ROCCAFORTE
– Sintesi
Keep
Hold
Genere:
Pop/ New prog
Supporto:
cd – 2013
Ricordo negli anni ’80 ad Alessandria, la band
Arcansiel che ai “smarriti” fruitori del Prog italico, regalavano nuove boccate
di ossigeno per le orecchie. Era il periodo del New Prog, sulla scia delle band
inglesi come Marillion, IQ, Pendragon e Pallas, il risorgere di un genere che
in teoria è stato dato per morto alla fine degli anni ’70. Questa è una vecchia
storia, una come poche altre, si perché grazie a band come Arcansiel che in
Italia sotto la cenere la brace è restata calda.
Sempre ad Alessandria dunque sorgono altre realtà, a
testimonianza che agli inizi degli anni ’90 la materia è ancora trattata. Si
formano i Roccaforte, certamente non derivativi degli Arcansiel, intendiamoci,
ma che comunque nutre la passione in comune per il New Prog. Il gruppo composto
da Daniele Malfatto (tastiere), Bruno Borello (basso), William Lucino (voce),
Roberto Raselli (batteria) e Fabio Serra (chitarra), dimostra una predilezione
per la formula canzone e Pop, piuttosto che avventurarsi in astrusi movimenti
articolati o logorroici che siano.
Dopo la pubblicazione di tre ep come “Origine”
(2012), “Metamorfosi” (2012) e del recente “Evoluzione”, tornano all’attenzione
del pubblico con un disco che rivisita molto del materiale edito in passato,
salvo ascoltare l’inedito “Avatar” proprio in apertura del cd. Quindi, i
Roccaforte partono dal Pop per poi addentrarsi in questo nuovo percorso sonoro
relegato a schegge di New Prog, in uno stile personale forgiato da numerose
esibizioni live catturate negli anni.
Ebbene questa “Avatar” ci mostra una band fresca,
rodata, con buone idee in fatto melodico e con adeguati arrangiamenti. Resta
facilmente in memoria la canzone, come se fosse sempre stata nel nostro
background mentale (Renga docet). Ma siamo ancora lontani dal New Prog, esso
arriva con “20mq di libertà” grazie al giro di tastiere alla Marillion, pur
restando sempre con i piedi nel Pop. I testi cercano di raccontare storie
personali e situazioni psichiche, il tutto senza turbare troppo l’ascoltatore.
Scorrevoli e gradevoli, così come la bella voce di William. “Vetrina” potrebbe nuovamente
piacere ad un fans di Francesco Renga. Ottima “Vai” , grazie si alla ritmica
perfetta e vigorosa, ma soprattutto per i solo centrali di tastiere e chitarra,
oltre che ad un ritornello a dir poco ruffiano. “L’Aquilone” si apre narrato, per
poi volare nella melodia che potrebbe essere stata composta anche da Lucio
Dalla, uno dei momenti più importanti di “Sintesi”.
La forza dei Roccaforte risiede nel gusto arioso dei
ritornelli, ma anche negli arrangiamenti, come ho detto in precedenza ed il
risultato potrebbe interessare anche agli amanti di band come Negramaro.
Per potere ascoltare i Roccaforte più vigorosi, bisogna giungere a “Giubbotto
In Pelle Nera”. Altro brano degno di nota è il conclusivo strumentale
“Metamorfosi”, sulle ali della chitarra elettrica di Serra, qui la band mostra
il lato più Progressivo di se.
In conclusione “Sintesi” è la muta della pelle dei
Roccaforte, un cambiamento che non stravolge troppo il loro modo di essere, ma
che lo migliora, lo presenta più professionale ed adeguato ai tempi. Un disco
consigliato a tutti coloro che amano sonorità di artisti qui citati e che
comunque si lasciano coccolare da brani tranquillizzanti, a volte nel Rock c’è
bisogno anche di questo. (MS)
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