ’90 ai 2.000 inoltrati ha saputo scrivere pagine importanti per la
storia del genere, e non solo del suolo italico. Con buoni arrangiamenti il
brano è ricercato, mai banale, con la forza della batteria esso si svolge in
scale che salgono e cambi di tempo. Per approccio mi ricorda molto il Metal
degli svizzeri Celtic Frost.
“The
Vulture Eye” è graniticamente caracollante e sembra uscita dalla discografia
dei Candlemass ma con un finale alla “Mesmerized” (Celtic Frost). Tutti questi
accostamenti che sto facendo non sono perché la musica è una sorta di copia
incolla, al contrario, Sicur dimostra di aver assimilato la storia del Metal e
quindi la ripropone attraverso sfumature intelligenti, gli accostamenti servono
solamente per farvi focalizzare al meglio lo stile proposto.
“Breathless”
batte violentemente il ritmo e in una staffetta di dai e vai propone stati
d’animo altalenanti, l’elettronica completa il tutto. Nella strumentale “Horror
Vacui” esce il lato progressivo dell’artista, le tastiere sono protagoniste ma
anche il sax di Clarissa Durizzotto in un ruolo importante per l’economia del
brano. Le atmosfere sono scure e rilassate, un bel modo di spezzare l’album a
questo punto dell’ascolto. Il piano apre “They Speak by Silences” altra vetrina
strumentale delle capacità di Sicur, qui siamo nel Metal Prog classico. Torna
Seravalle in “No More”, la voce dona all’ascolto dolore e rabbia, e il Metal
fuoriesce in tutto il suo fragore. “Born Like This” prosegue nella fase più
progressiva del Metal, così “Silent Sea” racconta un'altra storia elettrica. In
conclusione torna il sax nella ricercata “The Second Coming”.
Visionoir
è un progetto davvero intrigante e adatto ai gusti di chi ama sia il Metal sia
il Metal Progressive anche quello più ricercato e il fatto che sia un disco
italiano ci riempiono d’orgoglio. Tante sensazioni, tante atmosfere.
Consigliato. MS
sabato 20 novembre 2021
Starsabout
STARSABOUT
– Halflights
Progressive
Promotion Records
Distribuzione
italiana: G.T. Music
Genere:
Progressive/Post Rock
Supporto:
cd - 2017
Nuova
band dalla Polonia di Post Rock dalle contaminazioni Progressive Rock. Dico
nuova in quanto questa nazione ultimamente sotto certi aspetti ci sta invadendo
con decine e decine di band dedite a sonorità nostalgiche ed oniriche, per la
gioia del sottoscritto ovviamente. Non nascondo che le chitarre scintillanti,
sostenute e Psichedeliche in me rovistano l’anima, proprio come hanno saputo
fare certi Pink Floyd, Anathema, Airbag e Porcupine Tree. Quindi
in teoria sono di parte, ma la mia recensione viene comunque scritta con
orecchio attento e corretto, badando esclusivamente alla sincera sostanza.
I
Starsabout si formano nel 2012 a Bialystok e i membri che li compongono sono
Piotr Trypus (chitarra, voce), Tomasz Kryjan (chitarra), Piotr Ignatowicz
(basso) e Sergiusz Pruszyriski (batteria). Esordiscono discograficamente nel
2014 grazie all’EP “Black Rain Love”, ma il vero full-lenght inizia la
registrazione nel 2016 e la Progressive Promotion Records lo relega fra le
proprie file nel 2017 con il titolo “Halflight”. Otto canzoni ben registrate e
calde, ad iniziare dalla title track “Halflight”. Il cantato è in lingua
inglese e le atmosfere che scaturiscono sin dalle prime note sono un equilibrio
stilistico fra Airbag e Anathema, così nell’impostazione vocale.
Malinconia
che stratifica a mezz’aria, echi dall’ampio respiro, un movimento che può far
tornare alla memoria materiale dei Pink Floyd, e ben ci si incastona. L’uso
delle percussioni è presente in “Every Single Minute”, più canzone sotto
molteplici aspetti. Tutto molto semplice e curato. Personalmente sento la
mancanza di un efficace assolo di chitarra che ben si inserirebbe nel contesto,
quei assolo che ti entrano dentro e ti fanno chiudere gli occhi, perché le
atmosfere in fin dei conti sono quelle.
