MALAAVIA - Danze d'Incenso
Ma.Ra.Cash
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd - 2004
Noi Italiani siamo molto bravi ad osannare gruppi stranieri, lo sappiamo benissimo, ma soprattutto siamo altrettanto capaci di ignorare l’erba del nostro giardino. A volte sembra di combattere contro i mulini a vento quando noi media (sia della stampa, della tv, della radio o del web) siamo tutti inconsapevolmente concordi nell’esaltare un certo lavoro e generalmente otteniamo l’effetto contrario. I gusti del pubblico (giustamente sovrano) non concordano quasi mai con quelli della critica, ma questa volta ci tengo particolarmente a consigliare almeno un ascolto più accurato e paziente del solito di questo disco d’esordio.
I Malaavia sono napoletani e si muovono in sonorità dalla musicalità sconfinata, dove influenze del passato (Osanna, PFM, Orme) si incontrano con il Folk (Compagnia Di Canto Popolare, Pino Daniele, Battiato, Teresa De Sio) e la musica orientale. Il risultato è ottimo e dalla forte personalità, grazie anche alle belle voci del bassista e chitarrista Pas Scarpato e a quella possente di Solimena Caloria. Ad arricchire il lavoro ci sono anche le presenze di artisti come Lino Vairetti degli Osanna e Giovanni Mauriello della Compagnia Di Canto Popolare.
Il disco si suddivide in tre parti, con un totale di ventidue canzoni, il che rende bene l’idea su quanto andremo ad ascoltare. La bravura dei partenopei sta nel saper dosare passato con il presente, come ho avuto modo di dire, ma non solo, piccole chicche culturali insaporiscono tutto il lavoro, come ad esempio interventi tenorili in latino (“Ombre”) o i riferimenti Dannunziani di “Coda Di Luna Calante”, molto Camel oriented. Un elogio a parte per l’ottimo lavoro alle tastiere di Oderigi Lusi. Quando un disco Progressive è così articolato è l’insieme che deve funzionare e “Danze D’incenso” lo fà.
Spero che questo non rimanga, come al solito, un prodotto destinato ai pochi eletti fruitori insaziabili di sonorità Progressive, ma che abbia il giusto spazio che si merita e se questo è un debutto, non oso pensare cosa potrà accadere nel futuro.
Non si apre un Progfest (quello di Voghera) con artisti del calibro di PFM e Yes per caso, un motivo ci sarà…o no? Avvicinatevi senza indugi al nuovo Progressive moderno italiano, non ve ne pentirete. MS
Ti ringrazio per avermi fatto conoscere questa perla!
RispondiEliminaHai ragione, noi italiani a volte siamo troppo esterofili.
Grazie anche a te che mi hai letto! ;-)
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