HEKZ – Terra Nova
Autoproduzione
Genere: Progressive Metal
Supporto: Digital – 2cd – 2lp
Troppe
volte si è letto che oggi la musica non propone più cose interessanti, è il
classico discorso che ci hanno fatto i nostri genitori, a loro volta i nostri
nonni, e così via. La musica invece ha sempre qualcosa di buono da presentare
in ogni periodo, piuttosto siamo noi che non abbiamo la mente aperta al punto
giusto, limitata dentro una bolla temporale dalla quale non vogliamo uscire.
Per fortuna l’evoluzione va avanti anche senza i nostri rimbrotti, può piacere
o meno, ma questo è un discorso che va attribuito a ogni periodo temporale.
Tuttavia
quello che veramente oggi viene speso a mancare, è un buon artwork ad
accompagnare un’uscita sonora, la musica liquida ha reso tutto molto
superficiale, quando invece non c’è nulla di meglio che sedersi ad ascoltare
avanti un buon impianto stereo un disco (se preferite un vinile) con in mano un
bel libretto d’accompagnamento con testi e foto.
L’immagine
associata al suono rende un fascino aggiunto a quello che un artista vuole
dire, è il caso della band internazionale Hekz, arrivata con “Terra Nova” al
quarto lavoro in studio.
Quello
che colpisce immediatamente è il fascino oscuro della copertina per opera di Dimitris
Tzortzis, un biglietto da visita esplicito per addentrare l’ascoltatore nel
mondo di questo concept suddiviso in due dischi.
Gli
Hekz hanno un inizio di carriera più propensa all’Heavy Metal, così si sono
espressi nell’album di debutto “Tabula Rasa” nell’anno 2012. Due anni dopo è la
volta di “Caerus” dove aprono le porte alle influenze Progressive, per poi
unire il tutto nell’ottimo “Invicta” nel 2018. Per la gestazione di “Terra
Nova” sono necessitati due anni, il risultato è un concept di novanta minuti
riguardante i lati oscuri della personalità e le difficoltà affrontate per
giungere a quello che siamo oggi nella vita.
La
band è qui formata dal cantante e bassista Matt Young affiancato da Mark Bogert
(Knight Area / Magoria) alla chitarra, Pieter Beemsterboer (ex-Black Rabbit)
alle tastiere, Moyano el Buffalo (5th Avenue Hamburg) alla batteria, con il
contributo dell’ospite tastierista Adam Holzman (Miles Davis/Steven Wilson). I
presupposti per un risultato professionale ci sono davvero tutti, così la buona
registrazione, l’album è stato mixato da Matt Young ai Moleman Studios in
Inghilterra e sottoposto al mastering finale da Tom S Ray agli Audio Unity
Studios in Scozia.
Nel
totale i brani sono undici, compresa la suite di quasi mezz’ora “The Silent
Man”.
Il
primo cd si apre con la title track “Terra Nova”, robusta e ottimamente
arrangiata con effetti eco ed elettronica al supporto, il tutto non in maniera
invasiva. La voce di Young è ottima interprete delle atmosfere impreziosite
dall’intervento del violino. Si sfiora il Glam Rock, questo per sottolineare
l’attenzione per le melodie accattivanti. I solo di chitarra rimandano agli
anni ’80 quando il Metal dava il meglio di se. Le coralità sono altresì
importanti. Unitamente giunge “Sabotage”, qui immaginate i Led Zeppelin
cimentarsi nel Progressive Rock. Tanta adrenalina nelle fughe strumentali a
dimostrazione di una preparazione tecnica dei strumentisti davvero eccelsa.
“Horizons”
mostra il lato Neo Prog della band, immaginate di ascoltare gli Arena
leggermente più arrabbiati. Non mancano neppure richiami al mondo dei Queen.
Un
roboante basso apre “Mayday”, altra cavalcata nel Rock in bilico fra ricerca e
storia. L’andamento è irresistibile per un rockettaro DOC, mentre gli
interventi del violino ancora una volta relegano eleganza all’insieme. Le
atmosfere grevi si aprono alla luce durante gli assolo strumentali, sempre
precisi e mai logorroici.
Fra
le mie preferite c’è “So Far Gone", inizialmente voce, violino e
pianoforte, una coccola sonora a tratti struggente in un crescendo sonoro
indovinato. Segue “The Tower”, vetrina per una prova vocale sopra le righe per
assortimento d’intensità e soluzioni, anche al limite del growl. Qui la
maestosità del Prog è presente in mille sfaccettature, dieci minuti articolati
e ricercati, soprattutto nelle ritmiche.
Ho
nominato in precedenza i Queen, in “Lifeline” ne abbiamo presenza più concreta,
soprattutto nell’approccio della chitarra elettrica, e così si conclude il
primo disco.
“Too
Far Gone” ritorna a percorrere sentieri massicciati, minaccioso nell’intro e Rock
nel proseguimento. Il brano più pesante dell’album s’intitola “I Am The Thrall”
impegnato in un gioco emotivo bilanciato fra carezza e schiaffo, gli Hekz si
divertono a giocare con la nostra mente. Come ho avuto modo di dire siamo al
cospetto del Metal Progressive, come possono dunque mancare i Dream Theater o i
Queensryche? Una cavalcata sonora impressionante arriva quindi da “The Silent
Man” (no, non quella della band americana), un contenitore di venticinque
minuti che mette in luce tutta la materia a conoscenza dei singoli elementi.
Importante come sempre il supporto delle tastiere e del violino. La duttilità
della voce qui riesce a fare il verso anche a quella di Geoff Tate
(Queensryche).
Inutile
sottolineare i cambi di tempo all’ordine del minuto, questo grazie ad una
ritmica pressoché perfetta. Il disco si chiude con “Terra Nova II”, altra fra
le mie preferite, qui il violino è ancor più presente, così le melodie di
facile assimilazione.
Nonostante
la lunga durata del concept i momenti di stanca sono praticamente assenti, la
fantasia delle composizioni e i repentini cambi di stile rendono tutto
scorrevole oltre che piacevole. Gli Hekz sono come mille band in una.
Se
ancora oggi c’è chi dice che la musica non da più nulla di buono da proporre,
mettetelo spalle al muro con “Terra Nova”, se lo merita!
Impressionante.
MS
Per
ordinare il disco: https://www.hekztheband.com
Versione Inglese:
Nessun commento:
Posta un commento