ASYMMETRIC
UNIVERSE - The Sun Would Disappear As I Imagined All The Stars
Autoproduzione
Genere: Jazz Fusion, Djent,
Progressive Metal (strumentale)
Supporto: Digital – EP
Ognuno
di noi cerca qualcosa di differente nella musica, ciò dipende sia dai gusti
personali che dagli stati d’animo. Esiste anche un pubblico ristretto che desidera
un qualcosa di completamente diverso, magari prova piacere nel sentirsi
destabilizzato, ovviamente sempre attraverso un filo conduttore di minimo raziocinio.
A questi consiglio l’ascolto del secondo EP “The Sun Would Disappear As I
Imagined All The Stars” del trio italiano Asymmetric Universe. Il progetto
strumentale si fonda nel 2018 per il volere dei fratelli Federico (chitarra) e
Nicolò Vese (basso, piano), a loro si aggiunge il batterista Gabriele Bullita. L’obiettivo
è di spostare le coordinate del Prog Rock attraverso il Prog metal, la Fusion, e
il Jazz d'avanguardia. L’intento potrebbe sembrare pretenzioso, in realtà è
semplice volontà di esprimere ciò che si ha dentro.
Nel
2019 debuttano con l’EP “When Reality Disarticulates”, si esibiscono in date
live compreso il “Farewell To Fall Fest” a Milano, e hanno passaggi radiofonici
anche in USA e Australia. L’interesse cresce intorno al progetto, tanto che la
sfida prosegue attraverso questo secondo EP nell’intento di proporre sempre
qualcosa di nuovo, e per raggiungere maggiormente lo scopo il trio si circonda
d’un quartetto di archi e un quartetto di fiati.
Il
risultato è racchiuso in quattro brani tutti di grande personalità, a iniziare
da “Extrospection”, qui il piano traccia una linea Pucciniana spezzata
violentemente dall’intervento della chitarra elettrica su una ritmica a dir
poco sincopata. Durante l’evolversi subentra il Jazz al limite
dell’improvvisazione e un ritornello decisamente Progressive. Risulta evidente
l’elevata tecnica strumentale del trio che si lancia in assolo al fulmicotone.
In
“As Within, So Without” denoto collegamenti con Coltrane, mentre il ritornello
riporta l’ascolto in territori maggiormente rassicuranti. Gli arrangiamenti con
gli archi apportano sofisticatezza a un contesto di certo non scontato.
Segue
“Kaleidoscope”, come suggerisce il titolo, le note sono come i colori che
mutano a ogni movimento, questa volta sono i fiati a sorreggere le partiture
mentre si divertono a mutare di ritmo e d’umore. Il basso lavora di slap, brevi
cori lasciano il palco al pianoforte jazz dell’ospite Claudio Vignali in un
andamento in continuo fermento. La chiusura dell’EP è affidata a “Re(emerge)”,
attraverso un intro ipnotico con fiati e sintetizzatori, il pezzo si evolve in
diverse sorprese, compresi i conga. Archi e Metal fanno staffetta su strutture
alla Pat Metheny, detto questo avete avuto già un bel quadro della situazione.
In
fondo la musica è soprattutto divertimento, poi può essere apprezzata o no, ma
chi tenta sentieri tortuosi di questo non se ne cura, e fa bene! MS
Versione Inglese:
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