PENDRAGON
- Love Over Fear
Toff
Records
Genere: Neo Prog
Supporto: cd – 2020
Più
di 40 anni di carriera alle spalle, un punto di riferimento per il Neo Prog
ispirato dalle sonorità Genesis, Pink Floyd e Camel, i Pendragon hanno una
forte personalità, e di certo non scendono mai a compromessi. No si può dire
che siano prolifici, anche se hanno registrato tredici album in studio, diciamo
che generalmente si prendono il tempo dovuto. Sono di più i live e le
compilation.
Nel
loro percorso nitide le caratteristiche del dna musicale esposto, tastiere
importanti e onnipresenti quelle di Clive Nolan, un lavoro chirurgico al basso,
quello di Peter Gee, batterista nuovo dopo l’abbandono di Craig Blundell, poi
alla corte del grande personaggio Steven Wilson, sostituito dal filippino Jan-Vincent
Velazco, ma fondamentali risultano essere i contributi del leader cantante e
chitarrista Nick Barrett. La sua chitarra è un punto focale irremovibile, gli
assolo sostenuti alla David Gilmour sono alla luce del sole, così come la voce
caratteristica e quell’accento non molto facile da imitare. Nick è il timone,
il compositore, la mente sempre più in evidenza rispetto all’ispiratissimo
Clive Nolan, anche lui impegnato in più fronti con Arena, Shadowland, Laura Piazzai, Strangers
On A Train ed altri progetti ancora.
Questo
nuovo album dopo sei anni dal buon “Men Who Climb Mountains” è presentato anche
in versione tre cd con cd 1 contenente semplicemente l’album, il cd 2 con la
versione acustica del tutto ed il cd 3 con quella prettamente strumentale.
Va
subito detto che in esso la chitarra è sempre più protagonista rispetto alle
tastiere, sempre presenti ma relegate ad un compito meno impegnativo del
solito. Lo stile è sempre quello, irremovibile, granitico, in alcuni momenti
quasi vicino al Metal Prog, stoico,
epico e martellante. I ritornelli facili da ricordare, un disco che sicuramente
viaggia nella media delle produzioni Pendragon.
Si
inizia con “Everything”, canzone Pendragon che più Pendragon non si può, una
sorta di riassunto delle puntate precedenti, uno sguardo anche verso il passato
non proprio recente della band. Questo è Neo Prog cristallino e puro, quello
che i fans del genere si attendono da gruppi come questo, IQ, Pallas e
Marillion anche se gli ultimi hanno preso dopo la dipartita di Fish una
strada completamente differente.
Un
piano apre la ballata “Starfish And The Moon”, quasi una novità nella
discografia di Barrett e soci, nell’approccio e nella formula canzone. Prende
il cuore la melodia, specialmente all’ingresso della chitarra che senza
strafare sa con le sue corde toccare quelle dell’anima di chi ascolta. Nel
frattempo nel corso degli anni il lavoro di Steven Wilson sia con i suoi
Porcupine Tree che come solista, è preso come riferimento da molti altri
artisti, o perlomeno ne influenza notevolmente l’operato, ciò lo si
evince di tanto in tanto anche all’ascolto di “Love Over Fear”. Un altro
particolare che emerge è quell’abbandono alla suite, che
generalmente ha fatto sempre capolino negli album Pendragon, a favore di
momenti più brevi di medio lunga durata che varia dai cinque minuti al massimo
di otto. Questo sta a significare un approccio più aperto alla semplice formula
canzone, un messaggio sonoro diretto senza troppi fronzoli che bada alla
sostanza piuttosto che all’autocelebrazione con tecniche asfissianti.
Già
noto l’arpeggio che apre “Truth And Lies”, ovviamente i deja vu ci sono e
questo è inevitabile, comunque encomiabile lo sforzo compositivo di Barrett nel
non apparire troppo ripetitivo, anche se sempre la cosa non riesce. Siamo al
cospetto di un'altra semi ballata d’effetto, quella che quando parte la
chitarra elettrica ti spettina. Prima ti stampano in mente un motivo ridondante
e circolare, quando questo ti è entrato dentro quasi stancandoti è la volta di
partire con l’assolo imponente. Questo modo di operare nel caso loro ha sempre
funzionato e ne sono fra i maestri (Pink Floyd docet). In poche parole si è avanti
ad una sorta di “Break In The Spell” per
farmi intendere meglio dai fans, e scusate se è poco!
“360
Degrees” mostra il lato più Folk del gruppo, quasi Marillioniano era Fish per
alcuni versi. Violini, mandola, tanto sapore british e non nascondo che
personalmente tutto questo mi mette molta nostalgia, facendomi riaffiorare alla
memoria alcuni dei momenti più belli degli anni ’80 quando il Neo Prog sfondava
il mio cuore. Con “Soul And The Sea” ritornano i Pendragon più canonici anche
se il violino resta. Gli arpeggi di chitarra persistono insistentemente fra i
brani dei Pendragon, così i classici crescendo. Qui i deja vu mi portano verso
“Indigo”. Durante l’ascolto gli occhi si chiudono, il respiro diventa ampio
mentre i peli del mio braccio si alzano, a testimonianza che qualcosa funziona a dovere. Tanti Genesis,
specialmente nel finale.
Ricordate
quando accennavo a Steven Wilson? Eccolo in “Eternal Light”. “Water” invece
conduce verso il sound della metà carriera della band, si comincia ancora una
volta con pacatezza per poi andare in crescendo. Tanta carne al fuoco in questo
frangente sonoro sicuramente ben riuscito, sarò ripetitivo, ma voglio che passi
bene questo concetto, Barrett e i suoi assolo sono qualcosa di grande! Vorrei
non finissero mai.
Tastiere
aprono “Whirlwind” in sospensione, leggere e riflessive, cinque minuti di forti
melodie per la seconda ballata dell’album che si conclude con il sax.
Adiacente, per meglio dire collegata, giunge “Who Really Are We?”, altra gemma
elettrica invidiabile. Si chiude con “Afraid Of Everything” con la speranza di
non attendere altri sei anni per il seguito di cotanto materiale.
Per
quello che concerne l’artwork questa volta è ad opera di Liz Saddington. Rispetto
al precedente “Men Who Climb Mountains” sicuramente un passo in avanti.
Questo
è il disco che mi aspetto dai Pendragon, non altro, inutile che si dice “E’ la
solita minestra”, “Sono ripetitivi”… Il mondo è vasto, specialmente quello
sonoro quindi potete andare ad ascoltare milioni di altre cose, ma si deve aver
rispetto di chi vive di Neo Prog e di cotanta musica davvero umana, prerogativa
oggi sempre meno presente. Chi non conosce i Pendragon può benissimo iniziare
anche da questo bellissimo album. Non capolavoro, ma senza dubbio professionale
e duraturo nel mio stereo. Già lo so. MS
Versione Inglese:
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