DEATH RIDERS – New Captivity
Autoproduzione
Genere: Metal Prog / Power Thrash
Supporto: mp3 – 2013
Ritornano dopo
due anni dal buon debutto “Through Centuries Of Dust” i fabrianesi Death
Raiders con “New Captivity”. Intanto quello che salta all’occhio
è il passaggio di testimone al basso da parte di Cristiano Coppa a favore di
Federico Mori, per il resto formazione invariata con Marco Monacelli alla
chitarra, Valerio Gaoni alla voce, Francesco Pellegrini alla chitarra ed
Alessio Monacelli alla batteria.
Il Metal Prog proposto risulta più fresco rispetto
il buon esordio del 2011, sempre epico e ben curato, soprattutto nei suoni.
L’acustica intro, “Lacerated Skies” presagisce quello che potrebbe accadere,
ossia un massiccio attacco sonoro supportato da una ritmica chirurgica e secca.
L’epicità in stile Blind Guardian è sempre presente nel sound dei Death Riders,
ma questa volta il lato melodico è più marcato, aiutato da coralità importanti.
Infatti la prerogativa di “New Captivity” è proprio questa, l’attenzione per le
giuste melodie.
La prova di Gaoni al microfono è buona e di
personalità, mentre le chitarre si ritrovano alla perfezione, sincronizzate da anni
di convivenza. Un altro lato che tengo a sottolineare è quello della presenza
di buoni assolo di chitarra, seppur di breve durata. E’ sempre difficile
trovare nuove idee in un genere epico come questo, ecco dunque l’importanza
delle giuste melodie che si intersecano con le sciabolate elettriche delle
chitarre, in un connubio dolce-salato che in qualsiasi maniera accalappia
l’attenzione di chi ascolta. Fin troppo eloquente “Side Effect”, qui il
concetto espresso è ben capitalizzato ed eseguito.
Non esulano macigni sonori, pericolo caduta massi in
“Bleeding Formy Pain” ed avanti tutta con “Frail Cages”. “Introspection” morde
e sale di pathos, arioso nel ritornello, un vero inno.
I Death Riders amano le fughe, scorribande nelle
scale ed anche stop and go. In “New Captivity” non fanno sconti ad emozioni,
godendo di suoni fragorosi e appunto di epicità. Il gruppo cresce di
personalità ed ha trovato a mio avviso il proprio sound, quello che li
differenzia da altri gruppi del genere, ma sono serviti anni per giungere a
questo risultato. Un uso aggiuntivo di synth e quindi di effetti elettronici
(seppur rari), è a mio avviso indovinato in quanto impreziosisce l’insieme.
Se devo cercare un neo, posso lamentare la mancanza
di un brano davvero più lento (a parte il breve intro) che magari a metà
percorso avrebbe fatto rifiatare l’ascolto, tuttavia “New Captivity” scorre via
che è un piacere.
Amanti del Metal e degli inni, io non mi perderei
l’ascolto di questo secondo sigillo da studio dei marchigiani, questo è Metal
D.O.C.
Lo potete trovare su tutte le piattaforme come
ITunes, Soundcloud e ReverbNation. (MS)
Nessun commento:
Posta un commento