SPECIALE DANIELE FARAOTTI
DANIELE
FARAOTTI – English Aphasia
Creamcheese
Records
Genere: Alternative Rock /
Cantautore
Supporto: Vinile – 2019
La
musica ci veste a pelle, ci rappresenta come la scelta di un abito. Ognuno di
noi ha un gusto a se, e lo abbiamo tutti, chi più elegante chi meno. Non è
semplice muoversi nel tessuto musicale, c’è chi lo fa per soldi, chi per
passione e c’è chi vuole divertirsi semplicemente con gli amici, per non
dimenticare colui che decide di realizzare un qualcosa di nuovo, se mi passate
questo termine. Resta il fatto che la musica che si crea è parte della nostra
personalità, ora è solo questione di percentuale stabilire chi ne ha di più o
chi ne ha di meno.
Qui
risiede il segreto di chi riesce a realizzare prodotti assolutamente non
scontati che si staccano dalla media della superficialità: la personalità.
Bologna
è una città ricca di cantautori, la lista è lunga e costellata di nomi
altisonanti (Dalla, Morandi, Guccini etc.), e anche di chi non ha avuto la
strada spianata da successi perché creatore di uno stile piuttosto inconsueto.
Daniele Faraotti riesce a miscelare differenti tendenze a partire dal Punk
all’elettronica, al Rock e l’Art Rock, insomma una fucina d’idee che vanno a
convogliare nella musica del cantautore. Faraotti cresce ascoltando Beatles,
Led Zeppelin, Stones, King Crimson, Gentle Giant, direi musica non proprio
banale. A sedici anni studia al
conservatorio di Cesena, mentre a ventidue passa al “Verdi” di Milano. Gli
studi proseguono negli anni a venire, di città in città, fino a giungere alle
attività concertistiche. Collabora con Patty Pravo, Claudio Lolli e con altri
artisti, in parole povere un musicista impegnato, insegnante di chitarra nella
Scuola Media Rolandino Pepoli di Bologna.
Nel
2009 esce con “Ciò Che Non Sai Più” (Alka Records) e a seguire dopo uno stop
nel 2012 è la volta di “Canzoni In Salita” (Bombanella Records) e nel 2014 per
“Exit From The Cage” una composizione strumentale di ventuno minuti omaggio a
John Cage “In Cage’s Shoes”. Eccoci dunque giunti nel 2019 a quest’album
intitolato “English Aphasia”.
Per
tirare fuori la personalità di certo serve anche una buona quota
d’improvvisazione e questa nelle otto canzoni che compongono il vinile “English
Aphasia” non manca di certo, a iniziare dalla title track supportata da rumori,
suoni ed elettronica. Per chi conoscesse i primi lavori di Steven Wilson della
fine anni ’80, primi ’90, dico che probabilmente rimarrete stupiti. Ora, che
per esternare un certo tipo di comportamento possa servire molto coraggio non
lo metto in dubbio, oppure è semplicemente carattere? Poco importa la risposta,
perché come ho scritto anche in alcuni miei libri “L’evoluzione passa
attraverso la trasgressione della regola”.
“I
Got The Blues” è una ballata che gira attorno un arpeggio di chitarra, mentre
il cantato è ancora una volta vicino al Punk, ma ciò non accade sempre,
Faraotti su questo sa giocare molto bene. Interessante lo sviluppo del brano
che attraverso i fiati e la chitarra elettrica sa costruire una struttura che è
sicuramente la gioia dei fans di Frank Zappa.
“Connection”
anche lei gioca su sonorità apparentemente stonate come spesso hanno saputo
fare i geniali Radiohead. Il suono è minimale ed elettronico. Torna una melodia
più accettabile e diretta in “Between For A Day Trust” ma l’autore ancora una
volta sembra divertirsi a giocare con il pentagramma, sviluppando nel proseguimento
soluzioni di certo non convenzionali. Immaginate di prendere i Gentle Giant e
dirgli di suonare del Punk!
Con
“Zawie III” si canta un brano quasi Beatlesiano, su suoni elettronici che si
reggono attraverso una ritmica monotona dove la variante la fa la voce fra sali
e scendi, a volte anche senza una logica precisa rispetto alla musica. Il mondo
di Faraotti è questo, “Leonore Sprache” ci immerge dentro ancora una volta
senza soluzione d’uscita. Su “Seat Elephant” c’è un’attenzione maggiore alla
musica e i Beatles di “Magical Mystery Tour” sono di certo galeotti. Questa
cosa mi piace molto perché ricercare va bene, ma sempre attraverso la storia
assimilata. Il cantato qui è in lingua italiana.
In
“Telephone Line” Faraotti torna a fare il Faraotti, anche se gli strumenti
questa volta bazzicano territori Crimsoniani, non il cantato, sempre
apparentemente distaccato dal contesto sonoro. Buone le coralità. Chiude
l’album “Joni George Igor And Me” canzone più malinconica dell’album che nulla
toglie e nulla aggiunge a quanto detto.
Sicuramente
ad ascoltare quest’album non ci si annoia, serve comunque un pubblico preparato
all’ascolto perché qui di normalità c’è davvero ben poco. Faraotti sa ricercare
e a tratti anche stupire e di questo la musica ne ha bisogno come l’aria. MS
DANIELE FARAOTTI – Phara Pop Vol. 1
Creamcheese Records
Genere: Alternative Rock /
Cantautore
Supporto: Vinile /cd – 2022
In
questo periodo il cantautore bolognese Daniele Faraotti è particolarmente
ispirato, la sua musica colorata fatta di nonsense anche strumentali e di
coraggiose scelte spesso dettate dall’improvvisazione, ci travolge nel doppio
lavoro “Phara Pop Vol.1”.
