DELIRIUM – Il Nome Del Vento
Black Widow
Genere: Progressive Rock
Support: CD -2009
Il Progressive Rock, quello canonico, sembra avere vita eterna. Illude e preoccupa il fans, muore e rinasce dalle sue ceneri continuamente, seguendo uno schema altalenante. In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un ritorno massiccio dei cosiddetti capisaldi del Prog Rock italiano, per fare solo alcuni nomi dico Metamorfosi, Osanna ed ora i mitici Delirium. Inutile rimarcare il successo discografico che ha ottenuto il singolo “Jesael” a San Remo, nel 1972, vero inno per una intera generazione di giovani. Inutile anche ricordare che questa è la band del cantautore Ivano Fossati. Di questo e di altre cose ne hanno parlato abbondantemente le riviste specializzate. Quello che a noi interessa è questo rifiorire di band , come un voler spronare ancora una volta, l’ennesima, i giovani ad intraprendere la strada dell’essere e non dell’apparire. Musica per la mente e così via. Ebbene i Delirium rispolverano dal loro baule melodie lontane, senza tempo. Ci sono brani che hanno preso vita nel 1975 e poi abbandonati, ora rielaborati e portati allo splendore. Ne nasce “Il Nome Del Vento”, un disco dal sapore antico , una musica ferma , sospesa nel tempo ma dannatamente bella.
Il tastierista Ettore Vigo ci narra con i tasti d’avorio storie meravigliose, a partire dalla title track “Il Nome Del Vento”. Un ritornello assolutamente fruibile, con una coralità deliziosa. Troviamo fra gli ospiti anche la cantante Sophya Baccini, una presenza preziosa per la riuscita del disco. Sfuma la sua voce ed ecco arrivare unita ad essa “Verso Il Naufragio”. Una musica davvero senza tempo, mi dispiace ripetermi , ma ho vissuto personalmente quegli anni e mi ritrovo ad assaporare le stesse sensazioni. Il giro di piano richiama il Banco Del Mutuo Soccorso, oppure le Orme e questo per dire che gli anni erano quelli. Ho la pelle d’oca ad ascoltare l’enfasi del ritornello strumentale fatto con la chitarra e a tal proposito un ben ritrovato anche a Mimmo Di Martino. Questo è uno dei brani più belli che ho ascoltato negli ultimi anni, c’è Jazz, classicismo, i violini… un capolavoro e io questa parola la tiro fuori raramente! Da incorniciare, ovviamente assieme a “ L’Acquario Delle Stelle”, un proseguo stile suite. E’ la volta del piano di “Luci lontane”, il clarinetto, i violini, l’enfasi emotiva sale, un processo sonoro molto vicino alla musica commerciale, con un passaggio jazz caldo e morbido. Amo molto sentire il volume salire con le chitarre elettriche, un onda che travolge e che si smorza alla riva del nostro cervello.
“Profeta Senza Profezie” è orecchiabile, pur mantenendo lo sfarzo artistico sostenuto sino a questo momento. Un vero piacere ascoltare in esso la voce di Stefano Galifi dei Museo Rosenbach! Il pianto di un bambino, quello di Valentino Vera, apre “Ogni Storia”, un sogno ad occhi aperti, un momento di auto celebrazione artistica e poi via, con le arie che accalappiano lo spirito dell’ascoltatore. Sempre influenze jazz accompagnano di tanto in tanto l’ascolto, ma non quelle sperimentali, piuttosto stile Arti & Mestieri. Ancora una volta unita, è la volta di “Notte Di Tempesta”, strumentale ricca di passaggi emozionanti, fra chitarra, flauto e piano, davvero per tutti i gusti. Ma le grandi emozioni non finiscono qui, i nove minuti di “Dopo Il Vento” ci mettono in evidenza una band affiatata, dove il tempo non ha saputo scalfire. Prog Jazz Doc, musica colta , ma assolutamente di facile assimilazione.
Chiude l’album “Cuore Sacro” e questa volta salgono in cattedra i Jethro Tull, band amata dai Delirium…e non solo. Non finisce qui, il disco contiene una bonus track dal titolo “L’aurora Boreale”. E ancora sorprese, la traccia video di “L’acquario Delle Stelle” e tutto il libretto che accompagna il disco è dettagliatissimo di foto, testi ed immagini.
Trovo difficile oggi trovare un prodotto così ben preparato e ricco di buona musica e quando me ne capita uno nelle mani , non me lo lascio di certo sfuggire! E chi lo ha fatto? Una band anni ’70…guarda caso… (MS)
Album notevole,davvero bello,ancorato al passato ma proiettato verso il futuro.Cosa rara per i gruppi italiani la voce è all'altezza della musica.Dimenticando Jesael(cui tra l'altro sono molto legato poichè mi piaceva all'epoca!!!)e il gioco è fatto.Ciao.Salvatore
RispondiEliminaHai ragione Salvatore e poi mi sono dimenticato di dire che sono artisti seri, riescono a fondere passione per il lavoro con la qualità. I Delirium a mio modo di vedere sono una di quelle band italiane di cui si parla troppo poco, si dice sempre PFM, Orme, New Trolls, Banco, Osanna, per carità, giustissimo, ma i Delirium a mio avviso andrebbero nominati di più. Ciao Salvatore e grazie per i tuoi pareri
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