FLUIDO
ROSA – Abaton
Autoproduzione
/ Ma.Ra.Cash Records
Genere: Rock / Pop / Rock
Progressivo
Supporto: digital / cd – 2025
Leggere
il nome Fluido Rosa lascia adito a una sola interpretazione, qui risiede il
sound Pink Floyd! O no?
La
verità si trova in una terra di mezzo, in quanto la band capitanata da Danilo
Cherni effettivamente sorge nel 1993 come cover band dei Pink Floyd con cui
registra tre album, ma nel tempo ha saputo darsi una propria veste e uno stile
che frequenta sonorità Pop efficaci e Rock.
Il
tastierista Danilo Cherni è arrangiatore, autore di svariati brani di successo tra
cui ‘Benvenuti In Paradiso’ di Antonello Venditti, ma ha anche collaborato con
Mia Martini, Francesco De Gregori, Zarrillo e altri ancora. Noto anche nel
salentino, Cherni fa parte dell’ensemble di musica popolare della Notte Della
Taranta, oltre che fondatore del gruppo Anima e del progetto Etno-Jazz-Elettronico
Baba Yoga. Scrive colonne sonore di film quali “Dillo Con Parole Mie” di
Daniele Luchetti e “Anastezsi” di Miguel Alcantud, ma anche di documentari. Dal
2008 fa parte dei Dyesis (cover Yes), e dal 2012 è componente dei famosi Goblin
Rebirth. Questo è a grandi linee il cammino del tastierista compositore che
vediamo tornare oggi con il progetto Fluido Rosa.
Dopo
il buon “Le Vie Dei Sogni” datato 2017 (Ma.Ra.Cash Records), i Fluido Rosa
ritornano con un nuovo album dal titolo “Abaton” formato da ben diciassette
canzoni.
Con
Danilo Cherni suonano Adriano Lo Giudice (basso), Cristiana Polegri (voce,
sax), Derek Wilson (batteria), Gabriele Marciano (voce, chitarra acustica), Maurizio
Perfetto (chitarre), e Roberta Lombardini (voce).
Immediatamente
“Dyonisos” mostra il carattere del gruppo attraverso un brano Pop Rock
scorrevole e dal ritornello quantomeno micidiale. Difficilmente riuscirete e
togliervelo dalla testa. Gradevole l’intervento del sax.
Una
chitarra acustica apre la ballata “Crystal Delusion”, e gli anni ’70 aleggiano
nella stanza. La voce interpreta il brano con sensibilità, leggiadro con
tastiere psichedeliche che fanno da sfondo.
La
breve “Blips 1” ritorna nel Rock, qui la voce di Roberta Lombardini si cimenta
in un vocalizzo possente, e se proprio vogliamo fare un paragone azzardato con
i Pink Floyd potrei nominarvi “The Great Gig In The Sky”. “Blips” la ritroveremo
durante il percorso in sette forme differenti.
Piano
e voce per “Major Tom”, altro movimento toccante in cui il crescendo sonoro per
la prima volta rimanda al sound della band di Gilmour e soci. “Blips 2” è uno
strumentale al piano che mette in evidenza le doti tecniche di Cherni, esso
conduce a “Dies Irae”, altro ritorno nel Rock più stradaiolo grazie all’uso
grezzo delle chitarre. Nel ritornello il brano si avvale di un funzionante
gioco di voci corali maschili e femminili.
“Padiglione
Charcot” fa fare un ulteriore balzo a ritroso nel tempo, una semi ballata dal
retrogusto delicato impreziosito da un buon assolo di chitarra elettrica.
“Ratlosigket”
è uno dei movimenti più lunghi dell’album grazie ai sette minuti abbondanti
intrisi di Progressive Rock e cambi di ritmo. Altro pezzo dalla facile presa è “Se
Le Farfalle Sognano”, mentre “Joanne E Frida” è cantata dalla soave voce di
Lombardini che si ripete in “La Cura Atti I e II”. Dopo l’ormai canonico intramezzo
questa volta intitolato “Blips 7”, l’album si chiude con la reprise di “Joanne
E Frida” e qui i Pink Floyd sono davvero d’ispirazione. Quello
che non passa inosservata è la cura del prodotto in senso generale, sia sonora
che grafica, come solo i veri professionisti sanno fare. Con “Abaton” potete
aprire una solare parentesi alla vostra giornata. Pop e Rock per stare bene. MS
Versione Inglese:

Conosco i Fluido Rosa più per le apprezzate rivisitazioni delle musiche del combo di Cambridge soprattutto quella del 1999 in cui riproposero l' intero The Wall con tanto di costumi e scenografia. Sinceramente non amo molto le loro musiche originali, anche se di gran classe.
RispondiEliminaA proposito di Pink Floyd, attendo gentile Massimo, la tua disamina sulla versione definitiva del live a Pompei uscito di recente, che per noi Floydiani DOC l'attesa è stata lunghissima, in più personalmente ci aggiungo tutti i denari spesi per i vari bootleg più o meno decenti acquistati negli ultimi 25 anni.
Ci voleva la vendita del catalogo per farlo uscire in modo perfetto, e a livello sonoro un grandissimo lavoro fatto dal maestro del mix Steven Wilson. Saluti da Ivano.
Ciao Ivano. Beh, il lavoro di Steven Wilson è come suo solito, ben curato. Il ragazzo ha due grandi doti per quello che concerne il suo "secondo lavoro", la prima è quella di saper entrare dentro al messaggio sonoro proposto dagli artisti, comprenderlo e farlo proprio, come se anche lui fosse parte della band originale, detta differentemente, come se la canzone l'avesse concepita anche lui. La seconda è l'orecchio assoluto. Potrei aggiungere anche le qualità tecniche, ma quelle vengono da se visto il primo lavoro di musicista da lui svolto. Il live a Pompei è semplicemente straordinario, fresco, ripulito... Un capolavoro!
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