EVELINE’S
DUST – Eveline’s Dust
Ma.Ra.Cash Records / Lizard
Records
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd – 2025
Per
mio criterio di vedute, ho sempre apprezzato gli artisti non forzatamente
prolissi, ossia coloro che hanno realizzato un disco soltanto quando hanno
avuto qualcosa da dire. Generalmente così si limita la fastidiosa staffetta fra
brani apprezzabili e altri di riempimento. Ovviamente non per tutti è così, ma
se si dedica più tempo e cura al materiale, spesso si esce fuori con un lavoro decisamente
più completo. Questo mi è sembrato di percepire nella maggior parte dei casi in
cui mi sono imbattuto in un disco quantomeno ottimo.
Dico
questo perché i pisani Eveline’s Dust ritornano all’attenzione del pubblico
dopo cinque anni da “K.” con un disco che mi ha convinto e fatto passare quasi
quaranta minuti immerso in un contesto Post Prog con molteplici richiami al
sound moderno. Il disco è anticipato da tre singoli datati 2024, “Eveline”,
“Returning Somewhere”, e “Here There Nowhere”.
Il
passato Prog è nel DNA della band, ma viene rivisitato con le nuove influenze dettate
da gruppi come Porcupine Tree e Riverside su tutte.
Nicola
Pedreschi (tastiere, voce), Lorenzo Gherarducci (chitarre), Angelo Carmignani (batteria),
e Marco Carloni (basso), compongono otto canzoni che risultano immediate, senza
troppi orpelli, scremando tutto ciò che è superfluo per andare a favore dell’emozione
immediata, i brani infatti raramente superano i quattro minuti, escluso “Returning
Somewhere” che ne supera i sette.
La
voce femminile nel brano “Void” è quella dell’ospite Lara Billie Moretto.
Ogni
pezzo narra una storia a se, una sorta di album fotografico di noi che viviamo
su questo pianeta, fra viaggi intrapresi analizzati in partenze e arrivi.
I
riff della chitarra sono un punto di forza della musica proposta, ma attenzione
anche alla ritmica infarcita da piccoli particolari che fanno del movimento una
canzone non necessariamente scontata o banale. “Rising 2” ci pone avanti a
questo modus operandi, e non c’è da stupirsi se a metà del motivo ci s’imbatte
nel sound Opeth.
A
questo punto giunge il trittico di singoli, “Eveline”, “Here There Nowhere” e “Returning
Somewhere”, il primo è decisamente Porcupine Tree style periodo “In Absentia”,
il secondo gioca con le atmosfere eteree, campo in cui la band sembra trovarsi
perfettamente a proprio agio. Piccole varianti verso un sound più duro giungono
nella metà del brano sostenuto da una bellissima sezione ritmica. Il terzo inizia
con il vociferare di persone per poi lasciare il campo a un mid tempo in cui la
chitarra sciolina un arpeggio semplice e diretto. Il brano è alquanto
intimistico, con aperture sonore dall’ampio respiro. La melodia è affascinante,
così l’assolo di chitarra.
Una
chitarra arpeggiata apre “Grace The Sound” duettando con il piano in un
contesto delicato, dove il passato sembra voler fare prepotentemente capolino.
Non
manca nemmeno l’elettronica che apre “Crawl”, qui l’essenzialità è al massimo
del suo potenziale, ma è nel proseguimento che il ritmo subentra assieme alla
chitarra elettrica per donare incisività all’insieme. Buono anche l’assolo
delle tastiere.
“Void”
ha un fascino particolare, dettato dal cantato a due voci infarcito da
controcanto. Le melodie hanno sostanzialmente a carico un velo malinconico in
senso generale.
Si
chiude attraverso la ritmata “Better Lie Bitter Life”, vetrina per il basso di
Carloni. Qui sono i King Crimson di “Elephant Talk” a dare le coordinate del
cammino.
“Eveline’s
Dust” è questo, un insieme di buonissime tracce su cui soffermarsi a pensare, e
soprattutto consiglio l’ascolto senza pregiudizi di sorta, basta soltanto
lasciarsi trasportare. MS
Versione Inglese:
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