Quello
che si recepisce alla fine dell’ascolto di un album del chitarrista cantautore
è la sensazione forte di libertà. Di cose in questo tempo ce ne sono da dire,
il ritorno alla socializzazione post virale tira fuori molti argomenti che qui
in “Phara Pop Vol. 1” a differenza del suo predecessore “English Aphasia” sono
decantati in lingua italiana.
Con
lui nel doppio disco formato da venti tracce per settantasette minuti di musica,
collaborano Valeria Sturba (theremin, violino), Domenico Caliri (chitarra),
Daniele D’Alessandro (clarinetto), Matteo Zucconi (contrabbasso) e Simone
Pederzoli (tromba).
L’artwork
gatefold conferma quello che si ascolta al proprio interno, follie, colori e
tanta ironia a partire da “Stagioni” dove l’artista rivolge lo sguardo alla
vita e alla morte, anche attraverso gli occhi di un bambino.
Ogni
pezzo è una stanza a se e gli insiemi formano una casa dove l’artista sa
muoversi in perfetta armonia con l’arredamento pensato e creato da lui stesso.
Ricordi di gioventù amorosi in “Johnny B.Good 74” dove elettronica fa da sfondo
alla musica che lascia la sensazione d’improvvisazione. Di certo il cantato non
è in forma convenzionale, anche se in alcuni tratti si lancia in una sorta di
Rap. Denoto sinapsi comunicative con Elio E Le Storie Tese, ma questa è solo
una mia impressione, probabilmente non la verità. Ma nell’ironia dei testi e
fra i ricordi, balenano anche riflessioni importanti come ad esempio nel brano
“La Ruota” dove il cantautore consiglia di informarci meglio a riguardo dei
fatti storici accaduti, spesso manipolati con omissioni solo per tornaconti
politici e quant’altro. La metrica lirica è sempre stravolta come oramai siamo
abituati a sentire, non vorrei però che questo alla lunga possa destabilizzare
troppo l’ascoltatore. Il roboante basso nella breve “Pia Rossi” conduce a “Una
Sfida” dove si parla di evoluzione industriale a partire dalla macchina a
vapore. Sempre di elettronica e di metrica stravolta si tratta, qui però
impreziosita da buoni intrecci vocali. Faraotti spara contro il pessimismo
cronico che ci portiamo sempre appresso in “L’Ospite” in questo caso, il brano
ha una musicalità maggiore rispetto quanto ascoltato sino ad ora, anche se
Faraotti canta una cosa e la musica sembra farne un'altra, quando le due cose
collimano c’è la sensazione di essere avanti ad una genialata. Di certo non è
banale.
“La
Nave” ha del Jazz all’interno e i ricordi della propria terra assieme ai
profumi inebriano il cantautore. Più malinconica “ La Felicità Non E’ Allegra”,
fatta di fiati, mellotron e una ritmica semplice e ammaliante. Quante volte
abbiamo passato giornate con gli amici a parlare dei bei tempi passati avanti
ad un buon bicchiere di vino, nel caso di Faraotti alla posta Hotel di
Dobbiaco, ce lo racconta in “DeZo e Dan” canzone dalla struttura Rock… E
prosit!
Il
primo disco si chiude con “I Sogni Di Luis” con tanto di sound Area che pervade
l’ascolto e plagi che aleggiano nell’aria, da Heine a Borges, poeti e scrittori
d’avanguardia.
Il
secondo disco inizia con i ricordi di un’amica, “Isolde”, altra struttura Rock
con chitarra elettrica impegnata nello stile King Crimson. Il viaggio nel
“Phara Pop” conduce a questo punto al mix fra “La Primavera” di Vivaldi e “We
Love You” degli Stones, dove passato e recente passato si convogliano in
un'unica struttura per un risultato alquanto curioso dal titolo “Vivaldi We
Love You”. Ritmata “Le Chiome E I Falò”, la struttura Prog e la cadenza mi
ricordano passaggi della band toscana Deus Ex Machina. Ispirata dal “Piacere”
di Ophusls “Il Ballerino Di Quadriglia”, racconta di un ballerino che in pista
si scatena fino allo svenimento, mentre la musica suona in maniera compulsiva.
Le atmosfere si fanno cupe nell’incontro con il diavolo Faraon (come lo
chiamano in Romania) ma l’episodio ha dell’ilare, ascoltate voi cosa accade.
Non manca neppure una riflessione sulla preziosità del tempo che non va mai
sprecato, ciò si ascolta in “Frugale”, canzone in perfetta linea nello stile
personalissimo di Faraotti. Altro episodio decisamente umoristico arriva da
“Edison Dino”, ossia Dino Campana rinchiuso in un manicomio. Ciò che si dice è
perfettamente interpretato dal nonsense vocale del cantautore, sempre capace di
colpire l’ascoltatore magari fino allo sfinimento. La traccia più lunga
dell’album s’intitola “Come Vincere La Timidezza”, una canzone d’amore composta
di stralci sonori che molto hanno di dejà vu, il lato Prog fuoriesce
prepotentemente, Gentle Giant inclusi. L’inverno malinconico si posa su “Il
Villaggio” e il disco si conclude con “La Visione Di Proculo” ancora una volta
tratta da un racconto di Heine.
Un
consiglio mi sento di lasciare a questo intelligente e sagace cantautore,
attenzione a non spingere troppo l’acceleratore sul cantato che spesso sa d’improvvisazione
perché alla fine un brano deve lasciarti un qualcosa, magari da fischiettare o
cantare dentro, e qui francamente la faccenda è davvero difficile. Per il resto
siamo al cospetto di un ennesimo professionista che sa dove andare a parare, un
disco ricco d’idee, storia e riflessioni. MS
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