RICK
MILLER – Belief In The Machine
Progressive Promotion Records
Distribuzione: G.T.Music
Genere: Progressive Rock
Formato: cd – 2020
L’artista
e polistrumentista canadese Rick Miller ha una discografia veramente cospicua, “Belief
In The Machine” è il quattordicesimo album da studio. Esordisce
discograficamente nel 1983 con “Starsong”, un album di successo viste le oltre
30.000 copie vendute. Disco dopo disco, l’artista si avvicina sempre di più al
Rock Progressivo di stampo Genesis, Pink Floyd e Moody Blues.
La
sua musica è incentrata soprattutto attorno alle emozioni forti date dalle
melodie semplici e toccanti, come spesso hanno saputo fare i Pink Floyd in
alcuni storici assolo di chitarra, così Steve Hackett. La media qualitativa
delle produzioni è ampiamente elevata,
in una costanza invidiabile per molti altri artisti. C’è addirittura una
maturazione ulteriore, una ricerca attenta per le atmosfere, soprattutto
espressa nei momenti strumentali. Miller ha passione e competenza, un connubio
davvero importante per chi è di questo mestiere.
“Belief
In TheMachine” è composto da dieci brani ed una bonus track, fra canzoni
semplici e mini suite, a cominciare da “Correct To The Core”. Un approccio
psichedelico apre il brano fra incedere di basso e di percussioni, un percorso
Pinkfloidiano era “The Wall” e dintorni. Miller è un artista intelligente,
capisce dove la musica deve andare a parare, la mente si apre e si lascia penetrare
senza neanche accorgersene.
Molto
spesso non servono grandi scorpacciate di tecniche autocelebrative, neppure
liriche logorroiche, bensì un equilibrio ben molto più semplice, ma questo
risiede nel sapere di chi considera la
musica soltanto un bene per l’anima oltre che per il corpo.
“That
Inward Eye” è un breve strumentale
nostalgico, fra arpeggi di chitarra e flauto, quello di Sarah Young. Nel disco
compaiono altri special guest, Mateusz Swoboda al violoncello, Barry Haggarty
alla chitarra Stratocaster e Will alla batteria e percussioni.
Resto
colpito dalle melodie di “The Need To believe”, Steven Wilson sembra aver avuto
un'altra vittima. Tutto lineare, senza impennate.
“Prelude
To The rial” è un frangente rumoristico/psichedelico supportato oltre che dai
synth, dal violoncello. Uno strumentale con assolo di chitarra che fa parte dei
momenti d’atmosfera a cui mi riferivo in precedenza.
La
malinconia regna anche in “That Inward Eye”, arie soavi e un cantato quasi sussurrato
come Miller ci ha solitamente abituati. Il percorso giunge ai dieci minuti di
“The Trial”, un sunto dell’intero lavoro che bene veste l’anima dell’artista.
Oserei per certi versi definire l’album Belief In The Machine” un disco
cinematografico per il susseguirsi di immagini che lascia creare durante
l’ascolto.
La
bonus track è un momento di chitarra elettrica ben eseguito e concepito.
Niente
di più che quanto detto, un altro disco di
Rick Miller che scalda il cuore, senza mai alzare la voce, prerogativa
per pochi e sicuramente disco che piace a chi ama Pink Floyd e certi Porcupine
Tree. MS
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