Considerazioni sul Rock Progressivo 2023
Di Massimo Max Salari
E’
già passato un anno, e come diceva Steven Wilson dei Porcupine Tree nel suo
album “The Incident”, Time Flies! E proprio a proposito del grande musicista in
questione, in quest’anno lo abbiamo potuto apprezzare in due realizzazioni fra
cui una molto importante, il ritorno dei suoi “seppelliti” Porcupine Tree.
Ho
posto grandi attese su “Closure/Continuation”, ma già la defezione di Colin
Edwin mi ha dato un campanello di preallarme sulla riuscita di questo disco che
piuttosto mi è sembrato un insieme di brani non scelti per l’ultimo “The
Incident” del 2009 e poco più. Non che sia brutto, intendiamoci, tanto che li ho
anche seguiti dal vivo, però da una lunga assenza di quindici anni, mi sarei
aspettato qualcosa di decisamente diverso, visto il rispolvero di un logo così
importante. Sono rimasto parzialmente felice, così come per l’uscita solista di
Wilson intitolata “The Harmony Codex”, da molti osannata come una realizzazione
epocale per un cambiamento del Rock anni ‘2020 (addirittura) ma che
personalmente ritengo essere un sunto della sua carriera. Sembra che l’artista
abbia preso un brano per ogni suo album passato per fare il riassunto delle
puntate precedenti. Anche in questo caso sto parlando comunque di un bel disco,
anche se ci convivono momenti da sbadiglio, come nella title track. Occasioni
mancate? Per me si, ma oggi come oggi bisogna sapersi accontentare.
Anche
quest’anno ho ascoltato centinaia di lavori grazie alle vostre segnalazioni e
soprattutto a coloro che mi hanno spedito il materiale per NONSOLO PROGROCK,
molti li ho recensiti ed altri no, soprattutto per mancanza di tempo e a me
fare le cose superficialmente non piace. Bisogna avere rispetto per chi mette a
nudo la propria anima in un disco, e quindi un critico deve saper mettersi nei
panni dell’artista per cercare di capire al meglio. Per fare questo si
necessita di tempo, se avessi fatto il critico per mestiere, sarebbe stato
diverso. Comunque grazie ancora a tutti.
Detto
questo, faccio ora una veloce carrellata dei dischi che più mi hanno colpito in
questo 2023:
RIVERSIDE
– “ID.Entity” è un buon doppio cd, ma in buona sostanza il discorso è analogo a
quello precedente su Steven Wilson.
HAKEN
– “Fauna” non mi è dispiaciuto, la band oramai è consolidata in uno stile ben
radicato oltre che di personalità. Capisco che certe sonorità Hard non
piacciono a tutti, ma tutto sommato un onesto lavoro.
A.C.T – “Falling” (EP), è solo un assaggio di quello che probabilmente uscirà in questo prossimo 2024 e se le premesse sono queste, sarà di sicuro un gran disco. La band cresce sempre più. La tecnica è sopraffina e la qualità delle composizioni sempre elevata.
AISLES
– “Beyound Drama”, l’ho anche recensito in questa sede, bello sotto molti
aspetti, un mutamento di stile che sta portando la band a livelli davvero
importanti.
TEN
JINN – “Ardis” la storica band americana ogni disco migliora come un buon vino
rosso, Prog di classe.
OMNI
– “Cronicas Del Viento”, di questa band spagnola non parla mai nessuno, eppure
viaggia a livelli strumentali davvero alti, con richiami spesso ai Pink Floyd,
Camel e Genesis, in parole povere un disco che mi ha molto soddisfatto.
MYSTERY
“Redemption”, ecco un altro lavoro dal quale mi sarei atteso di più. I canadesi
Mystery sono una band oramai mondiale e chi ama il Prog la conosce bene,
proprio per questo le aspettative alzano l’asticella. Come tutti i dischi di
oggi invece all'interno risiedono tre brani epocali ed altri trascurabili. Questo
modus operandi generico fa si che tu realizzi un discreto album ma che non
rimarrà mai nella storia. Consiglio a tutti di fare meno dischi e di eliminare i brani riempitivi. Meglio un disco ogni tre anni ma completo di canzoni ottime
che due sufficienti, almeno questo a mio modo di vedere. Comunque scorre
abbastanza bene.
KARNATAKA
– “Requiem For A Dream”, è un album interessante di Prog totale misto a Folk. Un
piacevole ascolto.
