Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

sabato 8 aprile 2023

Ascher

ASCHER – Beginnings
https://ascher1.bandcamp.com/album/beginnings
Genere: Progressive Rock
Supporto: digitale




Non è mai troppo tardi per un inizio. La natura dell’uomo lo porta a essere sempre propositivo per il futuro, ci spinge anche la curiosità e la voglia di migliorare la nostra vita. In fondo è anche un rimandare la fine, questa destinazione che vorremmo sempre evitare. La musica poi non ha età, la voglia di scoprire, provare, confrontarsi, interagire prevarica ogni giorno del nostro calendario. Ed è bello imbattersi in nuovi progetti, quelli che non conosci e incontri per caso. Navigando su internet, come spesso mi capita di fare alla ricerca di nuove emozioni. Qui vado a conoscere gli americani Ascher. La band comprende Doug Bowers (chitarra, basso, tastiere, voce), Blake Dickeson (chitarre ritmiche), Rob Perez (chitarra solista) e Kyle Graves (voce solista). Potremmo anche definirlo un super gruppo, perché Doug Bowers milita negli Ad Astra, KDB3, Vertical Alignment e Rob Perez nei Visual Cliff, Bluesyndrome.
Fatte le presentazioni, veniamo al disco, il quale ha una bella copertina che esprime al meglio il concetto di “inizio”, peccato solamente che sono in possesso di file e non del supporto fisico, per cui riguardo all’artwork, che ritengo parte integrante di un lavoro, la faccenda finisce qui. Non  ho neppure un buon supporto sonoro per cui mi accontento di quello che viene, ma tanto basta per farmi incuriosire.
L’ipotetico disco è composto di nove brani strumentali per una durata totale di cinquantasette minuti di musica.
Quello che si ascolta in “Beginnings” è un Progressive Rock scorrevole, maggiormente tendente agli anni ’80 spesso carico di energia, proprio come nell’iniziale e strumentale “Beginnings” dove alcuni riferimenti ai canadesi Rush mi vengono alla memoria. Come spesso succede, la musica americana si lascia ascoltare con piacere in quanto attenta all’eleganza di certe armonie, uno stile che rende sicuramente l’ascolto scorrevole. Dunque in questi sei minuti di musica si denota la spina dorsale della band, la quale è sostenuta da un’ottima ritmica oltre che da una chitarra malleabile a tutte le situazioni. Energia anche nella successiva “In The Clear Distance” sull’orlo dell’AOR, qui la voce di Kyle Graves si presenta senza mai strafare, resta su tonalità medie e probabilmente fa anche bene. Quello che gradisco molto nell’approccio sonoro degli Ascher è l’utilizzo degli assolo strumentali, messi al momento giusto e mai invadenti o logorroici a favore della struttura “canzone” la quale sicuramente ci guadagna in fluidità.
Ed ecco una sorpresa, dopo quanto narrato giunge un’inattesa inversione di marcia verso il sound malinconico dei Marillion anni ’80, questo non per la voce distante da quella del grande Fish o di Hogarth, ma per le tastiere e le melodie. Il brano s’intitola “The Great Divide” e nei sette minuti abbondanti mi convince a eleggerlo il migliore di tutto il lavoro. Ritorna il ruggire della chitarra elettrica in un brano mix fra Funky e Hard Rock, “Ransom For The Righteous”, qui i componenti si divertono a farci saltellare sul posto durante l’ascolto, trascinante e diretto. Ma improvvisamente ecco calare il buio attraverso la criptica “De Profundis”. Per fortuna arriva la chitarra a squarciare il cielo e offrirci un raggio di luce, metafora della vita, anche se malauguratamente ci troviamo spesso in situazioni avverse, prima o poi arriva sempre il sole. Un altro strumentale notevole è “Nail Soup”, qui ritorna il divertimento che hanno i musicisti a suonare la loro musica. In quanto ad intensità ci pensa la successiva “What The World Can't Give”, una carica di adrenalina travolge durante l’ascolto, ottimo Prog. “Wheels Turning Now” chiude con eleganza. Esiste anche una bonus track intitolata “The Instrumental Divide”, vetrina per le chitarre elettriche oltre che di tecnica.
Con “Beginnings” non ci si trova avanti ad un capolavoro, sia ben chiaro, ma semplicemente si ascolta bella musica, arrangiata e melodica. Di tanto in tanto ci sono impennate di stile e di tecnica che non guastano mai. Molte volte ho detto che la semplicità paga e se poi è supportata dall’esperienza, può anche divenire contagiosa, come si dice… Chi si accontenta gode, ma sappiamo bene che il progghettaro è esigente, ebbene anche lui qui troverà spunti interessanti per il suo inappagabile palato. MS





