VIA
MODESTA VALENTI – Suite For The Last Prophet
Autoproduzione
Genere: Neo Prog
Supporto: EP / Spotify / Digital –
2024
Internet
con le proprie potenzialità, dona a tutti la possibilità di farsi conoscere, e questo
avviene in ogni campo, compreso quello musicale. La semplicità con cui ci si
può inserire nel contesto sociale, fa in modo che un numero sterminato di
artisti possa dire la propria, a differenza di cinquant’anni fa, che per
realizzare un disco bisognava avere i contatti giusti e un costo alle spalle
non indifferente. Per esempio il Progressive Rock è rimasto in vita sino ai
giorni nostri grazie ai tenaci artisti e addetti ai lavori che in tempi non di
moda hanno comunque investito e insistito su certe sonorità, ma soprattutto ci
ha pensato il boom della condivisione. Quando dischi rari e per il portafoglio
inaccessibile sono diventati di dominio pubblico con un semplice click,
l’interesse verso questo genere ha ripreso immediatamente vita. Non a caso
dagli anni ’90 si sono viste Réunion di band storiche altrimenti sospese negli
anni ’70. Ne consegue che internet abbia avuto un ruolo fondamentale, quello
della conoscenza e dell’opportunità. E’ chiaro che, vista la quantità, la
qualità non è sempre di buon livello, tuttavia si scoprono anche belle
sorprese, come per esempio questa della band romana Via Modesta Valenti.
La
band si forma nel 2017 ed è composta da Matteo Zanuzzi (Voce), Adriano
Sabatucci (chitarre), Francesco Mongatti (tastiere), Gianmarco Palma (basso), e
Luca Santi (batteria).
“Suite for The Last Prophet" è un EP
formato da un unico brano suddiviso in dodici atti, per una durata totale di
ventitré minuti di musica. Quello che comprendo sin dal primo ascolto è il
divertimento con cui i protagonisti si sono cimentati, oltre all’amore per
questo stile. Fuoriesce anche una volontà di vivere le sonorità con una
personalità magari ancora da forgiare a dovere, ma di base alquanto
percepibile. Numerosi i richiami al Neo Prog di stampo anni ’80. Il cantato è
sia in inglese sia in italiano. Non mancano neppure puntate nel Jazz.
Le
tastiere ricoprono un ruolo di spicco, così la cura per le melodie mai troppo
articolate e alcuni assolo di chitarra (e arpeggi) di Marillioniana memoria. Mi
ricordano i primi passi della band di Fish e soci, quando anche loro iniziano
con una lunga suite intitolata “Grendel”.
Il
Mellotron fa comparsa di tanto in tanto, i cambi di ritmo sono all’ordine del
giorno, insomma, tutto fa capire che i ragazzi hanno assimilato certe lezioni
del passato. Piccoli sprazzi di Pink Floyd fanno capolino di tanto in tanto.
I
Via Modesti Valenti hanno passione, senso dell’umorismo e cuore, quindi buoni
argomenti su cui costruire in futuro album che interesseranno non soltanto gli
estimatori delle band da me citate. Difetti veri e propri non ne ho riscontrati,
probabilmente un’attenzione maggiore alla registrazione andrebbe attuata, ma
questa è anche questione di gusto personale. Ora aspetto la prova dell’album
ufficiale e non me la sento di dare consigli al riguardo, in quanto un artista
quando si diverte è già sulla buona strada, poi suite o canzoni più brevi è
solo questione di scelta strategica attuabile all’argomento che si vuole
trattare. Di base promuovo quest’uscita, e sottolineo che anche grazie alle
nuove leve che il Prog Rock prosegue inesorabile il proprio cammino. MS
Versione Inglese:
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