STEFANO
PANUNZI – Pages From The Sea
SP
Music / Burning Shed
Genere: Crossover Prog
Supporto: digitale – 2023
E’
sorprendente come nel 2023 puntualmente ci siano ancora persone nei social recriminanti
il fatto che il Progressive Rock in Italia sia morto. Oggi abbiamo internet che
ci aiuta a scoprire avendo il mondo in casa quante persone si dedichino ancora a
questo genere. L’editoria poi ne è piena, escono addirittura riviste dedicate
all’argomento come ad esempio “Prog”, cosa che da noi non accadeva neppure
negli anni ’70 quando il genere spopolava in tutte le classifiche, oppure in
libreria. Personalmente ho scritto quattro libri per Arcana sull’argomento post
anni ’70. Eppure è così. Certo è che le vendite non sono molte, il disco a
parte qualche ritorno di fiamma vinilico, sono sconfortanti, se non si suona
dal vivo il guadagno per un musicista è vicino allo zero. Eppure malgrado mille
difficoltà l’amore per questa musica è grande e non si ferma mai. Bene lo sa
anche il tastierista romano Stefano Panunzi, il quale esce con la sua quarta fatica in studio intitolata “Pages From The Sea”.
Chi
segue il Prog conosce già il nome di Panunzi in quanto presente nel progetto
Fijeri, vero e proprio supergruppo fondato nel 1997 e autore di due dischi di
notevole fattura intitolati “Endless” (2009) e “Words Are All We Have” (2015),
mentre l’ultimo disco della sua carriera solista s’intitola “Beyond The
Illusion” (2021) e consegue un buon successo di critica.
Promuove
musica raffinata, comparabile a uno stile come quello dei No Man, oppure al David
Sylvian, il tutto con un tocco moderno di Porcupine Tree, gruppo inglese preso
negli ultimi anni come riferimento per nuovi innesti nel Prog. Nelle
realizzazioni si avvale spesso della presenza di numerosi special guest, nel
caso di “Pages From The Sea” i nomi sono: Jakko M Jakszyk (King Crimson), Robby
Aceto, Pat Mastellotto (King Crimson, ORk), Mike Applebaum (Ennio Morricone, Jovanotti,
Zucchero, Tiromancino), Markus Reuter (The Crimson ProjeKct), Sirenée, Sunao
Inami, Peter Goddard (The Mousetrap Factory), Peter Dodge, Giacomo Anselmi (Goblin
Rebirth), Fabio Fraschini (Novembre, Il Volo, Marina Rei), Fabio Trentini,
Stefano Petrocco, Cristiano Capobianco, Luca Fareri, Alessandro Inolti e Nicola
Lori (Fijeri). Come avete avuto modo di constatare sono tutti artisti di
elevata capacità balistica oltre che di fama, tutto questo apporta all’intero
lavoro inevitabilmente una marcia in più e delle alte attese.
Il
disco è formato da dodici brani, mentre la bella copertina è di Bernd Webler.
In
un movimento di stile King Crimson il disco si apre con “Which Trust?” dal
suono caldo e avvolgente grazie al basso di Fabio Fraschini. Non esulano
passaggi nel Jazz anche attraverso una tromba. Lo strumentale è bene arrangiato
e dimostra stile oltre che la consapevolezza di avere una ragguardevole cultura
musicale racimolata negli anni.
Il
mondo di Steven Wilson e dei No Man si evince maggiormente in “Not Waiving, But
Drowning” dove anche la voce di Jakko M Jakszyk ricorda quella di Tim Bowness o
di Giancarlo Erra (No Sound). Il pezzo etereo e sognante lascia poi il passo a “The
Secret”, qui il ritmo sale e comunque siamo sempre nei pressi del contesto,
questa volta leggermente più incline verso i Porcupine Tree. Con questi nomi
non voglio dire che “Pages From The Sea” sia un album derivativo, perché Stefano
Panunzi ha una sua netta personalità, dettata dall’animo morbido e gentile
riflesso in maniera inequivocabile nelle composizioni realizzate. Con “The Sea”
le tastiere fanno sognare ad occhi aperti, qui la musica diventa una telecamera.
Nuovi interventi Jazzy si palesano in “You And I”, sempre sognante nell’incedere
ma non scontata nella stesura armonica. “Steel Wave” ha frangenti elettrici
oltre che elettronici, mentre “Every Drop Of Your Love” è una ballata dotata di
autorevole personalità. Il mare, vero protagonista dell’album da come si evince
dalla copertina, si quieta e lascia la calma piatta in “Swimming To Sea” dove a
tratti il duca bianco David Bowie fa capolino.
“I'm
Feeling So Blue” nonostante il titolo non rilascia tristezza, il ritmo è
abbastanza alto mentre l’elettronica disegna andamenti orecchiabili che fanno
da supporto alla struttura ricercata e soave. Altra quiete con “Those Words
(Words are All We Have)”, ennesimo fotogramma sonoro. Fra i passaggi più
vigorosi (se così vogliamo chiamarli) troviamo “An Autumn Day”, addolciti dalla
voce femminile di Sirenée. E la figura femminile è anche la protagonista di “The
Sea Woman”, altra perla sonora di delicata fattura.
La
musica di Stefano Panunzi è questa, rispettosa dell’ascoltatore e specchio dell’anima.
Non c’è bisogno di spingere sull’acceleratore per correre quando a volte basta
semplicemente chiudere gli occhi addirittura per volare. MS
Versione Inglese:
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