FLAMING
ROW – The Pure Shine
Progressive
Promotion Records
Distribuzione:
G.T. Music
Genere:
Progressive Rock
Supporto:
2cd – 2019
Si
resta sempre affascinati Avanti ad un opera Rock, sia essa pretenziosa o meno. Realizzare
certi lavori necessita di competenze e di buone argomentazioni, altrimenti si
rischia di andare a fare una magra figura. Il risultato potrebbe essere
ridondante, oppure noioso, questo lo si è potuto constatare nel tempo in
numerosi casi analoghi.
I
tedeschi Flaming Row di Martin Schnella (voce, chitarre) e Melanie Mau (voce) ritornano
con questo concept dopo i buoni “Elinoire” (2011 Progressive Promotion
Records), e “Mirage - A Portrayal Of Figures” (2014 – Progressive Promotion
Records). Sono dunque passati quasi sei anni dall’ultimo lavoro e l’esperienza
è accresciuta grazie anche ai dischi solisti dei componenti. Il gruppo è composto oltre che dai citati, anche
da Niklas Kahl (batteria) e Marek Arnold (tastiere). L’argomento a cui l’opera
si ispira è tratto dalla serie dei romanzi “La Torre Nera” di Stephen King. Con
loro si alternano numerosi special guest, oltre che la presenza delle
orchestrazioni dirette da Eric e Nathan Brenton (Neal Morse Band), li andremo a
conoscere nel corso dell’opera. Essa si suddivide in sei parti, a loro volta in
altre più brevi. Il cartonato che come tradizione di ogni prodotto Progressive
Promotion Records custodisce i dischi, contiene un libretto con i testi delle
canzoni oltre che di tutte le informazioni necessarie anche sui musicisti che
suonano in ogni singola canzone.
Il
concept si apre con “A Tower In The Clouds”, e alla batteria Jimmy Keegan (ex
Spock’s Beard). L’orchestra ci conduce in questo magico mondo della fantasia
noir di King, una melodia gradevole e calma ci prende per mano nell’addentrarci
per poi aprirsi in maniera epica. Il narrato ed il cantato sono in lingua
inglese. La componente Prog si presenta immediatamente in maniera efficace nel canto a cappella di
scuola Gentle Giant a chiudere il brano.
“The Last Living Member” trova Lars Lehmann (Iontach)
al basso, Johan Hallgren (Pain Of Salvation), Glynn Morgan (Threshold),
Alexander Weyland (Traumhaus) e Mathias Ruck alle voci, oltre che a Melanie
Mau. Gli
undici minuti del brano rinchiudono cinematograficamente tutte le combinazioni
che possono dare alla mente immagini durante l’ascolto, a partire dal momento
epico a quello più introspettivo. Progressive dalle caratteristiche vigorose.
Il
terzo brano contiene in se anche componenti Folk, un quarto d’ora di musica
immaginaria, ad iniziare dagli arpeggi della chitarra ai frangenti onirici in
stile Mike Oldfield. Fughe al confine del Metal Prog con l’incredibile batteria
di Jimmy Keegan e poi whistle, violino, violoncello e tutta l’orchestra a
seguire. Il paradiso per un Prog fans. Schnella alterna la chitarra acustica a
quella elettrica, disegnando sempre assolo gradevoli. La prova vocale di Mau è
come sempre impeccabile e priva di sbavature.
Adiacente
giunge “The Sorcerer”, la suite più lunga dell’album con i suoi quasi diciotto
minuti di musica. Flaming Row sono in una sorta di universo Ayreon, dove i
confini degli stili spesso è sottile. Nei brani “The Final Attempt” e “The
Gunslinger’s Creed” al basso c’è Dave Meros dei Spock’s Beard. Il primo è un
piccolo gioiello Prog fra ballata, Folk Rock, King Crimson e Gentle Giant, il
secondo in quindici minuti riassume un poco tutto il contesto raccontato.
Il
disco esce in versione 2 cd, perché nel secondo si può ascoltare il tutto in versione
strumentale, senza voci.
La
scommessa dei Flaming Row è vinta, non banalità ma ricercatezza, anche nei
suoni puliti e ben distinti. Un insieme che racconta non soltanto la serie
della Torre Nera, ma anche un lungo tragitto del Progressive Rock, palesando
una cultura dei componenti davvero elevata, i nomi che ci hanno lavorato poi vi
fanno la spia. Da avere. MS
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