BORDER HILLS - Border Hills
Autoproduzione
Genere: Progressive Rock /Neo Prog
Supporto: digital – 2025
Sarò
un vecchio inguaribile, ma quando mi propongono sonorità Genesis e Pink Floyd
con quel tocco di modernità, io vado in estasi. Se a questo andiamo ad
aggiungere un bravissimo chitarrista, una voce femminile limpida e potente, e
delle tastiere con tanto di Mellotron e quant’altro il Prog ci ha insegnato, allora
divento proprio di parte!
Si,
non mi celo dietro ad un dito, amo questa musica, i suoni del passato ricchi di
enfasi che si fondono con quei assolo di chitarra tecnici alla Gilmour (Pink
Floyd), scusatemi ma non posso farci nulla.
Dico
questo perché non vorrei enfatizzare un disco che magari ad altri risulta essere
normale, per me non lo è. Ricado in quelle sensazioni che provai negli anni ’80
con Pendragon, Marillion, IQ, quando lo stupore mi pervase all’ascolto di un
genere che alla fine degli anni ’70 avevo dato per moribondo.
La
band che mi ha deliziato in questo modo si chiama Border Hills ed è formata da Elisa
Benedetti (voce, cori), Simone Cozzetto (chitarra, basso), Francesco Proietti (tastiere,
chitarra acustica, cori), e Ivo Di Traglia (batteria).
Di
certo chi segue il genere in questione avrà già sentito il nome di Simone
Cozzetto, ottimo chitarrista compositore, polistrumentista, e autore. Sin da
giovane intraprende gli studi allla Saint Louis College of Music e nel tempo
realizza tre album solisti, “Wide Eyes” (2016), “The Weith Of The Wind” (2020),
e “Oblivion” (2023). Anche Elisa Benedetti, Francesco Proietti e Ivo Di Traglia
hanno studiato alla Saint Louis College of Music. Di Traglia è anche batterista
dell’ottima band Tritop che vi consiglio di andare ad ascoltare.
Difficile
per me trovare una traccia specifica che mi convinca più di un'altra, forse l’unica
che mi lascia indifferente è l’intro “Sabbath”, ma non perché brutta, ma solo
per routine, si sa che oggi molti album iniziano con il classico breve psichedelico
infarcito di suoni e tastiere. Ma quando si apre “The Dream Of Flying” la
suddetta indifferenza crolla nei suoni superbi dallo stile Pink Floyd. La prova
vocale di Elisa è ineccepibile, ma è l’insieme che si muove perfettamente all’unisono
su un refrain ipnotico e sostenuto. Confesso che il secondo ascolto del brano l’ho
effettuato a occhi chiusi, per lasciarmi trascinare via, perché lo scopo di
questo sound è proprio questo.
A
seguire fanno scena i Genesis di “Entangled” in “When Reason Sleeps it
Generates Monsters”, su un bellissimo lavoro di tastiere e un assolo di
chitarra finale al fulmicotone. I Border Hills sono ottimi strumentisti, su
questo non ci sono dubbi.
La
sognante e strumentale “Into The Mist” riconduce nuovamente al sound Pink Floyd
e Genesis alzando ulteriormente il livello, un pezzo che commuoverà sicuramente
gli amanti di queste band. Più canzone risulta “The Small Town”, una composizione
orecchiabile che s’incastona nella mente con facilità. “The Door” torna a far
volare leggiadramente la fantasia, altra piccola gemma in crescendo sonoro, e
si sa che questo fare è altamente funzionale. La chitarra elettrica corre
nuovamente sul pentagramma su un robusto tappeto di tastiere. “Saturn” ha un
sapore antico e robusto, il suono alza un muro imponente mitigato solamente
dalla bella voce di Benedetti.
La
breve “The Haunted Mansion” è un altro momento al confine dello psichedelico
che sicuramente non sfigurerebbe in un album della band Neo Prog Arena.
E
come spesso si dice, dulcis in fundo, una mini suite di dieci minuti intitolata
“Giant” mette sul tavolo tutte le carte scoperte sino ad ora come in una sorta
di riassunto delle puntate precedenti. Ammaliante.
La
prossima recensione, ve lo prometto, tornerò a non essere di parte, ma per
questa volta concedetemelo perché è stato più forte di me. MS
Versione Inglese:
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