GOODBYE, KINGS - “Transatlantic //
Transiberian”
Dunk!
Records Editon / Overdrive Records
Genere:
Genere: Post Rock – Post Prog Moderno
Supporto: lp – Bandcamp
Ho
da sempre ammirato gli artisti ambiziosi, ossia coloro che s’immergono in
progetti articolati e generalmente fuori dalle tendenze delle mode. La passione
per l’arte necessita anche di questo, una bella dose di personalità atta a
raggiungere lo scopo prefissato, piaccia agli altri o meno. Il classico
prendere o lasciare.
I
Goodbye, Kings di certo non rientrano quindi nel calderone delle ovvietà. Ho
già avuto modo di apprezzare il precedente quarto lavoro in studio “The Cliche
Of Falling Leaves” uscito nel 2022, esso ha avuto modo di presentare una realtà
rodata e professionale. I milanesi sono oggi ancora più ispirati nel nuovo
album “Transatlantic//Transiberian”. E’ evidente già dal titolo la volontà di trasportare
l’ascoltatore in veri e propri viaggi, siano essi di mare che di terra.
I
Goodbye, Kings sono fuori dalle regole anche per quello che concerne la line
up, chi suona Post Rock con diciannove elementi? Una scelta apposita per dare
forma a una musica di certo non convenzionale e ricercata nei particolari.
Questi gli esecutori: Davide Romagnoli (chitarre), Luca S. Allocca (chitarra
elettrica), Ricky Balzarin (chitarra elettrica), Luca Sguera (synths), Daniele
Bettini (piano), Giulio A. Galibariggi (trombone, piano), Francesco Panconesi (sax),
Alessandro Solano (clarinetto), Davide Boselli (basso), Stefano Grasso (batteria,
vibrafono), Jacopo Pierazzuoli (percussioni), Gabriele Batia (chitarra
elettrica), Jacopo Fagioli (tromba), Andrea Beninati (violoncello), Nicolò
Masetto (doppio basso), Gabriele Timpanaro (doppio basso), Lucrezia Castiglioni
(violoncello), Greta Alloni (violino), e Filippo Ferrari (suoni digitali).
Due
le due macro-tracce, “Transatlantic” di ventitré minuti, e “Transiberian” di
ventidue. La prima riguarda la narrazione della traversata atlantica verso
l'America, mentre la seconda segue la grande ferrovia che porta direttamente
all'Estremo Oriente. Le sonorità espresse sono rivolte agli amanti dei Godspeed,
Grails, e Mogwai, tuttavia sarebbe un poco restrittivo relegarli solo in questo
contesto, nella musica dei Goodbye, Kings c’è ancora di più.
Posso
classificarli anche nella musica cinematografica, tanto le sensazioni variano secondo
i passaggi strutturali. Solo strumenti, i quali conducono l’ascoltatore in un
trip crescente sin dall’inizio di “Transatlantic”. Melodie pacate lasciano
spazio a un caos orchestrale di chitarre, basso, percussioni, pianoforte,
sassofono e archi. Il mare conduce il gioco, trasportando l’insieme in un alto
e basso suggerito dalle onde, un muro sonoro dal forte impatto, soprattutto quando
si aggiungono le percussioni. Il piano apporta frangenti di quiete durante il
percorso, mentre il finale orchestrale è pura bellezza.
“Transiberian”
non può che iniziare con il suono del treno creato dalle chitarre e pianoforte.
Anche in questo caso siamo avanti a un crescendo emotivo forte, in cui la vasta
e ghiacciata distesa della tundra siberiana si palesa avanti a noi. In alcuni
tratti la parte centrale diventa addirittura violenta nell’incedere, quasi
Heavy Metal, per poi quietarsi nuovamente fra le strumentazioni di fiati e
orchestra.
In
pochi in Italia riescono a tirare fuori dal Rock certe soluzioni, un lavoro di
certo impegnativo e studiato per raggiungere un impatto emotivo dalla sicura
riuscita. Conseguentemente serve un pubblico preparato, qui è questione di
cultura, non si può affrontare “Transatlantic // Transiberian” con un ascolto
superficiale, serve attenzione altrimenti il risultato emergerebbe soltanto
fuorviante.
In
poche parole direi che questa è soltanto buona musica, al di là delle
etichette. MS
Versione Inglese:

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