We Came From Space
WE
CAME FROM SPACE – Overlords
Radiant
Records
Genere: Crossover Prog
Supporto: cd – 2023
Esiste
un forte legame fra Beatles e Progressive Rock anche perché un’importante
spinta verso la sinfonizzazione del Rock è data alle origini proprio dai fab
four nel dal brano “Eleanor Rigby”, solo archi e voci, non più la chitarra
elettrica come nel 100% delle band Rock del periodo. Insomma, i Beatles hanno la loro valenza e
anche oggi hanno molti proseliti, vogliamo ricordare ad esempio gli Oasis?
Oppure venendo proprio al Progressive Rock a Neal Morse e ai suoi primi Spock’s
Beard? Guarda caso il tastierista Bill
Hubauer ha militato nella formazione della Neal Morse Band. Sto quindi parlando
degli americani We Came From Space che dopo un EP e due album ritornano oggi
con “Overlords”. La band composta da Bill Hubauer (tastiere, chitarra, voce), Dave
Buzard (chitarra, voce), Dave Hawk (basso) e Tim Malone (batteria e percussioni)
proseguono il cammino intrapreso con “While
You Were Away” nel 2018 ossia fra influenze Beatles, Styx, Kansas ed ELO.
L’album
è tipicamente sinfonico con tematiche sociali, sulla tecnologia che oggi
accompagna le nostre vite, le forzature politiche e l’intelligenza artificiale,
ma attenzione non trattasi di concept album.
Il
brano di apertura “Overlord” sembra in alcuni frangenti uscire da quel “Sgt.
Pepper's Lonely Hearts Club Band” che ha fatto storia e poi cambi di tempo, di
armonie, proprio come gli Spock’s Beard hanno incantato negli anni. Direte voi,
e la personalità? Si, rispondo io, essa si palesa maggiormente nei tecnici
assolo strumentali, qui la band dimostra di avere un preciso carattere. Il
pezzo è una mini suite che come genere vuole si apre con una bella melodia da
ricordare, per poi svisare in altri lidi e nel finale riproporsi prepotentemente
con tanto di coralità annesse e chitarra elettrica sostenuta in un galante
assolo.
“On
The Radio” fa ancor più seriamente, mettendo sul tavolo le caratteristiche del
Progressive Rock con polso, come a voler dimostrare che non solo sanno suonare
e comporre, ma anche il percorso storico del genere è preso in analisi e
conosciuto. Il brano è trascinante con tanto di clap hands, altresì buoni gli
effetti stereo, gli arrangiamenti e l’incisione. “Empty Space” è una ballata
incentrata sul bel piano di Hubauer, tratti Reggae-Pop rendono le atmosfere ruffiane
e di casa Neal Morse. Eppure ancora una volta si resta colpiti dalle coralità
sempre bene strutturate. Ed è la volta dell’irresistibile “She’s The Bomb
Atomic Blues”, gioiellino sonoro trascinante, dove restare fermi durante l’ascolto
diventa quasi impossibile. Lo svolgersi del brano presenta assolo imponenti di
rara bellezza. Non manca neppure un bel salto negli anni ’70 ciò avviene con “Reputation”,
in territori Styx e Hard Rock. Altra ballata dalle buone melodie è “Silent
Letters” e la voce di Hubauer diviene protagonista di una bella
interpretazione. Ma il gioiello dell’album a mio parere resta “Facade”, già presente
nell’EP “Reasons In The Rhyme” del 2020. Tanti Kansas ma qui di materia all’interno
ce n’è davvero tanta, il connubio è piacevole. I nove minuti abbondanti di “Seize
The Day” chiudono al meglio l’ascolto.
Hubauer
è un vero e proprio maestro della materia, chi ama le band ora citate non può
fare a meno di acquistare questo nuovo album ricco di grande musica, gli altri
che non conoscono possono tranquillamente approcciarsi con sicurezza, perché questa
è musica per tutti i padiglioni auricolari, nessuno escluso. MS
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