Cormorano
CORMORANO - Obliquizioni
D’Autunno…Prima Che L’aquilone Se Ne Voli Via
Locanda
Del Vento - Lizard Records
Genere:
Progressive Rock Italiano
Supporto: cd – 2023
Il
Progressive Rock Italiano non è fatto solamente di ricordi, nuove leve hanno mantenuto
la brace calda sotto la cenere anche negli anni post ’70 come ho avuto modo di
testimoniare con il mio primo libro “Progressive Rock Italiano 1980 – 2013
(Arcana) ”. Proprio queste nuove band hanno fatto si che anche nei nostri
giorni il genere possa godere ancora di sonorità mai sopite, con tenacità,
passione e orgoglio. Ed ecco ritrovare di tanto in tanto coloro che non ti
aspetti, che malgrado abbiano fatto dischi splendidi, non hanno mai ricevuto il
giusto merito o per meglio dire la più onorevole considerazione. Un
bell'esempio arriva dagli emiliani Cormorano, fondati nel lontano 1975 quando
purtroppo il genere comincia a dare i primi segni di cedimento sotto i colpi
della musica disco e dell’imminente Punk. Una grande band nata nel momento
sbagliato ed eccola dunque come un salmone risalire le acque controcorrente, infatti,
il primo album vede luce molto tardi negli anni, ossia nel 1990 con “Verde
Azzurro”. Il secondo disco intitolato “Giro
Tondo (Giro) Fuori Scena” (Mellow Records – 2001) è un temporaneo addio alle
scene pur essendo un grande disco! I più attenti di voi avranno notato un
titolo dalle reminiscenze Area di Demetrio Stratos, infatti così è, la musica
ma soprattutto la voce richiama la band storica del Jazz Prog Italiano in
maniera a dir poco palese.
Il
fatto è fisiologico perché fra le file del gruppo c’è Raffaello Regoli alla
voce, amico e allievo di Demetrio Stratos. Negli anni milita anche nella band
progressiva Runaway Totem, ma oggi assieme a Antonio Dondi alla batteria e
Gabriele Giovanardi al sax, fondatori della band originale, ritornano
inaspettatamente con il nuovo “Obliquizioni D’Autunno…Prima Che L’aquilone Se
Ne Voli Via”. Con loro suonano anche Francesco Boni (figlio di un altro membro
originale, Carlo Alberto Boni) al basso, Elia Filippini alle tastiere e Michele
Zanni alla chitarra. L’acquarello di copertina s’intitola “Dream” ed è di
Egidio Marullo.
Quando
nella musica si citano gli Area, si sa, è sinonimo di sperimentazione, così i
Cormorano non esulano da questo essere, neppure nel 2023. Il tempo non si sarà
fermato, ma anche la passione non si è mai sopita.
L’approccio
del compianto vocalist di origini greche è seguito alla lettera da Regoli, il
quale destruttura le frasi in sillabe con più voci riaccorpandole poi in un
terminale editto in cui è declamata perentoriamente la seguente frase: “Questa
Democrazia è Morta, e che ogni sforzo per contrapporvi un altro Stato è del
tutto impossibile se non con una grande Rivoluzione”. Tutto ciò accade nel
brano “Obliquizione”. Curiosamente il testo narrato in questo brano, è preso da
internet ma al momento non risulta più disponibile, per questo motivo l’autore
resta anonimo. Un giro armonico triste di piano e tastiere si aggroviglia
attorno alle parole recitate di Regoli per quattro minuti di musica armonica e riflessiva.
Ecco giungere “Cormorano” a portare l’ascoltatore nel mondo della canzone più
semplice, qui sonorità balcaniche si alternano alla ricerca vocale, ma quello
che colpisce ulteriormente è il bell’assolo di chitarra di Raffaele Marchetti. Il
ritmo è trascinante e ruffiano con squilli di basso come Ares Tavolazzi ha
esercitato nell’album “Gli Dei Se Ne Vanno, Gli Arrabbiati Restano”. “Nuovi Colori” si affida nuovamente al suono
del caldo basso di Francesco Boni, oltre che agli immancabili vocalizzi
polifonici. Bellissimo brano che
dimostra tutta la caratura tecnica dei sei componenti. Rispetto quanto
sentito sino ad ora qui si fa capolino anche in America.
Credo
che anche Patrizio Fariselli si sarebbe divertito nel suonare l’intro di “25
Aprile”, pezzo che nell’incedere si getta anima e corpo nel Rock grazie all’uso
della chitarra elettrica sempre in spolvero. In “Asia” i Cormorano fanno
conoscere il lato maggiormente cantautorale, canzone semplice e diretta con un
ritornello strumentale gradevole, ma sono le parole a sfondare come un pugno
nello stomaco narranti le vicissitudini di Marco Polo. Ed ecco un altro titolo
richiamare la discografia Area, qui “Festa Di Settembre” è il brano più lungo
dell’intero disco con otto minuti di buona musica e odore di mosto nella
raccolta dell’uva. Regoli non canta ma racconta (qualcuno ha detto “La Mela Di
Odessa”?). Un giro di basso apre “Il Rock Dei Sogni”, qui i Cormorano fanno
vedere i muscoli addentrandosi in un Hard Prog vintage. Non manca la semi
ballata qui dal titolo “Nei Tuoi Occhi”, tuttavia nulla di melenso, tutto resta
nei canoni della formula canzone impreziosita dagli interventi del sax di
Giovanardi. Con “Disarmoritmo” c’è l’intenzione di rivolgere nuovamente lo
sguardo verso la ricerca sia polifonica che strumentale. Il brano è ottimamente
arrangiato su intenti sciamanici. Per finire l’ascolto, ecco un tributo ai
Ribelli, la band che ha dato visibilità a Demetrio Stratos prima del periodo
Area, il brano non può che essere “Pugni Chiusi”.
Il
tempo sembra essersi fermato durante l’ascolto di “Obliquizioni D’Autunno”, una
strana sensazione perché qui le analogie con gli Area sono davvero troppo
evidenti, ma questa è la forza dei Cormorano e per fortuna che ancora oggi c’è
qualcuno che suona alla loro memoria questa musica che odora utopisticamente di
gioia e rivoluzione mi riempie il cuore. MS
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