DAAL
– Daedalus
Ma.Ra.Cash.
Genere: Rock Progressive /
Psichedelia
Supporto: digital / cd – 2022
Nella
scena moderna del Rock Progressivo Italiano ci sono già nomi radicati che fanno
capire come il tempo scorra così in fretta. I nuovi classici, o come li
vogliamo chiamare. Sembra passato poco tempo da quando nel 1978 si diceva che
il Prog sarebbe morto. Sappiamo poi com’è andata a finire, nuove leve hanno
saputo tenere alta la bandiera, ad esempio uno dei nomi più interessanti e
professionali post anno ‘2000 è sempre stato quello dei Daal.
Si
fondano a Bergamo nel 2008 da un’idea di due grandi artisti nel campo, Davide Guidoni
(batteria con Taproban, The Far Side, Gallant Farm, Nuova Era, Ozone Player e
altri), e Alfio Costa (tastiere con (Tilion, Prowlers, Colossus Project, Dark
Session). Le iniziali dei loro nomi vanno a comporre quello del progetto: Daal.
Li
ho sempre seguiti sin dagli esordi discografici che iniziano nel 2009 grazie
all’album “Disorganicorigami”, da subito il duo non ha mai espresso nella
propria musica un servile copiaticcio nei confronti dei tempi che furono,
tutt’altro hanno mostrato una grandissima personalità, così hanno sempre saputo
comporre colonne sonore per la mente, fra viaggi psichedelici e meno. Parola
d’ordine è sperimentare, anno dopo anno si evolvono pur mantenendo uno stile
ben preciso, spiazzando a volte i propri fans i quali però sanno bene che
artisti come loro hanno bisogno di mutare spesso la pelle per rimanere sempre
splendenti.
Dopo
sei album in studio, diversi live, raccolte ed EP, nel 2022 ritornano con
“Daedalus”, accompagnati da due altri grandi nomi del settore, Ettore Salati
alla chitarra e Bobo Aiofi al basso. Il suono è pieno, avvolgente e ben
registrato nelle sei composizioni dell’album, questo fa piacere perché malgrado
ci troviamo oggi al massimo della tecnologia, questa non sempre viene adoperata
al meglio. Come tradizione Daal, l’artwork che accompagna il disco è curato e
descrittivo della musica contenuta all’interno, le immagini create dallo stesso
Davide Guidoni rendono giustizia all’intero reparto. Di certo la banalità non
risiede in questo combo il quale si diverte a ricercare fra le note a partire
da “Journey Trought The Spiral Mind part.1”, suite di quattordici minuti e
brano più lungo dell’album. L’apertura psichedelica è d’effetto, fra suoni e
rumori nell’oscurità ci rapisce, per poi lasciare spazio alla chitarra e alle
tastiere. Sembra una colonna sonora dei Goblin, ma ancora è solamente l’intro.
La musica proposta veste il nostro stato d’animo fino a farlo concentrare sui
suoni che a mano a mano diventano vera e propria ipnosi. Alcuni di voi potrebbero
trovare alcune analogie con il modus operandi di “Metanoia” dei Porcupine Tree,
questo lo dico per far capire al meglio in che territorio aleggia più o meno
questa musica. Nel finale sono chiamati in causa i Pink Floyd degli anni ’70,
ma loro sono i Daal e riescono con maestria a fare proprio tutto il pacchetto.
Sale l’intensità nel successivo “Icarus Dream”, pezzo Prog preso anche come
singolo dell’album. Il Prog è sinfonia? E’ cambio d’umore? E’ lanciarsi in
assolo importanti? Bene, qui questi ingredienti sono contenuti nei sette minuti
e mezzo della durata. Raffinato e allo stesso tempo robusto è “Labyrinth 66”,
altra composizione articolata da ascoltare con estrema attenzione. Il momento
più breve del disco s’intitola “In My Time Of Shadow” ed è anche il più dolce,
dove addirittura un mellotron viene a coccolarci l’anima. La melodia si stampa
nella mente e rimanda a ricordi lontani, quando la musica aveva una valenza
molto più importante che nei giorni d’oggi. Per chi vi scrive questo brano è strepitoso.
La conclusione viene affidata come nei fuochi d’artificio allo sfoggio di tutto
l’armamentario, ecco che dunque “Journey Trought The Spiral Mind Part.2”
stupisce per ampiezza di sonorità e suggestioni. In conclusione “Daedalus” è un
disco eccellente, un palmo sopra la banalità. Fra i miei dischi preferiti
dell’anno 2022. MS
Versione Inglese:
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