Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

venerdì 8 agosto 2025

Come siamo giunti alla musica di oggi?

COME SIAMO GIUNTI ALLA MUSICA DI OGGI?





 
 
Spesso ci chiediamo perché oggi si ascolta questa determinata musica.
 
Una doverosa premessa: 
quando la musica ti emoziona, ha raggiunto il proprio scopo e non sarà nessuno al mondo a doverti dire cosa devi ascoltare.
 
Detto questo, facciamo un breve excursus storico iniziando dal concetto che la musica è la fotografia della società del momento. L’evento cambia la musica, così come la tecnologia (se così possiamo chiamarla) del determinato istante storico. Alcuni esempi possono essere la fine della seconda guerra mondiale, che apporta al Blues e al Jazz la voglia di divertimento; ecco sorgere il Rhythm And Blues, successivamente sfociato di lì a poco in Rock And Roll.
Oppure la guerra in Vietnam, come nel caso di Bob Dylan nel 1962 con “Blowin' In The Wind”, o se vogliamo venire in Italia, la strage impunita di Piazza Fontana che nel 1970 fa sorgere una fortissima ondata di cantautori e complessi impegnati ad analizzare attraverso i testi una situazione sociale “arrabbiata”, supportata dalla Controcultura.
Tutto questo che sto dicendo necessita di uno sforzo di fantasia da parte nostra, immaginate sempre di ascoltare determinate canzoni nel momento storico in cui escono e non con le capacità di oggi, altrimenti non si afferrano bene i concetti.
La musica moderna è quella che i media spingono, siamo bombardati continuamente da canzoni su pubblicità, internet, radio, TV, donando ad essa un ruolo primario nell’immaginario popolare. Tuttavia, non è lei a cui mi sto rivolgendo, bensì a quella che il tempo riterrà storica, ossia colei che fotografa la società… E chi meglio del Rock?
Il Rock, per quanto dato per morto in molteplici occasioni, è quello che sostiene la rabbia della società. Intendo il Rock, il Metal, il Pop Rock, ecc.
Se consideriamo che il Blues nasce nel 1900 fra i campi di cotone dei neri afro-americani ed è già fonte di protesta, il Rock, suo derivato, non è altro che il proseguimento.

Il giovane è sempre il ribelle del momento; non si adegua alle regole e neppure agli eventi, riversando nell’arte musicale tutta la propria rabbia e appartenenza. Immaginate i giovani del Rock negli anni ’50 agitarsi avanti al suono delle chitarre di Chuck Berry, oppure di Elvis Presley; tutto questo non piace ai loro genitori e la situazione è perfetta per mandare il proprio messaggio di protesta.





Ma cosa accade?


Con il passare del tempo, anche papà e mamma si avvicinano a queste sonorità, questo fa sì che il giovane “ribelle” sia costretto a spostarsi verso nuovi lidi, come ad esempio i The Who, i Beatles o i Rolling Stones negli anni ’60. Questo suono non piace ai genitori non aperti mentalmente ad accettare le evoluzioni, quindi diventano la temporanea confort zone dei nuovi giovani. Quante volte avete sentito dire “Questa non è musica, la nostra era meglio”? Anche noi oggi diciamo la stessa cosa!
Ebbene, andando avanti, i nostri cari si avvicineranno ai Beatles, ecc., tanto da costringere i capelloni ad andare verso un suono ancor più disturbante, quello della chitarra elettrica distorta di J. Hendrix. E quando i genitori si avvicineranno a loro volta a questa musica, i figli andranno verso il più “inascoltabile” Heavy Metal… E così via sino a giungere al suono di oggi (con le dovute varianti tecnologiche), ossia la Trap. Quando ai nostri figli diciamo che non è musica, ma sono solo parolacce, loro si sentono al sicuro, e se gli diciamo “perché non ci bestemmiate pure sopra?” non abbiamo fatto altro che dargli un consiglio.


Soluzione?


