QUEL CHE DISSE IL TUONO – Il Velo
Dei Riflessi
AMS
Records
Genere:
Progressive Rock
Supporto:
cd – 2020
Di
certo non si può dire che il genere Progressive Rock non abbia portato con se
anche nel 2020 i nomi stravaganti delle band. Gli anni ’70 furono notoriamente
un fiorire di Locanda Delle Fate, Banco Del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria
Marconi, Quella Vecchia Locanda, Il Rovescio Della Medaglia, Balletto Di Bronzo
etc. etc. Questo darsi un nome decisamente non scontato è nella lirica e nel
dna del genere, vero e proprio sinonimo della musica proposta.
Oggi
veniamo a conoscenza di una nuova band nel circuito RPI (Rock Progressivo
Italiano) i Quel Che Disse Il Tuono. Dalla loro biografia si può leggere che “Il
progetto nasce nel gennaio 2019 dall’incontro artistico di Francesca Zanetta
(chitarra e string machines, ex Unreal City) con Roberto “Berna” Bernasconi
(basso e voce solista) e Alessio Del Ben (batteria, tastiere e cori). Il trio
viene presto raggiunto da Niccolò Gallani (pianoforte, tastiere, flauto e cori,
già tastierista dei Cellar Noise).”.
Ebbene
anche loro fanno parte delle nuove leve che uniscono il classico prog sinfonico
degli anni ’70 (strumentazione annessa), al sound del Rock moderno di oggi. Per
fare questo ovviamente ci si mette dentro del proprio. In qualche maniera si
può affermare con convinzione che il RPI è vivo e vegeto, sempre alimentato da
nuova linfa. Il debutto in analisi è impegnativo ed importante in quanto
concept album, così ancora dalla biografia della band riguardo alla storia
narrata: “Il Velo Dei Riflessi è un concept album nel quale vi è un
protagonista che si trova, in medias res, da solo in
una
sala a lui sconosciuta, circondato da grossi specchi rovinati. In ogni specchio
è intrappolata una figura umana che si scopre essere nient’altro che la
personificazione di un tratto di personalità del protagonista stesso, fino a questo
momento non accettata, repressa, nascosta e considerata alla stregua di
un’immonda deviazione. Al procedere della narrazione si
apprende come ogni tratto di personalità patologico sia di fatto diventato alla
stregua di una coscienza a parte, senziente e desiderosa di poter uscire dalla
prigione dello specchio in cui è intrappolata da tutta la vita per riunirsi al
protagonista. L’uomo non può quindi fare a meno che accettare questa nuova
realtà e accorgersi di come non sia mai stato da solo, ma che tutti i soggetti
spettrali e decadenti ora di fronte a lui, abbiamo sempre fatto parte di ciò
che ha sempre riconosciuto come il proprio essere”.
Quello
che poi succederà lo lascio alla vostra curiosità nell’ascolto.
Il
disco è suddiviso in cinque tracce, ad iniziare da “Il Paradigma Dello Specchio
(Primo Specchio)”. Subito suoni di flauto e Mellotron, immergono l’ascoltatore
nel passato. La chitarra di Francesca Zanetta ripercorre sentieri passati con
rinnovata freschezza, mentre le tastiere ricoprono un ruolo importante. Non da
meno la ritmica impiegata in vari passaggi e controtempi impegnativi. La voce è
quella che rispecchia la media delle band Prog italiane, sufficiente e
basilare. Probabilmente in questo caso un poco più di enfasi non avrebbe
guastato vista la teatralità del brano, tuttavia nel contesto ci può stare. Le
Orme fanno capolino di tanto in tanto.
“Figli
Dell’Uomo (Secondo Specchio)”, come il primo brano è della durata di quasi
dieci minuti. Più ponderato e ricercato, il gruppo da ampio spazio alle
melodie, su quelle si che noi italiani siamo maestri. Qui anche la voce di
Roberto Bernasconi va in crescendo emotivo, palesando quell’enfasi a cui mi
riferivo in precedenza e tutto assume un aurea maggiormente intensa. Passaggi
barocchi ricordano anche certi Gentle Giant e ancora Orme.
“Chi
Ti Chiama Accanto (Terzo Specchio)” è emozionante sotto molti aspetti, nella
placida melodia, nel solo di chitarra sostenuto, nel piano e nel flauto. Tanto
bagaglio culturale esposto fra le note da parte dei giovani musicisti. Più
vigoroso e Hard “Il Bastone E Il Serpente (Quarto Specchio)”, bello nella
ritmica dove il basso riesce a farsi notare in maniera decisa e convincente. Intriganti
i passaggi più oscuri. Per chi li dovesse conoscere si possono paragonare ai
svedesi Sinkadus. Il disco si conclude con la suite “Loro Sono Me (Catarsi)”degno
epilogo del tutto e sunto delle caratteristiche descritte della band. Ai
cultori della musica dico altresì che oltre al formato cd esiste anche il
vinile 33 giri.
I
Quel Che Disse Il Tuono dimostrano di essere una band coesa e se si considera
che “Il Velo Dei Riflessi” è un esordio,
oltre ricordare che si sono formati da meno di un anno, allora si può
tranquillamente annotare il nome della band nel taccuino delle promesse.
Aspettiamo nuovi sviluppi, tuttavia se il buongiorno si vede dal mattino il PRI
può dormire sonni tranquilli. Complimenti. MS
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