THE
SAMURAI OF PROG – “The Man In The Iron Mask”, qui c’è tutto quello che un
amante del genere desidera ascoltare. Non ci sono canzoni incredibili, ma tutte
di buon livello, quando impareranno a fare composizioni eccellenti, allora
parleremo di una band storica.
AGUSA
– “Prima Materia”, adoro questa band per cui il mio giudizio non è del tutto
veritiero, ma credetemi se vi dico che qui c’è tanto bel Prog Folk.
BIG
BIG TRAIN – “Ingenious Devices”, che dire… li amo e basta!
RING
VAN MOBIUS – “Commissioned Work pt2 Six Drop”, è tempo che li tengo d’occhio e
compero i loro lp, aspetto sempre la zampata del leone, perchè posseggono le
giuste qualità, ma ancora manca il capolavoro sempre sfiorato.
NEAL
MORSE – “The Dreamer”. Neal è Neal, lo so, è sempre quella, ma che ci posso
fare se lui sa scrivere belle canzoni? Si, capisco che sono quasi tutte uguali,
ma nell’insieme è sempre gradevole ascoltarlo, ed è ancora una volta circondato
da grandi musicisti.
UNITOPIA
– “Seven Chabers”. Il solito Prog ben confezionato come loro e pochi altri
sanno fare ricco di strumenti e buone canzoni. Consigliato.
SOEN
– “Memorial”, oramai hanno trovato la loro strada che li porta a vendere molti
dischi. Qui ospite anche la nostra cantante Elisa. Un bel disco senza troppi
momenti di stanca, la band di Lopez (Opeth) è sempre piacevole da ascoltare. A
proposito, dico ai Prog fans che qui c’è molto Metal Prog, questo se non
dovessero piacervi le sonorità elettriche distorte, ma occhio alle ballate,
sempre ottime.
THE FLOWER KING – “Look At You Now”. E
qui c’è la sorpresa, Roine Stolt lascia le lunghe suite che ha reso famosa la
sua storica band per avvicinarsi alla semplice canzone, in parole povere ha
badato al sodo senza inutili divagazioni, e il risultato ne ha acquisito
freschezza. Ho apprezzato!
DISTRICT
97 – “Stay From The Ending”, questa band meriterebbe molto di più, ma molto di
più! Tecnica, ottima voce, belle canzoni e tanto Prog. Da avere.
LALU
– “The Fish Who Wanted To Be King”, band francese che meriterebbe più attenzione, qui il
cantante Damian Wilson (Arena) è a briglia sciolta, si sente che si diverte. Come
sempre i Lalu realizzano un disco ricco di tempi dispari e tanto Prog DOC.
Molto bello.
NEXUS
– “Insania”. Gli argentini sono oramai una garanzia radicata, se amate le
tastiere qui c’è di che godere. Ottimo.
GLASS
HAMMER – “Arise”. Altra realtà americana radicata nel genere. Questo nuovo
disco rientra nel discorso precedente sulla realizzazione di tre brani
eccellenti e altri di riempimento, ma c’è comunque di che godere.
PETER
GABRIEL – “Io”. Alti e bassi. Peter ritorna con la sua veneranda età e lo fa
come sempre con personalità, però… boh.
MOON
SAFARI – “Himlabacken Vol. 2”. Ecco il mio disco dell’anno. Tanto atteso questo
ritorno ripagato dal grande Prog espresso in canzoni sempre attente alla
melodia, e dotate di ottime coralità alla Yes, compresa tanta tecnica al
seguito. Ottimo.
Tutti
gli altri che non nomino sono dischi che non mi hanno convinto a pieno per vari motivi che non sto qui ad elencare, e
quindi preferirei sorvolare.
Riguardo
alle band italiane, potete avere una nutrita carrellata qui nel mio blog senza
ripetermi inutilmente, per non rendere questo articolo prolisso e stancante.
CONCLUSIONE
Il 2023 per il Rock Progressivo lo metto in un limbo che aleggia nello stato di
mezzo, senza infamia e senza lode, a parte qualche sussulto. In generale mi
sono divertito ad ascoltare, ma probabilmente la colpa è la mia, con gli anni che
passano divento sempre più esigente, ma come ho già avuto modo di esprimere,
oggi come oggi, bisogna anche sapersi accontentare, e io mi
adeguo.
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