Ignorare la moda del momento senza caricarla di inutili critiche, così perderà la sua valenza e diventerà presto una pistola a salve.
È chiaro quindi che ci sarà sempre una musica non adatta al nostro gusto, ma c’è anche un altro elemento fondamentale: noi siamo chiusi nella nostra bolla temporale e non accettiamo che questa venga scalfita o mutata.
Un brano o un genere ricorda il nostro primo amore, una situazione di benessere, ricordi di gioventù stupendi, ecc.; esso è il nostro punto di riferimento e tutto quello che varia o esula da questa struttura non ci è gradito. In realtà, la musica si evolve sempre, volente o nolente il nostro pensiero, è nella natura dell’uomo.
Il bello e il brutto esiste in ogni momento e sempre ci sarà, dobbiamo solo rompere la bolla in cui ci siamo rinchiusi e cercare di ascoltare nuova musica. Sì, perché anche oggi c’è molta carne al fuoco, basta saperla cercare. Il problema è che, a differenza di 50 anni fa (per esempio), oggi escono decine di migliaia di dischi al giorno che sommergono i pur sempre buoni artisti ispirati, così trovarli non è certo compito semplice.
Ma veniamo alle cause che ci portano ad ascoltare quello che è la musica oggi:


 
MTV




 
 
1 agosto 1981, questa è la data in cui la musica perde molto del talento, divenendo soprattutto un'arma a disposizione di chi ci vuole duramente speculare sopra (o manipolare).
Mentre negli anni ’70 la Controcultura porta la gente a fare a gara ad essere individuo a sé stante, unico e irripetibile, MTV ci rovescia il concetto, iniziando a omologare le persone, rendendole possibilmente tutte uguali e in linea con il sistema. Se non ti adegui, sei tagliato fuori. In Italia accade lo stesso; per esempio, nel 1983 il programma comico TV “Drive In” ci presenta un personaggio che si chiama “Il Paninaro” di Enzo Braschi, il quale si ritrova e si riconosce in stilemi come il moncler, le Timberland, un linguaggio inventato che unisce i nuovi giovani. Sono tutte cose che spersonalizzano e formano il branco, da una parte rassicurante e dall’altra privo delle proprie idee. Il giovane che subisce (oggi con i telefonini) è pronto per essere ingurgitato dal sistema, privato di forme pensanti e conseguenti pericolose ribellioni.
La tecnologia cambia e quindi anche i suoni, ma soprattutto basta il Rock complesso e via con la New Wave, Punk e Discoteca, tre note in croce a favore solo del divertimento. Siamo quindi passati dalla musica per la mente a quella per il corpo.


 
INTERNET E AI
 
 
Gli anni ’90 sono una bomba nucleare per la musica, l’avvento della tecnologia ci porta il mondo in casa. Si può ascoltare TUTTO, dal polo nord al polo sud, e questo è un ulteriore elemento che procura globalizzazione. Essa non è necessariamente negativa, anzi, in molti casi è benefica, aprendo a più culture e a nuove realizzazioni composte da innesti culturali variegati. Se saputa adoperare bene, la tecnologia è un grande viatico di evoluzione.


Cosa accade concretamente nel proseguimento degli anni?