 


Versione Inglese:



ASCHER - Beginnings
https://ascher1.bandcamp.com/album/beginnings
Genre: Progressive Rock
Support: digital


It is never too late for a beginning. Man's nature leads him to always be purposeful for the future, curiosity and the desire to improve our lives also drives us. After all, it is also a postponement of the end, this destination that we would always like to avoid. Music then is ageless, the desire to discover, to try, to compare, to interact overrides every day of our calendar. And it is nice to come across new projects, those you do not know and meet by chance. Surfing the Internet, as I often do in search of new excitement. Here I go to meet the Americans Ascher. The band includes Doug Bowers (guitar, bass, keyboards, vocals), Blake Dickeson (rhythm guitars), Rob Perez (lead guitar) and Kyle Graves (lead vocals). We could also call it a super group, because Doug Bowers is in Ad Astra, KDB3, Vertical Alignment and Rob Perez in Visual Cliff, Bluesyndrome.
Having made the introductions, let us come to the record, which has a beautiful cover that best expresses the concept of "beginning," too bad only that I am in possession of files and not the physical support, so regarding the artwork, which I consider an integral part of a work, that's the end of the matter. I don't even have a good sound carrier so I'm content with what comes, but it's enough to make me curious.
The hypothetical record consists of nine instrumental tracks with a total duration of fifty-seven minutes of music.
What one hears in "Beginnings" is smooth Progressive Rock, more tending toward the 1980s often charged with energy, just as in the opening and instrumental "Beginnings" where some references to Canadian Rush come to mind. As is often the case, American music is a pleasure to listen to as it pays attention to the elegance of certain harmonies, a style that certainly makes for a smooth listening experience. So in these six minutes of music one denotes the backbone of the band, which is supported by excellent rhythmics as well as a guitar malleable to all situations. Energy also in the following "In The Clear Distance" on the brink of AOR, here Kyle Graves' vocals show up without ever overdoing it, he stays on medium tones and probably does well too. What I really like in Ascher's sonic approach is the use of instrumental solos, placed at the right time and never intrusive or logorrhoeic in favor of the "song" structure which certainly gains in fluidity. And here comes a surprise, after what has been narrated comes an unexpected turn toward the melancholy sound of 80s Marillion, this not because of the distant vocals from the great Fish or Hogarth, but because of the keyboards and melodies. The song is titled "The Great Divide," and in its seven-plus minutes convinces me to elect it the best of the whole work. The roaring of the electric guitar returns in a mix track between Funky and Hard Rock, "Ransom For The Righteous," here the components enjoy making us jump on the spot while listening, dragging and direct. But suddenly here darkness falls through the cryptic "De Profundis." Fortunately, the guitar arrives to rip open the sky and offer us a ray of light, a metaphor for life, even if we are unfortunately often in adverse situations, sooner or later the sun always comes. Another remarkable instrumental is "Nail Soup," here the fun the musicians have playing their music returns. In terms of intensity we are taken care of by the following "What The World Can't Give," a charge of adrenaline overwhelms while listening, excellent Prog. "Wheels Turning Now" closes with elegance. There is also a bonus track entitled "The Instrumental Divide," a showcase for electric guitars as well as technique.
With "Beginnings" one is not standing before a masterpiece, let me be clear, but simply listening to beautiful music, arranged and melodic. Occasionally there are surges of style and technique that never hurt. Many times I have said that simplicity pays off, and if it is then supported by experience, it can even become contagious, as they say... He who is content enjoys it, but we know that the proggeteer is demanding, well he too will find interesting cues for his unquenchable palate here. MS

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