Un
arpeggio di chitarra apre “The Night” e la notte arriva nella mente, una
notte però non totalmente oscura, lievemente illuminata dalla luna. Il suono
dei Starsabout è semplice, mai alla ricerca di strade impervie, si gioca sul
sicuro e si punta più allo spirito che al corpo, i sette minuti di “Black Rain
Love” ne sono testimoni. Con una ritmica insistente “Escaped” penetra e perdura
nel suo incedere, ancora una volta sottile ed eterea. Qui finalmente un breve
assolo di chitarra ma non di Pinkfloydiana memoria come ci si sarebbe potuto
aspettare. Suoni Porcupine Tree con tanto di voce filtrata nell’inizio di
“Sway”, ancora una volta intrisa di sonorità pacate ed ipnotiche. Gradevole
nella melodia la strumentale “20.000 Miles”, canzone più Progressive Rock
rispetto il materiale ascoltato sino ad ora. Il disco si conclude con “Bluebird”,
otto minuti che esprimono il carattere della band e molto di quanto
descritto nella recensione.
“Halflights”
gode di luce tenue, quasi uno spiraglio, non ama sonorità solari, anche se i
voli pindarici di tanto in tanto fanno salire di quota. Questo, già lo so, farà
la gioia degli estimatori del genere. Una sorpresa. MS
STARSABOUT
– Longing For Home
Progressive
Promotion Records
Distribuzione
italiana: G.T.Music
Genere:
Progressive/Post Rock
La
band polacca Starsabout prosegue il proprio cammino nel Post Rock con il
successivo “Longing For Home” dopo il buon debutto “Halflights”. Ritornano
pressoché immediatamente (neppure ad un anno di distanza) con otto nuovi brani
e un ottica leggermente focalizzata verso un genere che ha saputo rapire con
sonorità semplici. Ebbene rispetto al debutto qui ci sono dei raggi di luce più
evidenti, la malinconia la fa sempre da padrona, quella raccontata da Airbag o
Anathema per intenderci, ma in maniera meno marcata. La personalità accresce e
la si evince sin dal brano di apertura dal titolo “Blue Caress”. Ancora più
attenzione per il motivo di facile presa nella successiva “Longing For Home”, semplice
da memorizzare e da cantare assieme a loro. Potenziale singolo. Come nel
precedente album però mancano certi assolo, ed è un peccato perché renderebbero
tutto molto più fruibile, lo spezzare l’ascolto è fondamentale per non ricadere
in loop ridondanti di riff più o meno noti. Malgrado tutto i Starsabout la
sanno raccontare giusta, “Cry Me No Tears” per credere.
Apprezzo
di più la pacatezza e la gentilezza di “Hourglass”, dove la chitarra acustica
accompagna la voce soave di Piotr Trypus nell’inizio del brano il quale lascia
campo ad un brano in perfetto stile Anathema, e qui chi ama il gruppo dei
fratelli Cavanagh mi capisce molto bene. Dolce sognare, eppure il raggio di
luce a cui mi riferivo in precedenza è sempre presente.
“Stay”,
calcisticamente parlando, gioca un ruolo nella discografia Starsabout da
mediano, ossia colui che si trova in ogni dove e si sacrifica per la squadra.
Qui in definitiva un sunto dello stile e delle capacità tecniche, sempre senza
strafare ovviamente, come oramai avrete ben capito. I volumi si alzano e quindi
anche nuove sensazioni.
“I Will Never” è una altro potenziale singolo,
sia per motivi di durata (quattro minuti e mezzo) che per linea melodica. Più pacata
“Thief”, delicata e sognante. Senza strafare si raggiungono traguardi
interessanti, almeno a livello emotivo, perché la musica dei Starsabout è
proprio li che va a parare.
Chiude
l’album in bellezza il brano più lungo con i suoi otto minuti eabbondanti dal
titolo “Million Light Years” e i giochi sono fatti.
Non
ho molto da aggiungere in quanto questa essendo musica minimale e diretta all'obbiettivo, non necessita di inutili orpelli. Chi ama il genere sa cosa
intendo e chi invece non lo conosce,
magari proprio con questo “Longing For Home” potrebbe avere una bella occasione
per addentrarcisi. MS
giovedì 18 novembre 2021
Alusa Fallax
ALUSA FALLAX
Intorno Alla Mia Cattiva Educazione
Fonit / Mellow
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog
Support: Lp 1974 - CD 1994
Nell'intrigato mondo del Rock Progressivo italiano degli
anni '70, abbiamo assistito a numerosi fenomeni mordi e fuggi, spesso dalle
realizzazioni a dir poco discutibili. Eppure un certo fascino c'è sempre, non
solo per i collezionisti disposti a tirare fuori centinaia di euro per una
copia di questi dischi stampati generalmente in poche unità (in questo caso
5.000), ma soprattutto per gli stranieri che a differenza nostra, apprezzano
molto di più quest’operato (vedi Giappone). Il Progressive italiano gode dunque
di un certo seguito, specialmente oggi più che allora in diretta, grazie ad
internet (altrimenti questi lp non sarebbero mai stati ascoltati, solo che da
pochi appassionati) e alla meticolosa Mellow Records, sempre in prima linea
quando c'è da scommettere su piccoli gioielli passati al tempo in sordina.