Ognuno di noi a casa può registrare un album musicale, anche senza uno strumento, ci bastano solamente i giusti programmi. Con You Tube, Spotify, ecc., ci possiamo far conoscere al mondo e quindi diventiamo anche produttori e distributori di noi stessi. Se quindi negli anni ’60 o ’70 uscivano migliaia di dischi al mese, oggi ne escono milioni! Conseguentemente, il materiale privo di talento è la maggioranza, ma i buoni artisti ci sono sempre, il problema è trovarli sommersi sotto tanto inutile letame.
Giungiamo ora ai nostri tempi e all’avvento dell’IA (Intelligenza Artificiale), essa al momento non crea, quello che fa è solamente assemblare ciò che ha già ascoltato e renderlo gradevole a nostro piacimento. Basta dirgli cosa deve essere e a chi deve somigliare. Quindi lei non sta creando nel puro senso del termine, ma fra pochi anni sarà capace anche di questo in maniera autonoma.
Pericolo per la musica?
Si e no.
L’IA semplifica molte cose ed è utile per il lato tecnico. La musica, invece (specialmente l’elettronica e la Trap), vede in lei un pericoloso antagonista, in quanto capace di ascoltare e fare di meglio assemblando le realizzazioni di successo per poi amalgamarle al posto nostro in maniera migliore. Pensate che quotidianamente su Spotify vengono aggiunte 10.000 canzoni (senza anima ovviamente) da chiunque! Questo sicuramente porterà a una implosione del sistema e di queste piattaforme che, se non troveranno un filtro o un diverso approccio, avranno di sicuro i giorni contati. Paradossalmente, dovremmo tornare allo strumento e alla creatività umana se vorremo fare ancora musica. Il mestiere di musicista è comunque sempre più a rischio.
Cosa si può fare nel nostro piccolo?
Innanzi tutto supportare gli artisti, sia con acquisti di dischi (o file), sia frequentando i concerti. Ma la cosa più importante è ritornare ad ascoltare! Oggi una fugace scorsa con il ditino nel telefono o un ascolto precario e frazionato non rende giustizia a quello che un artista sta comunicando concretamente. Sentire è superficiale; ascoltare è concentrare l’attenzione su quel determinato suono. Per questo serve tempo, quindi dobbiamo trovare il modo di ritagliarcelo, ma soprattutto un supporto adatto, che sia esso cuffie o un bell’impianto stereo.
Dobbiamo ascoltare e ascoltarci, il fatto che questo non accade più lo notiamo nell’aggressività superficiale della società di oggi. Ai musicisti dico che è inutile che voi suonate se non c’è più chi vi ascolta, salvo farlo solo per voi stessi.


Rompiamo la bolla.



Versione Inglese:


How We Got to Today's Music?

We often wonder why we listen to the music we do today.
A necessary premise: when music moves you, it has achieved its purpose, and no one in the world can tell you what you should listen to.
With that said, let's take a brief historical journey starting from the concept that music is a snapshot of the society of the moment. Events change music, just like technology (if we can call it that) of a particular historical moment. Some examples include the end of World War II, which brought a desire for fun to Blues and Jazz; hence the rise of Rhythm and Blues, which soon evolved into Rock and Roll.
Or the Vietnam War, as in the case of Bob Dylan's "Blowin' in the Wind" in 1962, or if we look at Italy, the unpunished massacre of Piazza Fontana, which in 1970 sparked a strong wave of singer-songwriters and bands engaged in analyzing the "angry" social situation through their lyrics, supported by the Counterculture.
All of this requires an effort of imagination on our part; imagine always listening to certain songs in the historical moment they were released, not with today's capabilities, otherwise, the concepts aren't well understood.
Modern music is what the media pushes; we're constantly bombarded with songs on ads, the internet, radio, TV, giving it a primary role in the popular imagination. However, it's not the music I'm addressing, but rather the one that time will deem historical, the one that captures society... And who better than Rock?
Rock, despite being declared dead on multiple occasions, is what sustains society's anger. I mean Rock, Metal, Pop Rock, etc.
If we consider that the Blues originated in the 1900s among African-American cotton fields and was already a source of protest, Rock, its derivative, is nothing but a continuation.
Young people are always the rebels of the moment; they don't conform to rules or events, pouring all their anger and belonging into musical art. Imagine the young Rock fans in the '50s getting excited to the sound of Chuck Berry's guitars or Elvis Presley; all of this didn't please their parents, and the situation is perfect for sending a protest message.
But what happens? Over time, even mom and dad get closer to these sounds, which forces the young "rebel" to move towards new horizons, like The Who, The Beatles, or The Rolling Stones in the '60s. This sound doesn't please parents who aren't mentally open to accepting evolutions, so it becomes the temporary comfort zone for new young people. How many times have you heard "This isn't music, ours was better"? We say the same thing today!
Well, moving forward, our loved ones will get closer to The Beatles, etc., forcing the long-haired to move towards an even more disturbing sound, like J. Hendrix's distorted electric guitar. And when parents get closer to this music, their kids will move towards the most "unlistenable" Heavy Metal... And so on until we reach today's sound (with due technological variants), namely Trap. When we tell our kids that it's not music, just swear words, they feel safe, and if we say "why don't you just curse on top of it?" we've just given them advice.
Solution? Ignore the trend of the moment without loading it with unnecessary criticism, so it will lose its value and become a spent force.
It's clear that there will always be music that doesn't fit our taste, but there's another fundamental element: we're locked in our temporal bubble and don't accept it being scratched or changed. A song or genre reminds us of our first love, a situation of well-being, wonderful youth memories, etc.; it's our point of reference, and anything that varies or deviates from this structure isn't pleasing to us. In reality, music always evolves, whether we like it or not, it's in human nature.
The beautiful and the ugly exist in every moment, and there will always be; we just need to break the bubble we've locked ourselves in and try to listen to new music. Yes, because even today, there's a lot of good stuff out there; you just have to know how to find it. The problem is that, unlike 50 years ago (for example), today tens of thousands of albums are released daily, overwhelming the good, inspired artists, so finding them isn't a simple task.
But let's look at the causes that lead us to listen to what music is today:
 
