Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

venerdì 7 aprile 2023

Pendragon


PENDRAGON - Love Over Fear
Toff Records
Genere: Neo Prog
Supporto: cd – 2020


Più di 40 anni di carriera alle spalle, un punto di riferimento per il Neo Prog ispirato dalle sonorità Genesis, Pink Floyd e Camel, i Pendragon hanno una forte personalità, e di certo non scendono mai a compromessi. No si può dire che siano prolifici, anche se hanno registrato tredici album in studio, diciamo che generalmente si prendono il tempo dovuto. Sono di più i live e le compilation.
Nel loro percorso nitide le caratteristiche del dna musicale esposto, tastiere importanti e onnipresenti quelle di Clive Nolan, un lavoro chirurgico al basso, quello di Peter Gee, batterista nuovo dopo l’abbandono di Craig Blundell, poi alla corte del grande personaggio Steven Wilson, sostituito dal filippino Jan-Vincent Velazco, ma fondamentali risultano essere i contributi del leader cantante e chitarrista Nick Barrett. La sua chitarra è un punto focale irremovibile, gli assolo sostenuti alla David Gilmour sono alla luce del sole, così come la voce caratteristica e quell’accento non molto facile da imitare. Nick è il timone, il compositore, la mente sempre più in evidenza rispetto all’ispiratissimo Clive Nolan, anche lui impegnato in più fronti con Arena, Shadowland, Laura Piazzai, Strangers On A Train ed altri progetti ancora.
Questo nuovo album dopo sei anni dal buon “Men Who Climb Mountains” è presentato anche in versione tre cd con cd 1 contenente semplicemente l’album, il cd 2 con la versione acustica del tutto ed il cd 3 con quella prettamente strumentale.
Va subito detto che in esso la chitarra è sempre più protagonista rispetto alle tastiere, sempre presenti ma relegate ad un compito meno impegnativo del solito. Lo stile è sempre quello, irremovibile, granitico, in alcuni momenti quasi vicino al Metal Prog,  stoico, epico e martellante. I ritornelli facili da ricordare, un disco che sicuramente viaggia nella media delle produzioni Pendragon.
Si inizia con “Everything”, canzone Pendragon che più Pendragon non si può, una sorta di riassunto delle puntate precedenti, uno sguardo anche verso il passato non proprio recente della band. Questo è Neo Prog cristallino e puro, quello che i fans del genere si attendono da gruppi come questo, IQ, Pallas e Marillion anche se gli ultimi hanno preso dopo la dipartita di Fish una strada completamente differente.
Un piano apre la ballata “Starfish And The Moon”, quasi una novità nella discografia di Barrett e soci, nell’approccio e nella formula canzone. Prende il cuore la melodia, specialmente all’ingresso della chitarra che senza strafare sa con le sue corde toccare quelle dell’anima di chi ascolta. Nel frattempo nel corso degli anni il lavoro di Steven Wilson sia con i suoi Porcupine Tree che come solista, è preso come riferimento da molti altri artisti, o perlomeno ne influenza notevolmente l’operato, ciò lo si evince di tanto in tanto anche all’ascolto di “Love Over Fear”. Un altro particolare che emerge è quell’abbandono alla suite, che generalmente ha fatto sempre capolino negli album Pendragon, a favore di momenti più brevi di medio lunga durata che varia dai cinque minuti al massimo di otto. Questo sta a significare un approccio più aperto alla semplice formula canzone, un messaggio sonoro diretto senza troppi fronzoli che bada alla sostanza piuttosto che all’autocelebrazione con tecniche asfissianti.
