Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

domenica 26 maggio 2024

Agusa

AGUSA – Noir (OST)
Kommun2
Genere: Psichedelia – Progressive Rock
Supporto: cd / vinile – 2024




Attraverso la musica degli svedesi Agusa s’intraprende un percorso mentale, dove la fantasia riesce a liberarsi in evoluzioni pindariche atte a uno stato d’animo sereno. Questo è il potere della Psichedelia, un genere che non tradisce mai, specie se i punti di congiunzione con il Progressive Rock sono evidenti, come per esempio nell’uso del flauto.
Gli Agusa si fondano a Malmö nel 2013, inizialmente composti da Tobias Pettersson (basso), Mikael Ödesjö (chitarra), Dag Strömkvist (batteria) e infine Jonas Berge (organo). Alcuni di loro sono noti anche per aver collaborato con band come Sveriges Kommuner & Landsting, Kama Loka e Hoofoot. L’approccio stilistico è dettato dall’ improvvisazione, un lasciarsi andare senza freni per raggiungere solitamente un risultato fresco oltre che armonioso. Non soltanto ambientazioni oscure come la musica dei paesi nordici ci ha abituati, bensì squarci pastorali e sereni infarciscono solitamente le composizioni che si legano fra di loro come in una sorta di lunga suite. Oggi sono un quintetto formato da Mikael Ödesjö (chitarra), Nicolas Difonis (batteria, voce), Jenny Puertas (flauto, voce), Simon Ström (basso), e Roman Andrén (tastiere).
“Noir (OST)” è il sesto album, e dimostra un fervido periodo d’ispirazione, un ritrovato equilibrio d’intenti oltre che una maturazione degna di una buona personalità. Venti sono le canzoni, incastrate fra di loro come in un grande puzzle, tutte di breve durata, varianti dai due minuti abbondanti ai quattro; questo modus operandi permette al disco di scorrere velocemente senza importanti momenti di stanca. La chitarra e il flauto sono solitamente i protagonisti indiscussi, anche se le tastiere riescono a legare il tutto e donare al sound quel fascino che sembrerebbe provenire direttamente dagli anni ’70.
Ora dipende da cosa si desidera dalla musica, gli Agusa dipingono tasselli a se stanti per un insieme in cui la cultura dei strumentisti fuoriesce allo scoperto grazie a un mix di generi in cui a breve tratti spunta anche il Jazz, questo per venire incontro a tutti quelli che desiderano dall’ascolto un qualcosa d’ impegnativo ma allo stesso tempo di gradevole.
Non si evidenzia un brano migliore di un altro, qui è l’insieme a collaborare e riuscire nell’intento, senza mai strafare perché badare al sodo, è quello che in fondo regala maggiori soddisfazioni. Non esulano richiami a cover come nella breve “Skånsk Rapsodi nr:1”, o “Vind För Våg”.
Questa è musica in cui il supporto vinilico aggiunge ulteriore fascino, così che anche nel 2024 i veri appassionati possono godere di certi rituali che hanno nel cuore.
La scura copertina rappresentante uno squarcio notturno di un bosco mostra un intento greve, tuttavia l’album spezzato da voce narrante, si barcamena fra diversi stati d’animo. Quarantotto minuti scorrono in un lampo, e alla fine dell’ascolto resto appagato, ma anche incuriosito, tanto materiale da approfondire e per questo ho voglia di far ripartire la musica. Un particolare non da poco, visti poi i tempi in cui lo stupore è soffocato dalla banalità quotidiana oltre che da una tonnellata di realizzazioni inutili. Da godere. MS





Versione Inglese:


AGUSA - Noir (OST)
Kommun2
Genre: Psychedelia - Progressive Rock
Support: cd / vinyl - 2024


Through the music of Sweden's Agusa one embarks on a mental journey, where the imagination is able to free itself in Pindaric evolutions apt to a serene state of mind. This is the power of Psychedelia, a genre that never betrays, especially if the points of conjunction with Progressive Rock are evident, as for example in the use of the flute.
Agusa was founded in Malmö in 2013, initially consisting of Tobias Pettersson (bass), Mikael Ödesjö (guitar), Dag Strömkvist (drums) and finally Jonas Berge (organ). Some of them are also known to have collaborated with bands such as Sveriges Kommuner & Landsting, Kama Loka, and Hoofoot. The stylistic approach is dictated by 'improvisation, an unrestrained letting go to usually achieve a fresh as well as harmonious result. Not only dark settings as the music of the Nordic countries has accustomed us to, but rather pastoral and serene glimpses usually infuse the compositions that bind together as in a kind of long suite. Today they are a quintet consisting of Mikael Ödesjö (guitar), Nicolas Difonis (drums, vocals), Jenny Puertas (flute, vocals), Simon Ström (bass), and Roman Andrén (keyboards).
"Noir (OST)" is the sixth album, and it demonstrates a fervent period of inspiration, a newfound balance of purpose as well as a maturation worthy of a good personality. Twenty are the songs, strung together as in a large jigsaw puzzle, all of them short in duration, varying from a good two minutes to four; this modus operandi allows the album to flow quickly without major moments of fatigue. The guitar and flute are usually the undisputed protagonists, although the keyboards manage to tie it all together and give the sound the charm that would seem to come straight from the 1970s.
Now it depends on what you want from the music, Agusa paints separate pieces for an ensemble in which the culture of the instrumentalists comes out into the open thanks to a mix of genres in which Jazz also pops up in short stretches, this to meet all those who want something challenging but at the same time pleasant to listen to.
There is not one song that is better than another, here it is the ensemble that collaborates and succeeds, without ever overdoing it, because looking after the bottom line is what gives the greatest satisfaction. There are no exaggerated references to covers, as in the short "Skånsk Rapsodi nr:1", or "Vind För Våg".
This is music in which the vinyl medium adds further charm, so that even in 2024 true fans can enjoy certain rituals in their hearts.
The dark cover depicting a nocturnal glimpse of a forest shows a grim intent, yet the album broken up by narrative vocals, juggles several moods. Forty-eight minutes flow by in a flash, and at the end of the listening I remain fulfilled, but also intrigued, so much material to delve into and for that I feel like restarting the music. No small detail, then, given the times when awe is stifled by everyday banality as well as a ton of useless accomplishments. To enjoy. MS

 





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