Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

sabato 18 febbraio 2023

Rick Miller

RICK MILLER – Altered States
Progressive Promotion Records
Distribuzione G.T. Music
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2023




Fare musica è una necessità per chi ha passione e sensibilità nell’animo, non sempre uno si può tenere tutto dentro. Non è questione di voglia di notorietà, ma è una vera e propria valvola di sfogo.  Chi suona Progressive Rock sa bene a cosa va incontro, ossia a un pubblico di nicchia e molto critico, tuttavia è il linguaggio più appropriato per esprimere mille sensazioni e stati d’animo. E’ una musica che permette perché, quasi priva di regole in quanto sperimentale, e quindi ricca di cambi d’umore. Appagante.
Chi suona Prog Rock di ciò ne è consapevole. Una nazione che stupisce nell’ambito per eterogeneità è il Canada, qui diversi artisti contribuiscono a creare un nuovo stile a testimonianza di quanto detto. Un esempio su tutti è quello dei Rush che nella fine degli anni ’70 gettano le basi del Metal Progressive in largo anticipo rispetto ai più fortunati Dream Theater (e Queensryche). Libertà d’espressione sembra la parola d’ordine anche per Rick Miller, noto polistrumentista, compositore e produttore di Progressive Rock sinfonico. Una carriera incredibile che inizia nei primi anni ’80 per giungere ai nostri giorni attraverso una discografia alle spalle formata da sedici album in studio.
Miller ritorna oggi dopo il buon “Old Souls” del 2022 a sigillare il diciassettesimo album intitolato “Altered States”. L’esperienza insegna e Miller sembra un fiume in piena grazie ad una vena creativa impetuosa e irrefrenabile. La musica proposta è poco derivativa, ovviamente tutti gli artisti hanno un punto o più punti di riferimento, ma in questo caso possiamo parlare di forte personalità, quella che ho rilevato portando l’esempio del singolare mondo sonoro canadese.
In questo nuovo progetto suonano con lui Sarah Young (flauto), Giulia Cacciavillian (flauto), Mateusz Swoboda (violoncello), Barry Haggarty (chitarra), Kane Miller (violino) e Will (batteria, percussioni).
Veniamo all’artwork del disco, questa volta molto colorato rispetto ai più cupi album del passato, anche se all’interno ritornano i disegni fantasiosi, grotteschi e inquietanti che solitamente ci hanno introdotto nel mondo di Miller. Animali, ombre e personaggi oscuri fanno da Caronte all’ascolto mentre le influenze sonore sono di base ispirate da artisti quali Pink Floyd, The Moody Blues e Steve Hackett.
Nove le tracce del disco a iniziare dalla title track con i suoi dieci minuti abbondanti di musica. Un intro psichedelico di stampo “Shine On You Crazy Diamond” accompagna attraverso la chitarra elettrica all’evolversi del brano cantato, o per meglio dire abbastanza sussurrato, dove gli assolo fanno volare alto con la fantasia. Già in pochi minuti si può evincere l’esperienza del compositore nel campo, tanta materia messa in poche note dirette e bene arrangiate. Ovviamente la mini suite ha all’interno i suoi bei cambi come il Prog fans desidera, orchestrazioni annesse. Un flauto inizia “New Moon Prelude” accompagnando l’ascoltatore verso un nuovo mondo dalle caratteristiche africane, la savana sembra essere la vera protagonista, invece trattasi di una nuova luna, breve strumentale affascinante oltre che ammaliante. Ed è la volta di “Wolf Moon”, spazio alle note sostenute e al ritmo quasi doom. Gli animali sono i veri protagonisti oltre che gli ispiratori di questa musica. Splendido l’inizio fra canti d’uccelli, cori Mellotron, archi, tastiere e flauto di “Borrowed Time”, composizione riuscita fra le mie preferite dell’album. La voce ben si sposa con le armonie, anche se sarebbe bene qualche volta osare di più, oltrepassare il sussurrato giusto per rendere tutto più variegato, anche se capisco che questa è la caratteristica base della musica di Rick Miller. La strumentale “The Trap” rapisce fra psichedelia e Folk dal sapore antico. Commovente ballata è “Old Secrets” per poi passare al Prog strumentale intenso di “Half Moon” con ancora una volta tante carte in tavola. Altra ballata dal sapore vintage è “A Dream Within”, immaginate Simon & Garfunkel fare del Prog. In effetti, il disco si conclude qui, anche se il finale è lasciato dal vento e dal violoncello di “Full Moon Rising”. Il viaggio su questa fantastica luna dallo stato alterato è terminato.
Ogni disco di Rick Miller ha un suo perché, la maturità del compositore aggiunge ulteriori finezze ed io non posso fare altro che apprezzare, anche perché vibro con le stesse frequenze, quelle generate da un Prog in bilico fra passato e presente, connubio a mio modo di vedere semplicemente perfetto. MS





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