Intorno Alla Mia Cattiva Educazione
Fonit / Mellow
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog
Support: Lp 1974 - CD 1994
Nell'intrigato mondo del Rock Progressivo italiano degli
anni '70, abbiamo assistito a numerosi fenomeni mordi e fuggi, spesso dalle
realizzazioni a dir poco discutibili. Eppure un certo fascino c'è sempre, non
solo per i collezionisti disposti a tirare fuori centinaia di euro per una
copia di questi dischi stampati generalmente in poche unità (in questo caso
5.000), ma soprattutto per gli stranieri che a differenza nostra, apprezzano
molto di più quest’operato (vedi Giappone). Il Progressive italiano gode dunque
di un certo seguito, specialmente oggi più che allora in diretta, grazie ad
internet (altrimenti questi lp non sarebbero mai stati ascoltati, solo che da
pochi appassionati) e alla meticolosa Mellow Records, sempre in prima linea
quando c'è da scommettere su piccoli gioielli passati al tempo in sordina.
I milanesi Alusa Fallax hanno la classica formazione Prog,
con giunta di flauto tanto in voga in quegli anni nel Rock, ma diciamo di fiati
in generale. Sono così composti da Augusto "Duty" Cirla (voce,
batteria, flauto dolce), Guido Gabet (chitarra, voce), Massimo Parretti
(tastiere), Mario Cirla (flauto, sax, corno, voce) e Guido Cirla (basso, voce).
Nel 1969 si formano e propongono due singoli, ma è nel 1974
che realizzano questo bellissimo lp dal lungo titolo "Intorno Alla Mia
Cattiva Educazione", purtroppo passato inosservato dalla quasi totalità
degli estimatori del genere. Eppure un certo interesse attorno a loro ha
girato, non avrebbe fatto da gruppo spalla nel 1974 stesso ai Curved Air a
Novara e neppure avrebbero partecipato a svariati festival, come ad esempio
quelli Pop di Roma e Napoli. Eppure anche nel loro caso, come in moltissimi
altri analoghi del periodo, qualcosa non ha funzionato. La scena cui s’ispirano
in base ai loro gusti musicali è quella classica Progressiva dettata da artisti
come Emerson Lake e Palmer, Jethro Tull, Genesis, Pink Floyd, King Crimson e
poi anche Beatles, Deep Purple e molti altri. Se poi in riassunto andiamo a
sentire cosa scaturisce dalla loro musica non è altro che un risultato molto
vicino a quello del Banco Del Mutuo Soccorso.
Il disco scorre come un concept, una sceneggiatura più che
tasselli a se stanti, la voce di Augusto è roca e graffiante, non molto
distante da quella di Alvaro Fella dei Jumbo. Tengo a sottolineare la bellezza
del brano title track "Intorno Alla Mia Cattiva Educazione", dove il
flauto sale dolcemente in cattedra per poi dare spazio ad una vigorosa fuga
strumentale fra tastiere e cambi di tempo anche vicini al Jazz. Solo di flauto
richiamano inevitabilmente anche i Jethro Tull. Tuttavia non è un momento che
eccelle, è l'insieme che cammina inanellato senza sosta e con saggia
ponderatezza fra vigore e dolcezza.
In realtà gli Alusa Fallax hanno pure preparato altro
materiale successivo a quegli anni, ma l'avvento della Discomusic e del Punk ha
fatto sì che la decisione fu di eclissare il progetto e la band. Un vero
peccato, perché a differenza di molti altri "mordi e fuggi", qui di
materia prima ce n'è tanta!
