ERIS PLUVIA - Third Eye Light
AMS
Genere: New Prog
Supporto: cd - 2010
Supporto: cd - 2010
C’è stato un periodo nell’Italia del Progressive Rock, che si aggirava dalla fine degli anni ’80 ai primi anni ’90, in cui non si respirava una buona aria ispiratrice. Le band erano poche, reduci da un New Prog Marillioniano che la faceva da padrona, ma qualcosa stava cambiando, sotto le gelide folate del vento nordico. Anglagard, Anekdoten, Landberk, sono svedesi che si spingono nell’Art Rock, sotto l’influenza di King Crimson su tutti e tentano di staccare il Prog dallo stantio clichè dei Genesis.
Nel 1991, mi ricordo con grande piacere, un disco che rispetto ai prodotti del momento, godeva di vita propria. Melodie dolcemente acustiche sovrastavano ogni brano e richiamavano sia gli anni ’70 che il New Prog, questo disco si intitolava “Rimgs Of Earthly Light” e la band Eris Pluvia. Il fatto di essere contro tendenza ai mutamenti Progressivi del momento, non li aiutò affatto, tanto è vero che di loro si persero le tracce quasi immediatamente. Oggi la sorpresa che non ti aspetti, “Third Eye Light” è il ritorno del 2010. La line up è lievemente mutata, con Daviano Rotella alla batteria al posto di Martino Murtas e la giunta di Matteo Noli alla chitarra, per il resto ritroviamo Alessandro Cavatori (chitarre), Marco Forella (basso) e Paolo Raciti (tastiere). Il cantato è alternato, con voce maschile, quella di Matteo Noli a quella femminile di Roberta Piras (anche flauto) e Diana Dallera.
La musica che si ascolta nelle nove tracce è ancora una volta semplice, soave, leggera ed intimistica, la band è sempre la stessa e se devo essere sincero, anche più preparata.
Un dolce flauto accoglie l’ascoltatore sin dall’iniziale “Third Eye Light”, per lasciare spazio ad un assolo di chitarra elettrica assolutamente d’ampio respiro. Godibili gli stralci più Rock, a dimostrazione di una crescita artistica e di una coesione più che sufficiente. Tutto questo richiama inevitabilmente lo stile Pink Floyd, gradevole, maestoso e di classe. Ancora flauto e chitarra classica in “Rain Street 19” , un cordone ombelicale con gli anni ’70, con un cantato che fa venire alla mente gli americani Lands End.
Per cercare gli Eris Pluvia più Progressivi e Psichedelici, bisogna giungere a “The Darkness Gleams”, musica per meditare, da ascoltare con attenzione, perché portatrice anche del seme New Prog anni ’80. Il ritornello si memorizza con facilità. Sprazzi Marillion era Fish in “Some Care For Us”, struggente e delicata come poche, sopra un velo di pianoforte, violino e flauto. Il brano riesce a toccare le corde dell’anima. Questo fa da preambolo al movimento più vivace dell’intero disco, dal titolo “Fixed Corse”, dove anche le chitarre fanno addirittura l’uso della distorsione.
La quiete ritorna con “Peggy”, sussurrata da Marco, il quale lascia poi il microfono a Diana Dallera e a Roberta Piras.
Il mondo degli Eris Pluvia è questo, sembra sospeso nell’aria, leggero e sognante, dove ogni tassello è al posto giusto, per completare un puzzle veramente affascinante. E’ facile lasciarsi levitare da questa musica fino al loro mondo, basta chiudere gli occhi ed alzare il volume.
Ora è rimasto solamente d’augurarsi di non dover attendere altri dieci anni per poter godere di nuova musica. Non un capolavoro, ma un disco onesto che vi consiglio di avere ed ascoltare per un momento di vero relax. (MS)
Il disco è molto bello,suonato bene(ottimi gli assoli di chitarra),molto professionale ma...preferisco Rings Of Heartly Light.La lunga suite contenuta in quell'album ha,secondo me,qualcosa di speciale.Intendiamoci:amo quest'album ma il primo ha quel qualcosa in più.Ciao.Salvatore
RispondiEliminaAveva il fascino dei dischi di quel periodo, anche a me è piaciuto molto, lo sento più...Prog...non sò se mi spiego. Comunque caro Salvatore "Third Eye Light" sta girando molto spesso nel mio lettore, spero che venga apprezzato anche dalla giuria estera nei Progawards. Non che Progawards sia importante per un artista, ma una nomination in una competizione mondiale fa sempre piacere...o no? Ciao carissimo
RispondiElimina;-)
Chiedo scusa Max ma con queste date non ci capisco molto. Questi due commenti di che anno sono se il post è del 26 ottobre 2012?
RispondiEliminaComunque sia condivido il pensiero di decsal: anche a me piace mooolto di più Rings che appena ritrovato ho acquistato ad occhi chiusi.
Che ne pensi invece dell'ultimo dei Daal? A me sembra un pò troppo "oscuro" e volevo chiederti, non avendo avuto la possibilità di ascoltare gli altri lavori se è una loro caratteristica o se in quest'album in particolare (dodecahedron)ne abbiano fatto uso in modo smisurato.Veramente peccato perchè alcuni movimenti ed alcune idee, anche se molto vicine agli Anglagard, non sono affatto male
Ciao Franzlazanz,
RispondiEliminaI commenti sono del 2010 perchè la recensione fu fatta nel 2010 ed ora per ridargli visibilità l'ho riportata avanti nel Blog, perchè ho ritenuto che questo disco valga la pena di essere ancora discusso.
Questo è ciò che penso del secondo dei DAAL: http://nonsoloprogrock.blogspot.it/2012/06/daal.html
Qui invece quello che penso del precedente:
http://nonsoloprogrock.blogspot.it/2011/05/daal.html
Il suono Daal è a mio avviso molto affascinante, a tratti mi da sensazioni oscure come me le devano molti anni fa i Van Der Graaf Generator, pur non essendo lo stesso genere. Costa e Guidoni sono due artisti che apprezzo molto, anche per la cultura musicale che hanno, intrisa di Prog, ma anche di Psichedelia e molto altro. Forse nel secondo in effetti hanno calcato troppo la mano su certe atmosfere, però un sogno (o incubo) ha il suo modo di essere e questa musica come dicevo nella recensione, è onirica. Chissà se nel successivo saranno più solari? In realtà credo che non lo sappiano neppure loro, perchè un vero artista fa quello che sente al momento. Oramai rari. Grazie del commento Franzlazanz