BLACK
MAMA – Where The Wild Things Run
Andromeda Relix
Distribuzione: G.T. Music
Genere:
Rock’n Blues
Supporto:
cd – 2019
Ritorna
il power trio veronese Black Mama dopo il debutto dal titolo omonimo del 2013.
Nicolò Carozzi (chitarra, voce), Paolo Stellini (basso) e Andrea Marchioretti
(batteria) a distanza di sei anni hanno nuove storie da raccontare, sempre per
l’Andromeda Relix, casa discografica attenta ai fenomeni locali di Rock, Prog
ed Heavy Metal in senso generale.
Il
disco si intitola “Where The Wild Things Run”
e si presenta in confezione cartonata con nove canzoni proposte per una
durata di circa quaranta minuti.
E’
quantomeno incoraggiante quasi nel 2020 ritrovare musicisti che propongono ancora
un Rock dalle basi Blues, un genere che in Italia non è che raccolga molti
proseliti in quanto si è piuttosto distratti da sirene esterofile e dedite a generi
più commerciali in senso di ascolti e click su store mediatici di file (una
volta si parlava di vendite di dischi).
Chi
ha nel cuore incastonata indelebilmente l’energia di band come ZZ Top o The
Allman Brothers sa bene a cosa mi riferisco, il Blues rozzo che ti entra
dentro, che scava e lascia un segno. Tanta roba, e la musica è soprattutto
questo!
I
Black Mama si presentano con
“Feelin’Allright” e con tanta polvere da sparo in corpo, sembrano giocare con
il Rock, la chitarra sa destreggiarsi con sapienza e concretezza, la ritmica i
4/4 senza sbavature accompagna. Quasi tre minuti volati in un secondo, solo il
tempo per immergersi nel sound dei fasti che furono, anche se io penso che
questa musica non resta relegata al tempo in se per se, ma è come il jeans, non
passa mai di moda.
La
title track ci getta con i panni e tutto negli anni ’70, un bagno nel Rock
americano che tanto sa supportare l’umore di chi ascolta lasciandolo spesso in
un limbo di felicità libera da ogni costrizione esterna. Potere della musica
anche nel 2019. La voce di Carozzi senza strafare ben si amalgama alla portata
sonora
Il
ritmo sale con “Tell My Mama”, i riff quando sono azzeccati lasciano il segno,
lo sanno sia i ZZ Top che i Black Mama, qui uniti sotto la bandiera della
musica Rock. “Come On, Come On, Come On” si staglia nella mente
dell’ascoltatore fra il Rock e gli AC/DC, un luogo dove spesso il Rocker lascia
anche parte del proprio cuore. C’è poco da fare.
Il
brano più impegnativo e lungo dell’album con i suoi abbondanti sei minuti si
intitola “Hands Full Of Nothing But The Blues”, qui c’è la storia del genere,
con richiami ai Led Zeppelin delle ballate Blues, un brano che lascia il sapore
del tabacco in bocca. La parte strumentale centrale mi ha rapito “anima e
core”, irresistibilmente. Basta tanto poco per emozionare. Finita qui? No,
l’adrenalina sale ulteriormente in “I Got A Woman”, gli anni ’60 a cavallo dei
’70 sono nelle corde della chitarra dal sentore Hendrixiano. A seguire un'altra
spallata, “Red Dressed Devil”, i Black Mama non cedono di un passo. Polverosa
“Shining Rust” perché il Rock racconta anche storie di strada, uno scampolo di
vita dove l’aria in faccia ci
colpisce in auto ad alta velocità con la
musica a palla. L’album si chiude con “Icarus”, altri cinque minuti di lezioni
storiche.
C’è
poco da fare, neppure stare qui ad elargire troppe parole, non servono, come la
musica dei Black Mama basta essere sintetici e diretti, poi chi vuol capire….
MS