IT BITES - The Tall Ships
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog
Support: CD - 2008
Gli It Bites sono una band inglese di Rock Progressive gia nota al grande pubblico. Dal 1986 al 1991 producono tre dischi da studio ed un live, ma diciamo la verità, non di grande caratura artistica. Si ascoltano con piacere, questo si, melodici, ma non lasciano un segno profondo. Le cose cambiano con la reunion, la band del batterista Bob Dalton e del tastierista John Beck, liquida Francis Dunnery e arruola il bravo chitarrista e cantante John Mitchell (Arena, Kino, Frost*).
Li troviamo con estremo piacere nel 2007 con un live davvero frizzante dal titolo “When The Lights Go Down”. Gli It Bites sembrano non aver passato diciassette anni di standby, al contrario sembrano recuperare una maturità davvero inaspettata. In definitiva questo “The Tall Ships” è il primo disco da studio dopo ben diciannove anni. Intanto come è cambiata la band? Con l’ingresso di Mitchell è inevitabile una sterzata verso quel New Prog moderno caro a band come Arena e Pendragon, tuttavia il sound scaturito gode anche di propria personalità. Sempre grandi melodie e aggiungo io molta freschezza. Ritornelli di facile assimilazione, sin dall’iniziale “Oh My God”, con tanto di coretto alla Yes. Questo è Rock Progressivo non esasperato dalla tecnica , a cavallo fra buoni solo strumentali ed il Rock commerciale, un ibrido che potrebbe mettere d’accordo molti ascoltatori. L’adiacente “Ghosts” prosegue la meccanica delle cose, a tratti vicina ai Genesis di “Abacab”, ma non inorridite, sono solo piccole schegge. Più melodica “Playground”, stile IQ, mentre “Memory Of Water” sembra uscita da un album degli Spock’s Beard, tanto per fare altri nomi.
Gli It Bites sembrano essersi data una rinfrescata anche nel mare A.O.R.. E’ bellissima la chitarra in “The Tall Ships”, una canzone semi ballata. Un attimo di calma dopo una overdose di adrenalina, connubio perfetto con il meraviglioso artwork. Più articolata “The Wind That Shakes The Barley”, con vari cambi umorali e buone idée, soprattutto per merito delle tastiere di John Beck. Un piccolo gioiello musicale. Non mancano neppure i frangenti più spensierati e radiofonici, come in “Great Disasters”. Con “Fahrenheit” la fantasia vola verso lidi più eterei, grande ritornello stile RPWL e nuovamente ritorna la voglia di cantare. Bello l’inizio piano e voce di “For Safekeeping”, ballata per chi ama sognare ad occhi aperti. “Lights” è nella media del disco, ma la conclusiva minisuite di tredici minuti dal titolo “This is England” da sola vale l’acquisto del cd.
Date un ascolto a “The Tall Ships”, è un ottimo modo per addentrarsi nell’intricato mondo del Prog, e vedrete che scoprirete nuove sensazioni. MS
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