Lifestream
LIFESTREAM
– Alter Echo
Lizard
Records / Open Mind
Genere: Progressive Rock – Neo Prog
Supporto: cd – 2022
E’
un periodo che mi trovo spesso a raccontare concept album, questo mi fa molto
piacere, perché in fin dei conti ascoltare un album di musica cosiddetta
“colta” è come leggere un libro o vedere un film, un argomento unico che si
sviluppa fino alla fine, magari destando nell’ascoltatore riflessioni e perché
no anche sorprese nel finale. Di certo non è semplice il concepimento,
tantomeno facile cercare una trama d’interesse adeguata alla musica che si
vuole esprimere. Ci provano i toscani Lifestream che dopo l’esordio datato 2018
intitolato “Diary” (Lizard Records) si ripropongono con questo “Alter Echo” suddiviso
in tre fasi, “Ego”, “Omnis” e “Echo”. La storia racconta di due pianeti simili
abbastanza vicini ma distanziati dal tempo (no, non è la lotta fra il bene e il
male di “Felona E Sorona” delle Orme). Una catastrofe rende invivibile il primo
e gli abitanti, una volta venuti a conoscenza di un secondo simile, partono nel
viaggio alla scoperta di questa nuova papabile seconda casa. Il destino vuole
che una volta giunti a destinazione, si accorgono che il nuovo pianeta ha avuto
la stessa sorte del primo, qui gli abitanti precedenti hanno commesso lo stesso
stupido errore, la storia come per una beffa si ripete. In definitiva si può
interpretare anche in un'altra chiave di lettura, l’uomo primitivo e l’uomo
moderno, fra la ragione, gli istinti, la consapevolezza e l’indifferenza. A
supportare l’argomento c’è la musica che va ad attingere in differenti generi,
come l’AOR, il Progressive Rock e l’Hard Rock.
Alberto
Vuolato (chitarre), Andrea Franceschini (tastiere), Andrea Cornuti (basso) e Paolo
Tempesti (batteria, voce), ritornano in cabina di pilotaggio per farci
intraprendere questo viaggio sonoro che comincia con il capitolo “Ego” e
“Landscape Of Loneliness”, brano di undici minuti formato da stralci sonori di
differenti stati d’animo. Alcuni passaggi fanno ritornare indietro nel tempo
quando il Neo Prog ha avuto negli anni ’80 i momenti migliori. Il passaggio
centrale e strumentale dell’album affidato alle tastiere è davvero ricco di
emozioni, da assaporare con gusto. La
tecnica a disposizione degli artisti li aiuta a esprimere al meglio le idee
compositive, gradevole inizio grazie anche a belle coralità. Sopraggiunge
l’Hard Prog di “What Went Wrong”, semplice e diretto come piace agli estimatori
del genere. Si staglia avanti a noi il cosmo in “Habitat”, strumentale di tre
minuti e poco più ricco d’enfasi, sembra quasi d’ascoltare i mitici Rockets,
band francese degli anni ’70. La staffetta della narrazione passa a “The Long
Way Home”, canzone ballata che palesa le ottime capacità compositive della
band, fra un Hammond sornione e un ritmo lentamente cadenzato. Cori e crescendo
rendono il brano piacevole, poi l’assolo di chitarra fa il resto. “Rebirth”
ricalca le orme di passaggi precedenti mentre l’atto primo si conclude con la
strumentale “Cryosleep” che non so perché mi ricorda nel pianoforte alcuni
momenti delle nostrane e citate Orme. Neo Prog di classe. L’atto secondo “Omnis”
si apre con il breve intro “Out Of The Caves”, le gocce d’acqua accolgono
l’ascoltatore nella grotta e lo accompagnano verso “Pillars Of Creation” dove
la band mostra i propri muscoli. Un ambiente bucolico si appresta ad
accompagnare la fantasia durante l’ascolto di “Cradle Lullaby”, canzone
inaspettatamente Folk, ancora una volta perfettamente interpretata nelle
coralità. Questo è il vantaggio di un concept album, esso permette di mutare
stili senza avere il timore di tradire nessun ascoltatore, in parole povere il
semplice piacere di fare musica. Un piano è la base per “Seasons Passing By” e
la conclusione dell’atto spetta a “Losing Control”, scorribanda nel Rock
Progressivo in tutto e per tutto, annesso accenno alle vocalità in stile Gentle
Giant.
Atto
terzo, “Echo”, questo è composto di due brani, “Awareness” e la mini suite
“Alter Echo”. “Awareness” ha un inizio molto bello di pianoforte e una melodia
piacevole, mentre “Alter Echo” è degno suggello di questo concept che di certo
non passerà inosservato ai cultori della musica Prog, con accenni Jethro Tull e
molto altro. Bravi i Lifestream a realizzare questo disco di musica variegata
per generi e mutamenti sonori.
Dopo
alcuni ascolti in questo 2023 posso già sbilanciarmi nel dire che l’anno si
presenta in maniera interessante, già si ha l’occasione di immergersi in buoni
ascolti, appunto come nel caso di questo “Alter Echo”. MS
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