Il Giardino Degli Specchi
IL GIARDINO DEGLI SPECCHI –
Monstrum
Autoproduzione
Genere: Post Rock/ Progressive Rock
Supporto: Digitale – Bandcamp.com –
2022
Ho
sempre dimostrato apprezzamento per le band che mutano con il tempo, coloro che
non hanno paura di suonare ciò che sentono al momento, questo l’ho riscontrato
soprattutto nell’underground indipendente. La libertà per un artista vuol dire tutto,
anche se spesso non si raggiungono grandi risultati a causa magari di una certa
inesperienza in campo. Lo stesso interesse l’ho riversato negli ascolti di
album completamente strumentali, ma non perché non mi piacciono le voci, anzi,
le ritengo uno strumento importante per la riuscita di un disco, compresi
ovviamente i testi, ma a volte sento il bisogno di estraniarmi proprio con la
musica fine a se stessa. Quante volte ho
adoperato il termine “viaggio” credo che sia oramai incalcolabile eppure così
è, molto spesso un album strumentale rapisce e fa intraprendere un cammino
fantasioso che mi conduce dove gli artisti vogliono. Il preambolo sta significando
che con Il Giardino Degli Specchi sono al cospetto di una band indipendente e
strumentale.
“Monstrum”
è il secondo lavoro del trio romano composto da Valerio Marcellino (chitarra,
synth), Marco Andrea Lippa (chitarra) e Luca Tiraterra (nuovo batterista) dopo
l’esordio datato 2018 “Oltremare”.
Questa
è musica prevalentemente Post-Rock con riferimenti nei momenti più duri ai Mogwai
ma in “Monstrum” rispetto a “Oltremare” si denota un cambiamento di stile,
anche se in maniera graduale.
L’opera
è composta da nove canzoni che con il velato stile malinconico portano spesso a
sognare ad occhi aperti. Trapela durante gli ascolti una sensazione anche di
nervosismo, questa è figlia dell’evoluzione sonora dettata da maestri come i
Tool, veri e propri apripista in campo Post Prog Moderno e quindi anche del
Metal Prog.
“Le
Parole Mai Dette” iniziano l’ascolto, ostentando ancora una band legata alle
proprie radici sonore, così la successiva “Distanze” con suoni malinconici e
dalla facile resa emotiva. “Pripyat” ha l’intro che inevitabilmente ricorda per
effetti eco e quant’altro, del materiale Pinkfloydiano in sede “The Wall”, ma
la musica della band di Cambridge non c’entra nulla in questo caso, è appunto
solo un intro. Il Post Rock gioca con l’insistenza di certe note effettuate con
la chitarra, questo potrebbe infastidire, o meglio annoiare certi ascoltatori
esigenti, quelli che dalla musica pretendono più movimento, ma per poter
ipnotizzare e far viaggiare la mente, si necessita di questo modus operandi per
poi arrivare ai crescendo sonori, quelli che appagano. Attraverso “Orso Nero”
si ha una visione di questa musica già leggermente differente, probabilmente
grazie anche all’uso dei synth. E ancor più accade in “Kaiju”, dove la batteria
ricopre un ruolo fondamentale per intensità.
L’avanzare
dell’ascolto diventa sempre più interessante con “Supernova”, dove gli effetti
conducono la mente verso spazi cosmici rilassanti, un pezzo sicuramente
d’atmosfera. Leggerezza fluttuosa pur rimanendo elettrica. “You Have Come A
Long Way” è una ballata con tanto di slide guitar, mentre “05 09” spinge
l’ascolto verso una psichedelia galeotta. Ci pensa “Longinus” a chiudere
l’album con ulteriore carattere, altro crescendo che conduce nel finale verso
un massiccio Rock.
Il
Giardino Degli Specchi con “Monstrum” sono autori di un percorso Post Rock
evoluto, un genere che di certo spacca il pubblico in due fazioni, resta il
fatto che questa musica sta cambiando pelle e questo grazie anche a band
nostrane, le quali dimostrano di avere nuove interessanti idee al riguardo.
Crisalide o farfalla? MS
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