MTV

August 1, 1981, is the date when music lost much of its talent, becoming primarily a tool for those who want to speculate (or manipulate) heavily.
While in the 1970s the Counterculture encouraged people to be individuals, unique and unrepeatable, MTV overturned this concept, starting to homogenize people, making them all equal and in line with the system. If you don't conform, you're left out. The same thing happened in Italy; for example, in 1983 the TV comedy program "Drive In" introduced a character called "Il Paninaro" by Enzo Braschi, who identifies with styles like Moncler, Timberland, and an invented language that unites young people. These are all things that depersonalize and form a herd, reassuring on one hand but devoid of one's own ideas on the other. The young person who suffers (today with cell phones) is ready to be swallowed up by the system, deprived of thought and consequent dangerous rebellions.
Technology changes, and so do sounds, but above all, complex Rock is replaced by New Wave, Punk, and Disco, three notes in favor of entertainment only. We've thus moved from music for the mind to music for the body.


Internet and AI


The 1990s were a nuclear bomb for music; the advent of technology brought the world into our homes. We can listen to EVERYTHING, from the North Pole to the South Pole, and this is another element that fosters globalization. It's not necessarily negative; in fact, in many cases, it's beneficial, opening up to more cultures and new creations composed of varied cultural grafts. If used well, technology is a great vehicle for evolution.
What happens concretely in the following years? Each of us can record a musical album at home, even without an instrument; we just need the right programs. With YouTube, Spotify, etc., we can make ourselves known to the world and become producers and distributors of ourselves. So, if in the '60s or '70s thousands of records were to be released per month, today millions are released! Consequently, the material without talent is the majority, but good artists are always there; the problem is finding them buried under so much useless trash.
Now we come to our time and the advent of AI (Artificial Intelligence); it doesn't create at the moment; what it does is assemble what it has already listened to and make it pleasing to our taste. You just have to tell it what it should be and what it should resemble. So, it's not creating in the pure sense of the term, but in a few years, it will be capable of doing so autonomously.
Danger for music? Yes and no. AI simplifies many things and is useful for technical aspects. Music, however (especially electronic and Trap), sees it as a dangerous antagonist because it can listen and do better by assembling successful realizations and then blending them in a better way for us. Think that 10,000 songs (without soul, of course) are added daily to Spotify by anyone! This will surely lead to an implosion of the system and these platforms, which, if they don't find a filter or a different approach, will surely have their days numbered. Paradoxically, we should return to instruments and human creativity if we want to make music again. The music industry is increasingly at risk.
What can we do in our small way? First of all, support artists, both by buying records (or files) and attending concerts. But the most important thing is to go back to listening! Today, a fleeting glance with a finger on the phone or a precarious and fragmented listening doesn't do justice to what an artist is communicating concretely. Hearing is superficial; listening is focusing attention on that particular sound. For this, time is needed, so we must find a way to carve it out, but above all, an appropriate support, whether it's headphones or a nice stereo system.
We need to listen and listen to ourselves; the fact that this no longer happens is noticeable in the superficial aggressiveness of today's society. To musicians, I say it's pointless for you to play if there's no one left to listen, except to do it just for yourselves.
Let's break the bubble.

