KLIDAS
– No Harmony
Bird's
Robe Records / Pejote Press
Genere:
Jazz/Progressive Rock
Supporto:
cd/lp – 2023
La
regione Marche in Italia apporta nel tempo il proprio contributo al Progressive
Rock soprattutto al filone Jazz, un nome su tutti quello degli storici Agorà.
Ciò ha avuto inizio negli anni ’70, ma anche in quelli successivi con il
progredire delle mode e soprattutto della tecnologia, il genere vede continuare
lo sviluppo. Oggi un nome davvero interessante è quello dei Klidas il quale
tradotto in lingua ceca significa “Gigante del silenzio”. Si formano nel 2014 e
sono composti da Emanuele Bury (chitarra, voce), Francesco Coacci (basso, voce),
Samuele De Santis (sassofono), Alberto Marchegiani (tastiere, synth) e Giorgio
Staffolani (batteria), mentre in sede live si coadiuvano con Lisa Luminari
(chitarra, voce) e Francesco Fratalocchi (sassofono), ospite in quest’album di
debutto intitolato “No Harmony” Manami Kunitomo, voce nel brano “Arrival”.
L’album è registrato da Stefano Luciani al
NuFabric studio di Fermo, mixato da Alex Wilson degli Sleepmakeswaves a Sydney
in Australia e masterizzato da Josh Bonati (Sufjan Stevens, Mac DeMarco,
Pharoah Sanders, Drab Majesty, ecc.) a New York. Vista la varietà degli
strumenti, la musica viaggia in diverse strade che vanno dal Jazz alla
Psichedelia, dal Rock alternativo al Prog. Le premesse dunque lasciano ben
sperare in un ascolto quantomeno coinvolgente nei sei brani che compongono il
disco che esce anche in formato vinilico oltre che digitale. Molto bello
l’artwork di Paolo Mazzuferi con le fotografe di Alberto Marchegiani.
L’uscita
di “No Harmonyes” è anticipata da tre singoli, “Shores”, “Not To Dissect” e
“Arrival”, ed è proprio “Shores” ad aprire le danze attraverso un riff
psichedelico di chitarra dove il sassofono riesce a creare crescendo emotivi
piacevoli. Questa ipnosi sonora è delicata, proprio in stile Agorà ma con le
percussioni che donano al sound modernità a questo canonico Jazz Rock di base. Quando
la chitarra si addentra in un vortice Hard, tutto assume un volume maggiore con
suoni ampi e travolgenti. Non scopro di certo io la bravura del chitarrista
Francesco
Coacci.
“Shine”
mette ulteriormente in luce le qualità della band la quale si trova a proprio
agio anche nei passaggi maggiormente “progressivi” dal profumo Canterburiano. I
silenzi (come suggeriti dal nome) apportano attesa ed enfasi al brano che muta
d’umore nel proseguo. La storia del passato sembra essere bene assorbita e
rielaborata attraverso la personalità attuale degli strumentisti. Aggiungo poi
che il crescendo è una formula che raramente non funziona e credo proprio che i
Klidas ne siano pienamente a conoscenza. La ricerca prosegue in “Not To
Dissect” fra sprazzi di Frank Zappa e King Crimson. Ci pensa “Arrival” a dare
un momento di relax, tramite la delicatezza del sax e una struttura compositiva
morbida oltre che facilmente assimilabile. Ma è soltanto una mera illusione,
perché i Klidas si divertono a svisare nel pentagramma in lungo e in largo, una
vera macchina da guerra rodata malgrado sia soltanto al debutto discografico.
La batteria apre “Circular”, altra vetrina per le qualità balistiche dei
componenti mentre la chiusura è affidata a “The Trees Are In Misery”, adiacente
come in una suite alla precedente composizione. Gli arpeggi psichedelici ancora
una volta mi convincono.
Musica
prettamente strumentale, salvo qualche caso come “Shine”, una bordata sonora
che si diletta a giocare con l’ascoltatore attraverso il classico gioco
“schiaffo o bacio”, un disco che lascia stupiti per freschezza e idee. Ottimo
primo passo ragazzi! MS
Versione Inglese:
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