In conclusione consiglio vivamente l'ascolto di quest’album
per godere a pieno del profumo dei nostrani anni '70, un momento magico che non
tornerà più, neppure se vogliamo imitarlo, i contesti sociali sono
improponibilmente distanti. Oggi manca l'aggregazione, scansata da una
tecnologia social network che ci fa sembrare apparentemente vicini, ma che non
ci consente neppure di toccarci ed abbracciarci. Il freddo futuro è qui, con i
suoi pro e i suoi contro, basta soltanto saperne cogliere il meglio. MS
domenica 7 novembre 2021
John Dallas
JOHN
DALLAS – Love & Glory
Sneakout
records/Burning Mind
Genere:
Hard Rock
Supporto:
cd – 2021
Inizierei
questa recensione proprio dalla copertina del disco “Love & Glory”, secondo
lavoro in studio del cantante italiano John Dallas, essa trasmette
immediatamente un senso di appartenenza, quello agli anni ’80, sia per il look
che per il genere musicale trattato.
Non
a caso all’ascolto sembra di trovarsi al cospetto di gruppi validi come Mötley
Crüe & company. L’Hard Rock non gradisce noie, vogliamo poi parlare di
contaminazioni? Il meno possibile. Questo genere nato negli anni ’60 dalla
chitarra elettrica portata al massimo della distorsione da Jimmy Hendrix è
lineare, anche nell’essere ruvido costantemente nel tempo. L’Hard Rock non
delude mai. Ha avuto alti e bassi questo si, come tutti i generi musicali che
conosciamo, ciò risiede nella natura dell’evoluzione sonora abbinata ai tempi,
tuttavia ancora oggi respira a buoni polmoni, grazie ai vecchi saggi come ad
esempio gli AC/DC. La buona musica e
soprattutto la genuinità portano sempre a onesti frutti, così a nuovi
proseliti, uno si chiama John Dallas (After Life e Red Burn).
“Love & Glory” è formato da undici
canzoni, e con lui alla voce e chitarra suonano Tom Angeles (chitarra), Black
Sam Carbo (basso) e Andy Palermo (batteria, tastiere), quest’ultimo ((Speed Stroke)
è anche produttore. Bello il libretto all’interno del disco,
molto dettagliato di fotografie e testi, narrazioni e quant’altro, anche questo
è amore per la musica e per chi la compera.
C’è
brillantezza nelle composizioni, ossia vivono di luce propria grazie al
carattere forte e personale di John. La riuscita di questa musica è anche
esaltata da brevi ma efficaci assolo di chitarra, tanta energia pulita che fa
bene all’anima.
Certe
canzoni come ad esempio “Bad Sister”
oppure “Drive Me Tonight” riportano gli anni ’80 nello stereo ma con una
pulizia sonora decisamente migliore, così avrebbe suonato quel periodo se
avesse avuto la tecnologia di oggi. Sono quelle canzoni da ascoltare in
macchina con un buon impianto stereo,
libertà e spensieratezza per andare nella strada dove ci porta il cuore.
Fanno capolino anche i Kiss di tanto in tanto, ma sicuramente avete già ben
inquadrato lo stile proposto.
Molto
bene la voce di John sulle scale alte. Non mancano neppure i momenti maggiormente
pacati, “Glory” si presenta bene e si lascia ascoltare con piacere, così “Shine
On”. Tanta America in queste canzoni, musica anche radiofonica se vogliamo,
soprattutto da cantare o seguire con i cori.
Altro
momento di spicco si intitola “Love Never Dies” e richiamano i Saxon di
“Destiny”.
Un
disco fresco, allegro, spensierato, concedetevi un momento di piacere per
scaricare lo stress di una giornata pesante o monotona, “Love & Glory” è un
buon medicinale, credetemi. MS
5ive Years Gone
5IVE
YEARS GONE – Rock’n’Roll Rebirth
Sneakout
Records & Burning Minds Music Group
Genere:
Hard Rock
Supporto:
cd – 2021
I
5ive Years Gone sono italiani di Trieste e si formano all’inizio del 2017
grazie ad un idea del chitarrista Davide Falconetti e dal cantante Paolo
Cernic. Il genere trattato è l’Hard Rock più orecchiabile ma sempre
impreziosito da riff taglienti e sanguinanti a differenza dell’AOR più
elegante. La band è completata da Andrea Imbergamo (chitarra, piano), Andrea
Cok (basso) e Michael Bonanno (batteria). Proprio la ritmica è importante per
la riuscita dei brani, da qui sorge l’energia adatta per il sostegno agli altri
strumenti, vigore e precisione.
In
questo debutto formato da undici canzoni tuttavia si presentano anche dei
momenti di buon AOR, anche se di base è appunto l’Hard Rock ad avere la meglio.
