RICOCHET – Kazakhstan
Timzone Distribution
Genere: Metal Progressive
Supporto: digitale – 2023
Quando
l’esperienza è annosa, e quindi la band fra gli elementi si conosce da anni, il
risultato sonoro è generalmente buono. Lo si è costatato in migliaia di band
che hanno realizzato nel tempo dischi di buona fattura, il genere Metal Progressive
non si discosta da quest’atteggiamento il quale potrebbe addirittura avvicinare
nuovi proseliti al genere.
Ascoltare
oggi un disco come questo dei tedeschi Ricochet è piacevole perché si possono
estrapolare diverse sensazioni e intuizioni che fanno presagire a un approccio
sia vintage sia moderno fra le note. Ecco dunque l’esperienza a cui faccio
fede, unire differenti sonorità sotto la bandiera della formula canzone dalla
facile assimilazione, porta spesso a risultati piacevoli.
La
band di Amburgo si compone nei primi anni ’90 e realizza il debutto “Among The
Elements” nel 1996. Sin dall’esordio s’intuisce a dovere il piacere che hanno
nel proporre Metal Progressive melodico, tanto da farli entrare immediatamente nei
cuori degli estimatori del genere. Restando su elevati criteri di produzione, i
Ricochet danno vita a “Zarah - A Teartown Story” nel 2005 dopo un lungo stop. Oggi la band è composta da Michael
Keuter (voce), Heiko Holler (chitarra), Hans Strenge (basso), Björn Tiemann
(tastiere), e Jan Keimer (batteria).
Il
disco “Kazakhstan” è registrato nei studio Art Of Music sotto le dita e le
orecchie esperte di Jens Lück (Single Celled Organism) ed è formato da nove
canzoni tutte della media durata di sei minuti, poco più o poco meno. Lo stile
della band è riconoscibile in quanto riesce a fondere facili melodie ad assoli
di buona tecnica strumentale, il tutto questa volta sotto una sfumatura psichedelica
e in ambientazioni alquanto oscure. Non che il disco sia triste, anzi, tempi
ritmati sono la maggioranza, vedi “King Of The Tales”, anche l’iniziale “The
Custodians” ci mette in guardia sull’andamento del disco. La voce del nuovo
cantante Keuter è quantomeno ottima, un mix di stili fra i quali nei frangenti
più alti ricorda quella di Bruce Dickinson (Iron Maiden). Il vocalist ha
militato nella band cover dei Uriah Heep, Easy Livin’ e ha partecipato a dischi
di componenti della band sempre tedesca e storica Helloween. Fra rassegnazione
e speranza, i testi narrano di comportamenti umani alquanto discutibili in
questa era, ciò però non compone un vero e proprio album concept.
“Farewell”
della durata di nove minuti abbondanti, alza il tiro e ci fa entrare con i
piedi e tutto nel mondo Progressive dei Ricochet, fatto appunto di strumentali
tecnici e sorprese melodiche. Qui risiede tutto il piacere di ascoltare Metal Progressive.
Altro
pezzo che mi convince molto s’intitola “Waiting From The Storm” tanto per
rimanere su certi livelli emotivi. Nei movimenti più pacati emergono riferimenti
a band storiche come ad esempio gli americani Queensryche, il tutto senza fare
il verso alla band di Seattle, bensì con la suddetta personalità che li
contraddistingue.
Non
voglio questa volta privare le sorprese dell’ascolto spoilerando tutto l’album,
tuttavia tengo a sottolineare la conclusiva title track “Kazakhstan” che ha
incorporata in se le radici di certa musica del luogo, fascino annesso.
Per
dirla tutta è un disco che consiglio a tutti, non solamente a chi ascolta Metal
Progressive, questo è un buon anello mancante fra Prog e Metal Prog, realizzato
con indiscutibile professionalità. Ascoltatelo, non ve ne pentirete. MS
Versione Inglese:
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