2 commenti:

  1. Se come vero, la musica è la fotografia della società del momento, allora, scusami, ma siamo realmente fottuti. A me fa ridere vedere questi ragazzi che cantano a memoria gli sproloqui del Rap italiano ( e ripeto italiano perché oltre confine il genere che ovviamente detesto ha una sua buona qualità) e li confronto ai ragazzini degli anni 90 (ultimo decennio di alta qualità musicale) tra cui anche il sottoscritto che oltre al discriminato prog rock, cantava a squarcia gola i pezzi dei giganti C.S.I o i Litfiba più impegnati degli anni '80. Per non parlare di tutta quella nuova corrente di rock cantato in italiano come Marlene Kuntz, e la lista sarebbe lunghissima. Certo questa urgenza, nacque soprattutto a quel "Nevermind" dei Nirvana che spazzo via tutti quei gruppi cotonati del hair metal (che ho sempre detestato) e dal black album dei Metallica. L' ultima grande evoluzione nel rock, se si pensa che gente poco prima ascoltava gli 883 o Renato Zero come mio fratello, e di colpo si innamorano dei Metallica che fino a pochi giorni prima li consideravano dei drogati metallari che insegnavano ai giovani solo il male assoluto. Ne ho i visti di gente con i capelli corti e in giacca e camicia, scorrazzare in macchina con "Sad but true" a manetta nello stereo dell' auto. Oggi purtroppo c'è un' omologazione che rendono le nuove generazioni (per fortuna non tutte ovviamente) cloni di se stessi. Tutti o quasi fatti con lo stampino. Tatuaggi, vestiti in modo simile e ovviamente solo musica Rap italiana. Non voglio fare per forza il vecchio o il boomer come ci spostano le nuove generazioni, anche se io ho 40 anni. Ma negli anni della mia gioventù, la musica creava selle distinzioni mette, che a scuola erano palesi. C'era il gruppo dei Metallari, con i capelli lunghi, il chiodo, Jeans stretti e magliette di varie band (io indossavo i Sepultura) poi incontravi i ragazzi Punk, con le iconiche creste e catene varie. Ovviamente chi ascoltava musica da discoteca, tutti gellati e magliette strettissime. Qualche volta si creava qualche screzio, non come oggi che si accoltellano per un non nulla. I dissapori venivano fuori dai reciproci insulti sulla musica che si ascoltava. In definitiva erano lotte definiamole "artistiche". È anche vero che ognuno aveva il suo locale di riferimento, dove si passava dal death metal ai generi più disparati. Personalmente questa omologazione di oggi, non me la sarei mai aspettata. In passato i generi musicali creavano cultura, personalmente, ma anche chiunque grazie al metal o a prog, ha scoperto scrittori, pittori di arti figurative, scienziati (come il gruppo dei Tesla) vari luoghi del mondo e loro condizioni politiche e sociali, filosofie moderne e antiche, in una sola parola cultura.
    Ti saluto cordialmente.
    E buon ferragosto.


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    1. Ciao Ivano. Hai descritto dei passaggi che fanno capire come siamo cambiati. In realtà questo cambiamento è continuo dai tempi dei tempi proprio per ciò che ho descritto, ossia il giovane del momento per contestare la società in cui vive, cerca di creare qualcosa di diverso (se vogliamo anche fastidioso) che li rende un branco a se stante. Il loro scopo è raggiunto. Poi se invece andiamo a parlare del valore dell'arte in se stessa, allora qui si apre un mondo che non basta il mio blog. Ascoltano questo perchè oggi siamo questo. Buon ferragosto a te amico mio.

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