I
ragazzi dimostrano di vivere il Rock e di conoscere bene la storia del genere e
lo fanno subito attraverso “Mary Jane”, pochi fronzoli e tanta sostanza. Il
cantato nel disco è in lingua inglese.
Buono
l’uso delle chitarre che si alternano fra ritmica ed assolo. Il fatto che i 5ive
Years Gone badino al sodo lo si evince anche dalla durata delle canzoni che si
aggirano tutte attorno ai quattro minuti o poco più, tutti potenziali singoli
da passare in radio.
Fresca
e divertente “The Way You’re Pleased” mentre con “All I Know” si fa un salto in
sud America. “Never Be The Same” mi intriga nella parte finale, dove le
chitarre partono sopra una bella ritmica sostenuta, ma anche il ritornello è
appagante. Profumo di aria pura, spazi, e corsa automobilistica con tanto di
vento in faccia su una lunghissima strada rettilinea in aperta campagna in
America, questo è quello che riesce a far provare l’ascolto di “Outta My Head”.
Inizialmente quasi un Reggae “Scars Of Love” e i ragazzi si divertono a giocare
con la musica così l’ambiente diventa contagioso. Tornano i riff più vigorosi
in “Don’t Shoot Me” con tanto di voice telephone e nella granitica “Promise”.
Più ricercata “Get Us Right” altra canzone ben strutturata e ponderata
soprattutto nella fase del ritornello, attorno dei cori accompagnano il tutto. La
band mostra il cuore in “In The Heat Of The Night” e conclude il debutto con
“Song 4 You”, sussurrata e gentile.
“Rock’n’Roll
Rebirth” è consigliato soprattutto a chi ascolta Bon Jovi, Tom Petty (per l’uso
della voce) e Bryan Adams oltre che l’Hard Rock melodico in senso generale.
Intanto io vado a premere nuovamente Play perché questo lavoro fa veramente buona
compagnia. MS
Michael Kratz
MICHAEL
KRATZ – Tafkatno
Art
Of Melody Music & Burning Minds Music Group
Genere: AOR
Supporto: cd – 2021
Il
genere AOR è raffinato, un Hard Rock con giacca e cravatta di stile che ci
porta spesso a cantare assieme all’artista che si sta esibendo. E’ trascinante,
coinvolgente ma soprattutto orecchiabile. AOR
è l’acronimo di Album Oriented Rock, questo per far capire al meglio il
senso di questa musica che vede luce la prima volta negli anni ’60 in America.
I brani superavano la lunghezza dei canonici 45 giri, diventando veri e propri
concept, fra i primi ad aprire questa strada ci furono Bob Dylan ed i Beatles.
Ma sono gli anni ’70 a mutare il genere AOR in maniera importante con gruppi
come Toto, Journey, Rush, Boston etc, mutando così il nome del genere a Album
Oriented Radio.
Il
cantante, chitarrista e batterista danese Michael Kratz è ad oggi uno degli
esponenti di spicco, sempre attento alle melodie importanti e al buongusto.
Dopo quattro album interessanti ad iniziare dal debutto del 2012 intitolato
“Cross That Line” (Sony Music) ritorna oggi con il nuovo “Tafkatno”.
Il
disco è composto da dieci canzoni ed una bonus track intitolata “Broken Souls”
mentre il libretto che accompagna il cd è ad opera di Aeglos Art, contenente
foto e testi oltre che delle riflessioni dell’artista stesso. La band
formalmente è un duo, Michael Kratz (voce, chitarra, batteria) e Kasper
Viinberg (cori, chitarre, basso, tastiere, percussioni, batteria) ma è la
nutrita serie di ospiti ad impreziosire maggiormente il lavoro, ad iniziare da Christian
Warburg (Paul Young), Bruce Gaitsch (Peter Cetera-Chicago-Elton John), e Janey
Clewer (Michael Bolton-Michael Sembello). Ma sono ancora di più, Davide
Gilardino (cori), Torben Lysholm (cori, chitarre, tastiere, basso), Luca
Carlomagno (chitarra), Mikkel Risum (basso) e Kenneth Bremer.
Il
disco inizia con “Too Close To The Edge, canzone immediatamente ruffiana che
trova il jolly in quel ritornello davvero intrigante. La classe di Kratz la si
evince anche da “The Highway”, di certo i deja vu ce ne sono moltissimi, ma
questo è l’AOR e l’assolo di chitarra fa guadagnare ampiamente la sufficienza
al pezzo.
Di
questo genere musicale non si butta via niente, proprio come il maiale in
cucina, perfetta unione di stili e sapori ecco quindi il mid tempo Hard Rock
ricercato con un altro assolo importante intitolato “A Way To The Future”.
