Macchina Pneumatica
MACCHINA PNEUMATICA – Appartenenza
Black Widow Records
Genere: Progressive Rock
Supporto Bandcamp – 2022
Non
finisce mai di stupire il contenitore italiano “Progressive Rock”, in tutte le
sfumature possibili, a testimonianza di uno zoccolo duro che è avvinghiato
ancora alla cosiddetta “musica colta” e agli anni passati, specialmente quelli
del massimo splendore, ossia i ’70.
I
Macchina Pneumatica dicono esattamente con il secondo album, dopo il buon “Riflessi
E Maschere”, “Appartenenza”, sostantivo in cui la condizione è relativa
all'oggetto di un rapporto di proprietà o di attribuzione. Ne scaturisce un
concept album riguardante tematiche riferite all’omologazione e al conformismo
societario, dove chi è originale e di carattere è preso per pazzo, come riesce
bene a rappresentare anche la copertina dell’album. Mentre negli anni ‘60/70 l’individuo
doveva essere al centro dell’interesse, oggi si deve essere tutti
necessariamente uguali, uomini fatti con lo stampo. Poteva lasciarsi sfuggire alla
Black Widows una band dedita all’Hard Prog con sfumature Jazz e argomentazioni
del tutto “progressive”? Certo che no ed ecco alle stampe quest’album suddiviso
in sei canzoni.
I
milanesi Macchina Pneumatica sono formati da Raffaele Gigliotti (voce, chitarra),
Carlo Fiore (tastiere), Carlo Giustiniani (basso), ed Enzo Vitagliano (batteria).
La chitarra di Gigliotti apre “Appartenenza”, canzone robusta dalla ritmica
perfetta e affiatata. Hard Prog che fa fare all’ascoltatore un balzo temporale
fra Jumbo, De De Lind e Biglietto per l’Inferno. La voce è finalmente ottima,
possente, graffiante al punto giusto, dove solitamente gli altri nel genere segnano
un limite oggettivo. Anche le tastiere di Carlo Fiore di tanto in tanto salgono
in cattedra e ruggiscono al momento giusto. Un inizio con i fiocchi che
presenta un quartetto affiatato e dal bagaglio culturale musicale di certo superiore
la media.
Maggiormente
prossima alla formula canzone giunge “Pazzo”, la cadenza ritmica esalta i testi
bene interpretati fra tonalità basse e alte. Un pezzo orecchiabile seppure
massiccio. In “Fuoco D’Agosto” i componenti mettono in gioco le capacità
esecutive con semplicità e l’aggiunta di coralità interessanti, gioia sicura
per gli amanti del vecchio Prog italico. La personalità è comunque presente, lo
stile dei Macchina Pneumatica è comunque ben definito. Tengo a sottolineare
anche gli effetti sonori realizzati da Carlo Fiore.
“Il
Cerchio” è una mini suite di quasi dieci minuti dove la band mette in tavola
tutte le carte a disposizione. E’ uno strumentale che di molto si accosta al
Prog Jazz, fra pause e ripartenze che alzano l’attenzione durante l’ascolto in
maniera intelligente e professionale. Come già espresso, i componenti conoscono
bene la materia.
“Rendimento
Garantito” è una scorribanda sonora vintage contro la società moderna. L’Hard
Prog è esaltato dai riff di chitarra ma intermezzato da piacevoli interventi
delle tastiere oltre che da un importante assolo di chitarra elettrica. Uno dei
momenti del disco che ho saputo apprezzare di più per intensità e coralità
sonora.
Il
disco si conclude ancora con dell’Hard Prog, il brano s’intitola “Venerdì Sera”
e mette tutti sull’attenti! Inizia con un dolce giro di piano per poi andare
nel classico crescendo che come formula funziona sempre.
I
Macchina Pneumatica ritornano dopo tre anni e lo fanno oggi con un bagaglio
alle spalle importante e aggiungo io anche contagioso, musica che ti tiene
incollato avanti allo stereo senza compromessi e neppure distrazioni. Per chi
ama il suono vintage, è un album da non perdere. MS
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