Già noto l’arpeggio che apre “Truth And Lies”, ovviamente i deja vu ci sono e questo è inevitabile, comunque encomiabile lo sforzo compositivo di Barrett nel non apparire troppo ripetitivo, anche se sempre la cosa non riesce. Siamo al cospetto di un'altra semi ballata d’effetto, quella che quando parte la chitarra elettrica ti spettina. Prima ti stampano in mente un motivo ridondante e circolare, quando questo ti è entrato dentro quasi stancandoti è la volta di partire con l’assolo imponente. Questo modo di operare nel caso loro ha sempre funzionato e ne sono fra i maestri (Pink Floyd docet). In poche parole si è avanti ad  una sorta di “Break In The Spell” per farmi intendere meglio dai fans, e scusate se è poco!
“360 Degrees” mostra il lato più Folk del gruppo, quasi Marillioniano era Fish per alcuni versi. Violini, mandola, tanto sapore british e non nascondo che personalmente tutto questo mi mette molta nostalgia, facendomi riaffiorare alla memoria alcuni dei momenti più belli degli anni ’80 quando il Neo Prog sfondava il mio cuore. Con “Soul And The Sea” ritornano i Pendragon più canonici anche se il violino resta. Gli arpeggi di chitarra persistono insistentemente fra i brani dei Pendragon, così i classici crescendo. Qui i deja vu mi portano verso “Indigo”. Durante l’ascolto gli occhi si chiudono, il respiro diventa ampio mentre i peli del mio braccio si alzano, a testimonianza che  qualcosa funziona a dovere. Tanti Genesis, specialmente nel finale.
Ricordate quando accennavo a Steven Wilson? Eccolo in “Eternal Light”. “Water” invece conduce verso il sound della metà carriera della band, si comincia ancora una volta con pacatezza per poi andare in crescendo. Tanta carne al fuoco in questo frangente sonoro sicuramente ben riuscito, sarò ripetitivo, ma voglio che passi bene questo concetto, Barrett e i suoi assolo sono qualcosa di grande! Vorrei non finissero mai.
Tastiere aprono “Whirlwind” in sospensione, leggere e riflessive, cinque minuti di forti melodie per la seconda ballata dell’album che si conclude con il sax. Adiacente, per meglio dire collegata, giunge “Who Really Are We?”, altra gemma elettrica invidiabile. Si chiude con “Afraid Of Everything” con la speranza di non attendere altri sei anni per il seguito di cotanto materiale.
Per quello che concerne l’artwork questa volta è ad opera di Liz Saddington. Rispetto al precedente “Men Who Climb Mountains” sicuramente un passo in avanti.
Questo è il disco che mi aspetto dai Pendragon, non altro, inutile che si dice “E’ la solita minestra”, “Sono ripetitivi”… Il mondo è vasto, specialmente quello sonoro quindi potete andare ad ascoltare milioni di altre cose, ma si deve aver rispetto di chi vive di Neo Prog e di cotanta musica davvero umana, prerogativa oggi sempre meno presente. Chi non conosce i Pendragon può benissimo iniziare anche da questo bellissimo album. Non capolavoro, ma senza dubbio professionale e duraturo nel mio stereo. Già lo so. MS