Sappiamo anche che per l’AOR la ballata è un momento importante, ed infatti non
viene a mancare grazie a “Without Your Love” e alla sua chitarra acustica
arpeggiata. “You're The One” mostra il lato più artistico e tecnico di Michael
Kratz con buoni arrangiamenti ed un gusto per la melodia non indifferente.
Altra carezza sonora ci giunge da “Let's Do Something Good”, ma a questo punto
lascio a voi e alla vostra curiosità scoprire il resto dell’album che si
mantiene comunque sempre su buoni livelli, dico solamente che se la musica AOR avesse
una forma umana, questa avrebbe le sembianze di un sorriso. MS
sabato 6 novembre 2021
Tony Pagliuca
TONY PAGLIUCA - Rosa Mystica
M.P. & Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Elettronica - Progressive
Supporto: cd – 2021
Posso
dire con sincerità che non vedevo l’ora di poter ascoltare un nuovo lavoro
dell’ex tastierista delle Orme Tony Pagliuca. Troppo tempo è passato da un
disco con materiale proprio, la sua carriera solista inizia nel 1990 con
l’uscita di “Io Chiedo” (Philips) per poi passare all’anno 1993 con “Immagin-Arie”
(Freeland). Seguono una serie di dischi che in realtà sono rifacimenti di
alcuni brani delle Orme, questo assieme a importanti special guest, come David
Jackson & Massimo Dona Quintet oppure David Cross per giungere all’ultima uscita
compilation del 2018 intitolata “Canzone D’Amore” (Playaudio). Tuttavia
materiale di Tony lo si attende davvero da troppo tempo. Ci pensa l’attivissima
M.P. & Records che in questo periodo sembra essere illuminata da scelte
fortunate, a tappare questa falla.
Il
ritorno di Tony Pagliuca è coraggioso e segue un filo conduttore impegnativo,
“Rosa Mystica”, è la trasposizione in
musica, grazie alla collaborazione del compianto Maestro Vittore Ussardi, dei
Misteri Gaudiosi del Rosario. Trentatré minuti di musica concentrati in un solo
brano, per la realizzazione del quale si avvale dell’ausilio di Giuseppe Vio
(chitarre), Alberto Pagliuca (ukulele) e Paolo Vianello (Batteria) oltre che
delle voci di Elisabetta Montino (ex Quanah
Parker) e di Andrea Saccoman.
Sappiamo
bene cosa è il Rosario, questo susseguirsi di preghiere devozionali e
contemplative derivanti dal latino
rosārium, "rosaio". Sono preghiere rivolte alla Madonna che in
un'usanza medioevale consisteva nel mettere una corona di rose sulle statue
della Vergine.
Pagliuca
come sua usanza adopera le tastiere in
modo ricercato, ecco che il tutto applicato al cantato in latino di Montino e
Saccoman acquista un valore affascinante che accoppia l’antico passato al presente.
Una scelta attraente a nascondere la nenia delle preghiere che nelle
composizioni fanno scala crescente e discendente delle armonie. Nello
sciogliere il canovaccio sonoro incontriamo brevi frangenti allegri così come
contemplativi, il tutto sempre nel rispetto della spiritualità concentrata su
melodie ecclesiastiche. Le tastiere sono quindi le protagoniste al compendio
delle voci che alla lunga diventano ipnotiche.
Anche
ascoltando alcuni brani delle Orme degli anni ’70 si può cogliere un filo di
spiritualità, questo per dire che Tony non è nuovo ad immersioni tali
riguardanti un certo tipo di sonorità. Vorrei anche soffermarmi sull’artwork e
la confezione che accompagna l’opera, realizzata da OndemediE, con un libretto
impreziosito dalle opere realizzate a matita dall’artista romana Beatrice
Cignitti.
Con
il passare degli anni si acquisisce consapevolezza delle proprie capacità, ci
si affina smussando la veemenza della gioventù che spesso porta, seppur con
tanto entusiasmo, ad aggiungere cose superflue ai brani. Qui c’è tutta la
maturazione di un artista, soprattutto quella di un uomo che non ha problemi a
dare in pasto al pubblico la propria anima più riservata.
La
rosa in copertina sintetizza superbamente il tutto, il rosario di Pagliuca è
etereo e sublime. In un mondo sempre più freddo e distaccato c’è la possibilità
di regalarsi un momento di calma spirituale, grazie Tony, questo ci fa soltanto
che bene. MS
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