MinDance
MINDANCE
– Colors
Lizard
Records / Open Mind
Genere: Psichedelia/Post Prog
Moderno
Supporto: cd – 2023
Come
si dice in gergo, squadra che vince non si tocca, il tempo due anni ed ecco che
da Campobasso i Mindance ritornano con il loro secondo album in studio per
Lizard Records dopo “Cosmically Nothing”. Tonino Marchitelli (voce, tastiere),
Gianluca Vergalito (chitarra), Peppe Aloisi (basso, voce, synth, noises) e
Massimo Cosimi (batteria) non modificano la formazione e registrano “Colors”,
album intriso di psichedelia e Post Prog Moderno. Ho parlato già in passato del
disco di debutto tessendone anche alcune lodi perché la musica proposta costruisce
un viaggio sonoro dal forte impatto emotivo, ebbene le emozioni proseguono
nella nuova realizzazione e denoto anche una migliore incisione sonora nei
sette brani che compongono l’album.
Il
genere proposto oggi sta andando bene, ossia gode di buona luce da parte degli
ascoltatori perché band come Porcupine Tree, o se andiamo ancora indietro i
Pink Floyd, hanno creato questo sound leggermente malinconico con tanta psichedelia attorno, conducendo verso un connubio emotivo forte e funzionale.
Massiccia
e cadenzata apre “Bluesing Part One” con un cantato anni ’60 in stile Syd
Barrett per poi giungere alla title track decisamente Porcupine Tree primo
periodo, “Colors” è intrisa di una malinconia ponderata e comunque soave,
queste melodie aleggiate sono la forza di questo genere e i MinDance lo sanno.
Probabilmente mancano assolo importanti che potrebbero donare all'insieme
quella spinta maggiore, resta il fatto che il brano scorre via con piacere e
lascia il ritornello bene stampato in mente. Non serve quindi strafare per
donare emozioni, ma basta sapersi muovere nell’ambito toccando le corde giuste.
Ci si avvicina molto anche al contesto No Sound per restare in ambito
nazionale, con pacatezza e tanta sospensione.
“Times”
aumenta il ritmo e sperimenta di più attraverso interventi di elettronica a
seguito. Il pezzo è maggiormente strumentale e qui, seppure brevi, gli assolo
ci sono e badano alla sostanza più che fare vetrina delle capacità balistiche
dei strumentisti.
Ruggisce
ancora di più “Gang’s Law”, alternando fasi vigorose ad altre intimistiche e
ipnotiche, come genere ha insegnato. Nonostante i differenti riferimenti che vi
ho citato i MinDance hanno personalità e quindi uno stile ben riconoscibile,
noi italiani in generale sappiamo con il tempo fare propria una caratteristica
rendendola unica, la storia del Rock Progressivo Italiano ne è piena di esempi.
Ritornando al brano, lo considero fra i miei preferiti dell’album, mi piace
quando ci sono cambi d’atteggiamento nel cammino.
Ed
ecco la mini suite, qui della durata di undici minuti intitolata “Hypnosis”,
nome più che indovinato! L’apertura è affidata alla sonorità onirica e spaziale
in stile Pink Floyd anni ’70 e non manca di certo nell’evolversi della
situazione l’immancabile crescendo. Voce modificata al microfono e tratti Hard
si aggiungono strada facendo rendendo il brano sempre più interessante, qui
anche con l’assolo che mi auspicavo. Chiudono due strumentali, “Bluesing Part
Two” e “Namastè”, il primo vede la chitarra elettrica protagonista in
espressioni sonore interessanti, mentre il secondo è avvolgente e sognante.
Alla
fine dei conti siamo entrati in un viaggio mentale dall’ampio respiro, musica
che si lascia ascoltare e che va giù come un bicchiere d’acqua, per chi ama il
Post Prog Moderno e tutto quello che ho citato è di certo una grande occasione
da non perdere. Aggiungo solamente che i MinDance stanno crescendo
notevolmente, occhio che ne ascolteremo delle belle, ne sono sicuro, tuttavia a
me già vanno bene così. MS
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