Versione Inglese:


PENDRAGON - Love Over Fear
Toff Records
Genre: Neo Prog
Support: cd - 2020


More than 40 years of career behind them, a benchmark for Neo Prog inspired by Genesis, Pink Floyd and Camel sounds, Pendragon have a strong personality, and they certainly never compromise. No one can say they are prolific, although they have recorded thirteen studio albums, let's just say they generally take their time. It's more live shows and compilations.
In their journey crisp features of the musical DNA on display, prominent and ubiquitous keyboards those of Clive Nolan, surgical bass work that of Peter Gee, a new drummer after Craig Blundell left, then in the court of the great Steven Wilson, replaced by Filipino Jan-Vincent Velazco, but fundamental turn out to be the contributions of lead singer and guitarist Nick Barrett. His guitar playing is an unshakable focal point, the sustained David Gilmour-esque solos are in the sunlight, as is the distinctive voice and that accent not very easy to imitate. Nick is the helm, the composer, the mastermind more and more in evidence than the very inspired Clive Nolan, also busy on multiple fronts with Arena, Shadowland, Laura Piazzai, Strangers On A Train and other projects still.
This new album after six years since the good "Men Who Climb Mountains" is also presented in a three-cd version with CD 1 simply containing the album, CD 2 with the acoustic version of the whole thing and CD 3 with the purely instrumental one.
It should be said immediately that in it the guitar is always more of a protagonist than the keyboards, which are always present but relegated to a less demanding task than usual. The style is always the same, unshakable, granitic, in some moments almost close to Metal Prog, stoic, epic and pounding. The refrains easy to remember, a record that certainly travels in the average of Pendragon productions.
It starts with "Everything," a Pendragon song that can't get any more Pendragon, a kind of recap of the previous installments, a look also towards the band's not-so-recent past. This is crystal clear and pure Neo Prog, what fans of the genre have come to expect from bands like this, IQ, Pallas and Marillion even if the latter have taken after Fish's departure a completely different path.
A piano opens the ballad "Starfish And The Moon," almost a novelty in the discography of Barrett and co. in approach and song formula. It takes the heart of the melody, especially at the entrance of the guitar that without overdoing it knows with its strings how to touch those of the listener's soul. Meanwhile over the years Steven Wilson's work both with his Porcupine Tree and as a soloist is taken as a reference by many other artists, or at least greatly influences their work, this is also evident from time to time when listening to "Love Over Fear." Another detail that emerges is that abandonment of the suite, which has generally always peeped through in Pendragon albums, in favor of shorter moments of medium to long duration ranging from five minutes to a maximum of eight. This stands for a more open-minded approach to the simple song formula, a direct sonic message without too many frills that bends to substance rather than self-aggrandizement with asphyxiating techniques.
Already familiar is the arpeggio that opens "Truth And Lies," of course deja vu is there and this is inevitable, however Barrett's compositional effort in not appearing too repetitive is commendable, even if always the thing fails. We are in the presence of another semi ballad of effect, the kind that when the electric guitar starts up dishevels you. First they print a redundant, circular motif in your mind, when that has gotten into you almost tiring it is time to go off with the imposing solo. This way of operating in their case has always worked and they are among the masters of it (Pink Floyd docet). In a nutshell you are ahead to a kind of "Break In The Spell" to make myself better understood by the fans, and sorry if it is little! "360 Degrees" shows the more Folk side of the group, almost Marillionian was Fish in some ways. Violins, mandola, lots of British flavor and I won't hide the fact that personally this puts me very nostalgic, bringing back memories of some of the best moments of the 80s when Neo Prog was breaking through my heart. With "Soul And The Sea" the more canonical Pendragon returns even though the violin remains. Guitar arpeggios persist insistently among the Pendragon tracks, so do the classic crescendos. Here deja vu takes me toward "Indigo." As I listen, my eyes close, my breath becomes wide as the hairs on my arm stand up, evidence that something is working properly. Lots of Genesis, especially in the finale.
Remember when I mentioned Steven Wilson? There he is in "Eternal Light." "Water," on the other hand, leads toward the band's mid-career sound, again beginning quietly and then crescendoing. So much meat on the fire in this certainly well-crafted sonic juncture, I will be repetitive, but I want to get this concept across well, Barrett and his solos are something great! I wish they would never end.
Keyboards open "Whirlwind" in suspension, light and reflective, five minutes of strong melodies for the album's second ballad that ends with sax. Adjacent, rather related, comes "Who Really Are We?", another enviable electric gem. It closes with "Afraid Of Everything" with the hope of not waiting another six years for a follow-up to such material.
As for the artwork, this time it is by Liz Saddington. Compared to the previous "Men Who Climb Mountains" definitely a step forward.
This is the record I expect from Pendragon, nothing else, useless to say "It's the same old soup," "They are repetitive"... The world is wide, especially the sonic one so you can go and listen to millions of other things, but one must have respect for those who live of Neo Prog and of such really human music, a prerogative less and less present today. Those who do not know Pendragon may well start with this beautiful album as well. Not masterpiece, but undoubtedly professional and lasting in my stereo. I already know. MS


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