POLIS
– Weltklang
Progressive
Promotion Records
Distribuzione:
G.T. Music
Genere: Progressive Rock
Avere
la sensazione di essere dentro gli anni ’70 nel 2020 è una emozione che capita
raramente di provare. Essa scaturisce quando si ascolta un disco vintage, ma più
raramente quando si è all’ascolto di un disco concepito e registrato oggi.
Questo è a mio gusto personale un pregio, così come è piacevole ascoltare
quella psichedelia dettata anche dalle erbe che quella volta tanto andavano di
moda per elaborare certe percezioni. La musica che si sostituisce ad una droga
è la quadratura del cerchio. La mente va spesso ingannata, come lo si fa con la
masturbazione, pensando di essere in un vero e proprio rapporto fisico a
discapito della realtà, che in definitiva punta semplicemente dritta all’egoistico
risultato finale. Questo è quello che conta, lo scopo emozionale.
I
Polis sono una comunità tedesca e cantano in tedesco, hanno base in un vecchio edificio
industriale, con pavimenti in legno e pannelli su pareti e soffitti. Anche
la strumentazione è vintage, l’Hammond B3 ha sempre un suo certo fascino, così
le chitarre che fuoriescono da un vecchio amplificatore. Hanno all’attivo tre
album, e “Weltklang” è proprio il terzo, dopo “Sein” prodotto sei anni fa.
L’artwork che accompagna il disco in versione cartonata, ben descrive le
sensazioni che si provano durante l’ascolto. L’essenza del tempo passato con
immagini ingiallite e comunque immerse nella natura, con la band presa di
spalle a torso nudo, proprio per godere al meglio del contatto con la natura, è
un perfetto viatico.
Non
tanto per la musica proposta ma per l’approccio ad essa, mi fanno tornare alla
memoria i svedesi Anglagard. Nelle otto tracce contenute nell’album fuoriescono
inevitabilmente i richiami a gruppi come Pink Floyd, ed Uriah Heep su tutti. I
Polis sono così vintage che anche la durata del cd è favorevole al supporto
vinilico con i suoi 40 minuti.
Chitarre
grevi aprono “Tropfen”, il mondo si mette in stand by mentre tutto attorno
assume un significato inconsistente. Musica semplice, diretta, che il tempo ha
forgiato per essere considerata una materia eterna. Brano strepitoso e
contagioso.
“Gedanken”
prosegue con il suo incedere monolitico, le chitarre aprono di tanto in tanto
spiragli di luce per un paesaggio ipoteticamente arioso e spazioso. La fantasia
non ha freni durante l’ascolto del brano che a sua volta non esula di cambi di
tempo e d’umore, in perfetto stile Prog per indole. Buoni anche i giochi
vocali. Più sognante “Leben”, canzone più lunga dell’album con sette minuti
abbondanti di musica. Non nascondo che ha rilasciato in me residui di Landberk,
altra band svedese che adoro, anche per la veste del suono della chitarra.
Questo brano lo consiglio a tutti gli amanti della musica in senso generale.
Un
breve strumentale dal titolo “Abendlied”, una sorta di ninna nanna, accompagna
all’ascolto di “Sehnsucht”, brano più strutturato e con un cantato gradevole
nella melodia.
Tutto
“Weltklang” scorre via con piacere.
La
musica è un fatto mentale, le sensazioni che scaturiscono all’ascolto risiedono
nel nostro esistere, nella memoria che ha fotografato le nostre situazioni
esistenziali e queste vengono sollecitate dall’ascolto di questo album che in
effetti palesa qualcosa di magico. MS
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